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Re: [RUGBYLIST] Tra ciò che è vero e ciò che è FALSO.: vogliamo la popolarità? Questo probabilmente è il pedaggio....

ruggero rizzi ruggerorizzi a gmail.com
Mer 5 Maggio 2010 15:20:14 CEST


.....beh allora diciamocela tutta, come osserva  un amico listarolo che mi
scrive privatamente, e  che  condivido e riporto (autorizzato a farlo)

...omissis...
"..Niente di oxfordiano in tutto ciò e mi muove al sorriso constatare che
ora si fa un gran casino per il tifo un po' becero. Vogliamo la popolarità?

Questo è il pedaggio.....

...." Possiamo scandalizzarci sentendo quel che passa in tv? Come parla la
gente per strada e al telefono?  Cosa emerge dalle intercettazioni dei
nostri politici?

Quando mai, anni fa, una  persona  usava "cazzo" per esprimersi, al di fuori
dell'uso canonico del medesimo? Ora non c'è  persona  "moderna" che parli
senza il cazzo sulle labbra (pardon!). Se il turpiloquio fa guadagnare soldi
a tutti, non vedo perchè nel rugby, ........ ci si debba scandalizzare
perché la squadra che ha perso  viene dileggiata al suono di "bella ciao,
ciao, ciao...". O "neri di merda (Rovigo docet)".

Che dovremmo fare di Bossi e Borghezio?

Certo, stiamo attaccati ai nostri valori, ma non a un'etichetta che abbiamo
cancellato, purtroppo,  dalla nostra vita....(omissis)...

Scusami. Volevo intervenire in List, ma ho preferito scrivere a un amico,
che forse mi capirà....

(Omissis)...

Saluti dalla bassa Valle Scrivia

Ruggero Rizzi




Il giorno 05 maggio 2010 14.26, Marco <marco_suomi a libero.it> ha scritto:

> Coobiz.it - Gestisci la tua azienda in rete - http://www.coobiz.it
>
> >Da: paolo.valbusa a libero.it
> >Concordo pienamente con Gaetano Palmiotto e Marco Baucherio. La
> "calcizzazione"
> >(orrendo neologismo) del pubblico è un fenomeno che sta interessando
> settori
> >sempre più ampi della nostra disciplina
>
> Caro Paolo, sono d'accordo che il rugby si stia "calcizzando" sempre di
> più,
> soprattutto da quando il professionismo l'ha reso un business e non più
> semplicemente uno "scontro regolato" tra amici che non si erano mai
> incontrati
> prima.
>
> Ma anche prima del professionismo certe società (che non nominerò) avevano
> questo atteggiamento.
>
> In giovanile, dopo aver segnato una meta (in una partita tra l'altro poi
> persa), mi sono sentito dire dagli avversari "ti aspettiamo fuori" - come
> spessissimo capita. Di solito è vento, quella volta in tre mi hanno
> aspettato.
> Mona io che mi ero attardato in campo a raccogliere le tute e le borracce
> (ero
> stato sostituito poco prima della fine della partita, ero scoppiato). E un
> dirigente di quella società, qualcuno il cui nome ora si sente spesso
> nell'ambiente, era presente e non ha detto nulla.
>
> Lo stesso anno quella stessa squadra, che aveva dominato il girone, ha
> fatto
> giocare i ragazzi più giovani (l'Under 17, ed eravamo in Under 19)
> nell'ultima
> di campionato, lasciando la vittoria - e il passaggio ai playoff a nostre
> spese
> - ad un'altra squadra che avevano ben battuto all'andata.
>
> In trasferta poi, in casa proprio di quest'ultima squadra, il nostro
> guardalinee (il papà del nostro estremo che, avendo giocato, si prestava al
> compito) ha dovuto chiedere all'arbitro di poter cambiare lato del campo su
> cui
> correre in quanto tempestato da insulti, sputi e tappi di bottiglia.
>
> Se ero in Under 19 era il 1994. Prima del professionismo.
>
> DOVER vincere fa male.
>
> Marco Piva
>
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