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[RUGBYLIST] Commenti degli allenatori sulla celtic

Maci maci a maidiremeta.it
Mar 20 Gen 2009 09:13:46 CET


Mi sembrano tutti un po' perplessi e le obbiezioni che portano sono
ragionate, non campate per aria.
Sembrano dire: che porti benefici sara' anche vero ma i dubbi sono tanti e
non sara' facile farli sparire.

ps: L'idea di Brunello non mi sembra male...

Ciao a tutti,

Maci

Giudizi positivi, ma anche molto critici o perplessi, degli allenatori
del Super 10. Oggi i delegati Fir sono a Londra per definire
l'ingresso

Rivoluzione Celtic, i tecnici mettono in guardia

Brunello: «Meglio due squadre in Heineken». Gajan: «Può essere un
disastro». Smith: «No alle selezioni tagliando fuori i club»

Oggi a Londra incontro decisivo di Fabrizio Gaetaniello e Alfredo
Gavazzi, delegati della Fir, con i dirigenti della Celtic League per
l'entrata delle squadre italiane al torneo con le selezioni di Galles,
Irlanda e Scozia. Nei giorni scorsi la federazione ha diramato la
serie di condizioni alle quali dovrà attenersi chi parteciperà alla
competizione. La rivoluzione del rugby di vertice italiano muove
dunque i primi passi. Ma cosa ne pensano gli allenatore dei club del
Groupama Super 10? Ecco le loro risposte, tutte interessanti e non
prive di sorprese.
     JIM LOVE (Mps Viadana): «Il progetto Celtic League è negativo
per il rugby italiano, se saranno solo due squadre a parteciparvi. I
giocatori migliori giocheranno solo nelle due formazioni e il
campionato si livellerà verso il basso. Un passo importante sarebbe
investire da parte della federazione sul miglioramento della classe
arbitrale, rendendola professionistica».
     FRANCO SMITH (Benetton Treviso): «Non sono d'accordo nel far
partecipare due selezioni, tagliando fuori i club. Sono due anni che a
Treviso lavoriamo per essere competitivi e quella delle selezioni non
è la soluzione giusta, anche perché non è solo la mancanza di
giocatori che non rende competitivi i club. Ci sono altri importanti
problemi da risolvere».
     MASSIMO BRUNELLO (FemiCz Rovigo): «In questo momento è una
novità troppo sconvolgente. C'è un'idea, ma non un progetto. Quando
uscirà questo progetto bisognerà valutarlo in tutti i suoi aspetti. La
Celtic non è un torneo ambito da tanti in Europa. Era più prestigioso
andare con due selezioni in Heineken Cup, lasciando ai club la
Challenge, e utilizzando in questa competizione e poi da marzo in
campionato i migliori giocatori italiani. Così oltre ad avere due
selezioni avremmo elevato il livello del Super 10».
     MARC DELPOUX (Cammi Calvisano): «Se il futuro del rugby italiano
si chiama Celtic League allora la competizione è da fare. Il Super 10
comunque deve cambiare struttura. Esiste una grande differenza
ovviamente tra Super 10 e Celtic League e il cambio verso la maggiore
qualità aiuterà il rugby italiano».
     ANDREA CAVINATO (Overmach Parma): «È prematuro capire cosa verrà
deciso dalla Fir visto che il cambiamento al momento è solo sulla
carta. Comunque una variazione sostanziale doveva essere apportata al
rugby italiano».
     GEORGE GRAHAM (Carrera Petrarca Padova): «Può essere questa la
strada giusta per crescere, ma bisogna avere un piano preciso e farlo
con i tempi dovuti, non così. Mi sembra tutto molto affrettato. Da noi
in Scozia abbiamo fatto lo stesso passaggio, ma al termine di un
processo lungo tre anni e solo adesso iniziano a vedersi i risultati.
Prima di entrare, inoltre, bisogna trovare un accorto preciso con le
società esistenti».
     STEFANO BORDON (Futura Park Roma, fino alla 9. giornata): «È una
svolta positiva. Spero ci sia un'ampia discussione fra tutti gli
interessati su come realizzare il progetto. Spero che per la prima
volta club e federazione lavorino insieme per il bene del rugby
italiano».
     CRISTIAN GAJAN (Casinò di Venezia): «Mi sembra un'idea strana e
difficile da perseguire. Se metto tutti i migliori italiani in due
squadre, più quelli che giocano già all'estero, il nostro movimento
alla fine non diventa niente. E se non diventa niente chi, come e dove
si farà la formazione per avere i rugbisti del futuro? Dove sarà il
movimento fra tre o quattro anni? Per me rischia di essere un
disastro. La strada giusta a mio avviso era quella di rafforzare il
Super 10 con più mezzi e creare un importante campionato a livello
under 23».
     RIAAN MAY (Plusvalore Gran Rugby): «Il livello qualitativo dei
giocatori italiani migliorerà giocando nella Magners. Ma i risultati
non arriveranno subito. Bisogna avere pazienza e soprattutto creare
una struttura dietro a queste due selezioni. Ovvero creare quella base
di qualità per alimentare e creare i cambi generazionali
indispensabili. Inizialmente il Super 10 soffrirà questa partenza di
molti giocatori per la Magners, ma deve servire quale principale fonte
per ricreare l'indispensabile serbatoio».
     FRANCESCO RUBIO (Almaviva Capitolina): «In questo momento è
l'unica soluzione per migliorare il livello qualitativo e competitivo
del rugby d'élite italiano. Ne risentirà tutto il movimento, perché
con una sessantina di giocatori che parteciperanno alla Magners
altrettanti dalla A1 dovranno giocare nel Super 10 e altri dalla A2
verranno "promossi" nelle squadre di A1. Naturalmente bisognerà
lavorare tanto per ricreare quel bacino generazionale qualitativo per
garantire i cambi ai massimi livelli».
     Ivan Malfatto
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