Il
calcio a confronto con gli altri sport. Difficile
spuntarla se l’argomento è il fair
play e il rispetto delle regole. Mondi diversi,
per una sera uno di fronte all’altro al
convegno dell’Audace. Tutto esaurito, più
di 500 persone, al cinema teatro nuovo di San
Michele, stracolmo di ragazzi che dal 10 aprile
al 2 giugno giocheranno la nona edizione del torneo
Mastella.
Al convegno c’erano Gianluca Pegolo,
Sergio Pellissier e Ramon Gato. E c’era
Craig Green, allenatore della Benetton Rugby Treviso,
campione del mondo con la Nuova Zelanda nel 1987.
Lui certi trucchetti del calcio proprio non li
capisce.
Prendete la simulazione. «Anche nel rugby
qualcuno ci prova. Capita – dice Green -. Però
in campo c’è un codice non scritto
e state sicuri che dopo un paio di minuti quello
lì lo troverete sotto la mischia, dove
qualcuno gli avrà spiegato che gli conviene
non provarci più. Meglio perdere che imbrogliare».
Pegolo e Pellissier non possono dire lo stesso.
«Se vinciamo per un rigore che non c’era
io ci godo – confessa Gianluca -. I fatti da condannare
solo quelli sugli spalti, la violenza gratuita.
In partita, quando devi vincere per forza, non
puoi farti tanti problemi. Se ti toccano in area
è normale che accentui la caduta. Non è
bello ma è così. Ai giovani consiglio
di restare in piedi, nei professionisti ogni mezzo
è buono per portare a casa tre punti».
«Mi dà
fastidio se la simulazione la subiamo – gli fa eco Sergio
-. È logico che l’ideale sarebbe vincere
meritando di vincere. Ma il nostro è un mondo a
parte. Il mio consiglio a questi ragazzi è di impegnarsi
fino in fondo e di dare il massimo sempre. Basta quello,
anche se tutti giocano per vincere ed è giusto
che sia così».
Esasperazione massima. E in queste condizioni diventa
difficile divertirti. «Vivo in un sistema che non
è il mio, che non mi piace – ammette Gato -. Arrivare
in Italia era il mio obiettivo da quando ero bambino e
volevo a tutti i costi diventare alto per giocare a pallavolo
e giocare in Nazionale, come mia sorella. Purtroppo ti
devi adeguare allo sport, perchè tu non riesci
a cambiarlo. E poi c’è calcio ovunque, a
me questo non piace affatto. Lo sport non è solo
calcio».
«Trovavo assurdo – aggiunge Green -, quando il Treviso
era in serie A, che ogni due domeniche io non potevo passeggiare
in centro con la mia famiglia perchè per una partita
la città era piena di polizia. A Treviso per fortuna
il calcio è uno dei tanti sport e non quello principale
fra rugby, volley e basket. Ma certe scene sono inconcepibili
per chi ha dentro certi valori».
La discussione scivola sul dopo gara. Sul famoso terzo
tempo nel rugby. «Finita la partita – spiega Green
– ci si ritrova a bere una birra o a mangiare qualcosa
insieme. Domenica con noi c´erano anche i tifosi
del Calvisano. Il problema, spesso, è che non se
ne andrebbero mai, resterebbero tutta la sera a parlare
di quello che è successo in campo. Chi ha vinto
e chi ha perso».
Inevitabile la domanda ai ragazzi
e il parallelo col calcio. Ragazzi, favorevoli al terzo
tempo? Un coro di no. «Alla fine sono sempre rivali,
posso sedermi allo stesso tavolo solo se vinco»,
dice uno dei ragazzi. Pegolo e Pellissier sorridono. Gato
allarga le braccia. Green scuote la testa. Il calcio è
proprio un altro sport.
Un mio commento. Dopo aver letto questo articolo sono rimasto stupefatto. Non conosco Pegolo e Pellissier, e non posso che apprezzare la loro sincerità, ma credo che quanto hanno espresso sia il gravissimo sintomo dell’assenza di valori eticamente condivisibilei del mondo del calcio.
Un conto è dire: “Il terzo tempo non è una nostra abitudine e dubito che possa essere praticato nel mondo del calcio”, un altro paio di maniche è sostenere che “..non posso sedermi allo stesso tavolo con i rivalli”.
Una cosa è dire “è umano cedere alla tentazione di simulare”, completamente diverso è dire “ogni mezzo è buono per portare a casa tre punti”, di fattto giustificando questo atteggiamento e insegnando ai giovani che è eticamente giusto vincere con qualsiasi mezzo, anche scorretto.
Se questi sono i “valori” espressi dal calcio, non c’è da stupirsi se ormai la gente comincia a cercare agonismo, divertimento, educazione in altri sport.
salve io gioco a calcio da abbastaza tempo e ora gioco ormai da un po di anni in una squadra professionista,quello che ci viene chiesto è di portare a casa dei risultati e credo che questo sia giusto e anche se non mi venisse chiesto io cercherei lo stesso di portare a casa risultati perchè credo che a nessuno piaccia perdere e quando si raggiungono certi livelli nel calcio come in altri sport questi vengono richiesti…poi ho letto la frase Un conto è dire: "Il terzo tempo non è una nostra abitudine e dubito che possa essere praticato nel mondo del calcio", un altro paio di maniche è sostenere che "..non posso sedermi allo stesso tavolo con i rivalli". è vero con certi avversari non ci andrei mai a mangiare ma non perchè sono miei avversari ma perchè anche in altri ambiti non ci andrei a mangiare ma ho anche miei amici che giocano il altre squadre e quando ci troviamo uno contro l’altro siamo solo avversari e quando tutto finisce usciamo anche insieme e anche in serie a questo succede ci sono difatti calciatori che sono in squadre "rivali" e si odiano ma anche calciatori che hanno anche attivita insieme o comunque sono amici e questo succede in tutti gli sort come succede nella vita quindi non condannate il calcio perchè non vi pice perchè quando lo fate offendete chi lo ama come succede per voi qando viene offeso lo sport da voi amato ad esempio a me il rugby non mi è mai piaciuto ho provato a seguirlo ma non ne trovo significato pero non lo critico
Caro Daniele, sono la mamma di un ragazzo che gioca in una squadra di rugby e volevo rispondere al suo commento.
Non si nasconda dietro un dito, è davanti agli occhi di tutti che il calcio PURTROPPO in RARE occasioni trasmette i valori sociali dello sport per i giovani.
Tralasciamo il peggio ovvero quello che accade negli stadi durante le partite.
Lo sport, attraverso i valori della solidarietà, del rispetto degli altri, della partecipazione e del "fair play" contribuisce alla socializzazione dei giovani, li sprona a partecipare alla vita pubblica e promuove i valori democratici e di cittadinanza.
Cosa trasmette la frase di un ragazzo che dichiara di non potersi sedere al tavolo con i rivali? Come si può giustificare e avallare un comportamento scorretto pur di portare a casa tre punti?
Non si giustifichi dicendo che anche lei ha degli amici nelle squadre avversarie, è una risposta che indica che non ha capito il vero valore del terzo tempo e quindi non posso darle nessuna risposta.
Non dica che vi viene chiesto di portare a casa risultati, perchè anche nel rugby viene chiesta la stessa cosa, ma viene anche insegnato che lo si può fare nel rispetto delle regole e soprattutto del rispetto dell’Avversario e non del Rivale.
Finisco aggiungendo che il calcio purtroppo non pone attenzione alla dimensione economica (soprattutto in questo periodo) rischiando di indebolire la funzione dello sporto che è anche quella educativa e sociale per i giovani.
Il calcio è un bellissimo sport ma purtroppo molta gente che lo pratica NON TUTTI lo stanno rovinando