Il rugby inglese non ha mai visto di buon occhio quei giocatori poco disposti a prendersi qualche rischio, ed è stato quest’approccio conservativo che ha impedito a Stuart Barnes di ottenere più caps. Dieci sole presenze, però, difficilmente riescono a mettere in luce il talento intuitivo dell’apertura del Bath.
Stuart "The Barrel" Barnes è nato a Greys, nell’Essex, il 22 novembre 1962. Studente presso la Rougemont and Bassaleg Schools di Newport, Galles del sud, si è sempre dimostrato un eccellente sportivo, tant’è che come giocatore di calcio è stato seguito da vicino da un certo numero di società professionistiche, tra cui il Cardiff City. Scelto il rugby come suo sport, Barnes è stato capitano delle squadre studentesche del Galles in varie fasce di età, sino alle seniores. Iscrittosi al St Helmund Hall, college dell’università di Oxford, Barnes è stato anche in questo caso capitano del XV e ha giocato il Varstity Match contro un Cambridge che schierava tra le proprie file Rob Andrew, l’uomo che per tutta la carriera sarà il suo eterno rivale. Per la cronaca la partita è stata vinta da quest’ultimo.
Durante gli studi universitari Barnes era un atleta tesserato dal Newport RFC, e un po’ per questo e un po’ perché, come visto, era stato capitano della squadra scolastica gallese, è stato invitato ad unirsi alla nazionale del Galles, la quale aveva notato il suo notevole talento. Il ragazzo, però, ha preferito l’Inghilterra. Quando nel 1981 si è laureato, infatti, si è trasferito al Bristol, club con il quale è apparso in due finali di Coppa, vincendone una.
Giocatore a livello di under 23, Stuart è stato selezionato per la nazionale maggiore il 3 novembre 1984, quando ha giocato e perso (3 a 19) contro il team australiano che avrebbe ottenuto il Grande Slam.
L’anno successivo, dopo avere sconfitto la Romania 22 a 15, Barnes ha partecipato al tour in Nuova Zelanda, dov’è sceso in campo nei test di Christchurch e di Wellington, entrambi persi. All’Athletic Park il mediano d’apertura ha centrato i pali con un drop.
Al termine della stagione Stuart ha lasciato Bristol tra mille polemiche per accasarsi presso i rivali del Bath. La sua prima partita con la nuova casacca è stata giocata contro Plymouth Albion, il 7 settembre 1985.
Nel 1986 l’apertura ha giocato un paio di gare nel Cinque Nazioni, contro Scozia e Francia (anche in questo caso tutte e due perse), ma da questo punto in poi le sue apparizioni sono state limitate: il recordman Rob Andrew era arrivato in scena. La loro differenza stava nello stile di gioco: Barnes, potente corridore, poteva bucare in qualsiasi momento la linea difensiva avversaria, mentre Andrew, abile calciatore, raramente ha turbato le difese nemiche con dei break. In quel periodo Barnes ha goduto di un successo senza pari con Bath, sia in League sia in Coppa. Tuttavia, i selezionatori inglesi non sono mai stati pronti a porre la loro fiducia nelle mani di un’apertura che potesse fare tutto. Eccellente lettore del gioco, Stuart sapeva orchestrare e muovere la propria squadra in modo perfetto, riuscendo a cambiare istintivamente la linea di attacco in ogni momento, ma questo non è bastato. Andrew metteva punti sul tabellone con il suo piede magico e questo era tutto quello che serviva.
Uno scorcio del vero genio di The Barrel si è visto nel momento in cui è stato richiamato in squadra nel 1993. Nella partita contro la Scozia, con l’Inghilterra bloccata la maggior parte del tempo nella propria metà campo, Barnes ha raccolto una palla veloce, si è infiltrato attraverso uno stretto corridoio, ha compiuto una finta e, intuito il movimento dei compagni, ha regalato a Underwood un delizioso ovale da schiacciare in meta. Il XV della Rosa ha vinto 26 a 12.
La sua ultima gara internazionale è arrivata nello stesso torneo, il 20 marzo 1993, al Lansdowne Road contro l’Irlanda.
I Lions hanno riconosciuto il valore di Barnes e l’hanno convocato per affrontare la tournée in Nuova Zelanda del 1993. Purtroppo, Stuart ha visto ancora una volta Andrew occupare il suo posto e non ha disputato nessuno dei tre test match. Ha giocato però nelle gare infrasettimanali, un paio di volte con la fascia di capitano al braccio.
Barnes ha giocato per i Barbarians in undici occasioni, e con essi ha partecipato anche all’Hong Kong Seven nel 1982 e nel 1989. Con la maglia bianca e nera del club a inviti ha segnato 2 mete, 19 penalties e 8 trasformazioni, per un totale di 70 punti.
L’ultima partita di Barnes con la divisa del Bath è stata la finale di Coppa del 7 maggio 1994, giocata contro Leicester: il Bath ha vinto 21 a 9. Poco dopo egli si è dimesso anche dalla banca in cui lavorava, la Bristol e West, ed è diventato scrittore freelance, giornalista del Telegraph e ha anche scritto la sua autobiografia "Smelling Of Roses". A metà degli anni ’90 Stuart è stato curatore della rivista di rugby "First XV".
Con l’avvento del professionismo Barnes è diventato un volto e una voce familiare come commentatore ed esperto sia televisivo sia radiofonico per la BBC, prima di adottare una posizione permanente commentando la Guinness Premiership per Sky Sports.
Ammettendo la sua avversione verso la formazione atletica, The Barrel ha sempre dichiarato di preferire la scrittura e il commento rispetto una possibile carriera da allenatore. Egli vanta la sua devozione verso Bacco e Bob Dylan, ed è un ardente fan dell’Arsenal Football Club.
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