Piegati come un inutile fil di ferro, strapazzati come si usa fare con le uova, irrisi e sbeffeggiati dalla disarmante bravura francese.
Quello che avevo paventato alla vigilia puntualmente si è verificato: siamo allergici al “galletto”. Giochiamo partite oneste con All Blacks, Sudafrica, Inghilterra e Scozia, ma quando arrivano “quelli” ci squagliamo come la classica neve al sole. Il risultato di 46 a 20 (6 mete a 2) non la dice tutta sul come sono andate le cose.
Vero è che hanno atleti più veloci dei nostri; vero è che hanno un movimento molto più ampio del nostro, coltivato attrezzato e seguito, da cui attingere per le nazionali (vero, mr. Dondi?); vero è che tecnicamente sono più evoluti di noi; vero è che hanno più talento di noi.
Ma noi abbiamo lasciato nello spogliatoio anche l’unica cosa che poteva loro fare un po’ di male: la dentiera. Non dico denti, sarebbe stato troppo bello, per noi.
Certo, se l’avversario è più forte, onore a lui, ma non ci sono scuse se a fronte di questo non si tirano fuori nemmeno gli attributi e ci si adagia, si prende l’abitudine alla meta subita e non si reagisce come si dovrebbe.
Credo sia inutile disquisire di tattiche e di giocatori messi in campo un po’ con l’azzardo (Tebaldi, ad esempio, che di fronte a Parra, che gli è scappato “enne” volte e una di queste ci è costata una meta, sembrava un gatto al cospetto di un leone). Ma non credo che nemmeno con Canavosio dall’inizio il copione sarebbe cambiato sostanzialmente.
Inutile anche parlare dei “buchi” tra mediana e centri e della touche semplicemente ridicola (ma intanto se ne parla)…
Il problema è capire quando il limite del “si doveva fare” invade quello del “si poteva fare”.
A mio avviso, si poteva fare di più.
A guardar bene, la Scozia che abbiamo battuto si è arresa ai galletti di soli 9 punti, facendoli tribolare non poco; l’Irlanda ne ha si beccati 23, ma l’approccio alla gara è stato diverso dal nostro, a ben ricordare; il Galles, nostro prossimo avversario si è arreso per soli 6 punti. Quindi, mentalità differente nell’affrontare gli eventi transalpini: più positive le anglosassoni, negativa la nostra.
Avevamo la quarta miglior difesa (ed è già tutto dire quando si parla di crescita difensiva!), ora siamo solamente a 3 punti dal “Galles colabrodo”. Attacco? Ultimi, anche se ad un solo punto dalla Scozia; la peggiore differenza punti (45).
Prospettive? Scordiamoci di vincere in Galles ed accontentiamoci, ancora una volta, di aver superato la Scozia nella partita dei “poveri” (l’anno prossimo, in casa loro, le beccheremo noi!): vittoria che ci ha evitato il classico “cucchiaio di legno”. Inoltre, Bocchino e Derbyshire, bravini, sono insufficienti a garantire un ricambio completo. Ci manca tutto il retroterra (vero, mr. Dondi?).
Della serie:
siamo tutti sudati dello stesso sudore,
abbiamo lo stesso sangue nelle vene,
siamo fatti di muscoli ed ossa.
Ma quando il fiato manca corriamo ugualmente,
quando le gambe cedono si fa ancora un passo,
si spronano i campagni, si dà l’esempio.
Fino ad arrivare in cima, sulla vetta;
e per arrivarci non serve superare l’avversario:
bisogna superare sè stessi.
Con la Francia, ieri, non ci siamo superati.
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