Dotato di uno scatto bruciante e capace di segnare mete spettacolari, si è trovato ugualmente a suo agio a giocare sia all’ala destra sia a quella sinistra.
Nato a Middlesbrough il 9 giugno 1963, da una famiglia di origine cinese, Rory è stato educato alla Barnard Castle School di Durham e poi presso il Royal Air Force College di Cranwell.
Per quanto riguarda il rugby, ha percorso velocemente la strada che lo ha portato alla nazionale maggiore, giocando prima per la squadra studentesca, quindi con i Colts, l’Under-23 e l’Inghilterra B.Atleta del Leicester, Rory Underwood ha debuttato in maglia bianca il 18 febbraio1984 contro l’Irlanda, in una partita vinta 12 a 9 valida per il Cinque Nazioni. Già con il secondo cap, contro la Francia a Parigi, ecco la sua prima meta internazionale, una segnatura da grande opportunista con la quale l’ala ha mostrato tutta l’esuberanza della sua corsa, che sarebbe diventata il suo marchio distintivo.
A quel punto però, Rory ha subito una battuta d’arresto e il suo try-scoring nelle prime tre stagioni è stato piuttosto inconsistente, avendo marcato solo 2 mete in 12 partite. La colpa, però, non era tutta sua, ma andava condivisa con la crisi che in quel momento stava vivendo il movimento inglese. Nel 1985, ad esempio, i bianchi hanno vinto solo la partita casalinga con la Scozia.
L’anno successivo Rory ha giocato le prime 3 partite del Cinque Nazioni, ma poi è stato costretto a saltare quella con gli Highlanders a causa di un infortunio che lo ha tenuto fermo per tutta la stagione. In dodici anni di Cinque Nazioni, è stata quella l’unica gara in cui Underwood non è entrato in campo.
La mancanza di creatività, e anche di qualità, del rugby inglese è stata evidenziata in occasione della prima Coppa del Mondo nel 1987, in cui l’Inghilterra è uscita ai quarti di finale dopo una partita orribile contro il Galles.
L’unica soddisfazione per l’ala del Leicester consiste in due mete rifilate al Giappone nella prima fase.
Il 1988, invece, può essere definito lo spartiacque sia per Underwood sia per il rugby di Sua Maestà. L’arrivo del coach Geoff Cooke e l’avvento del capitano Will Carling hanno trasformato la squadra da brutto anatroccolo a bellissimo cigno. Per Rory questa rinascita è espressa in termini di prestazioni: solo in quella stagione, infatti, egli ha ottenuto nove mete in altrettante partite.
Nello stesso anno c’è stata anche la vittoria in Premiership col suo Leicester.
In quel periodo Rory Underwood stava diventando sempre più abile a lasciare che gli avversari mangiassero la sua polvere e i figiani sono stati tra quelli che hanno sofferto di più. In un pomeriggio memorabile del 1989, a Twickenham, l’uomo di Middlesbrough ha schiacciato l’ovale oltre la loro linea di meta ben cinque volte, eguagliando così il record del mondo.
La sua forma strepitosa ha fatto di lui una scelta obbligata per la tournée dei British and Irish Lions in Australia, sempre nell’89. Anche se le sue possibilità di attacco sono state limitate dalle difese avversarie, egli è riuscito a marcare quattro mete in otto gare, comprese le due incredibili contro New South Wales. I Britannici hanno perso il primo test match e vinto i due successivi.
Nella stagione 1990 Rory ha aggiunto altre cinque mete al suo tabellino personale, tra cui un paio spettacolari nella partita vinta 34 a 6 contro il Galles a Twickenham, e una tripletta contro l’Argentina nello scoppiettante 51 a 0, sempre a Londra. Nonostante ciò, molti hanno continuato a criticare le sue capacità difensive perchè, secondo loro, egli provava troppo spesso l’intercetto e di tanto in tanto perdeva la concentrazione. Ma il suo ritmo, fino a quel momento, aveva avuto pochi precedenti.
L’Inghilterra quella stagione è arrivata all’ultima giornata del Cinque Nazioni con tre vittorie sulle spalle, così come la Scozia. L’ultima sfida, a Murrayfield era quindi decisiva sia per il torneo sia per il Grande Slam. La storia ci racconta come andò a finire, con gli scozzesi che sono usciti vincitori per 13 a 7.
Nel 1991 gli inglesi sono riusciti prima a superare la delusione della sconfitta contro la nazionale del cardo dell’anno precedente, conquistando finalmente il titolo e vincendo tutte le gare, quindi hanno interpretato un’ottima parte nella Coppa del Mondo, arrivando sino alla finale.
Nella semifinale contro gli eterni rivali della la Scozia (9 a 6), Rory Underwood ha guadagnato l’onore di diventare il primo uomo a giocare 50 volte per l’Inghilterra. Nell’arco del torneo l’ala ha marcato una meta contro l’Italia (36 a 6) e due con gli Stati Uniti (37 a 9) nella prima fase, e una con la Francia nei quarti (19 a 10).
La finale, purtroppo per l’Inghilterra, si sa come è andata, con l’Australia di Campese che ha sollevato la coppa al cielo di Londra.
Il 1992 ha visto l’entrata in scena del minore dei fratelli Underwood, Tony, il quale ha mostrato subito di possedere anche lui una notevole velocità. Per concedergli spazio, Rory è stato spostato all’ala sinistra.
Quello stesso anno i bianchi si sono consolati dalla delusione del mondiale con un ulteriore Grande Slam, un successo che è stato sigillato anche nel 1993.
A quel punto Underwood è stato scelto per il suo secondo tour con i Lions, in Nuova Zelanda, dove ha ottenuto sette presenze fra le quali tutti e tre i test match, e ha segnato una meta cruciale nella seconda gara, quella che ha permesso ai Lions di vincere 20 a 7, il loro margine di vittoria più ampio di sempre contro gli All Blacks. La serie è stata persa, ma nonostante la delusione della sconfitta, Underwood ha continuato a costruire il suo record impressionante di segnature.
Nel Cinque Nazioni del 1994 gli inglesi hanno vinto tutte le gare, tranne quella interna contro l’Irlanda, persa 13 a 12, e ciò ha causato che il titolo finisse nella bacheca del Galles.
L’anno successivo però, i bianchi hanno ottenuto la famosa vittoria per 32 a 15 contro gli Springboks a Pretoria, dove in pochi fino ad allora erano riusciti a vincere.
La stagione 1995 ha visto Rory conquistare il suo secondo titolo in campionato col Leicester.
A livello internazionale, c’è stato un netto dominio dell’Inghilterra nell’emisfero settentrionale, con la Francia unico vero rivale. Un altro Grande Slam è entrato nelle tasche del XV della Rosa, il quale ha marciato con grandi speranze verso la Coppa del Mondo in Sudafrica.
Questo è stato il terzo mondiale disputato da Rory, Il team inglese nei quarti di finale ha incontrato l’Australia, e con un drop di Rob Andrew ha garantito la vittoria per 25 a 22 e con essa la vendetta per la sconfitta nella finale del 1991.
Gli inglesi sono così entrati in campo per la semifinale con una certa sicurezza, ma non avevano fatto i conti con gli All Blacks e, soprattutto, con la nuova stella Jonah Lomu il quale, con il suo gioco fatto di potenza e velocità, ha rifilato loro ben 4 mete, per un risultato di 45 a 29.
Rory nell’arco del torneo ha marcato tre mete durante la prima fase, una contro l’Italia (27 a 20) e due con Samoa (42 a 22) e un’altra nella semifinale incriminata, rendendo meno amaro il risultato finale.
L’ingrato compito di marcare Lomu era stato affidato a suo fratello Tony.
Il canto del cigno di Rory è arrivato il 16 marzo 1996. Così come aveva iniziato, anche l’ultima sfida è stata contro l’Irlanda: una vittoria a Twickenham per 28 a 15.
In quella stagione l’Inghilterra ha vinto ancora il Cinque Nazioni, con tanto di Triple Crown, ma non c’è stato il Grande Slam, colpa della sconfitta per 15 a 12 con la Francia a Parigi.
Nel 1997, dopo 14 anni trascorsi al Leicester, Underwood si è accasato al Bedford, dov’è rimasto una sola stagione prima del ritiro definitivo.
L’ala di Middlesbrough ha totalizzato 85 caps con la nazionale del suo Paese, realizzando 49 mete (il secondo miglior risultato di sempre) ed è apparso più di 50 volte nel Cinque Nazioni, dove ha marcato 18 mete. Con il Leicester, invece, l’ala ha inanellato qualcosa come 236 gare, andando in meta ben 134 volte. Non male per un giocatore che è stato sempre criticato, a dire il vero in maniera piuttosto bizzarra, per la sua scarsa qualità in difesa.
Oggi Rory, congedatosi anche dall’aviazione dopo 18 anni di volo, lavora come consulente d’azienda presso la UPH, da lui stesso formata con altri due soci (UPH è l’acronimo di Underwood, Peters e Helliwell).
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