Mark Allen

L’incredibile vicenda di “The Bull”

La vicenda di Mark "Bull" Allen ha quasi dell’incredibile. Il giocatore, infatti, con gli All Blacks ha realizzato solo 8 presenze in quattro anni, 7 delle quali sono state effettuate partendo dalla panchina, 2 addirittura per sostituzioni temporanee. Questo però non gli ha impedito di guadagnarsi comunque la nomea di “giocatore di grande impatto e carisma”.

 

Non vi è alcun dubbio che Bull ha compiuto solo qualche importante cammeo e niente di più, ma bisogna dire che è stato sfortunato ad avere giocato in un’epoca in cui la Nuova Zelanda si è ritrovata con la migliore prima linea del mondo, per gentile concessione di signori come Fitzpatrick, Dowd e Brown.

 

Nonostante le poche apparizioni, Mark è stato comunque uno dei ruggers più conosciuti del suo periodo e il suo status di eroe popolare si è espanso ben oltre lo stato di Taranaki.

Caratterizzato dalla testa rasata e da una velocità esplosiva, quasi inusuale per un pilone destro, egli ha goduto di un grande seguito tra i tifosi zeolandesi, che hanno sempre accolto le sue apparizioni con gioia. Nel momento in cui lo vedevano alzarsi dalla panchina per iniziare a riscaldarsi a bordo campo, i fans avevano preso l’abitudine di intonare "Bull! Bull! Bull! Bull!" in un crescendo emozionante, nell’attesa del suo ingresso sul terreno di gioco. Poi, quando infine arrivava il momento, Bull entrava come un posseduto, roteava le braccia e mandava il pubblico in delirio.

In suo onore, in quel periodo, il Rugby Park di New Plymouth era conosciuto anche come “The Bull Ring”.

 

Nato a Stratford, il 27 luglio 1967, Mark Allen ha studiato presso la Stratford Primary School e successivamente alla Stratford High School.

Nel 1988 ha giocato la sua prima partita con il Taranaki nell’annuale Queens Birthday Weekend, contro Wanganui.

Più tardi, in quella stagione, è stato selezionato per il Rugby New Zealand Youth Team, allenata da Fred Allen e Sid Going, per partecipare alla tournée in Germania e in Scozia. È stato proprio durante quel tour che Allen ha ricevuto il soprannome di "toro", coniato dal nipote di Syd Going, Quentin.

 

Nel 1990 Mark Allen è stato eletto “player of the year” del campionato, ma l’anno successivo, a causa anche dell’asma e dell’influenza che hanno costretto il pilone a numerose soste forzate, il Taranaki è retrocesso in seconda divisione dopo essere finito all’ultimo posto della classifica.

 

Nel 1992 la squadra ha lottato duramente per risalire la crina ed è riuscita a tornare in prima divisione l’anno successivo. Il Taranaki team in quel periodo era molto legato alla forma e alla leadership di Bull, il quale è stato nominato capitano per le ultime quattro partite della stagione. Lui ha ripagato la fiducia marcando due mete nella sua prima partita con la fascia al braccio, e due nella vittoriosa semifinale contro Manawatu, finendo la stagione con 10 mete e una reputazione di “pilone più mobile e dinamico del Paese”.

 

Grazie a tutto questo, il 31 luglio 1993, a 26 anni, Mark ha indossato la maglia con la felce per la prima volta, entrando per una sostituzione temporanea per sangue contro Western Samoa; una partita vinta 35 a 13 dagli All Blacks ad Auckland.

 

Dopo quel giorno però, Mark ha dovuto attendere altri tre anni per realizzare la sua seconda apparizione, complice anche il ritorno di Richard Loe dalla squalifica. Non è stato convocato per disputare la Coppa del Mondo del 1995, ma è partito con la squadra alla fine dello stesso anno per il tour in Francia e in Italia. Ancora una volta però non ha giocato in nessuna delle prove, in quanto il coach Laurie Mains gli preferiva Brown, Dowd e Loe, adducendo al fatto che, secondo lui, Mark Allen era solo appariscente e non abbastanza forte in mischia.

 

Come se non bastasse, Mark ha subito un grave infortunio, uno strappo ai muscoli pettorali in un match contro Auckland, che gli ha fatto perdere il resto della stagione. Stagione che, fra l’altro, ha visto nuovamente Taranaki relegato nella seconda divisione.

 

La seconda gara per Allen in nazionale è arrivata il 22 giugno 1996, ancora ad Auckland e ancora per una sostituzione temporanea, quando gli All Blakcs hanno vinto 36 a 12 con la Scozia.

 

In quella stagione Bull è stato nominato capitano degli Hurricanes nel neonato Super 12, ed è rimasto nel giro della nazionale, nonostante fosse sempre coperto dagli altri piloni.

 

Ha quindi giocato in entrambe le prove contro l’Argentina nel corso dello stesso anno (93 a 8 e 62 a 10 i risultati), entrando in campo ambedue le volte a partita già in corso, ma segnando una meta.

 

Quindi, nel 1997, ha disputato gare contro il Sudafrica (55 a 35) e contro l’Australia (36 a 24), aiutando la sua squadra a mantenere nella propria bacheca il titolo del Tri Nations.

 

Dopo essere entrato ancora per una sostituzione, nella partita vinta 42 a 7 contro il Galles, il 6 dicembre, finalmente, ha fatto parte del XV di partenza che ha affrontato l’Inghilterra a Twickenham, grazie anche al fatto che Craig Dowd fosse infortunato.

In quella partita Mark è stato decisivo, quando, un suo break ha portato alla meta di Walter Little. La gara è finita con un pareggio 26 a 26, e si è rivelata essere l’ultima volta che il pilone ha indossato la mitica casacca nera della nazionale.

 

Nel 1997 Allen, dopo 110 presenze con la maglia giallo-nera di Taranaki, si è trasferito a Manawatu ed è diventato capitanato della nuova franchigia dei Central Vikings, nella prima delle due stagioni che ha disputato nel campionato nazionale di seconda divisione.

 

Ma la sua carriera ha avuto un arresto improvviso nel 1998, quando, nel campionato Super 12, ha subito un altro grave incidente nella partita fra Hurricanes e ACT Brumbies.

 

Il fatto ha costretto Allen ad abbandonare definitivamente il rugby giocato e da quel momento in poi ha lavorato in televisione come commentatore sportivo, in particolare per quanto riguarda i campionati di NPC seconda e terza divisione.

 

Mark Allen fuori dal campo è sempre stato molto cordiale. Il suo piacevole e allegro modo di fare e la disponibilità a parlare con i media, hanno fatto di lui un personaggio mitico e amato da tutti.

 

 

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