Lasciamoci alle spalle le dolci colline cimbriche e prepariamoci ad un viaggio lunghissimo. Seguendo la rotta intrapresa dal capitano James Cook trecento anni fa arriviamo sino agli antipodi del mondo: la nostra meta è l’Australia. No, non è “alle falde del Kilimangiaro” e non sono Licia Colò. Siamo sempre su Rugbylist e parliamo ancora di palla ovale.
A dire la verità una visita alla terra dei canguri l’avevamo già fatta, nel momento in cui ho parlato di Giteau, Gregan e Tuqiri. Si tratta di un ritorno quindi, ma di un ritorno in grande stile, perché stiamo per conoscere quello che io, pur consapevole della mia ignoranza rugbistica, considero uno dei giocatori più rappresentativi del nostro nobile sport: John Eales.
Probabilmente se c’è qualcuno nella storia del rugby internazionale che è arrivato vicino alla perfezione questi è lui; perfetto non solo in termini di gioco, ma anche per la sua impeccabile condotta fuori dal campo.
Infatti, John era notoriamente conosciuto con il soprannome "Nessuno", non certo per una mancanza di carisma da parte sua, ma perché, come dice il detto, “nessuno è perfetto” e se davvero è così allora lui, per forza di cose, deve essere quel “Nessuno”.
Nel gioco questa seconda linea possedeva di tutto e di più; altezza e forza fisica (2 metri per 115kg), competenze tecniche nel lineout e nella mischia, nonché un ottimo calcio e la capacità di gestire e rilanciare la palla. Oltre a questo nel suo aresenale ha avuto anche quelle doti caratteriali che lo hanno reso un vero leader. Non è un caso quindi che, in dieci anni di onorata carriera e 86 caps sulle spalle, ha vinto tutto quello che il gioco del rugby ha messo in palio: 2 Mondiali, 2 Tri Nations, la Bledisloe Cup e anche la vittoria contro i Britsh Lions.
“Captain Nobody” quindi, un nickname appropriato ma che John, da persona semplice qual è, ha sempre detestato.
John Eales è nato a Brisbane, sabato 27 giugno 1970, ed ha iniziato a giocare nel 1989 nei Brothers Rugby Club e, in seguito, nella squadra della sua provincia, i Queensland Reds, nei quali ha totalizzato 402 punti.
La maglia gialla della nazionale l’ha indossata la prima volta a 21 anni, lunedì 21 luglio 1991, in una partita giocata e vinta 63 a 6 contro un Galles ai minimi storici.
La seconda apparizione è stata un’altra facile vittoria, questa volta contro l’Inghilterra di capitan Carling, fresca di Grande Slam. 40 a 15 il risultato finale, con John che ha dominato totalmente il suo opposto Martin Bayfield.
Dopo la conquista della Bledisloe Cup, siamo sempre nel 1991, gli australiani sono partititi per partecipare alla Coppa del Mondo nel Regno Unito, dov’erano stati inseriti nel gruppo con Western Samoa, Argentina e Galles.
John è stato inizialmente utilizzato al numero 8 nella partita d’apertura contro l’Argentina, sostituito in seconda da Bob Dwyer.
Il punto di svolta è stata la vittoria per 38 a 3 contro il Galles, gara in cui Nobody ed il suo partner Rod McCall hanno totalmente dominato gli avanti avversari, conquistando 28 touche su 30.
I Wallabies sono giunti quindi in finale, dove hanno trovato ancora gli inglesi, anche se stavolta i bianchi, che giocavano in casa, si sono rivelati un osso più duro. John non ha avuto la vita facile in lineout contro Wade Dooley e Paul Ackford, ma ha lasciato comunque il suo segno sulla partita marcando una meta fenomenale. La partita è stata vinta 12 a 6 e così è iniziata con un successo l’avventura del nostro eroe australiano nel mondo del rugby internazionale.
I campioni del mondo hanno iniziato il 1992 incontrando la Scozia in un serie di test matches, e l’uomo del Queensland ha segnato la sua prima meta nella seconda prova, a Brisbane.
Poi è stata la volta degli All Blacks, i quali dovevano vendicare le due pesanti sconfitte subite contro gli australiani l’anno prima. La serie ha visto i gialli vincere 2 a 1, con Eales che ancora una volta si dovuto confrontare con il suo antagonista in maglia nera Ian Jones, colui che era considerato il suo rivale come migliore “lock” sullo scenario del rugby internazionale.
Con la Bledisloe Cup in tasca, l’Australia è volata a Cape Town per una gara contro il Sud Africa. Lì i gialli sono stati accolti dall’arroganza dei tifosi locali, convinti che la loro squadra avrebbe ripreso il discorso da dove l’aveva lasciato nel 1969 e nel 1971, quando avevano battuto l’Australia in sette prove su sette. Tuttavia, con John e David Campese in grande forma, gli Springbooks hanno subito una lezione di rugby moderno e sono stati sconfitti 26 a 3.
I Wallabies hanno quindi concluso l’anno con un tour nelle isole britanniche, dove hanno fatto visita a Irlanda e Galles. Purtroppo, durante la partita con Llanelli, Eales ha subito un infortunio alla spalla che non solo lo ha costretto ha lasciare il tour, ma gli ha pregiudicato l’intera stagione 1993.
Nel 1994 è tornato in campo e ha affrontato subito sei gare, comprese le “passeggiate” contro l’Italia e l’Irlanda, ed una drammatica vittoria 20 a 16 contro la Nuova Zelanda a Sydney.
La sua idoneità fisica e la sua fiducia ritrovate, hanno portato John ad aiutare i propri compagni a difendere la corona mondiale in Sud Africa nel 1995.
Con le voci che correvano riguardanti la potenziale ricchezza che poteva offrire il professionismo nel rugby, molti degli atleti australiani sembravano avere la mente altrove durante la Coppa del Mondo 1995, un torneo fallimentare per i Wallabies. John è stato una delle poche “bocche di fuoco” di quella squadra, risultando ottimo sia per il lavoro svolto in lineout che con il preciso gioco al piede.
Il torneo dell’Australia si è chiuso con la battaglia nel quarto di finale contro l’Inghilterra, a Pretoria, match che è stato deciso all’ultimo minuto dal drop di Rob Andrew.
Arrivata la stagione 1996, il capitano della nazionale Michael Lynagh ha deciso di ritirarsi ed ha lasciato la fascia in eredità a John Eales. Tuttavia, la prima partita di John da capitano è stata un vero incubo. All’apertura del Tri Nations i gialli hanno subito un dura lezione da parte degli All Blacks a Dunedin. La gara è stata persa con l’incredibile margine di 43 a 6, uno dei peggiori subiti dall’Australia, la quale, però, è riuscita a riprendersi e a sconfiggere nella gara successiva i campioni del mondo sudafricani 21 a 16 a Sydney.
Gli australiani hanno quindi fatto l’impossibile battendo gli All Blacks nella partita di ritorno a Brisbane per 32 a 25: nonostante tutto però, la vittoria finale del torneo è andata a questi ultimi.
Concluso il Tri Nations, John ha guidato i Wallabies attraverso un imbattuto tour in Europa, che ha visto le vittorie in Italia, Scozia, Galles e Irlanda; quest’ultima è stata la partita d’addio al rugby internazionale dell’amico David Campese.
La stagione 1997 si è rivelata una sorta di spartiacque per il rugby australiano, o meglio, è stata l’inizio di una curva verso l’alto, che culminerà nella vittoria nella Coppa del Mondo due anni più tardi.
L’anno era iniziato male, con la sconfitta nella Bledisloe Cup per 3 a 0 e con un secco 61 a 22 subito dal Sudafrica nel Tri Nations, tant’è che lo storico allenatore Greg Smith, è stato licenziato per essere sostituito da Rod McQueen.
L’anno seguente è iniziato con una straordinaria vittoria dei Wallabies per 76 a 0 ai danni dell’Inghilterra, il 6 giugno a Brisbane. La peggiore sconfitta di sempre subita dai bianchi.
John Eales ha poi condotto i suoi alla vittoria della Bledisloe Cup e solo la stretta sconfitta con il Sud Africa ha impedito loro la vittoria nel Tri Nations.
Quindi la squadra ha terminato l’anno contro l’Inghilterra, a Twickenham. È stato qui che Capitan Nessuno ha dato una perfetta dimostrazione della sua superiore concentrazione.
Infatti, quando Jeremy Guscott ha schiacciato l’unica meta nel secondo tempo, Mike Catt, che ha tentato di trasformarla, ha calciato molto nervoso, sbagliando completamente il calcio. Poco dopo è stata l’Australia ad usufruire di un penalty. John Eales si è incaricato di tirare e dimostrando grande concentrazione ha centrato i pali con un tiro perfetto, consegnando ai suoi la vittoria.
Il periodo 1999-2001 è stato forse quello di maggior successo nella gloriosa storia del rugby australiano, con vittorie in tutte le principali competizioni. Tuttavia, nessuna di queste sarebbe stata possibile senza l’entusiasmo di John all’inizio dei test invernali. Infatti, per la seconda volta nella sua carriera, ha subito un incidente preoccupante e se non avesse recuperato nessuno può dire se l’Australia se la sarebbe comunque cavata. Fortunatamente, anche se non ha giocato nel Super 12 e neppure in tutte le serie di test, il capitano è stato idoneo, in tempo per la Coppa del Mondo in Inghilterra.
L’Australia non era favorita in quel torneo ed aveva attirato poca attenzione su di se nelle fasi iniziali. Ma nei quarti di finale, a Cardiff contro il Galles, gli uomini dell’Oceania hanno trovato la forma, e la formula, giusta. Da quel momento Eales ha dichiarato di non avere più dubbi sul fatto che i suoi uomini avrebbero alzato la coppa. Singolare, e divertente, l’episodio avvenuto durante una mischia, quando il pilone gallese Andrew Blames gli ha chiesto con arroganza “dove pensi di andare ragazzo?” e il capitano australiano con calma ha risposto “a Twickenham amico mio, a Twickenham”.
E così è stato. Dopo avere battuto in semifinale il Sud Africa, i gialli si sono trovati di fronte la Francia, battendola abbastanza agilmente 35 a 12, con Eales che si è visto negare la gioia di una meta sacrosanta soltanto dal fischietto dell’arbitro.
John Eales è stato così il primo giocatore ha sollevare per due volte il William Webb Ellis Trophy.
Con la Coppa del Mondo nella propria bacheca, ci si sarebbe aspettato per i Wallabies un grande 2000 ma, com’era accaduto anche nel 1992, la squadra è risultata piuttosto appannata. È vero, hanno vinto il Tri Nations, ma quanta fatica. Una sconfitta per 39 a 35 in Nuova Zelanda ha rischiato di estrometterli subito per la corsa alla vittoria finale. Per fortuna, nel ritorno giocato a Wellington, Eales ha segnato un penalty alla fine che ha consentito la vittoria 24 a 23 e quindi il successo nel torneo.
Nell’autunno di quello stesso anno l’Australia ha perso una partita contro l’Inghilterra a Twickenham. Si è trattato di una gara tirata, con una “quasi vittoria” per i Wallabies negata solo da una meta contestata di Dan Luger. Un segno sicuro dello spirito competitivo di Eales è dimostrato dal fatto che, anche se si trattava solo di un’amichevole, ha dichiarato che per lui era stato uno dei peggiori momenti della sua carriera.
Quella sconfitta è stata naturalmente solo un atto momentaneo infatti, nel 2001, l’Australia è tornata ai vertici del rugby vincendo la serie contro British Lions e un altro Tri Nations.
Contro i Leoni i Wallabies avevano perso la prima partita a Ballymore, 29 a 13, per poi portarsi a casa il successo nelle altre due gare, l’ultima delle quali una battaglia vinta 29 a 24.
Non c’è stato molto tempo per festeggiare perché già il Tri Nations bussava alla porta.
La partita contro la Nuova Zelanda di quel torneo, giocata a Sidney il 1 settembre, è stata però l’ultima con la maglia dei Wallabies di Captain Nobody.
91000 australiani hanno assistito alla vittoria della loro squadra per 29 a 26, con il capitano che ha sollevato per la seconda volta consecutiva il trofeo
John, emozionato, ha dato l’addio al rugby, ma l’ultima parola è andato a Peter Crittle, presidente dell’ARU, che ha detto semplicemente: "Grazie, John Eales".
John ha lasciato il gioco dopo aver accumulato 86 caps, di cui 52 come capitano. In totale ha segnato 173 punti, 163 dei quali sono arrivati dal suo fidato piede destro.
Oggi John Eales è un uomo d’affari di successo. È stato uno dei fondatori del Mettle Group (consulenze di Cultura & Leadership), e la sua azienda personale, la JohnEales5, è una società internazionale di sport marketing ed eventi aziendali.
Egli è anche direttore della QM Technologies, e della SAHOF, nonché un editorialista finanziario.
Ha lavorato infine come consulente finanziario per BT Group e Qantas.
Durante i mondiali di Francia del 2007 è stato ambasciatore del rugby e, come se non bastasse, ha scritto anche un libro, “Learning from legends”, che ha una prefazione dell’ex Primo Ministro australiano John Howard e parla di diverse leggende dello sport australiano, fra le quali Peter Brock e Grant Hackett.
Eales ha dato il suo nome alla Medaglia John Eales, assegnata ogni anno al migliore giocatore australiano.
Nel 1999 si è visto aggiudicare l’Ordine d’Australia, per i servizi resi alla comunità e al rugby del suo Paese
E scusate se è poco.
Giada
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