Francois Louw, per tutti Hottie, soprannome che si porta dietro da sempre, senza nemmeno conoscerne il motivo, è uno dei volti nuovi del Benetton Rugby 2007/2008. Seconda o terza linea, alto 199 cm per 116 kg di peso, è nato a Paarl, in Sud Africa il 2 marzo 1976. Alla sua prima stagione a Treviso, proviene dai Blue Bulls, ma può essere considerato un autentico giramondo della palla ovale. Dopo aver giocato in Currie Cup con Western Province e Blue Bulls e nel Super Rugby con Stormers e Bulls, ha iniziato un lungo tour in Europa, a partire dal 2003, toccando varie tappe. Inizio in Francia con la maglia del Clermont, poi Galles con lo storico Llanelli e Inghilterra a Bath. E ora Treviso per la prima stagione con la maglia biancoverde dei Leoni.
Molte anche le apparizioni con diverse selezioni e nazionali del suo Paese. South Africa School, Under 21, Nazionale A e South Africa Barbarians, ma soprattutto 3 caps con i mitici Springboks, il primo dei quali da titolare è arrivato il 29 giugno 2002 contro l’Argentina. Prima una fugace apparizione contro il Galles e poi un test match contro Samoa.
Come tutti i bambini sudafricani, il rugby è il primo sport che Hottie Louw ha praticato sin dalla scuola elementare, associato soltanto al cricket, disciplina meno diffusa in Italia. Poi tutta la trafila scolastica, prima di approdare a Western Province nel 1996, proprio all’inizio dell’era del professionismo nella palla ovale. Nel 2002 arriva la chiamata della nazionale, alla vigilia del mondiale australiano, eppure il giocatore decide di tentare l’anno successivo l’avventura europea e di viaggiare per il mondo.
«Ho sempre avuto l’idea di conoscere posti diversi – conferma il diretto interessato – Forse, se fossi rimasto in Sud Africa probabilmente le cose sarebbero andate in maniera diversa. Ma sono stato in Francia, in Galles, in Inghilterra e ora in Italia e chissà dove mi porterà il futuro, magari in Giappone».
E chi meglio di un giocatore giramondo come Hottie Louw può spiegare le differenze più significative riscontrate tra i diversi stili rugbistici.
«In Sud Africa ci focalizziamo molto sui dettagli, si fanno molte analisi della partita e dell’avversario. In Francia è completamente diverso, ci sono giocatori talmente talentuosi che non si fanno sedute sulle abilità individuali o sulle singole fasi di gioco, come le rimesse laterali ad esempio, ma si lascia libertà di gioco. In Gran Bretagna, poi, il gioco è più strutturato ed è più simile a quello sudafricano. Non cambierei nulla di quello che ho fatto nel mondo del rugby, ma se potessi vorrei restare un po’ di più in Sud Africa e in Francia perché lì mi sono davvero divertito».
Ultimo in ordine di tempo, ma di sicuro non meno importante, il trasferimento al Benetton Treviso.
«Mi trovo molto bene qui, c’è una buona struttura e al club tutti quanti sono professionali: giocatori, staff tecnico e dirigenti. C’è ancora molto lavoro da fare, soprattutto per essere più competitivi in Europa, ma tutti stanno remando nella giusta direzione. A convincermi a venire a Treviso comunque è stata in primis la volontà di fare continuamente esperienze di vita e di gioco diverse».
L’anno scorso, il ritorno in Sud Africa ai Blue Bulls, per giocarsi la sua chance di partecipare alla Coppa del Mondo 2007, vinta poi proprio dal Sud Africa.
«Sono molto contento che abbiano vinto. Anche se adesso i club del Super 14 non stanno andando bene, vedo molto entusiasmo specialmente nei giovani della nuova generazione. Per quanto mi riguarda, ho cercato di giocarmi le ultime possibilità, ma ero pienamente consapevole del fatto che avevo già 31 anni e che non giocavo in patria da molto tempo e quindi ormai la rosa era già stata costruita e amalgamata».
Immancabile, infine, il punto di vista del gigante Springbok sul campionato italiano.
«E’ un campionato di buon livello, con giocatori con caratteristiche interessanti. Penso che la classe arbitrale dovrebbe, però, cercare di migliorare e concedere maggiori vantaggi in modo di poter giocare più liberamente, perché ci sono squadre che amano muovere palla e le linee arretrate come il Benetton, ma anche Viadana e Calvisano. Nel complesso, comunque, il mio giudizio sul Super 10 è assolutamente positivo».
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