Deano ha quindi fatto parte della selezione scolastica e dell’Under 23, per poi approdare alla nazionale maggiore il 1 marzo 1986, in una gara contro l’Irlanda, vinta 25 a 20. L’esordio non poteva essere migliore per il ventiduenne numero 8, che ha segnato due mete e dato nuova linfa ad una prima linea che stava rinascendo dopo un lungo periodo di delusioni.
L’anno successivo è bastata una sola partita nel Cinque Nazioni, quella contro la Scozia, affinché Martin Green lo inserisse nella squadra in partenza verso la Nuova Zelanda, dove avrebbe affrontato la prima Coppa del Mondo di Rugby. Dean ha giocato quattro gare, marcando una meta contro il Giappone nella fase a gironi; ma quello è stato un torneo deludente per il team inglese, buttato fuori nei quarti di finale dal Galles con un secco 16 a 3.
Nel 1988, con lo scudetto del campionato inglese cucito sulla maglia del Leicester, Dean era ormai diventato un titolare fisso del XV della Rosa. Le sue spinte potenti e la capacità di essere nel posto giusto al momento giusto, gli hanno creato una formidabile reputazione sulla scena internazionale. Il suo marchio di fabbrica era il cosidetto “abbraccio dell’orso”, con il quale riusciva a girare un avversario presentando in tal modo la palla al proprio pack.
Tuttavia, è stato durante il tour dei Lions in Australia nel 1989 che Richards ha pienamente dimostrato la sua abilità. Avendo perso la prima prova 12 a 30, con una performance poco brillante, i leoni sono stati costretti a rifarsi in quella successiva, al Ballymore Stadium di Brisbane. In un match che sarà sempre ricordato come “La Battaglia di Ballymore”, i rossi hanno raggiunto una sofferta vittoria per 19 a 12, grazie alle mete di Jeremy Guscott e Gavin Hastings e al piede magico di Rob Andrew. Deano era parte fondamentale di una terza linea di grande classe, comprendente Mike Teague e lo skipper scozzese Finlay Calder, e di un pack che, oltre a lui, aveva in mischia altri due poliziotti, Paul Ackford e Wade Dooley. Costringendo i Wallabies ad un confronto molto fisico, gli avanti britannici hanno offerto la piattaforma ideale per le corse dei propri trequarti: in quel modo la partita e la serie sono state vinte.
Purtroppo ad attendere il numero 8 al suo rientro in patria c’era un infortunio alla spalla che lo ha costretto a restare fuori per tutta la stagione 1990.
Il ritorno di Richards al rugby internazionale, nel 1991, è stato a dir poco trionfale. Egli, infatti, ha giocato in tutte e quattro le sfide del Cinque Nazioni diventando una figura fondamentale nella conquista, attesa a lungo, del Grande Slam.
C’è stata, è vero, la delusione per la finale di Coppa del Mondo persa contro l’Australia di Campese, ma si può dire che il numero 8 non ne è stato coinvolto direttamente, in quanto la confusionaria tattica indotta da Geoff Cooke lo ha relegato in panchina in favore di Mick Skinner nei quarti di finale contro la Francia, e Deano non ha più avuto alcun ruolo nel torneo.
Richards ha poi saltato la prima partita del Cinque Nazioni 1992 contro l’Irlanda, ha giocato solo uno scampolo della seconda con la Scozia, entrando nel finale per sostituire Tim Rodber, ed è tornato a pieno titolo in squadra contro Francia e Galles, risultando determinante per vincere il secondo Grande Slam consecutivo dell’Inghilterra.
Tuttavia, l’anno successivo alcuni infortuni lo hanno escluso ancora dalla rosa e ciò è costata una serie di prestazioni non proprio entusiasmanti da parte del pack inglese. Lo staff dei British and Irish Lions, ovvero il manager Geoff Cooke e l’allenatore Ian McGeechan, ha visto tutto questo e ha deciso che il grintoso Deano era il tipo giusto per sbaragliare i forti avanti della Nuova Zelanda sul proprio territorio. Il numero 8 ha così giocato in tutti e tre i test match, ma la serie è stata persa 1 a 2, e lo stesso Dean è stato penalizzato per un reato innocuo nella prima sfida, che ha consegnato la vittoria agli All Blacks per 20 a 18.
La possibilità della vendetta è arrivata rapidamente, quando la Nuova Zelanda è salita nel Regno Unito per il tour invernale nel corso dello stesso anno. Dean è stato affiancato in terza linea da Ben Clarke e Tim Rodber e ha orchestrato una distruzione totale del pack in nero, ispirando in quel modo un meritato 15 a 9.
Meno di un anno più tardi Richards è stato di nuovo il fulcro di una famosa vittoria, quella in cui l’Inghilterra ha sconfitto il Sudafrica 32 a 15 a Pretoria.
Sempre in Sudafrica, durante la Coppa del Mondo del 1995, i bianchi hanno sconfitto anche l’Australia 25 a 22, ma, in seguito, sono stati esclusi dalla competizione da uno straordinario Jonah Lomu.
In quella stagione Richards si è consolato conquistando il terzo Grande Slam nell’arco di cinque anni, dove lui è sceso in campo in tutte le partite, e vincendo per la seconda volta il campionato con la sua squadra di club.
Il 1996 ha visto Dean disputare la sua ultima gara in maglia bianca; la vittoriosa sfida con l’Irlanda (28 a 15), che ha regalato ancora il trofeo agli inglesi, anche se senza Slam.
Il numero 8 si è definitivamente ritirato alla fine della stagione, con 48 caps e 6 mete sulle spalle.
Con Leicester, invece, ha guadagnato 342 presenze dal 1982 al 1997.
Una volta appese le scarpe al chiodo, ha continuato ad allenare i suoi Leicester Tigers, guidandoli alla conquista di tre titoli nazionali (1999, 2000 e 2001) e di due Heineken Cup consecutive, nel 2001 e nel 2002.
Nel 2004 ha avuto una breve parentesi in Francia con il Grenoble, per poi tornare in patria la stagione seguente dove ha assunto la direzione tecnica degli Harlequins, con i quali ha vinto il campionato di seconda divisione nel 2006.
Proprio con la squadra londinese è accaduto un brutto episodio che ha un po’ minato la figura di Deano. Il 12 aprile 2009, durante una partita di Heineken Cup contro gli irlandesi del Leinster, l’ala degli Harlequins Tom Williams ha simulato un infortunio alla bocca con una fialetta di sangue precedentemente preparata, in modo da indurre l’arbitro a sostituirlo per fare rientrare in campo per una blood sostitution il kicker più esperto Nick Evans. Scoperto il raggiro, la European Rugby Cup ha sospeso il giocatore per 2 anni, mentre Richards, anche se si è dichiarato all’oscuro dei fatti, è stato costretto a rassegnare le dimissioni ed è stato bandito per 3 anni da qualsiasi competizione di rugby.
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