Dal Gazzettino (31.07.2007)

Una panchina per tre: il futuro ct dell’Italia sarà Gajan, Lairle o Rodriguez – Azzurri a Spala, a -120°

Una panchina per tre: il futuro ct dell’Italia sarà Gajan, Lairle o Rodriguez

Cristian Gajan, Serge Lairle o Laurent Rodriguez. A meno di sorprese o
cambi di rotta improvvisi, tra questi nomi dovrebbe uscire il futuro
commissario tecnico della nazionale italiana di rugby. La Fir ha
ristretto ai tre tecnici francesi la rosa dei papabili successori di
Pierre Berbizier, abbandonando la pista australiana (Jones) e quella
interna (Coste più lo staff attuale) emerse dopo il no di Philippe
Saint André, il candidato numero uno su cui si era puntato.
L’Italia dunque in panchina continuerà a parlare francese. Opzione che
per affinità tecniche, culturali e temperamentali ha sempre dato buoni
frutti, da Julien Saby (1934-37 e 1951-54) a Berbizier (2005-07),
passando per Pierre Villepreux (1978-81), Bertrand Fourcade (1989-93)
e George Coste (1993-99). Sia che la scelta cada su Gajan o Lairle,
provenienti da Tolosa, sia che cada su Rodriguez, l’ultimo candidato
incontrato dal presidente Giancarlo Dondi, la convinzione è di seguire
la strada indicata da Berbizier, che ha prodotto frutti importanti.

LAURENT RODRIGUEZ Nato a Poitiers il 25 giugno 1960, è stato una terza
linea forte fisicamente e abile nelle percussioni. Fra l’81 e il ’90
ha messo insieme 56 presenze con la Francia, diventandone anche
capitano, come Berbizier. È stato vice campione del mondo ’87 e ha
conquistato 4 tornei delle Cinque Nazioni. Da allenatore è stato 6
stagioni al Biarritz con Patrice Lagisquet, vincendo il titolo di
Francia nel ’02. Poi è passato al Pau, al Brive e l’anno scorso in
Italia ha salvato il Catania dalla retrocessione. Confermato dai
siciliani, non dovrebbe avere problemi a liberarsi in caso di chiamata
azzurra. È descritto come un tecnico di polso. Il suo nome, visti
trionfi con i Bleus, è il più conosciuto a livello internazionale. Due
caratteristiche che sembrerebbero molto gradite alla nostra
federazione.

CRISTIAN GAJAN 49 anni, ha iniziato ad allenare nel ’91 a Tolosa in
coppia con Jean Claude Skrela. Nel ’92 ha vinto il "defunto" Du Manoir
(ex torneo tra big, poi Coppa di Francia e di Lega) insieme ad Albert
Cigana. Nel ’01 ha conquistato l’ultimo scudetto del club rossonero,
in triumvirato con Guy Noves e Philippe Rougè Thomas. In mezzo ha
messo l’importante tappa italiana a Treviso, dove ha vinto il
campionato ’99, lasciato amicizie e buoni ricordi (l’ex azzurro Valter
Cristofoletto lo sta utilizzato per gli stage dell’associazione
allenatori che presiede). Proprio la conoscenza dell’ambiente italiano
e della lingua sono motivi di forte appeal. È amico del tecnico dei
trequarti Jean Philippe Cariat, con il quale potrebbe costituire un
tandem affiatato (lui di solito curava gli avanti). Attende la
chiamata in Giappone, dove allena i Fukuoka Sannix Blues. Nella sua
carriera spicca anche l’esperienza al Castres, da capo-allenatore.

SERGE LAIRLE Nato a Tolosa il 3 dicembre ’56, è il meno conosciuto dei
tre in Italia. Questo, insieme al fatto che non ha esperienza di capo
allenatore, lo renderebbe il meno papabile. Ma come pedigrée e
palmares non è certo secondo a nessuno. Prima come pilone-tallonatore
e poi come tecnico della mischia ha contribuito a fare dello Stade
Toulosain la squadra più vincente di Francia. Ha conquistato 3
scudetti e un Du Manoir da giocatore negli anni ’80, più 5 scudetti
(uno da giocatore- allenatore), 3 Heineken Cup e 2 du Manoir da
tecnico a fianco di Guy Noves. Proprio quest’ultimo, declinata
l’opportunità di allenare l’Italia avendo scelto di restare a Tolosa,
avrebbe caldamente consigliato l’ingaggio del suo assistente. Sicuro
di fare bella figura con gli azzurri.

Ivan Malfatto

Azzurri a Spala, a -120°

(im) L’Italrugby è volata ieri dal raduno di La Salle, in Val d’Aosta,
al centro sportivo di Spala, in Polonia. Qui perfezionerà la
preparazione in vista del Mondiale fino al 7 agosto, utilizzando le
moderne tecniche della crioterapia. Ovvero sedute in speciali camere
che raggiungono i -120 gradi sotto zero e servono a far riassobire più
in fretta i traumi di gioco. «L’Irlanda la utilizza da anni – spiega
il manager Carlo Checchinato – Nell’ultimo Sei Nazioni Brian
O’Driscoll per recuperare dall’infortunio del match con l’Italia è
andato direttamente da Roma a Spala. Così abbiamo scoperto il centro
polacco e deciso di utilizzarlo anche noi». Per essere al meglio in
settembre, insomma, non si lascia nulla al caso. Ci si affida ai più
moderni ritrovati. Più che giusto, visto che oggi la Fir ha anche le
possibilità economiche per farlo.«Questo terzo momento di preparazione
mondiale conclude il ct Pierre Berbizier ci servirà per comprendere a
che punto siamo del cammino. Dopo esserci concentrati sugli aspetti
atletici, dobbiamo far sì che la condizione fisica sia funzionale
all’espressione del nostro gioco».

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