Dal Gazzettino del 22 marzo 2010

Italia dai due volti. Si salva la difesa il resto è delusione – COPPA ITALIA – Il trionfo francese e il Grande slam dei fondamentali – CIFRE AZZURRE – Galles-Italia donne – S 10: Casinò, torna Candiago – ancora Coppa Italia

Italia dai due volti. Si salva la difesa il resto è delusione.

Il bilancio di un Sei Nazioni trasformatosi da sogno a incubo
Falliti due match, disciplina pessima, pack non più dominante

Ivan MALFATTO

Dottor Jekyll e mister Hyde. E’ stato un Rbs Sei Nazioni dai due volti quello appena concluso dall’Italia.
     Un torneo dei record le prime tre partite. In undici edizioni al traguardo parziale non si era mai arrivati così bene in fatto di mete subite (3) e differenza punti (-29). L’Italia se l’è giocata con con tutte le rivali. Ha incassato la solita onorevole sconfitta con l’Irlanda. Ha battuto la Scozia evitando il Cucchiaio di legno. Non è mai stata così vicina all’Inghilterra.
     Un torneo negativo le due partite conclusive. Tanto da passare dal sogno del quarto posto (come nel 2007) all’incubo dell’ultimo (ottava volta). Il ct Nick Mallett alla vigilia aveva fissato l’obiettivo nel «contenere i passivi in 10-15 punti e provare avincere le partite alla portata». Con l’onorevole disfatta in Francia (-26) e la resa incondizionata in Galles (-23) non l’ha centrato.
     Di record all’Italia alla fine è rimasto solo quello delle mete subite. Solo dodici. Precedente primato le tredici del 2008, sempre con Mallett ct. Perciò sarà tramandato come il Sei Nazioni della difesa più ermetica. Emblema i 110 placcaggi anti Scozia. Poi però la stessa difesa si è sciolta con la Francia e ha vacillato con il Galles. Le squadre che ci hanno più sollecitato in fatto di attacco e possesso. Sulla sua effettiva efficacia e sull’usura del gruppo sono perciò piovuti interrogativi.
     «Lo spogliatoio al termine della partita contro i gallesi sembrava un ospedale – ha confessato Mallett – Sono contento fosse l’ultima partita, non vedo come avremo potuto farne un’altra». Oltre ai tre giocatori ko alla vigilia (Masi, Derbyshire, Del Fava) e ai due in campo (Canavosio, Canale), c’erano malconci Zanni, Bortolami, Garcia, Gower e altri. Il beneficio tattico di schierare 12/15 della stessa formazione per tutto il torneo è stato pagato caro dal punto di vista fisico. Dimostrando come nelle competizione internazionali la possibilità di disporre di una rosa allargata di atleti pari livello è fondamentale. L’Italia non li ha. Spera di trovarne qualcuno in più dal prossimo anno con le 22 partite di Celtic (più le 6 di Heineken) che tutti gli azzurrabili giocheranno, aumentando la loro competitività.
     Carente la disciplina. Quattro i cartellini gialli (Garcia 2, Castrogiovanni, Mauro Bergamasco), il doppio di Scozia e Galles, il quadruplo di Irlanda e Francia, nessuno per l’Inghilterra. Una squadra già inferiore non può regalare 8’ di superiorità numerica in media a partita.
     A livello collettivo è stato anche il Sei Nazioni della mischia azzurra non più dominante come in passato, contraddicendo quanto visto nei test autunnali. «Non perchè sia meno competitiva – si giustifica Mallett – Ma perchè in chiusa gli arbitri hanno iniziato a fischiare contro di noi proprio dopo i 10’ in cui abbiamo inchiodato la mischia degli All Blacks a San Siro, ponendo l’attenzione soprattutto su Castrogiovanni. Il maul l’abbiamo usato meno per scelta, perchè ora gli arbitri guardano più i falli del portatore di palla che a quelli del difensore. Perciò abbiamo optato per un gioco più vario, lo si èvisto da come sono nate le nostre mete». Nessuna dal pack, 4 su 5 realizzate dai trequarti.
     A livello individuale, le cinque nomination ai migliori vanno a Mirco Bergamasco scopertosi calciatore più preciso di Jonny Wilkinson (15 su 18, 83,33% contro 72,72%), Alessandro Zanni (buon sostituto di Parisse), Craig Gower (la conferma), Quintin Geldenhuys (la scoperta) e Pablo (purtroppo limitato dagli infortuni).

 

COPPA ITALIA

Al Benetton il derby-finale con il Petrarca

La legge di Goosen

Roberto ROVERSI

ROVIGO – Il blasone delle protagoniste e la loro storica rivalità sembrava promettere una finale di Coppa Italia con buoni contenuti tecnici ed agonistici, invece Benetton Treviso e Petrarca Padova hanno dato vita ad una sfida mediocre, infarcita di errori e di falli. Alla fine il risultato ha premiato di misura i trevigiani, ai quali va riconosciuto il merito di aver cercato con maggiore volontà un gioco più manovriero. Dal canto suo il Petrarca Padova raramente si è mosso dai binari di una gara impostata quasi tutta sul pack e sul gioco al piede di Mercier, ma il maggior possesso esercitato dal Benetton Treviso ha ridotto le potenzialità dei padovani. In una partita che ha fatto lavorare molto l’arbitro, specialmente nelle mischie ordinate e nei raggruppamenti, a decidere, nel bene e nel male, sono stati i calciatori. Bene Goosen, specie quello del primo tempo, con tre centri su quattro, male Mercier che ha fallito diverse opportunità favorevoli, compresi due tentativi di drop.
     L’avvio di gara è tutto del Benetton Treviso che, dopo essere passato in vantaggio al 3’ con un penalty di Goosen da 35 metri, imposta una lunga azione a ridosso dei 22 del Petrarca con diversi cambiamenti di fronte. Ma la difesa dei padovani fa per intero il suo dovere non concedendo spazi per l’avanzamento. Al 17’ Faggiotto placca alto Picone e Goosen realizza la punizione. Ancora un fallo del Petrarca, questa volta in mischia ordinata con Ansell pescato in fuorigioco, permette al Benetton Treviso, sempre con i piedi di Goosen, di allungare. I bianconeri si fanno vedere raramente in avanti, ma al 24’, dopo una bella iniziativa degli avanti, mettono Mercier nella condizione di centrare i pali con un bel drop da 30 metri. La reazione del Benetton Treviso si fa sentire poco dopo la mezz’ora con due azioni di Mulieri che viene fermato a pochi passi dalla meta. Null’altro da segnalare fino alla fine del tempo.
     La ripresa inizia con un Petrarca più convinto e nel giro di un paio di minuti i padovani confezionano due azioni molto pericolose. Sul secondo affondo, nato da una partenza di Galatro da mischia chiusa, ben sostenuta da Bezzati, si crea un raggruppamento a ridosso della linea di meta trevigiana dove il più rapido e deciso è Repetto che raccoglie l’ovale e si tuffa in meta. La trasformazione diMercier, che poteva valere il sorpasso, va fuori di poco. Si pensava che la marcatura potesse sbloccare il match, ma così non è stato. Anzi sono aumentati gli errori, compresi quelli dei calciatori (per il Benetton Treviso hanno provato anche Marcato e Botes, ma senza fortuna). Al 27’ il Petrarca ha l’occasione per passare in vantaggio, ma il penalty di Mercier, da 25 metri, finisce sul palo. Nel finale il Benetton Treviso pensa solo al mantenimento del possesso e l’ovale non si allontana dal raggio d’azione del pack, protagonista principale della vittoria dei campioni d’Italia.

MISCHIA APERTA di Antonio LIVIERO

Il trionfo francese e il Grande slam dei fondamentali

Celebrare il nono Grande slam della Francia con un Borgogna di classe, come ho visto fare l’altra sera nel terzo tempo, mi sembra esagerato rispetto al sofferto successo sull’Inghilterra. Un meno nobile Merlot, robusto ed elegante, dai tannini pronunciati, un po’ ruvido al palato, probabilmente si accosterebbe meglio al gioco francese. Basi solide, ben strutturato attorno alle fasi di conquista. Specie la mischia. Mas pilone destro, premiato con il "Talent d’or" di migliore in campo, è l’icona del match. Emblematica la sua faccia tesa e tragica negli attimi che precedevano l’ingaggio con il dirimpettaio Payne. A sinistra della prima linea il giovave Domingo, rivelazione del Torneo, e al centro l’affidabile Servat: un incubo per il pacchetto bianco che nel ribollente Stade de France ha fatto la fine della zolletta di zucchero nella tazza di tè. Non è dunque un caso che molte delle mete di questo Sei Nazioni siano fiorite proprio su lanci da mischia chiusa.
     E poi la difesa: cuore, coraggio, lucidità. Capitola all’inizio su un seducente movimento ispirato da Flood a favore di Foden inserito sulla fascia. Un po’ più intraprendenti gli inglesi. Addirittura furiosi nei primi 20’. Ma la diga blu alla fine ha vinto sul fiume. Recuperando palloni preziosi. In questo settore il simbolo è Dusautoir, il capitano nero, che placca e ribalta Moody, il capitano bianco. Oltre al carattere, la difesa nel corso delle 5 partite ha mostrato un’organizzazione avanzata, alternando vari sistemi di opposizione: rovesciata, scivolata, in pressione.
     C’è anche molto gioco al piede in questo slam. Quella di Lièvremont è la squadra che ha occupato di più, e meglio, il campo. Dopo la meta inglese, che aveva risposto al drop di Trinh Duc, è stato il monologo di Parra dalla piazzola, spesso sotto il diluvio, a muovere il punteggio: 12-7 alla pausa. Nell’ultimo quarto Wilkinson, da poco entrato, ha messo tra i pali una punizione difficile. E la partita è rimasta sul filo fino al termine.
     Grigia a Edimburgo contro una Scozia scriteriata, la Francia ha sfoderato la partita perfetta con l’Irlanda. Una prova di grande equilibrio tattico, non priva di ambiziosi movimenti offensivi, con l’imprinting dell’asteoride Bastareaud al centro della linea. Quindi la decisiva lezione di realismo a Cardiff con due mete di intercetto. In fanfara con l’Italia, vabbè. Ma si trattava di una partita dal divario marcato.
     A conti fatti, due bei match e tre brutti. Non che i francesi difettino di classe e iniziativa. E’ che lo spettacolo dipende da troppe variabili, non tutte legate alla qualità dei giocatori. Il pragmatismo invece non è mai mancato quest’anno, contrariamente al passato. Con la concretezza e l’equilibrio, dopo i troppi esperimenti offensivi, è arrivato il Grande slam che mancava dal 2004.

CIFRE AZZURRE

Mirco alle spalle di Dominguez e Pez tra i marcatori del Torneo

(W.P.) L’Italia è ultima per l’ottava volta. È la squadra che concesso più punizioni (60), e anche più gialli (4); dopo 7 anni virtuosi siamo tornati all’indisciplina dei primi anni nel torneo.
     Mallet ha usato 26 atleti, solo nel 2006 di meno: i 24 di Berbizier. Un debuttante assoluto: Bocchino e 6 già capped hanno provato l’atmosfera del torneo: Aguero, Derbyshire, Geldenhuys, Gower, Tebaldi e Vosawai. Mete segnate: 5, meglio delle 2 del 2009 ma è un dato ancora drammatico. Mete subite: 12, migliorato il record del 2008 (13).
     Mauro Bergamasco: 84 cap è ora secondo dietro a Troncon nelle presenze. Mirco Bergamasco e Perugini guidano le presenze nel torneo con 41, li tallona Bortolami a 40. Mirco sale al 6° posto dei marcatori assoluti (134) e al 3° nel torneo (76) dietro Dominguez 162 e Pez 113. Gli azzurri con più partite consecutive al momento sono: Perugini 19, Mc Lean e Zanni a 17.


Ieri Galles-Italia donne 15-19, due mete di Severin e una di Veronese.

 

 

SUPER DIECI

Il capitano sabato in campo per la sfida contro il Gran Parma

Casinò, torna Candiago

Il Casinò di Venezia inaugura la settimana forse più importante dell’intera stagione, quella che lo porterà alla sfida contro l’avversario diretto del Gran Parma, sabato prossimo alle ore 15 allo stadio 25 aprile della cittadina emiliana. In gioco c’è la salvezza nel campionato di Super Dieci, anche se sia il presidente Pipitone che l’allenatore Canale concordano nel dire che «la gara a Parma non è per noi decisiva, anche se davvero molto importante». Il Casinò ha svolto l’altro ieri un allenamento congiunto con i cugini del San Marco Mogliano, dove ha provato gli schemi da adottare sabato prossimo in gara, con particolare attenzione ai meccanismi difensivi. A livello di formazione, è previsto il rientro del capitano Edoardo Candiago fuori per infortunio dal 30 agosto del 2009, già visto in panchina nell’ultima prova di Coppa Italia contro l’Mps Viadana e ormai completamente recuperato. Niente da fare invece per il cugino Vittorio Candiago, impiegato nel ruolo di trequarti e bloccato da uno strappo muscolare di due centimetri che ne rinvia il rientro alla gara contro l’Aquila. Di questi ultimi giorni è infine la notizia dell’atteso recupero di Manuel Dallan, un altro trequarti fuori da quattro mesi a causa di un trauma cervicale. Dallan dopo una lunga riabilitazione ha ripreso a allenarsi con i compagni di squadra, tanto da essere pronto per un vicino impiego in un match ufficiale. La gara di sabato prossimo a Parma è valida come terza giornata di ritorno del campionato di Super Dieci, alla ripresa dopo la pausa dettata del Sei Nazioni, che si protrarrà sempre di sabato fino all’otto maggio finalmente senza pause o interruzioni.

 

RUGBY Coppa Italia:

I sogni dei bianconeri si sono infranti sul tiro del capitano quando il punteggio era 9-8
per la Benetton.

Pasquale Presutti: «Due punizioni inesistenti e il Treviso si è portato sul 6-0»

Alberto Zuccato

I sogni del Petrarca si infrangono al 29′ del secondo tempo, quando sul punteggio di 9-8 per la Benetton – che rimarrà tale al termine della partita – Ludovic Mercier centra in pieno il palo su calcio di punizione. La Coppa Italia va quindi a Treviso, ma le recriminazioni in casa bianconera sono tante, con un uomo nel mirino: l’arbitro Mauro Dordolo.

 

«Sono orgoglioso di come questo Petrarca ha giocato la finale. – dice il presidente Enrico ToffanoL’arbitro, purtroppo, non è stato all’altezza. Quindi, rimane il rimpianto».

A chi chiede a Pasquale Presutti se il momento chiave dell’incontro sia stato quello del palo colpito da Mercier, il tecnico bianconero risponde così:
«No. I momenti chiave sono stati due: le punizioni contro che Dordolo ci ha fischiato all’inizio e che hanno consentito a Treviso di portarsi sul 6-0. Due punizioni inesistenti, soprattutto la prima. Ha detto che Bertetti ha placcato alto. Se così fosse stato, avrebbe dovuto mostrargli il cartellino giallo, cosa che non ha fatto. Così come l’arbitro non ha mai fischiato un fuorigioco alla Benetton. Possibile?».

Ma al di là dell’arbitraggio?
«È stata una partita molto equilibrata che la mia squadra ha giocato alla pari con la Benetton. Sono molto dispiaciuto per come è finita per i ragazzi, che si meritavano la soddisfazione di vincere la Coppa Italia. Nel primo tempo siamo stati messi un pò in difficoltà, ma nella ripresa, anche quando siamo stati in inferiorità numerica per l’espulsione di Acuna, abbiamo fatto meglio noi, mettendoci il giusto piglio. Peccato non sia bastato. Il rammarico è davvero grande».

Sul discorso di quel palo, parliamo con Mercier.
«Ho calciato bene, sono stato solo sfortunato; del resto anche la Benetton ha fallito un paio di calci non troppo difficili. Dispiace perchè abbiamo fatto una bella partita e vincere questa Coppa avrebbe rappresentato una grossa iniezione di fiducia, in particolare per i più giovani».

«Scoccia tremendamente perdere di un solo punto – continua il capitano del Petrarca – ma consola il fatto di avere giocato alla pari con una grande avversaria come la Benetton, dimostrando per l’ennesima volta di avere cuore e coraggio. Se poi penso all’arbitraggio che abbiamo avuto…».

Tutti contro con Dordolo?
«Non si può certo dire abbia diretto bene. Ha mostrato il cartellino giallo ad Acuna per placcaggio in ritardo, ma l’azione del mio compagno era stata regolare. Ci ha danneggiato anche in altre occasioni, ma è inutile continuare a parlarne». 

Già: inutile. Meglio archiviare la Coppa e rituffarsi nel clima campionato. Sabato a L’Aquila il Petrarca ha una partita fondamentale. L’augurio è che non rimangano scorie.

Il Benetton conquista la coccarda

nella finale di Rovigo battendo il Petrarca grazie alla prova balistica di Marius.

Goosen regala il secondo trofeo

Roberto Roversi 2

La quarta Coppa Italia conquistata del Benetton Treviso, il secondo trofeo stagionale dopo la Supercoppa, è arrivata al termine di una partita non brillantissima, caratterizzata più dagli errori e dai falli che dal bel gioco. Ma il successo biancoverde non fa una grinza, perché è stata quella che con maggiore convinzione ha cercato di far muovere il pallone negli spazi allargati. Il Petrarca Padova ha puntato quasi tutto sulla solidità del suo pack e sulla saggezza tattica del gioco al piede di Mercier, ma il grande possesso del Benetton ha costretto i padovani a giocare spesso nella propria metà campo.
     Fin dalle prime battute i trevigiani hanno cercato di dare velocità alle proprie azioni e al 3’ si sono portati in vantaggio con  un piazzato di Goosen. Due minuti più tardi il Benetton Treviso attacca cambiando fronte più volte, ma non riesce a trovare il varco per l’avanzamento nonostante i tentativi di Williams e Mulieri. È sempre la squadra biancoverde a condurre il gioco, anche se le sue azioni faticano ad arrivare vicino alla meta padovana.
     Per muovere il risultato il Benetton Treviso si affida ai piedi di Goosen che al 18’ e al 21’ va ancora a bersaglio dalla piazzola. La replica del Petrarca si concretizza al 24’ con un bel drop di Mercier in una delle rare puntate offensive dei padovani, che soffrono parecchio nelle fasi statiche. Prima della fine del tempo, in due azioni ravvicinate, si mette in luce Mulieri che viene fermato a pochi passi dalla meta.
     Il Benetton, pur faticando, sembra avere il controllo della gara, ma in avvio di ripresa il Petrarca trova la meta con Repetto, abile nel raccogliere e schiacciare oltre linea un pallone portato avanti da Galatro e Bezzati. Trovando grandi problemi nell’impostare il gioco, sia Treviso che il Petrarca si affidano ai loro calciatori, ma la vena di questi ultimi non è delle migliori. Sbaglia Goosen al  7’, lo imita Mercier poco dopo e al 18’ anche Marcato mette fuori daposizione non impossibile. L’apertura francese dei padovani potrebbe portare in vantaggio la sua squadra al 27’, ma il tentativo da 25 metri finisce contro il palo.

     Lo scampato pericolo spinge il Benetton Treviso a spostare in avanti il proprio gioco approfittando della stanchezza del pack bianconero. Al 38’ anche Botes prova a cercare la via dei pali, ma inutilmente. Nei minuti di recupero la mischia trevigiana punta tutto sul possesso prolungato e lo fa con buona organizzazione fino al fischio di Dordolo che sancisce la conquista della Coppa Italia, un trofeo che mancava nell’albo d’oro del Benetton Treviso dal 2005.

 

SMITH, TECNICO BIANCOVERDE

«Ha prevalso la squadra più esperta»

Alice Sponton

SMITH, TECNICO BIANCOVERDE

«Vincere è sempre positivo, qualsiasi sia la posta in palio – commenta Franco Smith – Sono soddisfatto per il gioco: i ragazzi hanno lavorato bene sia in attacco che in difesa, soprattutto nella delicata fase finale durante la quale hanno mantenuto il possesso della palla per quasi 3’. Non abbiamo concesso grandi occasioni da meta al Petrarca, anche se credo che avremmo potuto essere più precisi in alcune occasioni: abbiamo corso quando non dovevamo e sprecato tre o quattro possibilità di segnare perdendo l’opportunità di realizzare un punteggio più alto. Alla fine, credo che la differenza l’abbia fatta anche la maggior esperienza nel disputare gare importanti. Mi complimento con i ragazzi, sono stati bravi nonostante mancassero molti giocatori titolari da quelli impegnati con la Nazionale ai numerosi infortunati».
     Dall’altra parte Pasquale Presutti, allenatore del Petrarca, afferma: «Non siamo stati sovrastati da Treviso, abbiamo messo in campo un gioco simile, disputando una gara quasi alla pari. Abbiamo sofferto in mischia chiusa e in qualche occasione in mischia ordinata e in touche, commesso errori dalla piazzola. Fermare Goosen, inoltre, non era facile. Siamo stati sfortunati, ma i giocatori hanno dato tutto ciò che potevano».
     Nota polemica, infine, per la direzione di gara: «Se c’è una squadra che deve recriminare su qualche decisione arbitrale, quella è il Petrarca. Non abbiamo certo perso per colpa delle decisioni del direttore,ma in una finale avrei preferito maggiore attenzione da parte di aveva il compito di giudicare i fatti in campo».

 

 IL MOTIVO: POCHI I RODIGINI

     (R.R.) La finale di Coppa Italia tra Benetton Treviso e Petrarca Padova ha fatto riscontrare un buon successo di pubblico. Le presenze al Battaglini, infatti, hanno sfiorato le tremila unità. Delle due tifoserie quella che ha risposto in maggior numero al richiamo di questo evento è stata probabilmente quella padovana, se non altro per una questione di distanza. Sicuramente più colorita e rumorosa, anche perché alla fine è arrivato il successo della loro squadra, è stata, invece, la rappresentanza dei tifosi della Marca, arrivati al Battaglini con maglie e bandiere, forse meglio organizzati rispetto ai sostenitori padovani, giunti a Rovigo alla spicciolata e per loro conto. Un buon contributo al colpo d’occhio delle tribune del Battaglini lo hanno dato anche i giocatori, i tecnici, i dirigenti e i sostenitori del Torneo Enrico Suriani, svoltosi sul campo della Monti. Non molto consistente, invece, è stata la partecipazione del pubblico rodigino. Forse non sapendo per chi tifare, fors’anche delusi, gli appassionati rossoblù hanno scelto altri modi per trascorrere il pomeriggio.

LA FINALE AL BATTAGLINI

Rammarico di Susanna Vecchi per l’uscita della FemiCz

«Potevamo esserci noi»

«Credo che Rovigo abbia fatto una bella figura». Susanna Vecchi, presidente della Femi Cz Rovigo e del comitato organizzatore della finale di Coppa Italia, commenta con soddisfazione i complimenti ricevuti. «Mi hanno fatto piacere le parole di ringraziamento dei dirigenti federali e dei presidenti del Benetton Treviso e del Petrarca. Da parte mia voglio complimentarmi con tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita di questo evento».
     L’occasione di questa finale tutta veneta sembrava potesse offrire anche l’opportunità di riunire le quattro squadre della regione che militano nel Super 10 per discutere della Celtic League e della riforma dei campionati. Invece, al di là degli incontri istituzionali che avvengono in queste circostanze, non c’è stato nessun colloquio. «Ho visto i presidenti di Treviso e Petrarca prima della partita e poi basta – spiega Susanna Vecchi, che, invece, di Celtic e di riforma del campionato vorrebbe discutere al più presto – A questo punto penso che il nostro interlocutore principale debba diventare la federazione».
     Tra le righe, ma non troppo, il massimo dirigente rossoblù fa capire che si sarebbe aspettato un comportamento diverso dal Benetton Treviso che sembra intenzionato a non cercare troppe alleanze nella sua avventura in Celtic League. Visto il livello non eccelso della sfida tra Treviso e Petrarca, in casa rodigina c’è il rammarico per aver mancato di pochissimo la qualificazione alla finale. «Con le squadre viste oggi – commenta la Vecchi – avremmo potuto benissimo giocarcela anche noi. Purtroppo abbiamo sprecato una grande occasione nella semifinale con il Petrarca».
     Sabato prossimo riparte il Super 10 e la Femi Cz Rovigo non può più concedersi passi falsi. «non possiamo più sbagliare – dice Susanna Vecchi – Il clima mi sembra buono e mi aspetto una squadra molto motivata. I ragazzi devono dimostrare quanto valgono e dare il massimo in campo. Al Battaglini non deve passare nessuno e per fare questo serve una squadra combattiva. I buoni risultati in campo possono aiutare molto la società fuori dal campo».

La Club House di Viale della Costituzione ha riaperto i battenti.

Come annunciato a gran voce della dirigenza rossoblù nei giorni scorsi, a gestire l’apertura in occasione del torneo giovanile e della finale di Coppa Italia tra Petrarca e Benetton, il diesse della Femi Cz Rugby Rovigo Andrea Scanavacca insieme all’amico Stefano Prearo. «Finalmente si cercherà di far tornare la casetta il centro di ritrovo e il punto di riferimento per gli appassionati della palla ovale e non – ha detto “Pepe” Scanavacca –. Ringrazio tutti quelli che oggi hanno collaborato e partecipato a questa speciale apertura». La Club House, in funzione per l’intera giornata, ha ospitato il terzo tempo tra le due squadre al termine della finalissima vinta dai bianco-verdi. Nelle prossime settimane saranno definiti orari di apertura, gestione ed organizzazione perché i locali della casetta possano tornare a respirare aria di rugby dopo la chiusura, che pareva definitiva, avvenuta lo scorso 18 settembre.
     A.S.

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