Riforme del Super 10 e del movimento sempre più urgenti. Dossier di
Manzoni a Dondi sulle idee delle società. Italiani a referto: dietro
front
Dopo la Nazionale diamo dignità anche ai club
Oggi nell’assemblea di Bologna attesa per i progetti dalla Fir. Senza
risposte precise c’è il rischio di altre fughe dalla Lire
Domanda: caro presidente della Fir Giancarlo Dondi, dopo aver portato
l’Italia a dignità europea, traguardo per cui tutti le sono
riconoscenti, vuole aiutare anche il campionato e i club italiani a
riuscirci?
Risposta: caro Francesco Zambelli, smettiamola di farci del male tra
noi, di dire che il nostro campionato non vale niente, di andare nelle
coppe europee con le rose corte o le riserve e a questa dignità ci
arriveremo. Io ci credo, devono crederci anche tutti gli altri.
Il dialogo, più o meno in questi termini, si è svolto venerdì sera.
Davanti a un centinaio di persone. Teatro, la Romanina di Crespino
(Rovigo). Dove il Lions Club di Santa Maria Maddalena-Alto Polesine,
guidato da Michele Ghirardini, ha invitato Dondi, il ct Pierre
Berbizier e il team manager Carlo Checchinato a parlare dei destini
della Nazionale e del rugby italiano. Fra le tante domande, quella
cruciale l’ha posta proprio Zambelli. Storico sponsor del Rovigo
(FemiCz), che anche quest’anno si è impegnato con 250mila euro a
sostenere i rossoblu. È la domanda che riassume un dibattito in atto
da tempo. Che fotografa la grande attesa per le riforme necessarie a
lanciare, a fianco della Nazionale, anche il movimento, i club e il
massimo campionato. La prima motore, i secondi benzina del rugby
italiano. La risposta, su quella data nella serata rodigina giudichino
i lettori, è attesa oggi.
All’hotel Amadeus di Bologna, ore 12, va in scena infatti il
mezzogiorno di fuoco del rugby italiano. Non un duello western, ma un
confronto decisivo fra il presidente della Fir e i club del Super 10,
all’indomani del terremoto provocato dall’uscita del Benetton Treviso
(dopo Calvisano) dalla Lire e dall’annunciata denuncia per
diffamazione alla procura federale (oggi sarà formalizzata) del
presidente Lire Sandro Manzoni a quello trevigiano Amerino Zatta.
Lo stesso Manzoni ha messo sul tavolo della Fir prima di Natale un
dossier, nato da una capillare serie di consultazioni, con richieste,
considerazioni, idee, proposte, doglianze e speranze dei club d’élite
italiani. In pratica la base per quel confronto che Dondi invoca da
tempo («Mi dicano la Lire cosa vuole…»). Alla federazione farne la
sintesi, trarne i programmi e medio-lungo termine e le linee-guida del
futuro che invocano i “ribelli” del Benetton. «Un programma a medio
termine – ha convenuto Dondi sempre alla Romanina – che è l’unica
strada per rilanciare l’alto livello. Tenendo presente però una
premessa decisiva: oggi in Europa per fare il professionismo servono
minimo budget da 5 milioni di euro, come l’Albi squadra più piccola
del Top 14. Chi li ha o puà metterli questi soldi?».
Per il confronto odierno sono molte le indicazioni date dai club.
Conservare la formula del Super 10, o un campionato simile.
Considerare le selezioni eventualmente solo per le coppe.
Rivitalizzare le piazze storiche decadute, unico strumento per
attrarre pubblico, sponsor e mass media (vedi i 3500 spettatori
dell’ultimo Padova-Treviso). Ridurre il numero di italiani obbligatori
a referto. La prossima stagione invece di salire a 13 nei 22 si
tornerà a 11 (e addio all’under 19 obbligatorio), ma si potrebbe
scendere di più in attesa che l’Accademia sforni i talenti e i numeri
che ora non ci sono. Un’ipotesi di 7 italiani nel XV e il resto
stranieri e oriundi sembra tramontata.
Tutte indicazioni che dovranno portare a un progetto per il rugby
italiano. Altrimenti altri club stanno già pensando di lasciare la
Lire. Se accadesse, a fine stagione si chiuderebbe baracca, mancando
il numero dei 4/5 previsto dalla convenzione con la Fir. Per evitarlo
basta rispondere alla domanda di Zambelli: dopo la Nazionale, si vuole
aiutare anche campionato e club a trovare dignità?
Ivan Malfatto
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Coppe, via anche gli inglesi? Francesi: il nodo dei diritti tv
(im) Dopo l’annunciato boicottaggio dell’Heineken Cup da parte dei
club francesi la prossima stagione, si profila anche di quello degli
inglesi. Oggi una riunione per decidere. Il motivo è il rifiuto della
federazione inglese di far entrare la lega inglese nel pacchetto
azionario dell’Erc, società che gestisce le coppe europee e i relativi
introiti. Una braccio di ferro che dura da mesi. «Contrattualmente
siamo tenuti a partecipare nelle prossime due stagioni alla Coppa
Europa, ma quanto successo questa settimana (boicottaggio francese,
ndr) potrebbe avere modificato il contratto» ha dichiarato il
direttore della lega dei club di Premiership Mark McCafferty,
ventilando la protesta. In dirittura d’arrivo, invece, l’accordo sui
giocatori da dare alla nazionale inglese: i 32 prescelti saranno
pagati e assicurati dalla federazione nel periodo in cui sono con
l’Inghilterra, ai club andrà un’indennità di 7,5 milioni di euro.
Sul fronte francese, invece, dietro il boicottaggio si sta giocando
anche la partita dei diritti tivù per il Top 14. La lega francese ha
lanciato un’offerta, la tivù per dare le cifre richieste chiede un
campionato più grande, importante e con più date, da trovare
rinunciando alla coppa. Se però l’offerta delle tivù per il Top 14
sarà comunque vantaggiosa, il boicottaggio potrebbe rientrare. Una
decisione dovrebbe arrivare nel giro di una decina di giorni.
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COPPE EUROPEE. PER LE NOSTRE SQUADRE IL BILANCIO È DI 3 VITTORIE E 33
SCONFITTE
A Parma prima gioia in Heineken, ma per l’Italia è l’anno peggiore
Heineken Cup e Challenge Cup hanno chiuso la prima fase. In Heineken
accedono ai quarti (30-31 marzo, 1 aprile) tre inglesi (Leicester,
London Wasps, Northampton), due francesi (Biarritz, Stade Français),
due irlandesi (Leinster, Munster), una gallese (Llanelli). In
Challenge quattro inglesi (Bath, Bristol, Newcastle, Saracens), due
francesi (Brive, Clermont Auvergne), una gallese (Dragons), una
scozzese (Warriors).
Per le squadre italiane è stata la peggiore stagione europea, un
risultato che deve far riflettere gli organi federali, sempre ottusi
nell’imporre regole assurde che vanno sempre più a limitare le rose
delle nostre squadre e ad allargare il gap con le altre compagini
europee. Un solo successo italiano in Heineken Cup su diciotto
confronti, l’ha centrato l’Overmach Parma sconfiggendo nell’ultimo
turno il Border Reivers. Si tratta della prima gioia in Heineken dei
parmensi. Benetton e Calvisano hanno chiuso senza punti e senza
vittorie, come il Carrera Petrarca. Guarda caso le prime 3 del Super
10! Due successi su 18 match in Challenge, entrambi dell’Arix Viadana,
a secco Padova e Gran Parma.
HEINEKEN CUP Poule 2:Gloucester-Leinster 19-13 (Bortolami capitano e
uomo del match, Nieto 80′), Edinburgo-Agen 7-19; Leinster 21, Agen 17,
Gloucester 15, Edinburgo 5, qualificato Leinster.Poule 3:Stade
Français-Ghial Calvisano 47-6 (i fratelli Bergamasco 80′, per il Ghial
due piazzati di De Marigny), Sale-Ospreys 7-18; S. Français 22,
Ospreys 20, Sale 15, Ghial 0, qual. S. Français.Poule
4:Munster-Leicester 6-13 (Pucciariello in panchina, Castrogiovanni
fino al 64′), Cardiff-Bourgoin 27-
24 (Del Fava 80′); Leicester,
Munster 23, Cardiff 9, Bourgoin 4, qual. Leicester primo, Munster
miglior seconda.Poule 5:Llanelli-London Irish 20-16, Toulouse-Ulster
28-13; Llanelli 27, Toulouse 17, Ulster 10, London Irish 9,
qualificato il Llanelli.Poule 6:Northampton-Biarritz 8-17 (Masi 80′,
una meta ed eletto Man of the Match, Dellapè entrato all’inizio della
ripresa), Overmach Parma-Border Reivers 45-37 (per il Parma 2 m.
Little, 1 Mazzucato, 2 tecniche, 2 cp e tf Canale, 2 cp e tf
Robuschi); Biarritz 29, Northampton 20, Border Reivers 6, Overmach
Parma 5, qual. Biarritz primo, Northampton miglior seconda.
CHALLENGE CUP Poule 1:Bayonne-Dragons 15-32, Bristol-Bucuresti 33-19
(Pozzebon 80′); Dragons, Bristol 25, Bucuresti 8, Bayonne 7,
qualificato il Dragons come primo e il Bristol come una delle tre
migliori seconde.Poule 2:Warriors-Saracens 6-6 (Ongaro 64′ giocati),
Narbonne-Gran Parma 54-12 (per il Gran, 4 piazzati di Wakarua),
qualificato il Saracens come primo e Warriors come una delle tre
migliori seconde.Poule 4:Bath-Montpellier 42-17, Harlequins-Connacht
26-10; Bath 26, Harlequins 21, Connacht 8, Montpellier 5, qualificato
il Bath.Poule 5:Clermont Auvergne-Albi 45-3 (Troncon entrato al 58′),
Arix Viadana-Worcester 16-19 (per l’Arix mete di Pedersen e Robertson,
quindi due piazzati di Howarth); Clermont 28, Worcester 19, Arix
Viadana 11, Albi 0, qualificato il Clermont.
Ennio Grosso
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Sulle prime linee effetto boomerang
Sì, c’è una corrente di pensiero «che vuole uccidere la mischia».
Laurent Seigne anticipa la mia domanda mentre elenco le iniziative
tese a sminuire la fase simbolo del gioco. Solo sospetti? «Un
giocatore australiano mi ha detto che nel suo Paese, per far fronte
alla carenza cronica di piloni, stanno pensando a regole per
depotenziare la mischia e renderla meno incisiva» racconta
l’allenatore del Castres. Non si tratta solo del vento australiano,
naturalmente. Certi arbitraggi che sanzionano sistematicamente la
spinta del pilone sinistro, sono da anni al centro delle diatribe tra
Nord e Sud. «Ma nella mischia chiusa non esiste un problema vero del
pilone sinistro – osserva Seigne -. Spesso è il destro a fare il
furbo, perché sa che il suo diretto avversario è nel mirino
dell’arbitro. Così invece di spingere dritto, va all’interno, verso il
tallonatore. E cerca di far sanzionare il dirimpettaio per spinta
trasversale». L’ex pilone della Francia, che da allenatore ha guidato
il Brive alla conquista dell’Heineken Cup, è uno scienziato della
mischia. Ne conosce sfumature e malizie che possono sfuggire
all’arbitro. Ma sulla spinta trasversale lui invoca monsieur de La
Palisse: «Se il pilone destro va dritto non c’è nulla da fare, non ci
sono grossi problemi di spinta trasversale. Garantito».
Resta il fatto che se da un lato la nuova regola obbliga i piloni a
toccare la spalla dell’avversario prima dell’ingaggio per limitare
crolli, “sollevamenti e “girate”, dall’altro è indubbio che la
riduzione dello spazio di entrata delle prime linee riduce l’intensità
dell’impatto, togliendo ad esempio ad alcune mischie un punto di
forza. E siccome, sotto il profilo della fallosità, nelle prime
settimane di applicazione della regola non ci sono stati miglioramenti
apprezzabili, viene il sospetto che l’obiettivo non dichiarato sia
proprio quello di colpire le mischie forti.
Ma come è avvenuto per altre misure restrittive del combattimento
collettivo, anche in questo caso, a sentire “il dottor mischia”,
potrebbe verificarsi un effetto boomerang per chi vuole diminuire il
ruolo della mischia. E se nella fase iniziale molti pack rischiano di
vedere attenuata la loro capacità di mettere pressione con un’entrata
aggressiva, si sa che gli allenatori, col tempo, aguzzano l’ingegno.
«Qualcosa potrà cambiare più avanti – anticipa Seigne – perchè io non
credo che in assoluto la riduzione dello spazio di entrata sia un
problema per l’intensità dell’impatto. La bajadita ne è la prova più
evidente. La mischia argentina ha un’entrata corta, è ipercompatta e
sfrutta un tecnica collettiva che sprigiona una spinta terrificante».
Seigne spiega il suo punto di vista riferendosi soprattutto al pilone
destro, pietra angolare del pack: «Il problema non è quello di 30
centimetri a disposizione o di 50. Basta anche un solo centimetro
preso all’avversario per acquisire un vantaggio. Ed è prima di tutto
un fatto di rapidità di entrata, di iniziativa e di reattività della
prima linea». Un’evoluzione che alla lunga potrebbe influire sulle
caratteristiche del pilone sinistro: «Il suo compito potrebbe
diventare più difficile di fronte a una pressione maggiore. In questo
caso serviranno giocatori molto duri».
Seigne resta dunque ottimista sul futuro della mischia. Anche perchè,
sostiene, nell’emisfero australe, il fronte dei detrattori non è più
tanto compatto: «Henry ha una grande cultura della mischia e non a
caso gli All Blacks dispongono di un pacchetto fenomenale su cui
poggia gran parte del loro tanto ammirato gioco».
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La prima è un’ipotesi concreta, la seconda una voce di mercato. Domani
i 24 convocati per il Sei Nazioni. Nuovi “stranieri” in Nazionale solo
con l’ok del consiglio federale
Troncon torna azzurro, Berbizier a Perpignan finito il Mondiale
(im) Il probabile ritorno di Alessandro Troncon nel giro azzurro. Il
possibile rientro in Francia di Pierre Berbizier dopo la Coppa del
Mondo, ad allenare il Perpignan. Il consiglio federale adesso chiamato
a valutare i convocati non di formazione italiana in Nazionale, per
frenare la marea di “stranieri”. Il presidente federale Giancarlo
Dondi che manda un simpatico, ma chiaro, messaggio al suo allenatore:
«Vorrei che Berbizier passasse alla storia perchè è stato un
allenatore vincente dell’Italia, non solo per il suo grande passato in
Francia». Questi e altri temi tengono banco alla vigilia delle
convocazioni per il Sei Nazioni, che saranno diramate oggi ai 24
interessati (via sms) e domani al pubblico nella presentazione del
torneo a Roma.
TRONKY E I CONVOCATI -Picone e Canavosio infortunati, Griffen sabato a
riposo precauzionale, tutto fa pensare a un ritorno forse già per
Francia-Italia dell’ex capitano e recordman azzurro (90 caps). Anche
perchè di un leader del gioco come lui dietro una mischia “mondiale”
come quella azzurra c’è bisogno. Viste le defezioni nei ruoli di
ala-estremo (Bortolussi, Stanojevic, Nitoglia, Spragg) e il
dirottamento nell’Italia A di Galon e Peens, potrebbe essere
richiamato anche Denis Dallan. Meno chance per il rientro di Stoica.
Pez rientrerà dall’infortunio sabato con il Bayonne. Un possibile XV:
Masi; Robertson, Canale, Mi. Bergamasco, D. Dallan; Pez/Scavacca,
Griffen/Troncon; Parisse, Ma. Bergamasco, Zanni; Bortolami, Dellapè;
Nieto, Ongaro, Perugini.
BERBIZIER VIA? -Dalla Francia giunge voce di un forte interessamento
del Perpignan per Berbizier. Contratto da ottobre, quando scadrà
quello con l’Italia. La Fir potrebbe così dare corpo al progetto,
annunciato in campagna elettorale, di un italiano sulla panchina
azzurra. Ma se Berbizier centrerà le sperate una o due vittorie al Sei
Nazioni e i quarti ai Mondiali cosa succederà?
IL PELO DI DORO -Dopo aver portato l’Italia a competere alla pari con
tutti nel precedente Sei Nazioni e nei test autunnali, ora al tecnico
francese ora si chiedono vittorie. Oltre al me
ssaggio di Dondi, dalla
serata dei Lions alla Romanina è arrivata anche la richiesta di Doro
Quaglio. Da ex ct a ct detto: «All’Italia manca un pelo per fare
importanti vittorie, quel pelo devi trovarlo tu!». Risposta pronta di
Berbizier: «Spero di trovarlo presto…».
“STRANIERI” STOP -La convocazione in maglia azzurri di giocatori non
di formazione italiana d’ora in poi dovrà passare dall’ok del
consiglio federale, non solo dello staff tecnico. In questa maniera si
cercherà di ridurre la presenza di «non italiani», come li ha definiti
lo stesso Dondi, giunti ormai a 10/15 in media nella formazione
azzurra.
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