Dal Gazzettino (17.09.2007)

Stanojevic re delle mete – Tonga batte Samoa e l’Inghilterra trema. Francia a valanga – COPPA DEL MONDO La 27enne ala è l’arma offensiva numero uno
dell’Italia – La riforma dell’Irb che serve allo sviluppo – Per la Ventura Petrarca defunto – Rovigo batte Treviso, Immelmann già super, Venezia terzo – Azzurri del rugby in meta ai fornelli

Il Metaricettario

 

Stanojevic re delle mete

Ha segnato nove mete in sette presenze. Una media di 1,28 a partita. Un vero record per Marco Stanojevic, 27enne ala, che costituisce la più pericolosa arma dell’attacco azzurro alla Coppa del Mondo. In meta contro gli All Blacks, infortunatosi la mattina di Italia-Romania, Stanojevic è atteso al recupero fisico contro il Portogallo (nel suo debutto con la maglia dell’Italia un anno fa ha rifilato ai portoghesi una tripletta) e soprattutto nel decisivo match per l’accesso ai quarti contro la Scozia. Ieri intanto nel collegamento tv dal raduno azzurro a St. Remy de Provence gaffe della conduttrice di "Quelli che il calcio…" Simona Ventura: «Il Petrarca Padova non esiste più nel rugby, vero?". Allibiti di fronte a lei Mauro Bergamasco, Marco Bortolami e Alessandro Troncon.

 

 

Tonga batte Samoa e l’Inghilterra trema. Francia a valanga

TONGA SUPER Nel girone A Tonga mette a segno la sorpresa del giorno vincendo 19-15 a Montpellier il derby del pacifico contro le Samoa. Negli ultimi minuti ha resistito addirittura in 13 agli assalti dei rivali per un cartellino rosso rifilato a T Pole e un giallo a Toke. Decisiva l’unica meta dell’incontro, messa a segno al 59′ dalla star tongana Taione, su azione susseguente a touche giocata rinunciando a un calcio. Tutti punti al piede per il resto: 5 calci di Williams delle Samoa, 4 di Hola. Ora l’Inghilterra trema (addio Mondiale per Noon, anche Robinson infortunato), perché si trova anche Tonga come possibile rivale alla qualificazione, oltre a Samoa.FIGI AVANTI -Nel girone B a Cardiff le isole Figi regolano per 29-15il Canada centrando il punto di bonus mete e salendo in vetta alla classifica insieme all’Australia. I canadesi hanno venduto cara la pelle e il risultato non rende giustizia. A tagliare loro le gambe in particolare una delle due mete di Ravoto, che ha fatto tutto il campo partendo praticamente dalla sua area. Altre mete figiane di Dalesau, Laeware, più 3 trasformazioni e un calcio di Nicky Little (in campo anche l’altro petrarchine Sisa Koyomaibole). Per il Canada meta di Smith, 3 calci e 1 trasformazione di Prichard.

PATERSON ALL’ALA Nel girone C la Scozia ha ufficializzato il XV che domani a Edimburgo affronterà la Romania. Chris Paterson è stato schierato all’ala, mediana Parks-Blair. Formazione: R. Lamont; S. Lamont, Webster, Deway, Paterson; Parks, Blair; Taylor, Hogg, White; Hanilton, Hines; Murray, Ford Kerr. Per la Romania stesso XV schierato contro l’Italia.

FRANCIA A VALANGA Nel girone D a Tolosa Francia a valanga 87-10 sulla Namibia, con la bellezza di 13 mete (tripletta di Heymans, doppiette di Clerc e Nallet). Un parziale riscatto dalla sconfitta choc con l’Argentina, in attesa del match decisivo per i quarti di finale con l’Irlanda, che si è salvata grazie alle mete di Rory Best e Dempsey nell’inattesa vittoria di misura (14-10) sulla Georgia. Gli irlandesi appaiono in crisi. Alla luce di questi risultati anche la "quasi vittoria" dell’Italia contro di loro a Belfast assume un altro significato.

I.M.

COPPA DEL MONDO La 27enne ala è l’arma offensiva numero uno dell’Italia. Agli All Blacks ha segnato d’intercetto, con la Scozia può essere decisiva

Stanojevic, freccia azzurra nata per la meta

Ne ha realizzate 9 in 7 partite, una media record. «Merito del timing e della nostra difesa aggressiva, servono più della velocità»

St. Remy de Provence
Ha fatto di velocità, astuzia e scelta di tempo i talenti da spendere sul palcoscenico del rugby. E li ha messi così bene a frutto che ora in maglia azzurra vanta più mete che presenze: 9 contro 7. Compresa una ai mitici All Blacks, d’intercetto.

Un record di prolificità in fatto di mete (1,28 a partita di media) senza precedenti nella storia della Nazionale. Che fa di Marko Stanojevic una delle armi principali con cui l’Italia punta a scardinare le difese avversarie in Coppa del Mondo. Inparticolare quella della Scozia il 29 settembre nel match decisivo (mercoledì col Portogallo sembra destinato alla panchina a titolo precauzionale).

«Ma oltre che attaccare dovremo lavorare sui placcaggi e riuscire a difendere meglio di quanto fatto con gli All Blacks – spiega la 27enne ala azzurra, riferendosi alla copertura da fare con il collega di reparto Kaine Robertson – In quella sconfitta (76-14) anch’io non sono sempre stato in posizione corretta. Ali ed estremo (David Bortolussi) devono darsi fiducia reciproca e coprirsi quando uno sale, per non essere preda dei calcetti di scavalcamento. Con quelli di Dan Carter purtroppo non è successo».

I suoi tre talenti Stanojevic li ha ricevuti da fonti diverse. La velocità da madre natura. «Da ragazzo in Inghilterra andavo a scuola a Warwick, vicino alla città natale di Shakespeare, e facevo atletica leggera – racconta Marko – A 16 anni nel lungo saltavo 6,48 e sono giunto 9. alle finali nazionali scolastiche. A 18 anni nei 100 metri facevo 10"7. Poi alla scuola superiore mi ha conquistato il rugby».

L’astuzia è figlia della miscela slavo-campana del sangue che scorre nelle sue vene. «Mia madre Bruna Aurecchia è di Valle Agricola (Caserta) – spiega – È venuta a Birmingham a studiare inglese, ha conosciuto e sposato mio padre Milan, serbo di Belgrado che era lì per un master in ingegneria meccanica. Ora gestiscono un albergo a Bristol. Io ho sono cresciuto immerso nell’educazione e nelle amicizie inglesi, ma con mia mamma a casa ho sempre parlato, pensato, mangiato italiano. Ogni anno con i miei fratelli venivamo due mesi in vacanza in Campania, perché in Serbia c’era la guerra. In una parola, mi sento italiano».

La scelta di tempo è stata affinata con le strategie tattiche usate dal ct Pierre Berbizier per l’Italia. «A un’ala di rugby non basta la velocità – analizza Stanojevic – perché nelle sue traiettorie di corsa ci sono curve, anticipazioni, cambi di passo. Conta di più il timing nelle scelte di gioco. Ancora di più con la nostra difesa aggressiva, in linea, che induce l’avversario all’errore nel passaggio e noi all’intercetto, perché pressiamo in orizzontale verso la linea di meta e non lateralmente verso quella di touche. Da qui sono nate alcune mie mete».

Anche quella agli All Blacks, con intercetto sul mediano di mischia Byron Kelleher. La seconda contro una Nazionale importante di Stanojevic, dopo quelle segnate ad Argentina (splendido incrocio con Scanavacca), Portogallo (3), Russia (2) e Giappone (2). Un ragazzo fino a 4 anni fa dilettante, perché ha scelto di laurearsi in informatica e lingue prima di fare il professionista, poi riserva nel Bristol, che segna una meta a miti del rugby. Roba da non credere! «Sembra di sognare anche a me – commenta Stanojevic, passato quest’anno al Cammi Calvisano – Da studente sono venuto un anno a Roma e ho giocato a Colleferro in B. Lì mi hanno visto, sono entrato nel giro dell’Italia seven e nel 2006 sono stato chiamato per un raduno con la nazionale maggiore ad Aosta. Mi sono detto: sarà tanto se mi faranno fare una presenza. Invece al debutto nelle qualificazioni mondiale con il Portogallo a L’Aquila ho segnato tre mete. E non mi sono più fermato…».

Ivan Malfatto

 


 

La riforma dell’Irb che serve allo sviluppo

Goethe non pensava certo al rugby quando scrisse che la democrazia non corre ma arriva sicura alla meta. A 20 anni dalla prima Coppa del mondo e a 12 dall’avvento del professionismo l’epigramma dello scrittore tedesco non si può applicare al pianeta di Ovalia. La rassegna mondiale in corso in Francia conferma la lentezza nello sviluppo al di fuori delle federazioni storiche. Le squadre giunte alla fase finale sono le stesse del mondiale di 4 anni fa se si eccettua il Portogallo, alla sua prima presenza, che l’altro ieri è stato disintegrato con 108 punti dagli All Blacks. E che dire dei 91 buscati dal Giappone contro l’Australia? Se persino l’Italia, che gioca stabilmente nel Sei Nazioni, ne becca 70 e passa dai neozelandesi, significa che i divari restano troppo profondi. Che il rugby ha aperto al professionismo, ma che le vecchie caste reistono. Eppure i mondiali di rugby sono il terzo evento sportivo dopo la Coppa del mondo di calcio e le Olimpiadi. Quest’anno si calcola che saranno seguiti da 4 miliardi e mezzo di telespettatori, contro i 200 milioni dell’87. In sei edizioni il budget è salito da 5 a 204 milioni, e l’International Board, che organizza la rassegna, al momento di tirare le somme potrà vantare proventi per 135 milioni. Cifre che dimostrano come il rugby si sia sviluppato economicamente e  sotto il profilo mediatico, trasformandosi da sport per i giocatori a spettacolo per il pubblico. Ma se si controllano i numeri dei praticanti, si nota come la palla ovale faccia fatica ad uscire dalla sacre terre, che pur così tanto affascinano le multidudini, e rimanga, con poche eccezioni, confinata nelle sue riserve sociali (i college, le Università) e geografiche (come in Francia e in Italia). Il 56% dei praticanti si trova in Europa e l’11% in Oceania. Appena il 3% in Sudamerica.

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Vero che un paio di anni va l’Irb ha varato un piano triennale di sviluppo con una dotazione di 45 milioni di euro. Ma la ripartizione della torta non ha fatto che consolidare gli squilibri: i 79 Paesi che formano il terzo livello, alle spalle delle prime 17 nazioni, si sono dovuti dividere appena 2 milioni e mezzo di euro. Certo questo non ha impedito alla Georgia, con i suoi tremila tesserati scarsi, di mettere in difficoltà l’Irlanda, che ne conta centomila. Ma le ha probabilmente impedito di vincere. Spiace leggere di giocatori costretti a elemosinare cene e biglietti del treno agli sportivi francesi. Che Paesi come Tonga, Figi e Samoa, da anni presenti alla Coppa, non abbiano almeno un seggio ciascuna nel consiglio del Board. Così come è scandaloso che una squadra forte come i Pumas non venga al più presto integrata nel Tri-Nations.

In attesa che l’ingresso del seven tra le discipline olimpiche porti un po’ di denaro nella casse delle piccole federazioni, la democratizzazione del rugby passa per una urgente riforma del suo organismo internazionale. La struttura dell’Irb appare obsoleta, troppo chiusa e sorda alle istanze di sviluppo al di la delle vecchie frontiere. Basti pensare che solo alla fine degli anni Settanta è stato ammesso il primo paese non anglofono, la Francia. Ora sembra giunto il momento di aprire le porte del Consiglio a nuovi Paesi e di rivedere il voto ponderale (Argentina e Italia, con Giappone e Canada, ne hanno uno solo contro i due voti delle otto grandi) tenendo conto anche delle posizioni nel ranking mondiale.

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Per la Ventura Petrarca defunto

(im) Il Petrarca? Non esiste più, parola di Simona Ventura. La gaffe della conduttrice tv è avvenuta ieri a "Quelli che il calcio…" su Rai 2, dove erano ospiti in collegamento dalla Francia alcuni azzurri. «Una volta tifavamo per il Petrarca, adesso mi sembra non esista più» ha detto di fronte agli atterriti Marco Bortolami, Mauro Bergamasco e Alessandro Troncon, che si sono affrettati a correggerla: «Esiste eccome, 2 di noi vengono da lì e nell’ultimo campionato è giunta in semifinale». Che dire? Quelli che il rugby…non lo conoscono!

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Rovigo batte Treviso, Immelmann già super, Venezia terzo

La Femi Cz Rovigo si è aggiudicata il 1. Trofeo Adriano Pedrini disputato a Badia Polesine battendo in finale il Benetton A per 10-0. Manifestazione organizzataper celebrare i 25 anni del club badiese e particolarmente utile per la preparazione pre-campionato di tre squadre venete su quattro. Nel torneo, al quale hanno partecipato anche Benetton B, Casinò di Venezia, Termoraggi Piacenza e Zhermack Badia, valevano solo le mete, niente trasformazioni e calci. Due marcature del seconda linea Braam Immelmann, nuovo straniero sudafricanoi dei rodigini e del centro italo-argentino Gabriel Pizarro, hanno spianato la strada al successo polesano nella finale contro i campioni d’Italia. Al terzo posto il Benetton B che ha sconfitto il Casinò di Venezia 5-0 con una meta di Enrico Ceccato. Nella finale per il 5. posto pareggio 10-10 tra Zhermack Badia e Termoraggi Piacenza.

«Un’esperienza sicuramente da ripetere afferma Massimiliano Dolcetto, ds dello Zhermack Badia pensavamo ad un grosso avvenimento per quello che di fatto doveva essere l’esordio sul nuovo campo. Vedere seicento persone sulle tribune, è stato un grande successo. Abbiamo portato a Badia tre formazioni di Super 10, compresi i Campioni d’Italia del Benetton e la risposta del pubblico non si è fatta attendere. E’ stato un primo torneo molto soddisfacente. In futuro sarà un avvenimento da ripetere».

Il pubblico accorso non si è certamente stancato nelle oltre quattro ore di rugby giocato, con nove partite (tempi da 15′) tra fase di qualificazione e finali.

Rovigo, vincitore della prima edizione, non ha avuto vita facile per approdare in finale, riuscendo solo nel finale di gara dell’ultima sfida di qualificazione giocata contro lo Zhermack a trovare la via del successo. Rovigo ha prevalso 20-15, ma ad un certo punto si trovava sotto 15-5. È stato più agevole per il Benetton A, che in finale è arrivato dopo aver travolto il Termoraggi Piacenza 25-0 e battuto il Casinò di Venezia 5-0.

Poi, nella finale, Franco Smith ha dato spazio un po’ a tutti i giovani biancoverdi e il Femi Cz ne ha approfittato. Ha segnato una prima meta con Immelmann all’inizio della contesa e poi ha fatto il bis nel finale del primo tempo con Pizarro. Nella ripresa il Benetton ha cercato di ribaltare la situazione, ma è stato uno sforzo senza risultato e alla fine Scanavacca e soci si sono portati a casa la coppa.

Nella finalina per il terzo posto gara sequilibrata con una sola meta, segnata da Enrico Ceccato, tallonatore del Benetton B, siglata a metà ripresa. Questi i risultati del torneo.

PRIMA FASE Zhermack Badia-Benetton B 0-20, Femi Cz-Benetton B 20-0, Zhermack Badia-Femi Cz 15-20; Benetton A-Termoraggi Piacenza 25-0, Benetton A-Casinò di Venezia 5-0, Casinò di Venezia-Termoraggi Piacenza 25-0. FINALI – 5. posto Zhermack Badia-Termoraggi Piacenza 10-10; 3. posto Benetton B-Casinò di Venezia 5-0; 1. posto Femi Cz-Benetton A 10-0. MIGLIOR GIOCATORE – La targa intitolata all’indimenticato Enzo Bellinazzo per il miglior giocatore è andata alla terza linea dello Zhermack Badia, Stefano Oliviero, ex Rovigo.

Ennio Grosso

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Azzurri del rugby in meta ai fornelli, oltre che alla Coppa del Mondo.

 

In un insolito "terzo tempo" svoltosi primadella partenza per la Francia giocatori, tecnici e staff (ospite il presidente federale Giancarlo Dondi) della nazionale italiana si sono improvvisati cuochi. Ciascuno di loro ha fornito una ricetta per dar vita al primo "Metaricettario" (acquisto online), in libreria in questi giorni. Tutti i ricavi del volume, andranno a favore dell’associazione "Per mio figlio" e del reparto di pediatria dell’ospedale di Treviso.

L’idea è nata durante una chiacchierata tra Adriano Mellone, chef, per oltre trent’anni professore all’Istituto alberghiero di Castelfranco, non nuovo a iniziative benefico-culinarie (al suo attivo già tre pubblicazioni simili) e Carlo Checchinato, ex gloria di Rovigo, Treviso, oggi team manager dell’Italia.

«I ragazzi sono stati molto precisi: diversi cucinano da sé abitualmente, qualcun’altro si è fatto aiutare da mamme, mogli o fidanzate – spiega Mellone -. Tutti si sono dimostrati uomini con la "U" maiuscola». Beppe Mora, affermato disegnatore trevigiano, ci ha messo le illustrazioni, le Grafiche Antiga la stampa.

Ne è uscito un’"Artusi" della palla ovale: ecco la pasta con gli scampi di Alessandro Troncon, il risotto con i figadini e durei di Mauro Bergamasco (che consiglia di mantecare con del fois gras: non a caso gioca in Francia…), i risi e bisi di Fabio Ongaro, la pasta con le sarde a beccafico del catanese Andrea Lo Cicero. L’allenatore Pierre Berbizier presenta la Gibelotte de lapin, fricassea di coniglio, Santiago Dellapè le sue cotolette alla napoletana (da abbinare, parole sue, con una coca-cola ghiacciata). E non mancano le incursioni in gastronomie d’altri continenti, con la "composizione di tonno con sfoglie croccanti, litchis e salsa al latte di cocco" di Manoa Vosawai o la "Pavlova" alla neozelandese di Paul Griffen.

Da gustare magari come accompagnamento delle prossime partite dell’Italia ai Mondiali.

Mattia Zanardo

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