Azzurri mai così vicini all’Inghilterra
di Ivan Malfatto
ROMA – Italia mai così vicina a battere l’Inghilterra nell’Rbs Sei Nazioni. Anche più di due anni fa. Quando perse di -4, ma segnò la meta di Picone a partita decisa.
Stavolta il match è stato in bilico fino all’ultimo. Quando un break di Masi spostato centro per l’uscita di Garcia e un riciclo su Zanni nei 22 avversari hanno dato l’impressione che l’Italia potesse entrare in meta. La palla è stata invece persa in avanti. E quando nell’azione successiva è tornata agli azzurri l’hanno ri-persa in una mischia su propria introduzione. Due episodi allo scadere che danno la percezione allo stesso tempo di quanto gli azzurri siano andati vicini all’impresa e di quanto essa in realtà sia ancora lontana.
L’Inghilterra parte alla grande. Giocare multifase sia sull’asse che al largo, convinta di centrare una vittoria convincente. Sul calcio d’invio palla catturata da Moody, tre fasi, calcetto rasoterra su Armitage che arriva in area di meta un attimo dopo il piede liberatorio di Tebaldi. Se il buon giorno si vede dal mattino per l’Italia si prospetta notte fonda. Le due touche rubate su proprio lancio in 8’ (le uniche), sulla seconda delle quali è fatto crollare il maul inglese, confermano.
Il 3-0 di Wilkinson resta però un acuto strozzato in gola. Il calciatore col record mondiale di punti è in giornata no. Sbaglia i successivi due calci, nati dall’indisciplina di Castrogiovanni e da un fuori gioco. Al contrario sale in cattedra Mirco Bergamasco, calciatore adattato, che centra percentuali più alte di Jonny (12 punti a testa, ma 4/5 contro 4/7). Una giornata per lui da ricordare. Nella quale sfruttando l’indisciplina inglese prima porta l’Italia sul 3-3 da 30 metri. Poi la conduce in vantaggio dai 10 metri centrali (6-3) la seconda volta che entra nei 22 con una combinazione da touche Bortolami-Gower-Canale fermata con fallo in ruck.
L’Italia non era in vantaggio nel Sei Nazioni dall’anno scorso con il Galles. Vantaggio durato solo 6’ (calcio nato da buco di Flutley, 6-6). Ma sufficente per chiudere il primo tempo in parità. Con gli azzurri solidi in difesa e propositivi in attacco (136 passaggi a 122 per gli azzurri). Anche quando nella ripresa vengono infilzati dalla meta di Tait, propiziata dal break di Monye su placcaggio lisciato di Masi. Sommata al giallo di Castro (ce n’era uno anche su Moody, placcaggio alto su Mc Lean) per il suo secondo fallo a terra, poteva essere l’azione che chiudeva il match.
Invece l’Italia sul 6-14 ha la forza di reagire. Gioca alla pari il resto del tempo. Trova i sei punti di Mirco che la portano sul 14-16 a 8’ dalla fine. Minaccia di capovolgere il risultato. Fino a quando un drop di Wilkinson, ottimamente preparato da touche, maul e fasi successive, non chiude il match. Come nella finale Mondiale del 2003.
MARTIN JOHNSON «Avversario duro. Ci basta la vittoria»
(im) "Una volta si veniva qui per fare molte mete e vincere largamente. Ora bisogno accontentarsi di venire qui per vincere e basta".
E’ un Martin Johnson accigliato quello che si complimenta così con l’Italia. La sua Inghilterra ha vinto, ma non convinto. Si legge nel suo volto la delusione. "Sono contento per la difesa – continua – perchè siamo riusciti a non subire mete, anche quando gli avversari ci hanno messo pressione. Sono scontento per il secondo tempo, quando abbiamo perso cinque touche". A chi insinua una mancanza di fame della sua squdra, un disimpegno causato dalla rivale sulla carta facile, replica: "Non è una questione di fame, quella c’era. E’ che non abbiamo avuto molte opportunità di andare in meta per la buona difesa dell’Italia. Abbiamo provato anche a giocare al largo, ma non siamo riusciti a passare. E’ stato un match molto duro, fisico e difficile. Ripeto, sono felice di averlo vinto, anche così".
Il capitano Steve Borthwick lo segue a ruota rimarcando la buona prestazione azzurra. "Voi non vi rendete conto della pressione che ci ha messo addosso l’Italia. Abbiamo vinto una gran partita, dove gli avversari ci hanno messo grande passione e orgoglio".
Viatico migliore per il match del 3° turno contro la Scozia fra due settimane al Flaminio non c’è. Si somma alle notizie di infermeria che danno ko Thom Evans (lesione cervicale, ma muove gli arti), Chris Paterson (spalla) e Rory Lamont (ginocchio). Per gli azzurri problemi solo per Garcia (spalla destra, oggi risonanza). Con gli scozzessi a questo punto l’obiettivo può essere solo vincere.
Armitage regala i biglietti ai rodigini
(I.M.)La giornata del Sei Nazioni è iniziata come sempre per molti veneti calati al Flaminio sul treno per Roma, trasformato in una vera club house. Lo scompartimento presidiato dai casalesi capeggiati Max Cappelletto, insieme a Maggiolo e Rossi (giocatori del Paese) è stato il più animato. "Dal 2000 in Irlanda ogni anno facciamo una trasferta – ha detto Max per tutti – ma siamo stufi di sconfitte. Se oggi non vinciamo basta". Dopo una match del genere starà già pensando a quale partita seguire nel 2011.
Particolare soddisfazione per tre tifosi di Rovigo. Hanno conosciuto Delon Armitage quando è venuto al "Battaglini" in Challenge Cup con i London Irish, hanno conservato i contatti e ieri l’estremo inglese ha regalato loro i biglietti a sua disposizioni, con i quali hanno visto la sifda dalla tribuna centrale.
COPPA ITALIA Il Petrarca piega Viadana Serie A, Mogliano in vetta
(e.g.) Dopo due turni, Benetton Treviso e Petrarca Padova guidano i due gironi della Coppa Italia. Girone 1: Benetton-Consiag Prato 45-9, Banca Monte Parma-Femi CZ Rovigo 0-42, riposava il Gran Parma. Benetton 10, Femi CZ 5, Consiag 4, Banca Monte, Gran Parma 0. Girone 2: Petrarca-Montepaschi 32-29, Ferla L’Aquila-Casinò di Venezia 17-16, riposava la Futura Park Roma. Petrarca 9, Montepaschi 7, Ferla 4, Casinò di Venezia, Futura Park 1.
SERIE A – Nel Girone 1 recuperi delle gare non disputate il 20 dicembre e Mogliano che torna al comando della graduatoria. I risultati: Mogliano-Firenze 21-8, Amatori Mi-Udine 18-15, Zhermack-Colorno 14-45, Piacenza-Banco di Brescia 0-25, Noceto-Lazio 13-18, Orved San Donà-Livorno 12-10; Mogliano 55; Colorno, Noceto 53, Lazio 51, Firenze 45, Orved 39, Livorno 29, Amatori Mi 26, Udine 23, Zhermack 16, Banco di Brescia 15, Piacenza 10.
Mallett: «Ora siamo più veloci»
Il tecnico elogia la difesa e i progressi della touche: «Risultato deciso da un errore». Dondi soddisfatto.
-(im) "Una volta l’Italia vedeva l’Inghilterra con il binocolo. Stavolta abbiamo giocato alla pari, qualche progresso c’è stato"
E’un Giancarlo Dondi soddisfatto quello del dopo match. La squadra ha fatto quanto il presidente Fir ha chiesto dopo la sconfitta in Irlanda. "Dico sempre agli atleti: giocate in modo che il pubblico esca soddisfatto. Dal Flaminio è uscito così". Mentre quando era dentro ha alzato il grido "Italia, Italia" nel frangente della ripresa in cui gli azzurri stavano per capovolgere il risultato. "E’ stata una partita bella e combattuta, con un solo cartellino giallo di differenza" conclude Dondi con una frecciata all’arbitro Christope Berdos, che ha usato due pesi e due misure su Castrogiovanni e Moody.
"Rispetto alla sconfitta in Irlanda – è l’analisi del citì Nick Mallett – c’è stato un buon progresso. Abbiamo perso solo tre touche su nostro lancio. In attacco la palla è uscita veloce, dando la possibilità ai trequarti di giocare al largo, dove non l’abbiamo mai persa. Non siamo riusciti a fare meta, ma abbiamo preso i calci con i quali è stato mosso il punteggio". Poi passa all’elogio della difesa: "L’Inghilterra ha fatto pochi contrattacchi, pur avendo giocatori veloci e potenti come Monye, Cueto e altri". Assolve anche Andrea Masi che ha sbagliato il placcaggio sul break decisivo proprio di Monye, propiziatore dell’unica meta del match: "Mi dispiace per lui, ha giocato una buona partita. Ho sempre pensato che si sarebbe deciso il risultato su un errore, più che su una prodezza individuale".
Capitan Leonardo Ghiraldini pone l’accento "su come abbiamo gestito bene la disciplina. Bene anche i primi cinque uomini di mischia. Ogni sfida di rugby comincia da lì e siamo riusciti a mettere in difficolta gli inglesi". Totò Perugini è contento, ma si rammarica: "Era una partita che potevamo vincere quando nel secondo tempo siamo tornati su nel punteggio".
Il manager Carlo Checchinato chiude con una nota d’orgoglio:"I miglioramenti dell’italia sono stati enormi. Essere qui a recriminare per una sconfitta con l’Inghilterra è un fatto che deve farci riflettere". Speriamo di confermare i progressi con la Scozia, dove non basterà un’onorevole sconfitta.
Pack e difesa. Ora la Francia crede nel grande slam
MISCHIA APERTA
di Antonio Liviero
La notte di Parigi è infestata di fantasmi per la banda O’Driscoll. Era arrivata a Saint Denis con sogni di gloria: intascare il via libera per il secondo Grande slam consecutivo. Ma si è dovuta scontrare con il ritorno della grandeur francese in vista della Coppa del Mondo. Dopo due anni di esperimenti, Lièvremont vede il budino del gioco prendere consistenza. In giugno la Francia ha vinto nella terra degli All Blacks, in novembre ha messo sotto gli Springboks. Sabato l’Irlanda. Sono i Bleus adesso che parlano di Grande slam.
Come un giovane mago Merlino, il tecnico francese è alla ricerca dell’alchimia che coniughi il rugby charmante, per il quale i suoi connazionali sdilinquiscono, con il cinico realismo necessario alle imprese. Nel 33-10 inflitto agli irlandesi ci sono la maturazione ispirata di Parra e Trinh-Duc, i rilanci fiammeggianti di Poitrenaud, il libero pensiero di Jauzion, l’irriverente freschezza di Palisson, azzoppato quasi con fastidio da Flannery dopo appena 20 minuti.
Ma nella notte gelida di Parigi il simbolo tattico del trionfo è la mischia. Il cemento collettivo. Il luogo in cui le individuilità si plasmano in un’anima sola. A sinistra della prima linea Domingo non ha fatto rimpiangere Barcella. A destra Mas ha inchiodato Healy. Lièvremont ha dimostrato come si possa alimentare il gioco quasi solo dalla piattaforma del pacchetto, limitando al massimo il ricorso alle touche in modo da privare gli irlandesi della loro fonte privilegiata. Dalla mischia ordinata sono nati infatti gli attacchi che hanno portato alle mete di Servat, Malzieu e Poitrenaud. La prima al 28’ addirittura dopo sette mischie consecutive nell’area dei 22 metri, seguite da un mini-maul che ha trascinato l’azione fino alla linea di meta prima di servire il tallonatore davanti ai pali.
La Francia ha calciato più del 40% dei palloni, preferendo l’uso offensivo del piede: alto a seguire, diagonali, assist radenti. E ha riversato su queste traiettorie un’enorme pressione. Ha vinto la maggior parte degli impatti individuali e recuperato palloni importanti. Le “2 D” (difesa e disciplina) sono state l’altra formula vincente di Lièvremont. I transalpini hanno incassato la meta di Wallace solo dopo un’ora, sul 27-3. Soprattutto hanno sistematicamente impedito che O’Gara e O’Driscoll disegnassero le loro geometrie all’esterno. Bastareaud con i suoi 111 chili è stato determinante. Un asteroride scagliato a ripetizione in mezzo alla linea d’attacco dei verdi. La difesa rovesciata ha tagliato i collegamenti con le ali, ha obbligato a giocare a corto raggio, vicino alla mischia aperta e alle terze linee. L’Irlanda ha “impastato” molte più ruck, ha fatto il doppio dei passaggi e ha avuto un terzo in più del possesso. Ma ha commesso il doppio degli errori. I francesi invece non hanno quasi concesso punizioni piazzabili. E non hanno sbagliato nei momenti decisivi.
La notte di Parigi è infestata di fantasmi per la banda O’Driscoll. Era arrivata a Saint Denis con sogni di gloria: intascare il via libera per il secondo Grande slam consecutivo. Ma si è dovuta scontrare con il ritorno della grandeur francese in vista della Coppa del Mondo. Dopo due anni di esperimenti, Lièvremont vede il budino del gioco prendere consistenza. In giugno la Francia ha vinto nella terra degli All Blacks, in novembre ha messo sotto gli Springboks. Sabato l’Irlanda. Sono i Bleus adesso che parlano di Grande slam.
Come un giovane mago Merlino, il tecnico francese è alla ricerca dell’alchimia che coniughi il rugby charmante, per il quale i suoi connazionali sdilinquiscono, con il cinico realismo necessario alle imprese. Nel 33-10 inflitto agli irlandesi ci sono la maturazione ispirata di Parra e Trinh-Duc, i rilanci fiammeggianti di Poitrenaud, il libero pensiero di Jauzion, l’irriverente freschezza di Palisson, azzoppato quasi con fastidio da Flannery dopo appena 20 minuti.
Ma nella notte gelida di Parigi il simbolo tattico del trionfo è la mischia. Il cemento collettivo. Il luogo in cui le individuilità si plasmano in un’anima sola. A sinistra della prima linea Domingo non ha fatto rimpiangere Barcella. A destra Mas ha inchiodato Healy. Lièvremont ha dimostrato come si possa alimentare il gioco quasi solo dalla piattaforma del pacchetto, limitando al massimo il ricorso alle touche in modo da privare gli irlandesi della loro fonte privilegiata. Dalla mischia ordinata sono nati infatti gli attacchi che hanno portato alle mete di Servat, Malzieu e Poitrenaud. La prima al 28’ addirittura dopo sette mischie consecutive nell’area dei 22 metri, seguite da un mini-maul che ha trascinato l’azione fino alla linea di meta prima di servire il tallonatore davanti ai pali.
La Francia ha calciato più del 40% dei palloni, preferendo l’uso offensivo del piede: alto a seguire, diagonali, assist radenti. E ha riversato su queste traiettorie un’enorme pressione. Ha vinto la maggior parte degli impatti individuali e recuperato palloni importanti. Le “2 D” (difesa e disciplina) sono state l’altra formula vincente di Lièvremont. I transalpini hanno incassato la meta di Wallace solo dopo un’ora, sul 27-3. Soprattutto hanno sistematicamente impedito che O’Gara e O’Driscoll disegnassero le loro geometrie all’esterno. Bastareaud con i suoi 111 chili è stato determinante. Un asteroride scagliato a ripetizione in mezzo alla linea d’attacco dei verdi. La difesa rovesciata ha tagliato i collegamenti con le ali, ha obbligato a giocare a corto raggio, vicino alla mischia aperta e alle terze linee. L’Irlanda ha “impastato” molte più ruck, ha fatto il doppio dei passaggi e ha avuto un terzo in più del possesso. Ma ha commesso il doppio degli errori. I francesi invece non hanno quasi concesso punizioni piazzabili. E non hanno sbagliato nei momenti decisivi.
COPPA ITALIA
Il Benetton vince e diverte
Ennio Grosso
Secondo successo in altrettante gare giocate. Il Benetton sta dimostrando di voler onorare fino in fondo questa Coppa Italia e l’impegno dimostrato finora è eloquente. Un Benetton che gioca, diverte e si diverte. E dopo appena due turni la qualificazione alle semifinali della rassegna è dietro l’angolo.
Già domenica contro il Banca Monte Parma, probabilmente sul campo di Viadana, i trevigiani potrebbero staccare il pass per la qualificazione. «Abbiamo vinto bene e rispetto alla precedente sfida con il Gran Parma abbiamo acquisito ancor più fiducia – dice Enrico Pavanello, sabato capitano dei Leoni – nella sfida contro Prato ci siamo divertiti e questo è un aspetto fondamentale, perchè significa che sono state fatte delle buone cose».
– La minor importanza di questa manifestazione non vi ha coinvolto: anche sabato avete dimostrato tanta voglia e determinazione.
«In effetti, il fatto che abbiamo giocato con voglia sta a significare che abbiamo preso in seria considerazione questa rassegna e quando hai la voglia dai il massimo in tutto, dallo scontro fisico, alla lotta per la conquista e quando hai fatto un buon lavoro è normale che possano poi arrivare le belle mete e i punteggi importanti».
– Il prossimo impegno sarà contro il Banca Monte Parma che sabato ha subìto 42 punti da Rovigo. Tutto deciso per la qualificazione?
«Se sapremo continuare su questa strada, arrivare alla qualificazione sarà meno difficile. Magari noi siamo avvantaggiati rispetto agli altri perché abbiamo una rosa ampia e possiamo giocare ogni volta con una squadra competitiva. Noi andiamo in campo in ogni partita con un solo intento, quello di continuare a crescere. Poco importa che sia una sfida di Coppa Italia o campionato, cerchiamo sempre di migliorarci».
Sei Nazioni nel segno dei fratelli Bergamasco
RUGBY Nel match di ieri a Roma, perso 17-12 con l’Inghilterra, Mirco ha realizzato l’intero bottino con 4 piazzati su 5 (meglio di Wilkinson), mentre il fratello Mauro è stato il migliore placcatore
Alberto Zuccato
Bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto? L’Italia nel Sei Nazioni perde a Roma con l’Inghilterra per 17-12 e non si sa se essere contenti. Perchè era una partita che gli azzurri potevano anche vincere e perchè non ci si può accontentare sempre di "onorevoli sconfitte".
In campo quattro padovani, con una prova positiva, e negli ultimi venti minuti dentro pure il petrarchino Paul Derbyshire, al debutto nel Sei Nazioni. Tutti i punti dell’Italia sono stati segnati da Mirco Bergamasco, che in assenza di un vero calciatore, fa anche quello. E con percentuali eccellenti, visto che ha messo tra i pali quattro tentativi su cinque. Molto meglio lui del mito Jonny Wilkinson, che però, pur giocando malissimo, ha realizzato il drop del 17-12 a 5′ dal termine che di fatto ha tagliato le gambe agli azzurri.
Ha funzionato bene l’asse Ghiraldini-Bortolami. Il capitano e tallonatore, spesso ha diretto il lancio in rimessa laterale sul seconda linea padovano. Al 33′ del primo tempo, dopo il lavoro di questi due, si sviluppa un’azione dove Mauro Bergamasco si procura la punizione (poi realizzata dal fratello) che vale il 6-6 con cui si va all’intervallo.
Mauro, al solito, è stato il più "feroce" placcatore italiano. Ha fermato il fermabile, mettendoci foga e tecnica, e dando una grossa mano anche in fase offensiva dove però l’Italia, pur giocando meglio rispetto a otto giorni fa con l’Irlanda, non è riuscita a costruire grosse occasioni.
Mirco, oltre che realizzare i punti, si è distinto in particolare per la capacità di organizzare la linea difensiva dei trequarti e per un formidabile placcaggio su Cueto lanciato in velocità.
Positivo l’esordio per Derbyshire (subentrato a Sole), giocatore dal grande potenziale, che deve diventare meno… timido.
A completare l’organico dei padovani, ricordiamo che a fare il commento tecnico nella diretta per Sky era Vittorio Munari, che più volte, con la consueta verve, ha esaltato la prestazione dei padovani in campo. Peccato solo sia mancato quel centesimo per fare un euro. Era l’occasione giusta per battere i maestri inglesi.
CASELLATO: Parma irrispettoso
COPPA ITALIA Casellato (tecnico FemiCz), critico per l’uso di rincalzi e giovani.
A Umberto Casellato non è piaciuta molto la scelta del Banca Monte Parma di schierare in Coppa Italia una formazione imbottita di giovani e rincalzi. «Bisogna sempre mandare in campo la squadra migliore che si ha disposizione, sia per rispetto dell’avversario che della competizione. Noi lo abbiamo sempre fatto. A questo punto mi dispiace aver vinto con soli quaranta punti di margine. Avremmo dovuto segnare di più».
Sulla vittoria della FemiCz (0-42) Casellato esprime considerazioni più che positive anche se riconosce che il valore dell’avversario non era molto consistente. «Abbiamo disputato una valida partita la squadra mi è piaciuta soprattutto quando siamo rimasti con un uomo in meno per 20’ senza subire punti. Al di là del risultato abbiamo fatto dei buoni movimenti. Adesso però pensiamo alla prossima partita, quella con il Gran Parma».
La sfida con l’altra formazione parmense, che ha ingaggiato il centro Pedersen, ex Viadana e Parma, si giocherà venerdi alle 19.30 a Badia Polesine.
Tornando a parlare del successo di sabato Casellato commenta la prestazione di Basson utilizzato centro. «Era la prima volta che giocava in questo ruolo, non potevo pretendere molto. Da estremo ha molta libertà di scelta nelle linee di corsa, deve abituarsi perchè in questa nuova posizione ha meno margini di manovra. Ha solo bisogno di prendere confidenza con il ruolo e grazie alle sue doti di corridore sono sicuro che potrà fare bene e diventare un’arma in più nel Super 10».
Sta migliorando il suo inserimento nei meccanismi della squadra anche il seconda linea neozelandese Burman. «A Parma si è mosso con dinamismo. Nel finale l’ho sostituito perché era un po’ stanco, ma sta crescendo. Burman arriva da un campionato dove si gioca un rugby diverso ed è naturale che all’inizio trovi problemi di inserimento».
Casellato è rimasto ben impressionato dalle prestazioni di altri giocatori. «Ha fatto bene De Gaspari, un ragazzo che ha fatto grandi progressi dall’inizio di stagione; ottima la partita di Legora che ha tenuto un ritmo elevato per l’intera partita».
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