Under 19. Al Treviso il derby col Petrarca
SERIE A DONNE Red Panthers Benetton-Le Lupe Piacenza 58-7, ASR
Monza-Sitam Riviera del Brenta 5-5, Red&Blu Roma-Cagliari 63-0, CDS Pesaro-L’Orso Biella 32-5;
Benetton 50, Sitam 35, Red&Blu 34, Monza 33, CDS 23, Biella 9, Le Lupe 7, Cagliari 8.
SERIE C Ferma l’Elite, in campo ieri solo il Girone Civ.
Valeggio-Pordenone 0-67, Valsugana-Trento 70-0, Valpolicella-Lido Venezia 5-49, Frassinelle-Cus Verona 15-11, The Monsters-Valdagno 32-7, SudTirolo-West Verona 14-20, riposava Ped. Livenza;
Lido Venezia 55, Pordenone 50, The Monsters 41, Ped. Livenza 40.
UNDER 19
Girone 1
Benetton Treviso-Carrera Padova 23-10, Montepaschi Viadana-AlmavivA Capitolina 13-5, Easy Living L’Aquila-Tarvisium 17-17, Vibu Noceto-Cammi Calvisano 24-0, Barilla Parma-Laif Benevento 27-0;
Benetton 49, AlmavivA 38, Tarvisium 35, Cammi 33, Carrera 27.
Girone 2
Casale-Rolly Gran Parma 10-60, Mirano-Grande Milano 12-8, Cus Genova-MarchiolSanMarco 26-5, Banco Brescia-Orved San Donà 0-24, Donelli Modena-Femi Cz Rovigo 6-17;
Rolly 46, Orved 44, Donelli 41, Femi Cz 30, Cus Genova 28, Grande Milano, Mirano 23, Marchiol San Marco 19, Banco Bs 9, Casale 1.
E.G.
VERSO IL SEI NAZIONI
Il manager azzurro spiega le convocazioni, solo 3 trentenni su 32 atleti. «Flaminio: certa la tribuna aggiuntiva da 1000 posti»
Italia più giovane e forte, Masi all’apertura Checchinato: «Temo molti infortuni, privilegiato il criterio fisico nelle scelte. Ghiraldini e Festuccia più freschi di Ongaro»
«Temo sarà un Sei Nazioni pieno di infortuni, visto che si viene da
una stagione ininterrotta di impegni come quella del Mondiale. Anche
per questo le convocazioni vanno nella direzione di fornire gioventù e
freschezza al gruppo».
Il manager azzurro Carlo Checchinato spiega così uno dei principali criteri emersi dalle prime scelte del neo citì Nick Mallett: l’età. Su 32 atleti solo 3 hanno compiuto 30 anni: Galon, Nieto e Lo Cicero.
Si guarda già al Mondiale 2011, oltre che al torneo 2008?
«No, sono stati scelti tutti i migliori attualmente disponibili,
comprese le novità inserite nel gruppo».
Allora gli esclusi Ongaro, Griffen, De Marigny, Vosawai non sono ritenuti attualmente fra i migliori azzurri.
«Per il ruolo di tallonatore Ghiraldini e Festuccia hanno qualcosa di
più in fatto di freschezza. Per quello di mediano di mischia si
voglioNO provare altre soluzioni. Ongaro e Griffen, però, restano del
gruppo. Non sono stati dirottati nell’Italia A perchè hanno
un’esperienza tale che, quando saranno chiamati, saranno
immediatamente pronti. De Marigny si opererà all’inguine in Sudafrica nei prossimi giorni, è disponibile. Vosawai ora non sta giocando meglio degli altri».
L’ipotesi Gerard Fraser all’apertura è già tramontata?
«Per il Sei Nazioni temo di sì. Non dovrebbe riuscire a terminare in
tempo l’iter burocratico della cittadinanza italiana per matrimonio.
Non può diventare nemmeno equiparato, perchè non ha vissuto 3 anni consecutivi in Italia. Lo riteniamo un’alternativa valida dopo il Sei Nazioni».
Il numero 10 se lo giocheranno così Pez e Marcato?
«E anche Masi, stiamo valutando il suo spostamento. Lui si avvicina
molto ai criteri di peso e prestanza fisica con i quali Mallett, ma
ormai tutti nel rugby moderno, valuta le scelte dei ruoli».
Chi altri sono stati scelti per questo, ad esempio?
«Denis Dallan, unica ala in circolazione con un certo impatto fisico.
Antonio Pavanello, utilizzabile sia in 2. che 3. linea».
A quanto ridurrete il gruppo?
«A 24 dopo il raduno di Roma del 20-22 gennaio. Questi giocheranno
contro Irlanda e Inghilterra, gli altri finiranno nell’Italia A».
Al Flaminio saranno installate le tribune aggiuntive?
«Quella per i 950 posti in più di tribuna centrale, giù verso il
parterre, sì. Quella per i 5000 posti in curva sarà più difficile. Ma
se dovessero farcela, avremo un Flaminio per la prima volta da 30mila
spettatori».
Ivan Malfatto
Penaltouche al bando in nome dello spettacolo
di A. Liviero
Fermate la penaltouche. È il maul penetrante negli ultimi metri l’incubo del nuovo millennio. Il mostro che toglie il sonno agli australiani (debolucci nelle fasi di combattimento collettivo e incalzati dalla concorrenza del rugby a tredici) e a molti neozelandesi. L’accusa è semplice: da quando è stato legalizzato l’ascensore, i calci di punizione spediti in rimessa laterale, dando diritto al lancio, consentono la facile formazione di un raggruppamento che troppo spesso approda alla meta. Si dice così che i maul siano diventati imparabili. Una sorta di calci di rigore. E che inibiscano il cosiddetto gioco alla mano. In buona sostanza: è talmente conveniente andare per la penaltouche che si rinuncia al gioco alla mano. Stanno davvero così le cose?
Dopo la prima parziale introduzione dell’ascensore, nel ’96, le difese erano effettivamente impotenti di fronte al ribaltamento del rapporto lanciatore-saltatore: non erano più le torri a dover catturare il lancio, ma il tallonatore a mettere il pallone nelle loro mani, potendo il saltatore, a balzo avvenuto, beneficiare del sostegno al di sopra della cintola. Erano anni in cui un pilone poteva anche trovarsi in testa alla classifica dei metamen. Ma è bastato lasciare il tempo alle difese di organizzarsi, e già alla coppa del mondo del ’99 le rimesse laterali sono tornate ad essere contrastate. E rubate. Prima timidamente, poi in maniera più decisa. E con il combattimento è stato più difficile vincere palloni di qualità per organizzare i raggruppamenti penetranti. Dunque segnare.
Nel 2000 è intervenuta la totale liberalizzazione dell’ascensore: sostegno anteriore al di sopra delle ginocchia in aggiunta a quello da dietro all’altezza dei pantaloncini. E prese autorizzate prima del lancio. L’effetto è stato stabilizzante sulla conquista. Non è bastato per restituire alla penaltouche la pericolosità dei primi anni. Però ha mantenuto una certa efficacia e un prezioso valore tattico. Sono stati i maestri del genere ad eccellere e a trarne i vantaggi maggiori. Come il Bourgoin di Laurent Seigne, capace anche di ricorrere quasi esclusivamente a questo mezzo offensivo nel corso di una partita. Cosa che non gli ha impedito di perdere due volte contro il Treviso nel giro di poche settimane in Heineken Cup. E che non gli ha fatto vincere lo scudetto.
Un quadro che ha indotto a inserire tra le nuove regole di gioco allo studio dell’International Board (sperimentate prima all’università sudafricana di Stellenbosch, poi in Scozia e tra i club australiani) quella di autorizzare il crollo volontario del maul. Con la concessione di un calcio libero alla squadra oppositrice quando la palla diventa ingiocabile. Proposta che trova sostenitori, ovvio, anche in Europa. Ad esempio in quella Francia che rimpiange il "french flair" perduto. L’obiettivo dichiarato è quello di decretare la fine della penaltouche. E di arrivare per decreto, anche col concorso di altre misure, al rilancio del gioco di passaggi.
Non vi è dubbio che il maul abbia un’importanza strategica. Ma parlare di minaccia al gioco appare una mistificazione. I dati dell’ultima Coppa del mondo sono eloquenti: i raggruppamenti penetranti dai quarti di finale alla finale, cioè nelle partite più equilibrate e importanti del torneo, hanno fruttato 2 mete su 20. Un apporto non trascurabile (10%) se calcolato in relazione alla pluralità di mezzi utilizzati oggi per superare difese sempre più ermetiche. Ma non certo tale da giustificare la accuse di eresia rispetto al gioco.
Troncon diventa dj il sabato a Radio 101
(im) Oltre che assistant del citì Nick Mallet, la nuova carriera
rugbistica di Alessandro Troncon passa dalla radio. Ogni sabato dalle
13 alle 13,30 su Radio 101, emittente della Mondadori partner Fir,
conduce il programma "Scatta in meta" con Gigi Meroni. Ha debuttato
sabato scorso.
ARRIVA IL LONDON IRISH: IL BENETTON DEVE SMALTIRE IL CROLLO DI PERPIGNAN
COPPE EUROPEE.
Smith: «Battuti sul ritmo, ora dovrò fare lo psicologo»
Il petrarchino Mercier supera i 400 punti in Challenge: solo Elwood
meglio di lui. Meta decisiva di Bortolussi a Bayonne
Treviso
NOSTRO SERVIZIO
Tanta amarezza e delusione. Il Benetton torna dalla Francia con una
sconfitta pesante col Perpignan e che mai avrebbe pensato di così
larghe proporzioni dopo i primi 40′ chiusi sotto di 2 punti, 13-15. La
ripresa però è stata impietosa e Perpignan ha piazzato un parziale di
40-0. «Sono amareggiato per come è finita, ma non preoccupato dice il tecnico trevigiano Franco Smith . Abbiamo affrontato una squadra che negli ultimi tempi era sotto pressione, oltretutto doveva vincere a
tutti i costi, aveva molta fame di vittoria. Perpignan ha pertanto
dato un ritmo e una intensità al gioco ai quali noi non siamo
abituati, rispetto alla partita giocata a Treviso in novembre sembrava
una squadra completamente diversa».
Alla fine del primo tempo molti di parte trevigiana credevano possibile addirittura la vittoria, poi cosa è successo?
«I placcaggi. Ne abbiamo sbagliati tanti. Non siamo stati in grado di
tenere il loro ritmo. Nel primo tempo la partita ha avuto grande
intensità e quando noi giochiamo in campo europeo dopo due gare di
Campionato risentiamo di questa intensità, abbiamo bisogno almeno di una partita per ritrovare l’abitudine ai grandi scontri. Teniamo
magari un tempo e poi crolliamo, era successo col London Irish, è
successo a Perpignan».
A livello di pacchetto Treviso ad un certo punto sembrava quasi impossibilitato a fare qualcosa di positivo
«La mischia è fondamentale nel rugby, Perpignan ha indubbiamente un pacchetto superiore al nostro, finchè siamo stati in grado di tenere
il loro passo abbiamo mantenuto un certo equilibrio nel risultato, ma
quando gli avanti non ne avevano più è stata una situazione difficile
da gestire. Neppure i cambi sono serviti».
Sabato giocherete l’ultima partita in Heineken Cup, a Treviso arriverà il London Irish che ha assoluto bisogno di vincere. Cosa ti aspetti?
«Questa settimana sarà importante riprendere con serenità, dovremo
lavorare anche psicologicamente con i ragazzi. Penso che abbiamo
bisogno di giocare una partita in casa. Sono comunque fiducioso,
sappiamo che possiamo fare una buona prestazione. Importante sarà non risentire di questa batosta».
Ennio Grosso
Il nuovo coach assicura: «Sceglierò solo in base al merito». Ma il governo si aspetta una squadra che rifletta i cambiamenti sociali. E i conservatori sono pronti ad attaccarlo al primo errore
Citì nero nel tempio dei bianchi: Sudafrica col fucile puntato su De Villiers
Sono serviti centodiciassette anni. Ma alla fine il primo Ct non bianco nella storia degli Springboks è stato nominato. Mercoledì scorso Oregan Hoskins, presidente della Saru, ha annunciato la grande svolta. Al posto dell’indesiderato e non-allineato Jake White, Ct dei Boks campioni del mondo 2007, è stato scelto il cinquantenne coloured Pieter de Villiers fino ad ora allenatore di successo con i Baby Boks (campioni del mondo under 21 nel 2005 in Argentina) e con gli Emerging Springboks, vittoriosi l’anno scorso nel Torneo delle Nazioni in Romania. Il grande sconfitto di questa votazione, "presa a maggioranza striminzita" come ha affermato Johan Prinsloo manager della Saru, è stato Heyneke Meyer il favoritissimo candidato della vigilia dall’alto del suo inattaccabile record di vittorie recenti nella Currie Cup e nel Super14 con i Blue Bulls. Al momento della scelta l’esecutivo federale ha considerato in primis la necessità di dare più forza alla trasformazione con cui si vorrebbe allineare lo sviluppo del rugby tra coloured e neri così come è sempre avvenuto con i bianchi.
Lo stesso Hoskins ha chiaramente affermato che la decisione ha innanzitutto tenuto conto dei cambiamenti sociali ancora prima di guardare al solo curriculum agonistico dei candidati (tra cui anche Allister Coetzee e Chester Williams). Il nome più ovvio era quello dell’ex-tecnico dei Blue Bulls: Meyer infatti era appoggiato dalla frangia più conservatrice dell’establishment bianco di Pretoria legato a doppio filo alla Broederbond e molto ben supportato a livello mediatico dal quotidiano di lingua afrikaans Rapport. Davvero troppo per la nuova dirigenza Saru nonostante lo stesso Meyer sia stato, dati alla mano, il tecnico che più ha utilizzato a livello internazionale giocatori non bianchi dal 2000 in poi. «Smettiamola subito col fatto che sono un coloured» ha stigmatizzato il neo-Ct Pieter de Villiers «sono semplicemente il nuovo coach dei Boks e sceglierò i giocatori solamente in base al merito. E comunque non intendo reinventare la ruota per cui stravolgere l’attuale squadra campione del mondo sarebbe una stupidaggine enorme» ha concluso.
Prima di scegliere de Villiers, la Saru ha tastato il polso allo zoccolo duro dei Boks campioni del mondo che nello scorso mese di novembre avevano bisbigliato alle orecchie di Hoskins la possibilità di un ammutinamento in massa della nazionale in caso Meyer non fosse stato nominato. Un insuccesso economico e di immagine che la dirigenza federale non si sarebbe potuta certamente permettere. Vittoria
politica quindi per la linea più progressiva legata alla mentalità
della zona del Capo. E gira già in maniera piuttosto insistente la
notizia che nientemeno che Jake White sarà consigliere privilegiato di
de Villiers. Quest’ultimo è ben conscio di cosa l’aspetta: i bianchi
avranno il fucile puntato contro di lui pronti a sparargli
ogniqualvolta i Boks faranno brutta figura; i coloured vorranno più
spazio; i neri potrebbero boicottarlo perché storicamente e
tecnicamente in difficoltà nell’integrazione dentro al rugby
sudafricano. A Galles e Italia il compito di testare il nuovo corso
Springbok nel giugno prossimo.
Giampaolo Tassinari
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(G.T)Ad un turno dal termine della prima fase arriva il clamoroso
verdetto dell’eliminazione dei vice-campioni in carica del Leicester.
Il XV di Loffreda perde malamente ad Edinburgo mentre il Tolosa
diPerugini (dal 57′) cede 20-13 al Leinster (2 mete dell’ala Luke
Fitzgerald, 10 punti di Felipe Contepomi) che tiene vive le speranze
di qualificazione. Per Tolosa un brutto modo di festeggiare la 90.
gara di coppa.
I Saracens diOngaro (fino al 77′) travolgono il Biarritz (Masi40′)
grazie a 2 mete del 2. linea ex-All Black, Chris Jack e a 18 punti al
piede del connazionale Glen Jackson. Nulla da fare per Viadana, che
pur ha chiuso avanti 12-10 il 1. tempo (2 mete Erasmus, una
trasformata da Howarth). Nella ripresa non basta un piazzato di Pilat
per dare ai mantovani la prima vittoria di coppa. L’Ulster di
capitanDel Fava (80′) supera il Bourgoin. Cade il Gloucester
(Bortolami e Nieto 80′) nella tana degli Ospreys con i quali la grande
speranza gallese James Hook segna 22 punti. Risorge lo Stade Français
che intasca la 46. vittoria consecutiva in casa superando il
Bristol:Parissein campo per tutta la gara, i fratelli Bergamasco non
si sono alzati dalla panchina. Nel Munster, che pur perdendo a
Clermont resta in corsa, ha debuttato l’ala All Black Dough Howlett.
NellaChallenge Cupil Bath passa a casa dell’Overmach Parma e si
qualifica ai quarti con un turno di anticipo. Lo imitano Worcester e
Sale. Il Calvisano saluta le ultime speranze di qualificazione
perdendo in casa col Castres (Canavosio 80′). Rimane in corsa il Brive
(tutti i 12 punti diOrquera) sconfitto in casa dal Newcastle sotto
l’attenta direzione del fischietto napoletanoCarlo Damasco. Arbitro
italiano anche a Leeds:Alan Falzoneha diretto lo scontro tra i locali
del Carnegie ed i francesi del Dax. Nel Montpellier meta
diBortolussi(78′ in campo) e 80′ in campoStoica.
HEINEKEN CUP(5° turno)Gruppo 2: Risultati (tra parentesi i punti in
classifica): Ulster (5)-Bourgoin (7) 25-24, Ospreys (17)-Gloucester
(19) 32-15.Gruppo 3: Cardiff (16)-Harlequins (2) 23-12, Stade Français
(13)-Bristol (12) 19-11.Gruppo 4: Viadana (3)-Glasgow (15) 15-18,
Saracens (20)-Biarritz (13) 45-16. Gruppo 5: London Wasps
(18)-Llanelli (0) 40-7, Clermont (14)-Munster (15) 26-19. Gruppo 6:
Leinster (12)-Tolosa (15) 20-13, Edinburgo (9)-Leicester (10) 17-12.
EUROPEAN CHALLENGE CUP(5° turno).Gruppo 1: Overmach Parma (6)-Bath
(23) 13-31, Auch (14)-Albi (7) 15-13.Gruppo 2: Montauban
(11)-Worcester (24) 7-24, Bucaresti (10)-GrAN Parma (3) 21-20.Gruppo
3: Brive (16)-Newcastle (19) 12-19, El Salvador (0)-Connacht (14)
0-60.Gruppo 5: Leeds (19)-Dax (3) 25-18, Calvisano (9)-Castres (17)
9-27.
RECORD MERCIER – (im) Con i 6 punti siglati nella sconfitta di Sale,
l’apertura francese del Carrera Padova Ludovic Mercier ha valicato due
storici muri: 500 punti complessivi nelle coppe e 400 punti in
Challenge Cup. Mercier è salito infatti a 504 e 403 punti in 13
stagioni europee (45 presenze) disputate con 6 club diversi: Beziers,
Aurillac, Pau, Grenoble, Gloucester e Petrarca. Davanti a lui nella
classifica assoluta di Challenge ha solo l’irlandese Eric Elwood
(Connacht) con 473 punti, che si è ritirato. L’anno prossimo potrà
tentare di superarlo. Mercier, oltre alle 11 stagioni di Challenge,
vanta 101 punti nelle 2 stagioni giocate in Heineken.
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