Dal Gazzettino (14.04.2008)

IL LIBRO: Colosetti, il rugby e l’epopea dello sport a San Donà – GROUPAMA SUPER 10 – Il calcio a seguire di Isidoro Quaglio – Metalcrom, i 30 anni dello scudetto arrivato in ritardo – NOTIZIARIO – NEL MONDO

IL LIBRO

Colosetti, il rugby e l’epopea dello sport a San Donà

(im) L’epopea dei pionieri Mario Pacifici e Corrado Teso, studenti al collegio "Brandolini" di Oderzo, che portano il rugby a San Donà nel 1959. Gli anni d’oro di Giancarlo Pivetta (162 mete), Claudio Torresan (1410 punti), Ciro Sgorlon (37 caps azzurri) e la "razza Piave" che negli anni ’80-90 sfiora lo scudetto. L’epoca buia attuale con la retrocessione in B il 15 maggio 2005 «dopo ben 27 anni di militanza nell’élite del rugby nazionale». C’è tanta palla ovale in "Storia dello sport sandonatese" (Mazzanti editore, pp. 408, 20 euro) scritto da Gianni Colosetti. Storico e statistico di razza (Piave, anche se è nato a Latina nel ’37) impegnato con le sue ricerche a esaltare la memoria di uomini, imprese e numeri dello sport, dando loro la meritata dignità storica. C’è riuscito anche con questo libro, che parla di tutte le discipline capaci di dare lustro a San Donà di Piave in campo agonistico. Dalle due società nate nell’800 (ginnastica nel 1879, tiro a segno nel 1882), al calcio della società locale e del campione interista Gianfranco Bedin, al ciclismo di Moreno Argentin, alla boxe di Angelo Zoggia, al tennis di Maria Elena Camerin, a tanti altri sport grandi e piccoli, è una carrellata davvero interessante e preziosa.

GROUPAMA SUPER 10 Il Petrarca a 7 punti dal 4° posto dice addio al
numero 8 figiano (frattura) e a Lorenzetti. Per il momento nero pagherà Mercier?

Il Carrera sempre più sul baratro, perso Sisa

 

Presutti: «I play off li stiamo già giocando: ogni partita ormai è da dentro o fuori, se ne vinciamo 4 su 5 siamo in semifinale»

Frattura al braccio destro per Sisa Koyamaibole, campionato finito. Lesione al legamento crociato del ginocchio destro per Mariano Lorenzetti, stop di 5 settimane e, se Padova non arriva ai play off, campionato finito pure per lui. Ludovic Mercier sul banco degli imputati, potrebbe essere sacrificato all’apertura a beneficio di Nicki Little. La quarta giornata di ritorno del Groupama Super 10 ha portato in dote tutto questo, oltre ai 7 punti di ritardo dal 4. posto, per il Carrera Padova dopo il pesante ko casalingo (48-17) contro il Cammi Calvisano. Un distacco che rende difficile ora centrare l’obiettivo stagionale delle semifinali scudetto. Pasquale Presutti, per la sua squadra piove sul bagnato?

«Speriamo torni il sereno – risponde stando alla battuta il 58enne tecnico del Carrera – e se non torna compreremo l’ombrello».

Ovvero bisognerà ripararsi dalla critiche di una stagione fallimentare.

«Sono così legato al Petrarca che il primo a starci male per come stanno andando le cose sono io. Sono anche abituato a prendermi le mie responsabilità. Se c’è da mangiare una fetta di torta insieme lo faccio. Se c’è da mangiare… qualcos’altro, mi prendo anch’io la mia porzione».

A 5 giornate dal termine siete a 7 punti dal Cariparma, 4° in classifica, addio play-off?

«No, i play-off li stiamo già giocando. Nel senso che dopo la sconfitta in casa del Gran Parma per noi ogni partita è diventata uno spareggio. Se sulle prossime 5 ne vinciamo 4 ci qualifichiamo ai play off, se ne vinciamo 3 rischiamo grosso, se ne vinciamo 2 siamo fuori. Anzi, dovremo pensare a salvarci».

La rocambolesca sconfitta con il Rolly Gran Parma è stato lo spartiacque del vostro campionato?

«È la partita che può averci creato problemi psicologici e di fiducia. Prima era andato secondo bene. A parte la finale di Coppa Italia, che eravamo convinti di vincere e ci è sfuggita di mano. Da quel momento le cose hanno iniziato a girare storto. Se contro il Gran, invece di prendere una meta d’intercetto nei nostri 22 metri al 3′ di recupero, avessimo calciato in touche, saremmo qui a parlare di un altro risultato. E di un altro campionato».

I vostri errori vi sono costati caro.

«Sì, quello è stato di attenzione. Contro il Calvisano abbiamo pagato caro gli errori in fase di possesso. Perdere l’imbattibilità casalinga dopo un anno e mezzo con la squadra più in forma del torneo ci può stare. Non ci sta prendere 4 mete con palla in mano nostra. Oppure sul 5-10, invece di piazzare il calcio dell’8-10, andare in touche, perdere palla e beccare in contrattacco la meta del 5-17».

Ora senza 2/3 della terza linea titolare sarà ancora più dura recuperare i punti persi.

«Senza Sisa perdiamo molto a livello di impatto fisico. Con Gonzalo Padrò numero 8 faremo un gioco diverso. Ma una terza linea composta da Padrò, Galatro, Bezzati e il giovane Saccardo pronto a entrare è comunque un ottimo reparto. In questo Petrarca non ci si può certo lamentare della qualità della rosa, bisogna essere onesti».

La nuova terza linea la vedremo all’opera già sabato, in casa del Casinò di Venezia.

«Loro sono sulle ali dell’entusiamo per aver vinto a Parma. Noi siamo delusi per la batosta. Abbiamo la pressione addosso e abbiamo l’obbligo di reagire. Sarà una partita difficile. L’ennesima da dentro o fuori dei nostri play-off anticipati».

Ivan Malfatto

Il calcio a seguire di Isidoro Quaglio

Da quasi due settimane Doro Quaglio è puro spirito. Il vento di primavera ha portato via il suo corpo di gigante ridotto dalla malattia a un’enorme foglia secca. L’addio è stato suggestivo e toccante. La bara adagiata sul prato verdissimo e soleggiato del "Battaglini" di fronte alla vecchia tribuna ricolma di folla. Le immagini si sono sovrapposte. Quelle delle maglie di gioco sul feretro. E quelle della memoria. Di Doro che balzava verso il cielo a catturare la touche, il baffo spiovente scolpito nella maschera di fatica e sudore del volto, la fascia bianca a disciplinare la chioma. Quaglio è il simbolo di ciò che è stato e dovrebbe rimanere il rugby. Raccontano che quando tornò al Rovigo, nel ’69, dopo aver giocato a Bologna e una stagione in Francia nel Bourgoin, Maci Battaglini gli disse: «Se diventi cattivo sarai la seconda linea più forte d’Italia». Cattivo non lo fu mai. Aggressivo sì. Un combattente duro. Un trascinatore. Sapeva trasmettere ai compagni il cemento della solidarietà e dell’abnegazione. Doro proteggeva tutti. Una domenica a Frascati un avversario colpì Angelo Visentin con una sberla. Quaglio arrivò e gli rifilò un pugno. Venne espulso. Alla fine della partita "Banana" andò da lui dispiaciuto: «Ti hanno cacciato per colpa mia». Doro lo tolse dall’impaccio: «Dopo quello che quello ti ha fatto, non sono riuscito a trattenermi». Un’altra volta, contro una squadra di minatori gallesi, Visentin finì inghiottito nel mucchio sul calcio d’inizio. In campo si sentì la voce roca di Quaglio capeggiare i soccorsi al grido di «fora el bocia, fora el bocia». Nel Rovigo disputò 10 campionati, guidando la rinascita del club fino allo scudetto del ’76.

Non fu meno importante in Nazionale. Da leggenda la sua tournée di un mese in Sudafrica nel ’73 che cambiò per sempre il rugby italiano: fu la prima esperienza nell’emisfero australe, quella che ci aprì gli occhi sul mondo. Nel raduno di preparazione ad Ostia, l’emissario della federazione sudafricana Amos Du Plooy, mandato a fare da tutor agli italiani, nominò Doro show-man della comitiva, e Salvatore Bonetti sua spalla. Toccò a lui durante il tour, sconfitta dopo sconfitta, tenere alto il morale della squadra. «Dopo la terribile delusione nell’esordio con la Rhodesia – ricorda Bonetti – c’era un’aria da funerale. Ma giunti davanti alla corriera per rientrare in albergo, Doro trovò la forza di intonare "Marina", canzone in voga all’epoca. L’avvio fu stentato. Ma poi tutti lo seguirono. E con quella canzone riuscimmo a reagire».

In Sudafrica Quaglio fu grande protagonista oltre che nei terzi tempi anche della svolta tattica dell’Italia. La "rivolta delle Mille colline", dopo quattro brutte sconfitte, portò il citì Gianni Villa a spostare il baricentro del gioco sugli avanti. E una delle colonne di quella mischia era Doro, con i vari Bollesan, Bona, Bonetti, Fedrigo, Cossara. Fu soprattutto grazie a giocatori del suo temperamento che l’Italia rialzò la testa. Arrivarono così la vittoria sui Leopards (24-4), la sconfitta di misura contro l’Orange Free State (12-11) e il partitone con il Transvaal XV (28-24) scippato agli azzurri nel finale con una meta viziata da un "in avanti". Da allora per quel gruppo ogni partita fu soprattutto una festa, la gioia di ritrovarsi e stare insieme. Il seconda linea rodigino era il grande sacerdote di quel rituale. E ha continuato ad esserlo a distanza di anni.

Si dice che un rugbista non muore, ma passa la palla. Non è il caso di Isidoro Quaglio. Lui ha calciato a seguire. Nel turbine dei cambiamenti epocali portati dal professionismo, la sua storia indica la direzione e chiama a raccolta per far vivere l’anima profonda rugby.

LA PIOGGIA E LE LACRIME DI ARRIGO MANAVELLO HANNO BAGNATO A TREVISO LA CELEBRAZIONE DEL TRICOLORE DEL ’78

Metalcrom, i 30 anni dello scudetto arrivato in ritardo

«Siete stati uno splendido gruppo di teste di c…». Il complimento duro, crudo, ma efficace, lo ha fatto il presidente del Metalcrom Treviso, il notaio Arrigo Manavello, ai suoi campioni d’Italia 1977-78. Sottolineando un gustoso particolare: «Avete vinto lo scudetto che non doveva arrivare. Il tricolore dovevamo vincerlo l’anno prima, ma per mille motivi non ce l’abbiamo fatta. In compenso, anche se con problemi relazionali all’interno, la squadra si è compattata e dopo un inizio incerto, ha preso in mano la situazione e voi avete vinto lo scudetto». Sabato a mezzogiorno, ai piedi della Teresona, la statua dell’Indipendenza simbolo di Treviso, per la foto ricordo c’erano tutti: da un Umberto Cossara finalmente umanizzato e sorridente; ad un Manavello che tra lacrime di gioia e la pioggia che andava e veniva, si è gustato il giorno più bagnato della sua vita; da Amedeo e Francesco Zanetti, figli dell’indimenticato presidente onorario e sponsor Umberto, commossi, rappresentanti di un modo di star vicini allo sport che le aziende hanno dimenticato; a loro, i campioni d’Italia, finalmente con lo scudetto mai portato e ora cucito sulle maglie d’allora. Erano quelli i tempi della leggenda di Marca, quando Treviso era rugby e parlare di pallaovale era vivere la trevigianità. Sabato il Metalcrom si è riappropriato della piazza. Nell’operazione di recupero di ricordi, simpatia cittadina, giustizia sportiva anche se a scoppio ritardato, i campioni d’Italia del 77-78 hanno trovato il sostegno del sindaco Giampaolo Gobbo, ex tallonatore, e del prosindaco Giancarlo Gentilini che da "calciofilo" c’era, ma in seconda fila; di Luciano Benetton, in mezzo ai giocatori; del Benetton Rugby che ha voluto supportare le celebrazioni di quel primo scudetto che le maglie dei Colori Uniti hanno portato sul petto nella prima stagione di sponsorizzazione senza averlo vinto. E il Panathlon Treviso con il suo presidente Prando Prandi che ha premiato Manavello, Amedeo e Francesco Zanetti e Luciano Benetton.

Poche le assenze fra i 28 campioni: "Bobby" Robazza, in Cina, e "Ciubi" Blessano in Francia; e in più Glen Rich e Bruce Munro, i due neozelandesi che furono la marcia in più nella macchina da scudetto (arriveranno in estate).

Dopo la piazza, lo stadio e la violenta presa d’atto che il rugby d’oggi è un’altra cosa. Non è più il rugby simpatia e spumeggiante, di fantasia e spettacolo, fonte di piacere per chi gioca e chi guarda. Per fortuna c’è stato il terzo tempo dal sapore antico: la ribalta l’hanno gestita Gianni Franceschini e Manrico Marchetto come ai vecchi tempi, così come Nello Francescato che ha dato il via ai ricordi (quante risate!) e ai cori, Peter Cunnington (c’erano anche Paul Galon, ora affermato industriale, e Pietro Monfeli…) e Umberto Cossara da applausi, Rino Francescato splendido barzellettiere, Mario Carraro e Bruno Francescato affermati esperti di vita, Giovanni Favero super manager. E un Danilo Mason poeta rivelazione, che vende i suoi libri per finanziare la solidarietà alla quale dedica anche le proprie vacanze. Il bello è che i 28 campioni d’Italia 1977-78 hanno saputo essere i migliori anche nel quarto tempo, lontano dai campi di gioco.

Sergio Zanellato

NOTIZIARIO

Nuova Punto Casa promossa con due turni d’anticipo dalla C èlite
Casale sul Sile torna in serie B

 

SERIE A FEMMINILE

 

Chiusa la prima fase. Domenica 27 aprile le semifinali secche. A Treviso, Red Panthers Benetton-Red&Blu Roma e a Monza, Monza-Sitam Riviera del Brenta.

I risultati dell’ultimo turno: Red Panthers Benetton-Grazia Deledda Cagliari 87-0, L’Orso Biella-Monza 0-63, Cds Pesaro-Sitam Riviera del Brenta 0-46, Le Lupe Piacenza-Red&Blu Roma 5-19.

Clas. Benetton 70, Monza 47, Sitam 45, Red&Blu 43, CDS 29, Le Lupe 24, L’Orso 13, Grazia Deledda -6.

SERIE C

Con due turni di anticipo il Nuova Punto Casa Casale ottiene la promozione in serie B.

Girone d’Elite: Vicenza-Casale 7-31, Oderzo-Monselice 13-18, Belluno-Lemene 59-15, Montebelluna-Villadose 20-27, Jesolo-Alpago 29-8, Conegliano-Montereale 31-7.

Clas. Casale sul Sile 87, Monselice 76, Belluno 72, Villadose 68, Montebelluna 57, Oderzo 54, Jesolo 47, Conegliano 38, Alpago, Lemene 34, Vicenza 14, Montereale 6.

Girone Civ: SudTirolo-Pordenone 17-59, West Verona-Lido Venezia 5-28, Trento-Pedemontana Livenza 10-36, The Monsters-Valsugana 40-5, Valdagno-Frassinelle 0-61, Valpolicella-Valeggio 24-5, riposava il Cus Verona.

Clas. Pordenone 92, Lido Venezia 89, Pedemontana Livenza 82, The Monsters 70, Frassinelle 52.

UNDER 19

 

Nel Girone 1 già qualificate al barrage Benetton, AlmavivA e Cammi, da definire l’ordine in base all’ultimo turno. Nel Girone 2 San Donà batte il Rolly e lo raggiunge.Girone 1:Benetton Treviso-Overmach Parma 32-17, AlmavivA Capitolina-Vibu Noceto 29-8, Cammi Calvisano-L’Aquila 71-0, Carrera Padova-Tarvisium 30-11, Benevento-Montepaschi Viadana 13-12. Benetton 64, AlmavivA 61, Cammi 57, Carrera 46, Tarvisium 45, Benevento 33, Montepaschi 30, Vibu 28, L’Aquila 25, Overmach 24.Girone 2:Orved San Donà-Rolly Gran Parma 13-5, Cus Genova-Modena 3-13, Femi Cz Rovigo-Casale 72-22, MarchiolSanMarco-Mirano 3-10, Grande Milano-Brescia 59-3. Orved, Rolly 70, Modena 63, Femi Cz 45, Cus Genova 43, Grande Milano 42, Mirano 37, MarchiolSanMarco 24, Brescia 11, Casale 4.

A cura di Ennio Grosso

NEL MONDO

 

Il Galles dopo il Sei Nazioni centra la coppa con gli Ospreys.
Cheika e Lane a un passo dal trionfo.
Meta decisiva di Parisse, torna Bortolussi

VOLA CLERMONT – Cambio al vertice del Top 14 francese dopo il 17° turno. Clermont vince facile con Bourgoin 36-7 (Canale entra al 62′) e passa in testa con una lunghezza sul Tolosa, vincitore a fatica ad Albi 20-13. Terzo rimane lo Stade Français in cui Parisse (entrato al 44′) segna la meta decisiva a 10′ dalla fine nella difficile vittoria a Dax 13-9. Il Montpellier di Bortolussi (rientrato dopo a circa 2 mesi dal grave infortunio al Sei Nazioni, ha giocato fino al 53′) supera il Brive 20-14, dove non bastano i 9 punti dalla piazzola di Orquera. Infine va al Biarritz il derby della costa basca contro il Bayonne: 20-0 e Masi in campo tutta la gara.

SUPER LAMB – Guidato dalla giovane apertura Ryan Lamb (19 punti) il Gloucester di Nieto (fuori al 47′) e Bortolami (uscito al 79′) vince facile con i Saracens 39-15 portandosi a +6 in classifica della Premiership inglese, in attesa del recupero di martedì tra Bath e Leicester. Continua il buon momento degli Harlequins di Dean Richards al settimo successo nelle ultime 8 gare: facile la vittoria esterna a Leeds 32-6 ben guidati dall’apertura Adrian Jarvis.

OSPREYS DI COPPA – Nuova strabiliante prestazione dell’apertura James Hook che con 13 punti conduce gli Ospreys alla vittoria nell’Anglo-Welsh Cup a Twickenham contro il Leicester (Castrogiovanni uscito al 73′). Avanti di un punto all’intervallo, 7-6, i gallesi trovano l’allungo decisivo in apertura di ripresa con la meta del centro Andrew Bishop, già da tempo nel mirino del citì dei Dragons, Warren Gatland.

CHEIKA QUASI FATTA – Il Leinster dell’ex-tecnico petrarchino Michael Cheika è a un passo dal titolo nella Magners Celtic League: i biancazzurri grazie a 6 piazzati del Puma Felipe Contepomi superano 21-12 il Munster (Pucciariello entrato nella ripresa) mentre l’Ulster di Del Fava (uscito dopo l’intervallo) ha la meglio del Connacht 18-6, lasciando quest’ultimo sempre più fanalino di coda.

COLPACCIO LELOS – Nonostante il pungente freddo siberiano di Krasnojarsk, la nazionale georgiana è riuscita a sconfiggere la Russia per 18-12 nella penultima partita dell’edizione 2006-2008 della prima divisione Fira. Gli uomini del neo-citì Tim Lane hanno segnato 2 mete con Urushadze e Katcharava a cui ha risposto solo Kushnariov con 4 punizioni. Ad un turno dalla fine Georgia guida con 25 punti davanti a Russia 23. A Tbilisi tra due settimane si avrà la consacrazione nella sfida con la Spagna (arbitrerà il nostro Damasco).

DUCHI PRIMA VOLTA – L’Rc The Dukes di Hertogenbosch vince il titolo nazionale in Olanda superando nell’accesa finale l’Hilversum per 19-18. Per la prima volta un club della regione della Brabantia riescea consacrarsi campione nazionale.

Giampaolo Tassinari

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