Solite batoste per le italiane ma il Viadana sfiora l’impresa con il Clermont
(im) Nella 3. giornata delle Coppe Europee nuova batosta per le
italiane, la più pesante finora in termini di punteggi. Il complessivo
dei punti subiti e segnati nei sei match è stato di 336-91, con una
media di oltre 50 punti incassati a partita. Tremendo! A che serve
andare in Europa in questo modo? L’unica a sfiorare l’impresa è stata
l’Arix Viadana, che ha messo in difficoltà il Clermont Auvergne di
Tronky & Canale. Se l’arbitro avesse visto una meta di Bortolussi da
molti ritenuta valida (giudicata invece un annullato dei francesi)
forse la partita non sarebbe finita così. Nei gironi di Heineken 4
squadre su 6 a punteggio pieno, con vetta equamente ripartita tra
francesi (2), irlandesi (2), inglesi (1) e gallesi (1). In European
tutte le prime a punteggio pieno (3 inglesi, 2 francesi).
HEINEKEN CUP -Record di presenze della giornata al Parco dei Principi
per lo Stade Francais (45.000), al Lansdowne Road per il Leinster
(18.652) e al Madejeski Stadium per il London Irish (14.675). Minor
numero di spettatori per il Border (1.353) e il Calvisano (1500).
Poule 2: Gloucester-Edimburgo 38-22 (Nieto 80′, Bortolami 80′ e
capitano), Leinster-Agen 26-10 (tripletta di mete per O’Driscoll, dito
fratturato per l’ex petrarchino Ostiglia). Class. Leinster 11, Agen 9,
Gloucester 6, Edimburgo 5. Poule 3: Cammi Calvisano-Ospreys 27-50 (per
Calvisano m. Zanni, De Marigny, Cittadini, 2 cp, 1tf Scanavacca, 2 tf
De Marigny), Stade Francais-Sale 27-16 (Parisse, Mauro e Mirco
Bergamasco 80′). Class. Stefe Fr. 14, Ospreys 9, Sale 6, Calvisano 0.
Poule 4: Bourgoin-Leicester 13-28 (Del Fava 80′; Castrogiovanni 80′,
Moreno dal 51′ per Ayerza), Cardiff Blues-Munster 12-22 (Pucciariello
fino al 59′ e cartellino giallo). Class. Munster 13, Leicester 9,
Cardiff 5, Bourgoin 0. Poule 5:Llanelli Scarlets-Tolosa 20-19, London
Irish-Ulster 29-13. Class. Llanelli 13, London Irish e Tolosa 6,
Ulster 5. Poule 6:Border Reivers-Biarritz 0-25 (Dellapè dal 55′ per
Couzinet), Overmach Parma-Northampton 21-68 (per Parma m. Galon,
Neethling, Ghidini, 2 tf Rebuschi, 1 tf Canale). Class. Biarritz 15,
Northampton 10, Border 5, Parma 0.
EUROPEAN CHALLENGE – Record giornaliero di pubblico per gli Harlequins
(10.522), minor afflusso per il Viadana (1.100). Poule 1:
Bayonne-Bristol 17-38 (Pez 80′ e 12 punti: 1 meta, 2tf, 1 cp;
Stanojevic 80′, Pozzebon dal 63′ per Taumalolo), Dragons-Bucarest
66-10. Class. Bristol 14, Dragons 11, Bucarest 5, Bayonne 2. Poule 2:
Glasgow Warriors-Narbonne 51-7, Saracens-Skg Gran Rugby 71-6 (per
l’Skg m. Mannato, 3 cp e 1 tf Wakarua). Class. Saracens 14, Glasgow
11, Narbonne 4, Gran Rugby 1. Poule 3:vedi tabella a fianco. Per il
Petrarca m. Acuna, Bresolin, 2cp, 1 tf Preo. Nel Montauban l’ex
tallonatore del Rovigo Tony Testa in campo dal 47′ per Traversa. Poule
4: Harlequins-Bath 18-24 (Travagli in panchina), Connacht-Montpellier
26-13. Class. Bath 12, Harlequins 10, Connacht 7, Montpellier 1. Poule
5: Worcester-Albi 29-0, Arix Viadana-Clermont Auvergne 9-14 (Troncon
80′ e capitano, Canale dal 48′ per Combezou; per l’Arix 3 cp Howarth).
Class. Clermont 13, Worcester 11, Viadana 5, Albi 0.
———————————————————————————————————————–
Nel terzo turno di Heineken Cup il Benetton travolto in Inghilterra
dai London Wasps. Sabato prossimo la squadra di Dallaglio, zeppa di
stelle, sarà a Monigo
L’inesperto Treviso finisce in un nido di “vespe”
Londra
Durissimo impatto con il rugby europeo per il Benetton. I trevigiani
sono stati battuti severamente, la formazione di Green ha fatto quel
che ha potuto, ma difronte a certe realtà non è facile sopravvivere.
Un Benetton giovanissimo: alle conferme di Sartoretto e Sgarbi, Green
ha affiancato anche la freschezza e l’inesperienza di Andrea Ceccato,
alla sua prima partita da titolare nel Benetton ma, soprattutto al suo
primo impatto con il rugby europeo di spessore.Un London Wasps
quadrato, che sin dall’inizio ha messo sulle corde la compagine
trevigiana. Sicure della propria forza le “vespe” hanno cercato subito
di sbloccare il risultato con la meta. E non è stata presunzione la
volontà di giocare il primo calcio di punizione conquistato davanti ai
pali dopo appena due minuti di gioco. Da lì, infatti, è nata l’azione
che ha dato la prima delle nove mete segnate dalla compagine inglese.
Una marcatura in sfondamento con Ibanez ultimo a toccare palla oltre
la linea. Ma gli inglesi non avevano solo il pack, hanno giocato palla
con maestria e astuzia, dando dimostrazione di essere squadra forte,
ma soprattutto organizzata, in ogni reparto. Le azioni di quarta o
quinta fase si sono ripetute; giocatori come Lewsey, Rees, Voyce,
Worsley erano costantemente una spina nel fianco. Una lotta purtroppo
impari: Lewsey bissava dopo undici minuti e soprattutto dopo una
tambureggiante azione d’attacco inglese e Rees, poco prima di metà
tempo, concedeva il tris. Al ’17 il London Wasps conduceva già 19-0.
C’era il pericolo di un cappotto ancora più pesante di quello che poi
è stato.
Proprio a cavallo di metà tempo il Benetton ha avuto una doppia
occasione per schiodare lo zero dal punteggio: due volte Marcato ha
tentato la via dei pali, ma in entrambi le occasioni ha dimostrato di
avere le polveri bagnate. La momentanea superiorità territoriale non
ha pertanto fruttato punti, almeno però ha tenuto lontano dall’area di
meta la squadra inglese. Prima dello scadere del parziale, però,
arrivavano altre due mete, ancora con lo scatenato Lewsey alla
mezz’ora e con Tom Voyce quasi alla chiusura. Al riposo 31-0.
Nella ripresa la musica non mutava. Dopo neppure un minuto di gioco
Sackey si beveva con una finta la difesa e andava a segnare al centro
dei pali, poco dopo ancora Rees imitava il compagno. Era sempre il XV
inglese ad avere il pallino del gioco, ma Treviso almeno riusciva,
seppur timidamente ad alzare la testa, ma la sua offensiva era
sterile. Gli inglesi invece dopo una pausa sfondavano ancora con Voyce
e poco più tardi con il giovane talento Cipriani. I dieci minuti
conclusivi erano tutti di marca trevigiana, ma il forcing non
produceva punti. Sabato la squadra di Dallaglio sarà a Monigo per
quella che si annuncia come una durissima gara di ritorno.
Ennio Grosso
————————————————————————————————————————
Il rugby di Paese e la crisi di una diversità culturale
Ci sono incontri inattesi che danno una stupita felicità: una persona
affascinante, un vino di classe, una bella partita. E naturalmente la
scoperta di un buon libro. Come “Il Paese del rugby”, storia e
racconto di mezzo secolo di palla ovale curato da Elvis Lucchese con
contributi di Gian Domenico Mazzocato, Walter Pozzebon e Andrea
Passerini. Un volume (stampato in proprio dal club rossoblù) capace
sul filo della memoria, e con una scrittura di qualità, di riportarci
alla nostra infanzia, al tempo perduto, e di farci guardare con
disincanto al rugby di oggi.
Protagonista è Paese, centro a nord di Treviso. Nel dopoguerra era a
sette chilometri dalla città e non arrivava a diecimila abitanti,
tutti operai e contadini. Adesso la popolazione è raddoppiata, Paese
forma un’unica maglia urbana col capoluogo. Le maglie di gioco invece
restano per fortuna diverse. Ma molto meno di un tempo. Quando il
rugby era arrivato con lo sberleffo tipico del rimbalzo del “baòn
pirolòn”: una domenica di pr
imavera del ’56 un gruppo di amici va in
bicicletta a Treviso per vedere il calcio al Tenni ma si trovano per
sbaglio a un’altra partita: giocatori che si spingono e prendono uno
strano pallone con le mani senza che l’arbitro fischi. Non sanno che
si tratta del rugby ma Bepi D’Ambrosi dice a Lalo: “Questo qua lo
facciamo anche a Paese”.
Comincia un’avventura impastata di povertà, fatica e una manciata di
follia che potrebbe avere come sottofondo quella vecchia canzone di
Gino Santercole: “siam felici, siam contenti senza scarpe e senza
denti”. Sono tutti “mureri” e operai alla fonderia. Pacche tante,
schei sempre pochi e meno male che c’è l’oste, “Piero dea Ida”, a
sponsorizzarli con una soppressa e un litro di rosso oltre che, alla
bisogna, con qualche banconota da dieci. Ma sotto la polvere il seme
del rugby attecchisce. E il miracolo si compie. Senza mai risultati
eclatanti se misurati col metro di oggi. Mai raggiunta la massima
serie, molta B e soprattutto dalla metà degli anni ’80, gli anni di
Gianni Vendramin detto Mel, tanta e sempre dignitosa A2. La stagione
da ricordare è quella ’93-’94 con la promozione in A1 sfumata allo
spareggio contro il Bologna. Eppure di miracolo bisogna a parlare.
Perché Paese diventa una Rovigo più piccola (sarà il caso ma il colore
delle maglie è lo stesso) e come Rovigo si identifica come un pezzo di
Galles, dove il rugby è lo sport più popolare. A Paese il rugby è
diventato un sistema di relazioni, di amicizie, di solidarietà. Un
modo di vivere, con un preciso codice di valori, più importante dei
risultati del campo. «C’è stato un momento – ricorda Bruno Colusso- in
cui solo i preti non giocavano, ma perchè dovevano dire messa». Per
anni è stata pura autarchia: quelli di Treviso, per quanto ai vertici
del rugby nazionale, venivano guardati con diffidenza e tenuti alla
larga, mentre con gli stranieri i rapporti non sono mai stati dei più
facili. In compenso è fiorito un vivaio di eccellenza che ha dato al
rugby italiano Walter Pozzebon, Francesco Mazzariol, Massimo Bergamin,
Luca Pavin, Francesco Marangon e ora Enrico Ceccato e Fabio Semenzato.
Con l’avvento del professionismo le identità sono andate ovunque
indebolendosi. E non servono più a fare la differenza. Sull’altare del
denaro e dello spettacolo il “noble game” ha sacrificato la propria
diversità culturale. La globalizzazione e l’overdose televisiva se da
un lato hanno aperto alle masse un mondo minoritario e governato da un
codice esoterico, dall’altro hanno uniformato stili di gioco e
linguaggi, introdotto una sorta di pensiero unico, una pallida
imitazione del calcio. Una metamorfosi in assoluto né buona né
cattiva, ma inevitabile, funzionale ai tempi e ai bisogni. Che
tuttavia non ci impedisce di ricordare l’eccezione che rugby ha a
lungo rappresentato e di trarne qualche dritta per l’oggi e il domani.
Nella speranza che in prima linea non ci siano solo i soldi ma
rimangano gli uomini e i loro valori più genuini.
———————————————————————————————————————–
Crisi nera: 16 ko consecutivi e il sorpasso di popolarità del calcio.
Alla ripresa del Super 10 solo battendo L’Aquila sarà scongiurata la
retrocessione
Rovigo al bivio dopo un anno di sole sconfitte
Per risalire lacrime dei tifosi, sponsor a gettone e Orlandi in
mischia . Quaglio incoraggia: «Dopo Roma la barca sta girando»
Rovigo al bivio. O batte L’Aquila in casa il 23 dicembre, nell’ultima
d’andata del Groupama Super 10. Oppure lo spettro della retrocessione,
la prima in 63 campionati, diventerà terribilmente concreto.
Alla FemiCz per togliersi dalla crisi nera non è servita neanche la
benedizione del prete, don Silvio Baccaro, prima del match di Roma.
Dove perdendo 33-27 con la Capitolina nel posticipo dell’8. turno ha
dovuto accontentarsi di un punto di bonus. La striscia di ko
consecutivi ha così toccato quota 16: ultimi 7 turni del 2005/06,
barrage europeo e 8 turni nel 2006/07. Non era mai successo. Finora le
serie negative si erano fermate massimo alla metà di tale cifra.
L’ultima vittoria risale a quasi un anno fa, 44-7 all’Amatori Catania
il 7 gennaio. Per questo il match con L’Aquila è un bivio. Per il
morale di un ambiente ormai pericolosamente abituato a perdere e per
la classifica.
La serie nera viene proprio nel momento di massimo splendore del
calcio in città: da ieri sorprendente primo in C2 da neopromosso,
capace di produrre tanto entusiasmo da allestire tribune supplementari
allo stadio Gabrielli per l’atteso derby di domenica con la Spal.
«Almeno 300-400 tifosi che prima venivano al Battaglini ora li vedo
solo al calcio» confida Doro Quaglio, grande ex, ora dirigente. Come
dire, il mondo si è capovolto a Rovigo. L’unico posto d’Italia dove
finora il calcio veniva dopo il rugby.
Il punticino di Roma, però, insieme a un vibrante faccia a faccia
tifosi-dirigenti-squadra alla club house dell’Aldo Milani, ha ridato
morale ai rossoblu. Una realtà che ha vinto 11 scudetti, è stata la
sintesi della serata, che ha visto passare campioni come Battaglini,
Botha e intere generazioni di rugbisti non può sparire così. E le
lacrime di Vitalino Belloni, presidente del “Milani”, durante il suo
accorato intervento, l’hanno spiegato meglio di mille parole.
«Fino al 7 agosto Il Rovigo doveva fallire, scomparire – ha detto il
presidente Ugo Taddeo – Siamo entrati noi, abbiamo allestito una
squadra in corsa e stiamo rispettando gli impegni economici. Siamo dei
temerari? No, dei coraggiosi. Oltre al cuore ci stiamo mettendo la
testa, i risultati per salvarsi dovrebbero arrivare». «Dobbiamo
pensare a fare meglio, a correggere i nostri errori, a non adagiarci
sull’alibi degli arbitri che ci penalizzano» ha spronato i suoi il
seconda linea Tommaso Reato, mettendo il dito sulla piaga della
conquista e della disciplina. Un altro problema è la leadership.
L’utilizzo del “Puma” Manuel Contepomi (2. presenza a Roma) potrebbe
risolverlo: «Nel rugby vince la squadra, non il singolo, ma sono
pronto a dare il massimo» ha assicurato.
La società, dal canto suo, sta facendo i salti mortali per affrontare
gestione e debito colossale (si stima intorno a 1,5 milioni).
Affidandosi anche a quella che Giulio Tremonti chiamerebbe finanza
creativa. «Con L’Aquila o il Gran dovrebbe debuttare lo sponsor di
maglia a gettone, cioè a singola partita» annuncia il ds Umberto
Nalio. Sul fronte tecnico, dopo i trequarti con Andrea Cavinato,
questa settimana arriverà il tecnico per mischia e touche (due sedute
con Carlo Orlandi). Infine c’è la risorsa Andrea Bacchetti da
sfruttare. La 18enne anni, rimandata per ora a Rovigo dal Biarritz,
dove in amichevole ha segnato due mete. «Se il Biarritz lo faceva
giocare, vuoi che ne capisca meno di noi? – provoca Quaglio, che poi
fa professione di fede – A Roma la barca ha iniziato a girare per il
verso giusto…».
Se è vero, Rovigo ora deve dimostrarlo imboccando la strada giusta del bivio.
Ivan Malfatto
Leave a Reply