Le prime volte …
di Ivan Malfatto
Le prime volte dell’Italia non finiscono mai. Dopo il primo successo
esterno nel Sei Nazioni, due settimane fa in Scozia, ieri al Flaminio
contro il Galles è venuta la prima doppietta nel torneo. Un’altra
pagina di storia del rugby. Che gronda emozione per il modo palpitante
in cui è maturata (il punteggio ha cambiato 5 volte padrone. Per il
fascino di certe storie personali nel trionfo collettivo (Mauro
Bergamasco dopo 21′ si è trovato in coppia ai centri col fratello
Mirco). E per il colpo di scena finale. Inatteso come in ogni thriller
che si rispetti.
Mancano una manciata di secondi alla fine. Il Galles sotto di 3 punti
trova un calcio sui 25 metri per ingresso laterale in raggruppamento
di Staibano. Il cecchino Hook chiede due volte all’arbitro se c’è
tempo per andare in touche e giocarla. Il Galles vuole la meta della
vittoria, non il calcio del pareggio. L’arbitro risponde sì. Hook
calcia in touche. Prima che il compagno lanci White fischia la fine. I
Dragoni si scatenano furibondi in un girotondo inutile di proteste
contro il direttore di gara. Misunderstanding (fraintendimento) fra
persone che parlano la stessa lingua? Può darsi. Vendetta inglese
contro i gallesi? Un po’ di ironia non guasta, tenendo conto che
l’arbitro aveva già negato due mete ai gallesi fischiando avanti
inesistenti (st 24′ e 29′). Ritardo nel giocare la touche? Così spiega
Bortolami, che ha sentito il colloquio White-Hook. Qualunque sia la
risposta, il giallo di mister White (bianco, in inglese) resterà nella
storia fra gli aneddoti da tramandare. Come la vittoria azzurra.
Una vittoria maturata tra mille colpi di scena. Che vale il 3. posto
nel torneo, in attesa del match di oggi, e l’8. nel ranking mondiale
(prima volta anche questa) superando proprio il Galles.
L’Italia prende in mano subito il match grazie anche al favore di
vento. Incrocio Pez-Canale, Pratichetti vola in meta, ma l’arbitro
annulla per avanti (2′). Nella prima mischia il Galles commette fallo
iniziando il suo calvario in questo fondamentale (4′). Pez non fa
rimpiangere Scanavacca (il ct Berbizier ha vinto la sua scommessa) e
orchestra alternano aperture, piede e calci fra i pali (uno su azione
a seguito di touche rubata, l’altra per fallo in raggruppamento): 6-0
dopo 20′. Gli azzurri hanno il pallino del gioco, anche se quando i
trequarti rivali mollare le briglie fanno paura: mete salvate da Mauro
Bergamasco al 13′ (buco su Pratichetti) e De Marigny al 15′ (tre
contro uno).
L’infortunio a Canale, su placcaggio di Shanklin, scombina però i
piani. Entra Zaffiri, Bergamasco slitta dalla 3. linea al centro dopo
che in Scozia era andato all’ala, l’Italia deve riassestarsi e il
Galles la punisce. Proprio passando dai centri. Sesta fase, calcetto a
scavalcare di Stephen Jones, Shanklin raccoglie e dà all’interno al
furetto Williams. Bella meta. Italia sotto (6-7), ma per nulla
scoraggiata. Tanto che prima del riposo riesce a riportarsi in
vantaggio, punendo un errore di presunzione dei gallesi. Il talento
Hook ubriaca di zig-zag gli azzurri, ma invece di passare a Shanklin
che è in velocità si fa placcare e perde palla. La raccoglie
Robertson. Con un calcione esplora la difesa lasciata senza estremo,
con uno sprint di 60 metri va a raccogliere anticipando l’arrancante
2. linea in recupero e schiaccia in meta. Il primo tempo sorride
all’Italia (13-7).
La ripresa vede il Galles risorgere. In 13′ due calci per falli nei
raggruppamenti, dove la mischia ora soffre meno, e una meta in prima
fase da touche di Rees ricapovolgono le sorti (13-20). E’ il momento
di maggiore sofferenza. La partita sembra sfuggire di mano agli
azzurri. Anche il piede di Pez comincia a fare cilecca (drop fallito
al 7′). Ma qui viene fuori il gruppo, il cuore, l’anima dei 15 leoni
di Berbizier. Fondamentale la capacità di reinstallarsi nella metà
campo avversaria, grazie anche al cambio di prima linea dove Perugini
e l’esordiente (nel torneo) Staibano danno nuova energia. Monumentale
una fase di gioco di oltre 10′ dove le percussioni di Parisse uomo del
match, le rolling maul degli avanti, il cozzare dei corpi in ruck
pilotato da Troncon, la grinta di Bortolami & C. sgretolano
definitivamente la trincea gallese.
Al 32′ il gran lavoro si concretizza in un fallo nei 22 (3 punti di
Pez). Al 34′ su un altro fallo al posto del calcio (40 metri,
piazzabile) l’Italia sceglie la penaltouche. Eresia? No, mossa
vincente. Da qui nasce l’azione in cui Pez con un calcetto a
scavalcare i centri restituisce la pariglia a Stephen Jones e manda in
meta Mauro Bergamasco. Lo stakanovista dei ruoli, l’uomo simbolo di
questa Nazionale (che però per un pugno all’apertura ora con la prova
tv rischia la squalifica). Poi c’è ancora il tempo per la reazione
d’orgoglio gallese. E soprattutto per il giallo di mister White. Ma il
destino è segnato. Il 23-20 non cambia più. L’Italia del rugby ha
fatto la storia.
Ivan Malfatto
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L’UOMO DEL MATCH
Parisse inarrestabile: «Contro l’Irlanda non escludo nulla»
ROMA – (a.li.) La fame di Parisse non si placa nemmeno negli
spogliatoi. Il numero otto azzurro esce dallo stanzone degli azzurri
con ancora addosso la maglia del suo avversario diretto, Ryan Jones, e
addentando un panino al prosciutto. Abbraccia Mirco Bergamasco, si
sottopone con un sorriso timido ai riflettori delle tivù, riceve i
complimenti di Pierre Villepreux.
In realtà è il mondo intero che da quando è iniziato il Sei Nazioni
sta ammirando le gesta di questo gigante di soli 23 anni nato in
Argentina ma figlio di un ex trequarti aquilano. Già a Edimburgo era
stato tra i migliori. Ieri il premio di “man of the match” nessuno
poteva negarglielo. E stato semplicemente monumentale. Uomo ovunque:
touche nitide deviate in fondo allo schieramento, placcaggi come colpi
di fucile, penetrazioni inarrestabili palla in mano. «Dopo il calcio
di Hook del 20-13 ci siamo stretti in cerchio e ci siamo parlati –
racconta – da quel momento ci siamo messi a giocare davanti e il
Galles non ha più visto la palla». Partita indispensabile quella del
terza linea dello Stade Français che fino a tre anni fa giocava a
Treviso, anche in difesa. Dopo il placcaggio, sempre pronto a
rialzarsi e a contendere la palla o a riplaccare. Una gestualità che è
il marchio dei giocatori moderni. E che fa di lui un terza linea
corteggiato da molti club europei. «Il mio contratto a Parigi scade,
mi piacerebbe restare. Ma ora non ci penso». Pensa invece a sabato
prossimo: «Per noi cambia tutto. Ora siamo sereni, e possiamo
affrontare l’Irlanda nel migliore dei modi. E a questo punto non
escludo nulla». Guarda il pezzo di panino che ha ancora in mano. La
fame non gli è passata.
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Italia-Galles 23-20
MARCATORI: pt 12’e 19′ cp Pez, 26′ m. Williams tf St. Jones, 36′ m.
Robertson tf Pez; st 3′ cp Hook, 5′ m. Rees tf Hook, 13′ cp Hook, 32′
cp Pez, 37′ m. Ma. Bergamasco tf PezITALIA: De Marigny; Robertson,
Canale (pt 21′ Zaffiri), Mi. Bergamasco, Pratichetti; Pez, Troncon;
Parisse, Ma. Bergamaso, Zanni (st 21′-27 Bernabò); Bortolami, Dellapè;
Nieto (st 18’Staibano), Festuccia, Lo Cicero (st 18′ Perugini). All.
Berbizier.
GALLES: Ke. Morgan; Ma. Jones, Shanklin, Hook, S. William; St. Jones
(pt 30′-40′ e st 35′ Ga. Thomas), Peel; Ry. Jones, Ma. Williams,
Popham; Wyn Jones (st 30′ Jo. Thomas), Gough; Horsm
an (st 16′ Ad.
Jones), Rees (st 37′ Ry. Thomas), Ge.Jenkins (st 21′ Du. Jones). All.
Ga. Jenkins.
ARBITRO: White (Inghilterra)
NOTE: p.t. 13-7. Calci: Pez 5/6 (drop 0/1), St. Jones 1/1, Hook 3/3.
Azzurri di scuola straniera 7, di squadre straniere 10 (9 nel XV).
Uomo del match Sergio Parisse. Spettatori 24mila.
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Arriva sulla spinta del maul il trionfo della concretezza
di Antonio Liviero
Una notte dolcissima. Un’altra, dopo quella di Edimburgo. E stavolta è
davvero la notte dopo gli esami. Due vittorie consecutive tolgono ogni
dubbio sulla consistenza della squadra azzurra, sul suo pieno dritto a
stare nell’olimpo del rugby europeo. E per un po’, ora è certo,
nessuno ci chiederà più prove di idoneità.
Ci sono voluti otto anni per questa doppietta. E abbiamo dovuto
attendere che Apollo mandasse il vento propizio agli azzurri. Anche
ieri è successo. Con i gallesi, vittime di un malinteso con l’arbitro,
che calciano in touche il pallone del possibile pareggio quando invece
non c’è più nemmeno un secondo da giocare. L’inglese White fischia la
fine ed è una liberazione per i tifosi italiani. È stata durissima
anche per loro. Intanto perchè il Flaminio ieri era un campo neutro,
metà chiazzato di azzurro e metà di rosso. È poi l’Italia sembrava
lontana da quella concreta di Edimburgo. Il primo tempo, nonostante il
vento alle spalle, si chiudeva con soli tre punti di vantaggio.
E all’inizio della ripresa le cose peggioravano. Una meta quasi a
freddo di Rees, un piazzato di Hook. Un quarto d’ora di sofferenza
terribile. Poi il vento è calato. Il Flaminio, quello azzurro, ha
cominciato a cantare l’inno di Mameli, la miglior esecuzione che
ricordi: a tempo, compatta. Una voce sola. Incitava a mettersi in
marcia. Ad occupare il campo, a lottare senza riposo. La magia si è
consumata. I cuori di Troncon e compagni si sono scaldati. È stato
attorno a quei minuti, tra il 56′ e l’ora di gioco, che si è rivista
la nave azzurra dai solidi scalmi. L’Italia di Edimburgo. Venti minuti
in cui il pacchetto di mischia ha fatto rimbombare cupa al terra. Ha
nascosto il pallone al Galles costretto a dolori e lacrime indicibili
in chiusa. Attorno alla chiglia della mischia azzurra è stato tutto un
ribollire di onde, un gran fragore: attacchi a raso, pick and go
subito sostenuti. Fino al doppio maul dirompente da touche che ha
spianato la strada alla meta di Mauro Bergamasco. Uno sfondamento
collettivo, il gesto forse più simbolico del rugby: otto uomini
stretti uno all’altro che avanzano inesorabili col pallone, come
fossero uno solo. Il piacere di una meta di forza e, soprattutto, di
intelligenza tattica. Una stella polare per il gioco di questa Italia,
che indica quali sono i mezzi a lei più congeniali per superare le
difese: maul e gioco offensivo al piede.Nessuno storce il naso
stasera, nemmeno dalle parti di Treviso dove amano il rugby spumante,
per queste mete a zero passeggi. Basta rivedere in tivù il nero furore
che lampeggia negli occhi di Mauro Bergamasco dopo la meta del trionfo
per cogliere la bellezza del nuovo trionfo del carattere e del
collettivo.
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HANNO DETTO
Berbizier e gli azzurri: «Una grande emozione»
Roma
NOSTRO INVIATO
(im)”Non è stata una grande partita di rugby, ma una partita di grandi
emozioni”, Pierre Berbizier ct azzurro. “L’Italia ha avuto la capacità
di riprendere in mano un match che sembrava perso e segnare una meta
decisiva carica di emozioni”, Pierre Villepreux ex ct azzurro. “Questi
ragazzi sono stati emozionanti, commoventi. Con questa vittoria
abbiamo imboccato la svolta giusta, se continuiamo così in futuro ci
toglieremo altre soddisfazioni”, Giancarlo Dondi, presidente della
Fir.
La parola emozione è il filo conduttore delle dichiarazioni del dopo
partita. Ed è comprensibile. Per trovare una vittoria palpitante del
genere bisogna andare indietro nel tempo. Forse a quello dello storico
debutto nel torneo con la Scozia. O alla doppietta con Irlanda e
Francia nel ’97, che solo dopo dieci anni l’Italia è riuscita a
bissare. Da allora non era più riuscita a battere due grandi
consecutivamente.
“E’ vero, soltanto con i risultati come questo il rugby italiano può
crescere – spiega Mauro Bergamasco, eroe del match con la meta
decisiva e lo slittamento da 3. linea a centro in coppia per la prima
volta con il fratello Mirco – Quando abbiamo subito la seconda meta è
stato il momento più duro. Siamo stati bravi a reagire grazie a tutta
la squadra: la gestione della cerniera mediana, le direttive del
capitano, la comunicazione fra i trequarti che mi ha aiutato a
inserirmi nel ruolo. Riuscire a rialzare la testa nei momenti
difficili è la prerogativa delle grandi squadre. In passato partite
del genere non le avremmo più riacciuffate, le avremmo perse.
Significa che stiamo crescendo a livello internazionale e che dietro
sta crescendo un intero movimento, di cui la Nazionale è il traino”.
Sul cambio di ruolo che portato bene, come in Scozia, ironizza:
“Stavolta è stata ancora più dura, perchè è successo dopo soli 21′. Se
in futuro servirà ancora per vincere ben venga”.
Capitan Marco Bortolami spiega la differenza fra questo successo e
quello di due settimane fa in Scozia: “Quella è stata una partita
anomala, dopo 5′ eravamo 21-0. Questa la stavamo perdendo giocando
controvento fino a 3′ dalla fine. Solo le grandi squadre riescono a
capovolgere situazioni così”. Secondo il capitano sono stati tre i
momenti significativi del match: “Quando siamo riusciti a sfruttare il
vento a favore, chiudendo il primo tempo in vantaggio. Quando loro ci
hanno superato nella ripresa e siamo stati bravi a non cedere, nel
punteggio (una volta prendevamo 2-3 mete e buonanotte) e nella testa.
Negli ultimi 20′ quando sono siamo tornati a giocare nella loro metà
campo per l’affondo decisivo”. Bortolami ha sentito di persona il
colloquio fra Hook e White nell’ultima penaltouche. A suo avviso non
c’è contraddizione nel comportamento del direttore di gara: “L’arbitro
ha detto ai gallesi che avevano dieci secondi per calciare in touche e
poi giocare la palla. Se riucivano a farlo bene, altrimenti avrebbe
fischiato la fine. E così ha fatto”. L’Italia del rugby «ha scritto
una pagina indimenticabile della sua storia» secondo il sindaco di
Roma Veltroni. In sintonia anche il ministro Melandri: «È stato un
grande match emozionante ed esaltante, deciso solo alla fine, che ha
ripagato dell’attesa e della fiducia. Ecco come dovrebbe essere tutto
lo sport».
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