Bastareaud rientro esplosivo
La Francia espugna Murrayfield (9-18) senza brillare nel match domenicale del Sei Nazioni. Protagonista il centro Mathieu Bastareaud autore di due mete nella partita del rientro dopo il caso della finta aggressione in Nuova Zelanda. Otto punti di piede portano la firma di Parra. Per la Scozia 3 piazzati di Paterson schierato estremo.
SEI NAZIONI
Il presidente: «Ho visto molti tifosi delusi»
Dondi bacchetta l’Italia rinunciataria
SULLA CELTIC «0ra abbiamo l’80% di chance di entrare nel torneo»
Ivan Malfatto
DUBLINO – Sulla partita con l’Irlanda: «È la prima del torneo, vediamo le altre, ma mi aspettavo di più». Sul gioco di Nick Mallett: «Dovremmo andare in campo ogni volta per giocarcerla, cercare di vincere. Invece diamo l’impressione di farlo per cercare di pigliarne il meno possibile». Sulla Celtic League: «Qui ho parlato con il presidente del board John Hussey. Abbiamo l’80% di possibilità di entrare, perché 8 squadre su 10 sono favorevoli (non le scozzesi). Sono abbastanza fiducioso».
È un Giancarlo Dondi che non risparmia commenti il giorno dopo Irlanda-Italia. Debutto perdente (29-11) e parzialmente deludente (siamo tornati alle onorevoli sconfitte) nell’11° Rbs Sei Nazioni della storia azzurra. Il presidente della Fir non si tira indietro nemmeno sul giudizio espresso dal capitano non giocatore Sergio Parisse: con palloni così lenti, ha detto, contro di noi difenderebbero bene anche Portogallo e Romania, non solo l’Irlanda. «Parisse è molto attaccato alla maglia e vorrebbe sempre vedere la squadra battersi per vincere, come me. Ha detto quello che pensa l’80% dei tifosi».
Tifosi che sono il vero patrimonio della Fir e di questa Italia, che ha perso 44° match su 51 del torneo, ma non il loro entusiasmo. Erano in 6 mila anche a Dublino. Hanno cantato l’inno nella ripresa, quando gli azzurri hanno retto meglio il campo. Riempiranno domenica il Flaminio con l’Inghilterra, come hanno fatto con i tre stadi dei test autunnali (129mila spettatori).
Per onorarli Dondi chiede più coraggio nelle scelte tecniche, di gioco e nello spirito. «In aeroporto ne ho visto molti un po’ delusi – conclude il presidente – Il rugby è uno sport di attacco, non di difesa. Devi giocare la palla. La Scozia ieri ha perso con la Francia, era nettamente più debole, ma ce l’ha messa tutta per vincere». E chiude con un’osservazione tecnica: «Adottiamo un gioco di conquistare del terreno, per andare nella metà campo avversaria a contendere lì supremazia agli avversari. Ma se poi non sali, non fai pressing, sono loro che vengono a giocare nella tua. E corri i rischi. Prendi un calcio e una meta che non puoi regalare all’Irlanda, come il primo (su Castrogiovanni) e la seconda (la touche corta) contro l’Irlanda». Capito Mallett & C.?
MISCHIA APERTA di Antonio Liviero
L’insostenibile lentezza dei sostegni nel ripiazzamento
A Dublino domina il verde. Dal prato fiabesco del Croke Park al frenetico movimento delle maglie irlandesi. E poi l’Italia, praticamente al verde in fatto di gioco.
Siamo stati grandi fino all’inno di Mameli. Sugli spalti seimila tifosi pieni di orgoglio e di speranza. Un coro commovente, persino baciato dal sole. E una gagliarda esecuzione della banda. Poi la squadra azzurra ha fatto seguire dieci minuti determinati a caccia di calci piazzati. Ma l’indisciplina l’ha fatta da padrona. Così ad essere penalizzati nella fasi a terra sono stati prima Del Fava, poi McLean. In dieci minuti zero punti. Mentre gli irlandesi appena hanno messo piede nella nostra metacampo ne hanno subito raccolti 3 con O’Gara. La capacità di sfruttare i momenti favorevoli è una qualità delle grandi squadre. L’Italia non l’ha mai avuta. Ricordo le lamentazioni di Berbizier. I suoi pugni rabbiosi sul banchetto della tribuna per le occasione sprecate. Certo sarebbe eccessivo dire che l’Italia abbia perso per questo. Perché dopo la scioccante meta di Heaslip al 14’, Ghirardini e compagni di occasioni non ne hanno proprio costruite, essendo la meta di Robertson più il segno della caparbietà individuale che della reazione collettiva.
Il gioco semplice ed essenziale di Mallett non ha dunque funzionato. Avvio di partita a parte, l’occupazione del campo è stata poco efficace. I calci tattici non hanno mostrato i necessari progressi. Le intenzioni, persino eccessive, ci sono. La qualità dei gesti individuali e collettivi no. Poche le touche trovate, gli avanzamenti importanti, zero i palloni aerei recuperati. Sugli scambi al piede siamo stati spesso ricacciati indietro.
Nelle rimesse laterali un disastro. Non solo per i palloni rubati ma per la pressione che gli irlandesi hanno messo su tutti gli altri. È così venuta a mancare la base principale per innescare il maul, nostro principale mezzo offensivo prima che ne fosse autorizzato il crollo. Ma ora che il divieto è stato ripristinato gli azzurri non sembrano più in grado di approfittarne. Un solo raggruppamento penetrante in 80 minuti. Niente, davvero.
L’Italia è poi venuta sorprendentemente meno anche nelle sequenze di raggruppamenti a corto raggio. In quel "travail de sape" che erode con pazienza il muro difensivo e il terreno. Erano le fasi che nel disegno tattico del citì avrebbero dovuto portarci i calci di punizione e i punti. Ma il disordine e la lentezza del ripiazzamento offensivo dei sostegni le hanno private del ritmo e della dinamica di avanzamento necessarie. Spesso la liberazione della palla veniva ritardata proprio perché l’attacco non era ancora riposizionato. E quando si formava un blocco di sostegno per una nuova fase a raso della ruck, la difesa irlandese era già perfettamente schierata. È per questo che la sconfitta di Dublino spaventa: sono evaporate le basi minime del gioco.
Italia – England Saxons
La splendida atmosfera sportiva di Mogliano non aiuta gli azzurri che avevano chiuso in vantaggio i primi 40’
Crolla nella ripresa una fiacca Italia A
Alberto Duprè
Splendida l’atmosfera prima del match con un gruppo di ragazzini che canta gli inni nazionali e con gli oltre 3000 tifosi in tribuna che applaudono e cantano l’inno di Mameli.
Partono bene gli azzurri che prendono subito in mano la partita andando vicino alla meta per due volte nel primo quarto d’ora. All’11 Sepe buca la difesa inglese e poi passa a Vosawai che viene placcato quando ormai sentiva profumo di meta. Al 13′ calcetto a seguire di Sepe per Andrea Pratichetti che supera il primo sbarramento difensivo ma trova semaforo rosso ad un metro dalla linea dei sogni.
Al terzo tentativo arriva la marcatura al termine di una splendida azione corale. Buso parte in velocità e serve Orquera bravo a dare l’ovale di prima a Pablo Canavosio che resiste ad un tentativo di placcaggio e schiaccia in meta fra il tripudio del pubblico moglianese. Orquera prova la trasformazione dalla zona destra ma il tiro è impreciso e termina largo.
Al 26′ l’Italia attacca ancora e sfiora la seconda meta. Pace è bravo ad intercettare un alleggerimento sbagliato dagli England Saxon e si involta verso l’area ma viene bloccato a pochi centimetri dalla linea di meta.
Nel finale di tempo i bianchi di coach Lancaster si fanno finalmente vedere in attacco. Al 39′ la mischia ospite sembra riuscire ad avere la meglio ma un "in avanti" vanifica tutto. Al 41′ il trevigiano Simone Favaro è costretto ad uscire zoppicante lasciando il posto a Silvio Orlando del Benetton. Nei 3′ di recupero la mischia italiana si difende in trincea e il calcio a liberare di Orquera chiude la prima frazione.
Al 3′ della ripresa sono ancora gli azzurri a farsi pericolosi con Andrea Pratichetti che si tuffa per schiacciare in meta, ma viene anticipato dal calcetto di un avversario che si rifugia in touche. Al 9′ gli inglesi sbloccano il tabellino con il calcio piazzato di Geraghty che centra i pali. Al 14′ Dellapè si becca un discutibile cartellino giallo e da un’altra opportunità dalla piazzola a Geraghty che però questa volta fallisce. Al 19′ però il vantaggio ospite arriva puntuale grazie alla meta di Benjamin che trova un varco fra la difesa azzurra. Geraghty trasforma e si va sul 5 a 10.
La pressione inglese è ora fortissima e al 27′ arriva la meta tecnica trasformata da Goode. La difesa italiana difende con le unghie ma al 37′ capitola di nuovo con la meta dello sgusciante Goode. In pieno recupera trova gloria anche Strettle che entra tra le maglie sfilacciate della difesa dell’Italia e schiaccia in meta. Godde trasforma ancora siglando il 31-5 finale.
RugbyCoppa Italia: Gran Parma – Benetton
Già al 25’ risultato al sicuro e col bonus, ma per il resto il XV biancoverde ha mostrato limiti di concentrazione
Benetton gioca mezzora e domina il Gran Parma
PARMA – Esordio vittorioso (10-38) ma ci si poteva aspettare qualcosa in più dal Benetton all’esordio in Coppa Italia. La rosa a disposizione di Smith è certamente adeguata per sopportare anche l’emorragia di atleti chiamati in questo periodo con le nazionali azzurre e quindi le aspettative della società saranno giustamente orientate verso il massimo risultato anche in questa manifestazione. Le 6 mete con le quali i biancoverdi hanno liquidato il Magnetofield Gran, però, non devono ingannare, perché la squadra per lunghi tratti è ha giocato con sufficienza e scarsa concentrazione. La Coppa Italia certo non porta gli stimoli di un Super 10, ma la serie di palloni caduti o passati a nessuno e le superiorità numeriche non sfruttate devono far riflettere anche alla luce delle ultime e non proprio brillanti prestazioni. Per guardare il bicchiere mezzo pieno basta comunque considerare che malgrado quello che si è detto questa squadra continua a vincere quando non addirittura ad infliggere passivi pesanti come quello di ieri a spese del Magnetofield Gran. Una prima frazione di gara in cui il Benetton ha rapidamente messo al sicuro il risultato, con il punto di bonus che è stato raggiunto già al 25′, ma con il pacchetto che ha faticato non poco a mettersi in sintonia con le interpretazioni arbitrali. Una scarsa disciplina alla quale si è aggiunta con il passare dei minuti una preoccupante imprecisione nella trasmissione del pallone. Certamente le attenuanti non mancano.
L’avversario non era forse il più indicato per esprimersi al massimo della concentrazione; l’apparente facilità nel superare la difesa parmense con il gioco al largo può aver anche contribuito a creare questo clima da «allenamento controllato». La difesa al contrario non ha risentito di questi fattori, ed i tentativi del Gran di affacciarsi nei ventidue degli ospiti, tutti esclusivamente nella seconda frazione di gioco, sono andati ad infrangersi con i meccanismi ben registrati del reparto arretrato del Benetton. Unico neo la meta arrivata sul finire della gara per un malinteso fra Botes e la terza centro da una mischia ordinata a proprio favore.
Il pacchetto biancoverde vince il pallone, la terza linea alza la palla per…nessuno ed allora il pallone viene catturato dal flanker avversario che si proietta in meta. Classico errore di comunicazione di chi sta giocando con sufficienza. Dalla parte delle notizie positive, comunque, il più che meritato il titolo di Man of the Match assegnato a Dion Kingi, ma subito alla sua ruota può essere collocato Botes, che ha dettato i ritmi all’attacco dei suoi, anche se, come detto, banali errori hanno impedito di finalizzare tutte le occasioni create.
Se si aggiunge il fatto che Brendan Williams è apparso ormai ben avviato sulla strada per la forma migliore, si può per una volta sorvolare sugli errori commessi.
Il Petrarca reagisce e sferra il colpo del ko
COPPA ITALIA Assalto all’arma bianca dei bianconeri allo stadio Tre Fontane dopo il vantaggio della Roma Presutti: «A questo torneo ci teniamo, non è un mistero. Vittoria dal valore doppio, per classifica e morale»
MARCATORI: pt 13’ cp Skeen, 34’ meta Costa Repetto tr Mercier; st 6’
cp Skeen, 10’ meta Mercier tr Mercier, 20’ cp Skeen, 33’ meta Vannini
tr Skeen, 36’ meta Costa Repetto tr Mercier.
FUTURA ROMA: Bernardi; (st 9’ L. Falsaperla); Manozzi (pt 24’ M.
Falsaperla), Rainreri, Gauthier, Reid; Skeen, Vannini; Saccardo,
Giusti (st 25’ Aldridge), Persico; Boscolo, German; Paoletti (pt 2’
Patrizi), Martino (st 1’ Rowson), Vigne Donati. All. Pratichetti.
PETRARCA: Spragg; Borgato, Bertetti, Ambrosio, Innocenti;
Mercier, Billot; Padrò, Galatro, Bezzati; Cavalieri (st 19’ Gastaldi),
Fletcher; Sclosa (st 7’ Chistolini), Marchetto (st 7’ Gatto), Costa
Repetto. All. Presutti.
ARBITRO: Castagnoli di Livorno
NOTE: pt 3-7. Calci: Skeen 4/4, Mercier 3/4.
Guido Lo Giudice
Quando Mercier al 23’ della ripresa ha sbagliato un facile calcio di punizione in mezzo ai pali che avrebbe creato un break importante per il Petrarca, a Presutti sono corsi i brividi per la schiena. Manco a farlo apposta dieci minuti dopo, al culmine di una serie di assalti, Vannini bucava in mezzo ai pali e la Roma si trovava per la prima volta in vantaggio 16-14, nella prima giornata di Coppa Italia. C’erano le premesse per essere arrabbiati di brutto. Rabbia ed orgoglio che venivano scaricati nel migliore dei modi dai patavini. Ovale al centro, pronti via, ed erano tre minuti di assalti all’arma bianca che la Roma non sapeva come arginare, con avversari che sbucavano a mille all’ora da ogni parte. L’ultimo, Costa Repetto trasformato in imprendibile tre quarti, lui pilone lottatore, trovava il varco giusto per andare in meta e Mercier si faceva perdonare l’errore, l’unico della partita, trasformando la meta da posizione angolatissima.
Questa è la vittoria del Petrarca. Si dice che ai punti aveva fatto meglio la Roma, tutto senno del poi. Contano i fatti. Futura brava e generosa, è vero, ma anche ingenua e improduttiva, Padova, cinica e pratica quanto serve nel rugby per dare sostanza al gioco. Ha tenuto, sofferto, reagito e quando è stato il momento giusto ha piazzato il colpo del ko.
Presutti alla fine era giustamente soddisfatto, mentre riabbracciava qualche vecchio amico, come Ambrogio Bona, ex pilone azzurro: «Sì a questa Coppa ci teniamo, non ne ho fatto mistero e lo confermo apertamente; vogliamo andare avanti, poi sarà quel che sarà, obiettivo la finale. Perciò la vittoria su un campo difficile come il Tre Fontane ha valore doppio, serve alla classifica e al morale dei ragazzi tutti bravi, perché non è stata una partita né facile né semplice, e questo accresce i nostri meriti».
Giustamente orgoglioso quindi tecnico e giocatori con Bertetti a prendere in giro Costa Repetto: «Questo ci vuole fregare il posto fra i tre quarti, ma deve correre di più, altrimenti lo rispediamo a fare il suo mestiere». Che poi non è niente male, chiedere ai piloni romani quanto hanno sofferto per tenerlo a bada.
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