Altri risultati delle formazioni italiane
Buona prova di Del Fava con la A, ma il seconda linea si è infortunato a un ginocchio. Zanato promuove Dal Maso e Orquera. Ieri altre due sconfitte. Travolti anche gli under 21, le donne cedono nel finale
Ventotto punti all’attivo, 152 al passivo. Le 4 Nazionali impegnate
nello scorso fine settimana hanno chiuso con un bilancio in rosso.
Oltre alla Nazionale maggiore, a contribuire al poker di sconfitte
anche la Nazionale A, in Inghilterra, l’Under 21 contro i pari età
della Francia e la Nazionale femminile contro le transalpine.
NAZIONALE AIl XV di Marzio Zanato è stato in partita per mezz’ora
contro gli England Saxons poi, complice anche un’espulsione, gli
inglesi hanno preso il largo e hanno vinto 34-5. La meta italiana è
stata segnata a metà ripresa da Staibano. «Risultato a parte dice
Zanato è stata una prova convincente. Vista la squadra inglese c’era
veramente di che preoccuparsi. Purtroppo il giallo comminato a Dal
Maso ci è costato 14 punti; a questi livelli non puoi permetterti di
regalare un uomo all’avversario. Se la partita fosse terminata 20-5
non ci sarebbe stato nulla da dire. Comunque il gruppo si è ben
comportato, in particolare Galante, all’esordio».
Giocatori papabili per la Maggiore? «Dal Maso, Padrò continua Zanato
quindi Orquera e Marcato, tra i quali c’è una sana rivalità, sono
giocatori che possono aspirare alla Nazionale Maggiore, lo stesso Del
Fava, uscito anzitempo per un problema al ginocchio, si è dimostrato
un leader nelle rimesse laterali».
DONNE All’esordio nel Sei Nazioni, le ragazze di Cococcetta e
Granatelli non sono riuscite a ripetere l’exploit dei maschi quando,
al debutto di 7 anni fa, batterono la Scozia. L’Italia è stata
sconfitta dalla Francia 37-17 rimanendo in partita per oltre un’ora.
Passata per prima in vantaggio (piazzato di Veronica Schiavon al 1′),
l’Italia ha chiuso il primo tempo sotto 20-3, ma all’inizio della
ripresa ha recuperato quasi tutto il divario: una meta del capitano
Licia Stefan, quindi una tecnica, entrambe trasformate da Veronica
Schiavon, portavano il punteggio sul 20-17, ma nell’ultimo quarto
d’ora tre mete transalpine ponevano fine alle speranze azzurre. I
margini di miglioramento sono notevoli analizzano i tecnici Cococcetta
e Granatelli purtroppo non possediamo ancora quel cinismo tipico delle
squadre che si confrontano da tempo sulla scena Internazionale d’alto
livello.
UNDER 21 Secca sconfitta anche per l’Under 21 battuta 42-3 dai pari età
della Francia nel Sei Nazioni di categoria. Per gli azzurrini un
piazzato di Davide Duca che aveva illuso visto che dopo la meta
iniziale dei francesi l’Italia aveva subito dimezzato il divario, poi
però un parziale di 35-0 per i galletti.
Ennio Grosso
COPPA ITALIA I rodigini piegano l’Aquila, i padovani sconfitti a Calvisano. Poker Femi, cade il Carrera
(e.g.) In concomitanza con il Sei Nazioni è scattata anche la Coppa
Italia, trofeo Aams 2007.
Nel girone A due successi esterni, entrambi con il bonus. Ieri l’Arix
Viadana ha vinto a Parma contro il Vibu Gran Rugby 31-14, venerdì
l’AlmavivA Capitolina ha espugnato a sua volta Catania vincendo 31-21.
Ha riposato il Benetton Treviso. Classifica: Arix, AlmavivA 5,
Benetton, Amatori Catania, Vibu 0. Nel girone B invece vittorie
casalinghe e anche in questo caso con il bonus: ieri il Cammi
Calvisano ha sconfitto il Carrera Padova 31-17 (per il Petrarca due
mete di Saccardo e Hassaneim, quindi due trasformazioni e un piazzato
di Pavin), il Femi Cz Rovigo ha battuto l’Infinito L’Aquila 25-18 (per
il Rovigo mete di Wyllie, Dolcetto, Gatti e Bustos, quest’ultimo
autore anche di una trasformazione e un piazzato). Con i rossoblu
rientro di Gaina dopo la lunga assenza per una grave malattia. Ha
riposato l’Overmach Parma; Cammi, Femi Cz 5, Infinito 1, Overmach,
Carrera 0.
Domenica il secondo turno. Girone A: AlmavivA-Benetton, Arix-Amatori
Catania, riposa il Vibu; Girone B: Infinito-Cammi, Overmach-Femi Cz,
riposa il Carrera.
CIVSi rinnova il rapporto di collaborazione tra Civ e Comité Midi
Pyrénées. L’annuale stage congiunto si svolgerà quest’anno Oltralpe,
dall’11 al 17 febbraio e vedrà protagonista una squadra under 16
guidata dai tecnici Pierpaolo Tellarini, Matteo Ambrosini e Fabio
Zuin, i quali porteranno in Francia 26 atleti. La rappresentativa si
allenerà con i pari età francesi e svolgerà due test a Brens, il 14
contro una selezione del Tarn ed il 16 contro il Midi Pyrénées.
Lo stage coinvolgerà anche 5 tecnici, Alessandro Gerardi, Nicola
Pettenò, Fabio Sato, Alessandro Battistin e Jason Wright, i quali si
confronteranno con i colleghi dell’area di Toulouse sui temi della
didattica. Esperienza di approfondimento e di crescita anche per
l’arbitro Giacomo Serchiani, al seguito della selezione Civ.
Considerazioni su Italia – Francia
Roma
NOSTRO INVIATO
L’Italia di Pierre Berbizier nel match d’esordio dell’Rbs Sei Nazioni
ha perso le sue certezze. Aveva un pacchetto di mischia indomabile, in
particolare i primi 5 uomini, ed è stato domato. Sapeva giocare alla
pari, pur uscendo poi sconfitta, contro le migliori nazionale al mondo
e non c’è riuscita. Anche se poco andava in meta, in 4 partite su 5 lo
scorso torneo, e ha fatto cilecca, ancora con i francesi. Doveva
chiudere prima del torneo il nodo dei contratti, aperto con una
lettera al presidente Giancarlo Dondi e un summit a Fontanafredda in
novembre, invece è previsto un incontro in settimana. Insieme al
pessimo risultato del campo, mai in 8 anni gli azzurri avevano segnato
così poco al Flaminio, questo ha detto il 3-39 contro la Francia.
PACK DOMATO -Il ct Bernard Laporte conoscendo l’effetto usurante che i
primi 5 uomini azzurri potevano avere sui propri ha impostato un match
in cui ha concesso solo 2 mischie chiuse ai rivali, contro le 8 per i
francesi vinte senza soffrire. Ha fatto un uso del maul devastante
(12-5 per i francesi) dove hanno giganteggiato Ibanez e “Attila” (come
lo chiama Midi Olympique) Chabal, autore di una doppietta. Ha
costretto l’Italia a sfiancarsi in ruck (98-61 per gli italiani). Alla
fine così l’usura ha stroncato Nieto e compagni, prima linea
sostituita in blocco a inizio ripresa, e l’arma azzurra è stata
neutralizzata.
IN PARTITA 20′ -Solo nel primo quarto l’Italia è stata in partita.
Quando con i 2 calci falliti (Scanavacca, De Marigny) e la quasi meta
dove Pepe si è infortunato poteva passare in vantaggio. Poi il nulla.
Tranne un sovrannumero sprecato su Sole, il calcio di Pez e poco più.
La nazionale non ha ceduto di schianto, come succedeva in passato. Ma
ha dato una sensazione di impotenza, proprio come ai tempi di Kirwan e
Johnstone. E’ vero che 5 mete a 0 le aveva subite anche nel 2006 a
Parigi, ma lì era stata in vantaggio 42′ e in partita fino a 3′ dal
termine. Tutta un’altra cosa. Nella riunione post-partita con i
giocatori, lontano dai microfoni, Berbizier ha preso insolitamente la
parola (non lo fa quasi mai) e avrebbe detto: “Tutti avete giocato per
80′ con il cuore, ma il proprio, quello individuale, senza metterlo a
disposizione del collettivo”. E questo, nel credo del ct, non fa di 22
giocatori una squadra.
EMERGENZA PUNTI – L’Italia di Berbizier nel Sei Nazioni, e quasi
sempre nei test-match con le big, non ha mai superato la fatidica
soglia dei 20 punti segnati. Carenza che ha sempre compensato con
un’ottima difesa. Stavolta però i punti sono
stati solo 3. Peggior
prestazione al Flaminio e secondo peggior score di sempre in 36
partite del torneo: dopo lo 0-25 di Parigi e il 3-19 di Dublino nel
2004. Prendiamo il dato negativo con scaramanzia, quell’anno la Scozia
siamo poi riusciti a batterla. Sta di fatto che l’emergenza
nell’efficacia del gioco d’attacco azzurro non è un’invenzione. A
livello internazionale segnando meno di 20 punti raramente si vince.
IL NODO DEL CONTRATTO – Il contenzioso sui contratti per l’anno
mondiale, apertosi in occasione di Italia-Canada a Fontanafredda, è
tutt’altro che chiuso. Dopo la lettera a Dondi (che si dice l’abbia
presa male), la decisione dei giocatori di non avvalersi della
consulenza di procuratori nelle trattative, un summit parigino fra
parte dello staff e degli atleti, più altre discussioni, si sarebbe
giunti a una definizione di premi, assicurazioni, gettoni anche a
coloro che non saranno selezionati a fine preparazione mondiale e
altri dettagli. “Però non c’è ancora nero su bianco” è la voce che
emerge dal gruppo azzurro, più unito che mai. Così i “sindacalisti”
Bortolami, Mauro Bergamasco, Ongaro, Parisse e Lo Cicero dovrebbero
avere un incontro con la controparte in settimana. Tutti giurano che
la trattativa non ha disturbato l’ambiente, che la preparazione di
Italia-Francia è stata ideale. Sarà sicuramente vero. Ma chiudere la
partita contratti e concentrarsi solo sui difficili impegni del campo
potrebbe essere produttivo.
Ivan Malfatto
D’Arcy e O’ Gara guidano l’Irlanda alla conquista di Cardiff
Missione compiuta per l’Irlanda che ieri ha espugnato il Millenium di
Cardiff al termine di un match di grandi contenuti tecnici e
spettacolari. I Verdi segnano di rapina già al primo minuto con il
tallonatore Rory Best, abile a raccogliere una stoppata di O’Driscoll
su un calcio di liberazione di Stephen Jones. Lo stesso capitano
gallese si fa perdonare infilando tre piazzati di fila (8′, 18′, 24′)
e portando i Dragoni sul 9 a 5. Al 31′ è O’Driscoll ad appoggiare
l’ovale nell’area avversaria, finalizzando una sventagliata dei propri
trequarti. Il risultato della prima frazione (9-12) resta “congelato”
fino alla mezz’ora della ripresa, quando O’Gara (impeccabile la sua
regia), schiaccia in meta, dopo un profondo break di Gordon D’Arcy,
poi acclamato man of the match. 9 a 19 lo score finale.
RIECCO WILKO – E’ stata la vecchia guardia a suonare la carica nel
netto successo dell’Inghilterra contro la Scozia (42 a 20), sabato a
Twickenham. Su tutti il redivivo Jonny Wilkinson, che ha siglato 27
punti (tra cui una dubbia meta in bandierina) ed un altro eroe della
Coppa del Mondo 2003, Jason Robinson, richiamato in nazionale alla
vigilia del Sei Nazioni, autore di due mete (4 in tutto quelle dei
bianchi, l’ultima del flanker Lund). Una vittoria rigenerante. Un
premio alle scelte coraggiose del neo coach Brian Asthon, che ha
puntato su Wilko, su Robinson e su Andy Farrell, ex capitano della
nazionale di Rugby League. Più che convincente la sua prova a primo
centro. Grande entusiasmo nell’ambiente inglese. Lo stesso Jason
Robinson attribuisce il merito al clima ritrovato con il nuovo corso
Asthon – Vickery. «C’è un grande clima di collaborazione, che ci
porterà lontano», ha commentato l’ala del Sale.
LA SCOZIA MASTICA AMARO
Per gli Highlanders 2 mete (Taylor e Dewey) e 10 punti al piede del capitano Patterson. Su tutte le furie il coach Frank Hadden, che nel post partita non ha risparmiato pesanti critiche all’arbitro, il sudafricano Marius Jonker (lo stesso di Italia-Canada a Fontanafredda) e soprattutto al Tmo, l’irlandese Donald Courtenay,
reo quest’ultimo di aver convalidato la meta di Wilkinson. «Il suo intervento stato farsesco – ha commentato – è umanamente impossibile commettere simili errori». Piergiorgio Grizzo
L’INFERMERIA AZZURRA
Scanavacca forse recupera. Esclusa la frattura costale per l’apertura rodigina. Ma preoccupa Mauro Bergamasco
Roma
NOSTRO INVIATO
(im) La sfiga di Pepe in nazionale non conosce limiti. Dopo
l’ostracismo dei senatori (era Coste-Mascioletti), lo scarafaggio alle
Figi (era Johnstone), l’insensibilità del ct (era Kirwan), la
labirintite argentina e l’infortunio a Mestre (era Berbizier),
un’altra puntata si aggiunge alla saga: il ginocchio di Poitrenaud.
Quello che ha costretto Andrea Scanavacca, 33 anni, a lasciare il
campo dopo soli 12′ di Italia-Francia. Primo match da titolare nel suo
ruolo di mediano d’apertura al Sei Nazioni. Seconda apparizione
assoluta nel torneo, dopo l’epico 5/5 da estremo nel 2001 a
Twickenham. Stadio che sabato corre il rischio di non calpestare.
“Ho preso una botta tra le ossa del costato e il muscolo del diaframma
nell’azione al 4′ in cui l’Italia è andata quasi in meta – racconta
Scanavacca – Ho fatto il calcetto a seguire, Mauro è andato a terra a
recuperare, io sono entrato a pulire restando schiacciato fra la ruck
e il ginocchio di Poitrenaud. Quando mi sono rialzato, oltre al
dolore, facevo fatica a respirare. Non riuscivo più a correre bene.
Temevamo la frattura alle costole, così al 12′ sono uscito.
Fortunatamente gli esami non hanno riscontrato nulla di rotto. Solo
una contusione a diaframma e cartilagine. Domani (oggi, ndr) farò
un’ecografia che chiarirà completamente il danno. Conto di recuperare
per Twickenham. Peccato, il ct mi ha detto che era stato contento di
come avevo gestito il match quei pochi minuti. E’ stata un vera
sfortuna”.
Il bollettino infortuni in casa azzurra non riguarda solo Scanavacca.
Mauro Bergamasco è il caso più grave.
Il terza linea ala padovano ha subìto due duri colpi alla coscia
destra, uno nei minuti finali, che hanno provocato lesione con
versamento in un punto dove già con lo Stade Francais ha avuto
problemi. E’ stato portato fuori a braccia. L’ematoma si sta
riassorbendo, oggi è prevista un’ecografia per valutare lo stato delle
fibre muscolari. Meno preoccupanti gli infortuni di Sergio Parisse
(colpo al collo) e Canale (bernoccolo in testa).
E’ stato invece rimandato a casa Alessandro Zanni per il trauma
cranico subito in campionato, il neurochirurgo gli ha confermato altre
due settimane di stop.
Strategia del pienone
(P.G.) “Comunque vada sarà tutto esaurito“. Sembra la nuova parola
d’ordine della Fir in occasione delle partite della Nazionale al
Flaminio. In realtà sabato per Italia-Francia qualche fila di
seggiolini vuoti si è intravista. Ed è un po’ strano che la
Federazione non abbia comunicato né l’incasso né il numero ufficiale
di spettatori paganti. Il sold out forse c’è stato, forse no. Di
sicuro per non rovinare il colpo d’occhio si è dovuti ricorrere in
extremis a qualche accorgimento. Come le 5 corriere partite dal
Triveneto sabato di buon mattino, sotto la regia congiunta di Fir e
Civ, che si sono accollate le spese di biglietto e trasporto per circa
200 persone. Un’iniziativa estesa anche ad altri comitati.
L’impressione diffusa è che nella Capitale la passione italiana per il
rugby sia ancora piuttosto tiepida.
Ma non bastano le spiegazioni tecniche
È un’Italia perfetta. Per i cardiopatici francesi. Una squadra che non
segna più di tre punti in casa e che nel secondo tempo, quando è
chiamata alla reazione d’orgoglio, si assicura quasi 20 minuti di
possesso ma, non riuscendo ad avanzare, lo esercita a 70 metri dalla
linea di meta avversaria, è quanto di più rilassante ci si possa
augurare per un debutto in trasferta nel Sei
Nazioni.
Le speranze delle vigilia erano sacrosante nei confronti di un gruppo
che in autunno aveva ceduto di misura all’Australia e ai Pumas. E che
nel Torneo dello scorso anno era uscito beffato più che battuto da
Dublino e aveva pareggiato a Cardiff. Nessuno pretendeva la vittoria,
ma una prova gagliarda. Tanto più che l’inizio è stato incoraggiante.
Dieci minuti di dominio, di attacchi tambureggianti, di alternanza di
passaggi alla mano con penetrazioni sull’asse e gioco al piede. C’era
chi aveva letto segnali anche prima del calcio d’inizio: gli azzurri
si erano stretti in cerchio più dei francesi. Così vicini da sembrare
un gigantesco uovo compatto. Nessuno immaginava che da quell’uovo
sarebbe uscita una delle frittate più amare e indigeste.
Ci sono certo delle spiegazioni tecniche. I francesi hanno saputo
annullare i punti forti dell’Italia. La mischia chiusa, prima di
tutto. Aveva ricordato Berbizier che in mischia non si vince una
partita ma la si può perdere. È andata proprio così. È anche vero che
le torri transalpine, pur sbadate nei loro lanci, hanno inquinato
costantemente i rifornimenti italiani in touche; che sono stati persi
parecchi, troppi palloni; e che non è stata concretizzata qualche
buona occasione, come il due contro uno di Parisse e Dallan davanti ai
pali dopo un break del numero 8 alla mezz’ora. Ma non era certo la
prima partita in cui accadeva.Il fatto nuovo è invece che, come dicono
i francesi, l’Italia è passata accanto alla partita. Senza entrarvi
davvero, se non per pochi minuti. E’ mancata l’anima, la forza mentale
per reagire agli errori. Già dopo la prima meta di Dominici (23′)
Bortolami e compagni sono stati inghiottiti da un enorme black-out.
Vagavano smarriti in attesa di qualcuno che li guidasse fuori da
quella notte improvvisa scesa sul Flaminio. Qualcuno che dicesse: la
nave affonda, presto seguitemi. E ricordasse che l’area di meta era
dall’altra parte. Uno scenario compatibile solo parzialmente con
spiegazioni tecniche. Perché il rugby è prima di tutto uno sport di
combattimento, dal quale discende il resto. Gli uomini contano più
degli schemi. E chi fa blocco e ci mette l’anima la spunta sempre
sugli avventurieri dei guizzi e dei ricami, dello zig-zag e degli
sberleffi. Questa volta non si può nemmeno dire che sia colpa del
livello del campionato italiano, visto che gli azzurri giocano tutti
all’estero. Una Nazionale precipitata all’improvviso a livello delle
nostre squadre di club nelle coppe europee, autorizza a cercare
altrove le motivazioni della sconfitta: forse nell’ambiente, nello
spogliatoio, nella testa dei giocatori. Ipotesi che in frangenti come
questi nessun allenatore o giocatore può confermare. Ma i sintomi
assomigliano molto a quelli di una rottura profonda che ha solo in
parte a che vedere col campo. Sabato prossimo contro l’Inghilterra si
potrà capire meglio.
Un terzo livello di lettura, più ampio, è legato alla fragilità del
movimento. Viene sempre, prima o poi, il momento in cui arriva il
conto e le scorciatoie, come quelle dei giocatori all’estero o delle
infornate di oriundi ed equiparati, non pagano più. Quando si sente la
mancanza, dietro alla Nazionale maggiore, di un movimento forte, di
alternative, di soluzioni. Che, purtroppo, non ci sono.
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