Dal Gazzettino (31.05.2009)

L’impero colpisce ancora – Il Benetton si riprende subito lo scudetto – Prato vola in Super 10 – Felicità contenuta in casa biancoverde – Riconquistare la città e conquistare l’Europa

L’Impero colpisce ancora.

 

di Ivan Malfatto

Nella notte magica del Flaminio il Treviso conquista il 14° scudetto della sua storia. Il 12° da quando c’è sponsor Benetton. L’11° dell’era play-off, iniziata nell’88 proprio in questo stadio (ma allora vinse Rovigo). Il 5° in sette anni (dove è sempre arrivato in finale) di gestione Zatta-Munari. Il primo del tecnico sudafricano Franco Smith. Una raffica di cifre che dice quanto i trevigiani continuino a essere i dominatori indiscussi del rugby italiano dell’ultimo ventennio. RUGBY In un Flaminio deserto i biancoverdi superano il Viadana per 29-20 (4 mete a 2) e conquistano il loro 14esimo titolo

Il Benetton si riprende subito lo scudetto

Ristabilito l’assoluto dominio dei trevigiani in campo nazionale, dopo  una finale avvicente – Goosen super

 Hanno battuto meritatamente il Montepaschi Viadana, come due anni fa. Mostrando padronanza per tutto il match e reagendo con spirito nell’unico frangente (8’) in cui sono stati in svantaggio. La partita inizia in uno stadio semideserto, com’era previdibile. E’ una scelta scellerata giocare una finale da 4 mila spettartori qui. Mortifica l’ultimo atto del campionato, che non può reggere il confronto con il tutto esaurito dell’Italia al Sei Nazioni. Se ne sono andati anche molti tifosi di L’Aquila e Prato, che hanno giocato prima la finale di serie A.

Goosen sbaglia subito da metà campo un calcio per tenuto (2’). Law lo imita al 6’ per ingresso laterale di Waters su ruck. L’apertura trevigiana inizia lo show della sua monumentale partita al 9’ con un millimetrico diagonale al piede nei 22 rivali per l’ala, che frutta un avanti di Robertson. La successiva mischia però non sfrutta la situazione. Invece sfrutta una palla vangante all’11’ il potente Neivua. Solo una trattenuta di Louw (da un cui errore era partita l’azione) quando se ne è liberato impedisce che diventi meta. Law sbaglia ancora dai 25 centrali. Il piede proprio non va.

Il Benetton ha più possesso. Lo concretizza al 17’ con un lampo di Waters, che guadagna il break sui 10 metri. In seconda fase s’inserisce Williams, lo sostiene Sgarbi che libera Vilk all’interno, taglio verso il centro e ultimi due difensori beffati. Spettacolare, 7-0. Sul capovolgimento di fronte fallo di Treviso nei 22, il tecnico Love dalla tribuna chiama touche, ma Law piazza e stavolta fa centro: 7-3 al 21’.

L’arma più pericolosa di Viadana è sempre Neivua. Al 24’ fa un break di 30 metri dalla sua metà campo e libera Robertson tre contro uno, ma l’ala azzurra scivola e nel successivo raggruppamento un fallo vanifica tutto. Sul fronte trevigiano è Vilk a mettere paura. Dopo la prima touche persa da Viadana, al 29’ trova un break lungolinea sostenuto da Goosen e Williams; tre punti d’incontro, una mischia chiusa, altre due incursioni a raso e Di Santo schiaccia. L’arbitro chiede la prova tivù che concede la meta: 14-3. Treviso è concreto oltre che spettacolare. Dà l’impressione di avere il match in mano. Viadana al 36’ lo smentisce. Williams tenta un contrattacco dalla sua metà campo, ma dopo due serpentine perde palla nel raggruppamento a terra. Cox raccoglie e buca clamorosamente la difesa in ritardo sul ripiazzamento correndo per 50 metri: 14-10. Neanche il tempo per la ripartenza ed è il Montepaschi a subire la fuga lungolinea di Goosen, che recupera contro Robertson un up and under e fila dentro: 19-10 e già 4 mete segnate. Alla fine saranno 6, mai successo in una finale, anche se il record restano le 7 dei 2000.

La ripresa inizia con la trincea difensiva trevigiana che continua a fermare gli attacchi senza sostegno sull’asse. La pressione frutta anche un tenuto, che all’8’ Goosen non calcia tra i pali da posizione centrale. La partita continua piacevole. Al 16’ tocca a Johannson mettere i brivi su un incrocio a Treviso, fuga inarresrtabile di 40 metri, ma un avanti di Hore nella seconda fase vanifica. Il Benetton però soffre per la seconda mischia consecutiva e si becca un calcio dai 22 che riporta il Montepaschi sotto break: 19-13. Tre minuti dopo i rivali passano per la prima volta in vantaggio. L’ennesima corsa sull’asse di Johansson buca una difesa non più ermetica e vola in meta in prima fase: 19-20.

Il Benetton ha già operato tre cambi, ma appare in difficoltà. Incapace di proporre l’efficacia del primo tempo, sia in attacco che in difesa. Serve la seconda touche rubata (da Pavanello) a dare la scossa. Una serie di punti d’incontro portano al 29’ al crollo in mischia ordinata di Viadana. Goosen piazza dai 22 i primi punti della ripresa: 22-20 controsorpasso. Ora è battaglia di nervi. Treviso continua a soffire nelle percussioni dei centri. Subisce in possesso e occupazione. Viene schiacciata nella sua metà campo. Ma regge e riporta il gioco fuori, con Goosen che al 37’ da quasi 50 metri cerca di sfruttare un fallo in touche. Calcio corto.

Nella ripartenza Robertson sembra filare verso il break decisivo sull’ala, ma il neo entrato Sartoretto gli piazza un placcaggio da paura. I compagni si complimentano. E’ il 79’ ed è il segno del trionfo, anche se c’è ancora da soffrire, perchè la successiva touche Treviso la lancia per la prima volta storta. A togliere dai guai la squadra nel recupero è Williams, con una serpentina ancora sostenuta dal eno entrato, che riporta il gioco ai 5 metri del Viadana. Nei due tentativi di uscire dai 22 è ancora Sartoretto a piazzare i placcaggi decisivi. L’azione non si schioda più da sotto i pali fino a quando Barbieri, in seconda fase da chiusa, suggella con la quarta meta il successo. Il Benetton torna dopo un anno meritatamente campione d’Italia. E il Veneto celebra il suo 41. scudetto su 79. Sarebbe davvero un sacrilegio escluderso dalla Celtic League che dal 2010/11 rimpiazzerà il campionato.

Ivan Malfatto

 

L’Aquila, sogno infranto

 

Prato vola in Super 10

Il sogno di promozione e riscatto dal terremoto dell’Aquila s’infrange ai tempi supplementari. Giocati in 14 per l’espulsione del pilone Moreno (già giallo nel pt). Al Flaminio la finale di serie A ha visto infatti il successo meritato del Consiag Cavalieri Prato 25-18 (m. Burton, Villagra, Murgier; 2 cp 2 tf Burton; per l’ l’Aquila 6 cp Sweeney). I toscani sono promossi in Super 10. Agli abruzzesi va la vittoria del cuore, per la rimonta della ripresa che ha portato ai supplementari, e della commozione, per lo spettacolo del pubblico accorso a inseguire il sogno del riscatto attraverso il rugby. Per l’Aquila in campo dal 20’ st il pilone rodigino Rik Dolcetto. È il secondo anno che perde la finale.

 

(im)
Luciano Benetton: «Trionfo meritato»

Felicità contenuta in casa biancoverde.

Luciano Benetton seduto a fianco del presidente della federugby Dondi va via soddisfatto anche se il suo entusiasmo è molto mederato: «Una bella serata di sport – dice – nella quale è andato tutto bene. Una finale scudetto onorata da due società che hanno giocato un buon rugby e per noi una vittoria importante e ritengo anche meritata. Ora c’è il basket? Sarà molto più dura e comunque è andata già bene essere arrivati dove siamo».

C’è anche il presidente Amerino Zatta che va a raccogliere la coppa di campioni d’Italia.

«Una soddisfazione grandissinma che corona una buona stagione – dice – abbiamo conquistato questo scudetto al termine di una partita avvincente e senza un attimo di tregua. Nel primo tempo meglio noi, sempre a controllare la partita. Poi nel secondo è venuto fuori il Viadana ed abbiamo dovuto subire. Il nostro merito è stato quello di essere sempre rimasti vigili, aver conservato la tranquillità ed aver reagito subito. Le meta finale che ha posto il suggello alla partita dimostra come lo scudetto alla fine sia stato meritato. Il Viadana è stato un grandissimo avversario ed averlo battuto ci fa onore e rende ancora più bello il raggiungimento di questo traguardo».

C’è anche Troncon ad applaudire e l’ex capitano azzurro è soddisfattissimo.
«Sì perché mi sono divertito, è stata una partita che ha onorato questa finale scudetto, senza un momento di noia, anzi avvincente fino al fischio finale con la meta Benetton che ha coronato questa festa del rugby».

Guido Lo Giudice

 

Il Benetton e il futuro

Riconquistare la città e conquistare l’Europa

di Carlo F. Dalla Pasqua

C’era una volta il Treviso che divertiva e spesso perdeva. Giocava quello che molti chiamavano rugby champagne, probabilmente perché alla fine del campionato gli avversari (e Vittorio Munari, allora a Padova, lo ricorda bene) stappavano bottiglie e brindavano. Quando Treviso ha capito che il rugby vero era un’altra cosa, che si poteva allo stesso tempo giocare bene ed essere concreti, le cose sono cambiate. Anno più anno meno, questa metamorfosi è cominciata con l’era dei play off e non è un caso che nei 21 campionati disputati con quella formula il Benetton sia arrivato in finale 19 volte in 22 anni e abbia vinto 11 scudetti.

Il Benetton del 2008-2009 probabilmente non sarà ricordato negli annali del rugby italiano, ma ha dato una lezione di concretezza esemplare: durante la stagione regolare ha avuto qualche battuta a vuoto, poi ha vinto – con carattere, concentrazione e tecnica – le due partite decisive. Viadana ieri ha dimostrato di avere, soprattutto nella linea d’attacco, individualità superiori a quelle di Treviso, ma ha sofferto di quella malattia dalla quale il Benetton è guarito 20 anni fa, quando ha deciso di diventare una squadra più che un insieme di 15 bravi giocatori.

Finita la festa, ora bisogna guardare al futuro. Un futuro che si chiama Europa, da affrontare con uno spirito diverso da quello di chi organizza il rugby italiano in modo a volte dilettantistico. Dilettantismo che ieri si è manifestato nel ritardo nell’inizio della partita perché non era stato previsto che Prato – L’Aquila potesse finire ai supplementari; e dilettantismo che si è rivelato anche nell’ostinazione a voler scegliere Roma come sede degli eventi più importanti: le telecamere sono state impietose e hanno mostrato che a Roma, se non si distribuiscono migliaia di biglietti gratuiti, stadi come il Flaminio restano quasi vuoti.

L’Europa si chiama Heineken Cup, ma l’Europa è anche la Celtic League, alla quale l’Italia è stata ammessa dal 2010. Treviso ha lanciato il guanto di sfida, candidandosi da sola (dire che poi potranno entrare anche Padova e Rovigo è un paravento debole), ma chi conosce il mondo del rugby sa che il Benetton ha una grande tradizione ed è in grado di avere i mezzi – economici e organizzativi – per affrontare quella sfida. Se ci riuscirà, magari potrà anche riconquistare una città che ieri sera sembrava aver dimenticato il rugby (sia in Ghirada sia in centro non c’è stata neppure l’ombra dei memorabili festeggiamenti che un tempo accompagnavano gli scudetti). Sarebbe bellissimo: questa città, questa società e questa squadra insieme possono fare grandi cose.

 


NAZIONALE – Tre defezioni nell’Italia che in tour: i sostituti sono Ignacio Rouyet (Viadana) per Castrogiovani (infortunio collo), Tito Tebaldi (Gran) per Picone (sta per nascere il primo figlio) e Chris Burton (Prato) per Marcato (lussazione spalla).

 

 

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