Craig Green

Il trevigiano degli All Blacks

 

(Dedicato a Giovanni Sonego)

 

 

A dire la verità Craig Ivan Green è nato un po’ al di fuori della provincia di Treviso, precisamente a Christchurch, il 23 marzo 1961, dove ha completato gli studi presso la Shirley Boys’High School. Ha iniziato a giocare a rugby in modo serio nel 1982, nel Canterbury, e se proprio deve ringraziare qualcuno per la carriera che ha avuto in seguito negli All Blacks questi è proprio l’allenatore di quella squadra: Alex Wyllie. È stato lui, infatti, a spostare Craig da centro ad ala sinistra, ruolo che gli calzava a pennello e che lo ha lanciato nel firmamento più brillante del rugby.

 

Il debutto con la nazionale è arrivato durante il difficile tour nel Regno Unito del 1983. La sua prima partita è stata un pareggio 25 a 25 contro la Scozia a Murrayfield, sabato 12 novembre. Era una squadra giovane quella neozelandese e la sua chiamata è arrivata a seguito dell’indisponibilità di altri giocatori. In gran parte a causa della loro inesperienza, gli All Blacks hanno ottenuto scarsi risultati in quel tour: una sconfitta con l’Inghilterra e, appunto, il pareggio con la Scozia. Green però ha dimostrato di possedere un grande talento ed il posto sulla fascia sinistra era ormai suo.

 

Quando John Kirwan lo ha raggiunto sul grande palco internazionale un anno più tardi, i due hanno costituito da subito un binomio di ali letali, sia in nazionale sia, più tardi, nel Benetton Treviso. Meno veloce e con un fisico più minuto (178 centimetri per 79 chili) di JK, Green ha sopperito a questo con una maggiore intelligenza nel gestire le linee e gli angoli della sua corsa.

 

Nel giugno del 1985 Green ha segnato due mete nella seconda gara della serie contro l’Inghilterra, all’Athletic Park, ma uno dei momenti più salienti della sua carriera è arrivato il 29 dello stesso mese ad Aukland, il giorno in cui ha recuperato una partita ormai persa contro l’Australia a Eden Park.

Quando mancava ormai poco per recuperare il vantaggio di 9 a 6 con cui i Wallabies conducevano la gara, la Nuova Zelanda ha ottenuto un calcio di punizione dentro la propria metà campo. Invece di fare l’atteso lancio in profondità, il mediano di mischia David Kirk ha rapidamente sfruttato il penalty per lanciare l’ovale velocemente all’ala sinistra. Prima che gli australiani si rendessero conto di ciò che capitava, Jock Hobbs ha attirato l’ultimo uomo, lasciando a Craig l’onore di una sensazionale meta che ha dato loro la vittoria 10 a 9. Per motivi noti solo a coloro che ne furono coinvolti, la mossa è stata battezzata "Bombay Duck".

Il 2 novembre, tanto per chiudere la stagione in bellezza, Craig ha schiacciato ancora una volta l’ovale in meta in una gara giocata dai neri a Buenos Aires contro l’Argentina.

 

Green era in forma scintillante in quel periodo, lo dimostrano le cinque mete segnate con Canterbury nella gara contro Marlborough e le quattro contro Southland, nel Ranfurly Shield Defences. Per questa sua facilità di deporre l’ovale oltre la linea di meta, i suoi compagni nel Canterbury gli hanno dato il soprannome di "Greedy",

 

Nel 1986 Craig è andato in tournèe con i Cavaliers, cedendo la sua maglia nera al giovane Terry Wright per la prima gara della Bledisloe Cup contro l’Australia. Nonostante fosse tornato per giocare la seconda e la terza partita, la serie è stata comunque persa.

 

L’anno successivo, il 1987,  ha giocato e vinto la prima Coppa del Mondo di rugby. Il suo exploit lo ha ottenuto nella gara contro Fiji, quando ha marcato quattro mete (così come l’estremo John Gallagher) eguagliando il record neozelandese di numero di mete in una singola gara, stabilito da Duncan McGregor nel lontano 1905.

 

La sua ultima gara in maglia nera è arrivata il 25 luglio 1987, contro l’Australia. 30 a 16 per i Kiwis il risultato, con una meta, l’undicesima, del nostro eroe.

Troppo breve forse la sua carriera in nazionale; l’uomo di Canterbury ha infatti giocato solo in 20 gare ufficiali, realizzando 11 mete.

Sino a quel momento, contando anche le partite con le squadre di club, aveva marcato qualcosa come 110 mete in 160 gare disputate.

 

Sempre nel 1987 Green è approdato in Italia, sponda trevigiana ritrovando, come abbiamo visto, l’amico John Kirwan. In maglia biancoverde è rimasto quattro stagioni, compresa quella vincente del 1989, giocando 193 gare e segnando 98 mete.

 

Nel 1991 è approdato al Rugby Casale, squadra nella quale ricopriva il ruolo di giocatore-allenatore, dove è rimasto sino al 1994, anno del definitivo ritiro dai campi di gioco. Nella Marca "Toni", come veniva chiamato, ha trovato anche la moglie, così come Kirwan, altro kiwi sposato con una trevigiana.

 

Ritiro dai campi si è detto, ma non dal rugby, perché appena smesse le scarpette Craig ha cominciato subito la sua nuova carriera da allenatore. New Zealand Schools prima, per 4 anni, quindi la squadra nipponica della Kanto Gakuin University, tanto per farsi le ossa.

Nel 1999 è arrivato sulla panchina del Calvisano e 3 anni più tardi è di nuovo a Treviso, dove ha sostituito Alain Teixidor. È stato qui che ha raccolto i suoi maggiori successi, arrivando quattro volte in finale su quattro campionati e vincendone tre.

Anche in campo europeo il Benetton, sotto la sua guida, si è fatto sentire, centrando per la prima volta  la qualificazione alla seconda fase della Parker Pen Challenge Cup.

 

Nel 2006 però, dopo una brutta sconfitta in Heineken Cup (55 a 0 contro i Wasps), Craig ha deciso di lasciare a fine stagione. Anticipando il pensiero di Mallett di un paio d’anni, ha motivato la sua scelta dicendo di essere deluso dalle restrittive norme adottate dalla federazione in materia di utilizzo dei giocatori stranieri che, secondo lui, non permetterebbero alle squadre italiane di essere competitive in campo europeo.

 

Comunque sia questo campione, questo uomo, resterà sempre nel cuore dei tifosi trevigiani e di tutti quelli che amano il rugby

 

Giada

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