Bryan Habana

L’uomo proiettile. O l’uomo ghepardo. Comunque uno molto veloce.

Bryan Gary Habana è nato a Benoni, nel Gauteng presso Johannesburg, il 12 giugno 1983. Con un fisico per niente imponente (179 centimetri per 92 chili) possiede una tecnica sopraffina e, soprattutto, uno scatto fulminante ed una velocità fuori dal comune. Bryan, infatti, è stato definito l’ala più veloce del rugby sudafricano, essendo in grado di percorrere i 100 metri in un arco di tempo compreso tra 10,8-10,9 secondi. A parte la velocità, quando parte lanciato riesce a disegnare traiettorie di corsa che lo rendono imprendibile: scompare come d’incanto per riapparire un attimo dopo al centro dei pali. Altresì è dotato anche di ottimo tempismo, di fantasia, di propensione all’intercetto, e perfino di una solida difesa, tanto che può giocare anche come centro.

 

Nel 1995, Bryan aveva 11 anni e il Sud Africa, da poco riammesso dall’International Board, ospitava la rassegna iridata. Il Paese era elettrizzato e anche papà Habana non resistette al fascino del mondiale e portò il figlio, per il quale sognava una carriera da calciatore, ad assistere il match inaugurale fra Springboks e Wallabies. Per il ragazzino fu una vera folgorazione e decise che il calcio non era per lui. Avrebbe a tutti i costi giocato a rugby, anche se per un “colored” significava rompere gli schemi e prendersi una buona dose d’insulti

 

Ha iniziato così ha giocare come tre quarti centro e mediano di mischia, ma enormi miglioramenti nel gioco li ha ottenuti solo quando è stato spostato all’ala. Prima ancora del suo debutto nel Super 14, infatti, fu selezionato nel 2004 dagli Springboks per un test match contro l’Inghilterra campione del mondo; in quella occasione segnò una meta col suo primo tocco di pallone. Forse un segno del destino.

Nello stesso anno Bryan vince il Tri Nation con il Sud Africa, e nel 2005, sempre al Tri Nation, esplode definitivamente. Emblematica la seconda partita contro l’Australia. Fine del primo tempo, i sudafricani recuperano palla a ridosso della propria linea di meta, tre rapidi passaggi per innescare Habana che parte da fermo, dieci metri buoni dentro i propri ventidue. Evita un placcaggio e vola in meta con una corsa di novanta metri, senza che alcun difensore riesca neanche ad avvicinarlo. Replica quasi identica alla fine del secondo tempo, questa volta con “solo” settanta metri di cavalcata. Con tre mete è stato, insieme a Rokocoko, il miglior realizzatore di quel torneo.

 

Sempre nel 2005 inizia la sua avventura nei Blue Bulls nella Currie Cup e nei Bulls nel Super 14.  Proprio grazie ad una sua meta all’ultimo secondo, il superclub del Transvaal ha vinto il campionato 2007.

Alla Coppa del mondo disputatasi in Francia, con le due mete segnate in semifinale contro l’Argentina Habana ha raggiunto quota otto eguagliando il precedente record di mete realizzate in una singola edizione, prima detenuto dal neozelandese Jonah Lomu.

In finale ha ritrovato gli inglesi i quali, memori della lezione di quattro mete che il sudafricano ha impartito ai samoani, ha provato a guardarlo a vista. Risultato: "solo" due slaloom imperiali subiti da Habana. Ma ogni volta che la freccia sudafricana prendeva la palla, il pubblico s’infiammava nell’attesa della magia.

A giusta ragione, terminato il mondiale, Bryan Habana è stato eletto miglior giocatore dell’anno.

 

Una sola volta la sua velocità e stata messa in discussione. Pochi mesi fa: in mezzo alla savana, Cetane è stato più veloce di lui, superandolo ai 30 metri dopo una partenza lanciata. Cetane però è un cucciolo di ghepardo, e non si correva col pallone ovale, ma per una manifestazione benefica per aiutare le associazioni che difendono i felini dall’estinzione. Una volta tanto Habana si è visto sorpassare, nonostante fosse partito con 30 metri di vantaggio.

 

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