Andrew Robertson Irvine è nato il 16 settembre 1951 a Edimburgo e ha studiato presso la George Heriot’s School. Da lì ha proseguito per l’Università di Edimburgo, dove si è laureato.
Proprio con la squadra di Heriot, club che ha condizionato tutta la sua vita sportiva, Andy ha iniziato a praticare il rugby giocando come estremo, un ruolo caro all’istituto che già in passato aveva fornito alla nazionale numeri 15 di valore quali Jimmi Kerr, Ian Smith, Dan Drysdale, Ian Thomson, Colin Blaikie e Ken Scotland.
E di talento il giovane Andy ne aveva da vendere, tant’è che a soli 21 anni è approdato in nazionale. Era il 16 dicembre 1972, lo stadio quello di Murrayfield e gli avversari i temibili All Blacks di Ian Kirkpatrick. Nonostante la sconfitta per 9 a 14, i tifosi highlanders si sono subito innamorati di questo giocatore che ha provato in tutti i modi, e senza timori referenziali, ad attaccare le linee avversarie, trovando infine 6 punti con due calci di punizione.
Il Cinque Nazioni del 1973 è diventato famoso in quanto tutte le partecipanti hanno terminato il torneo a pari merito. La Scozia ha sconfitto Galles e Irlanda in casa ed è uscita sconfitta dai campi esterni di Parigi e Londra.
Anche la stagione successiva gli scozzesi hanno conseguito due sconfitte fuori casa e due vittorie interne. In una di queste, contro l’Inghilterra (16 a 14), Andy è andato a segno con una meta, una trasformazione e due calci di punizione.
In seguito Irvine è stato convocato dai British Lions per disputare la tournée in Sudafrica. Durante il tour Andy ha assorbito tattiche e stili di gioco degli Springboks, anche se per i test match gli è sempre stato preferito come estremo JPR Williams, limitando l’uomo dell’Herriot a due apparizioni come ala, nelle quali ha marcato una meta e centrato i pali con 3 penalties ed una trasformazione.
Nel 1975, dopo l’ennesimo Cinque Nazioni equilibrato, la nazionale del cardo si è recata in Nuova Zelanda per disputare una gara a Auckland, persa in malo modo 0 a 24. La squadra si è però rifatta a dicembre con una bella vittoria casalinga contro i Wallabies per 10 a 3. In entrambe queste partite Irvine ha giocato all’ala, cedendo la maglia numero 15 all’amico Bruce Hay.
Nel 1976 Andy è sceso in campo con i Barbarians durante il loro tour di Pasqua. Con i Baa Baa’s l’estremo ha segnato 13 mete in sedici partite.
L’anno dopo ecco un nuovo tour con i Lions, questa volta in Nuova Zelanda. Andy ha giocato fullback titolare in tutti e quattro i match ufficiali, nei quali ha segnato 2 penalties. Nell’arco del tour ha totalizzando 87 punti, marcando 11 mete, 5 delle quali in un unica partita. Per la cronaca la serie è stata vinta 3 a 1 dagli All Blacks di Tane Norton.
Nel 1979 la Scozia disponeva della migliore linea di trequarti d’Europa, ma la mischia non era all’altezza dei compagni e gli highlanders hanno terminato il Cinque Nazioni con due sconfitte e due pareggi. Andy ha schiacciato comunque l’ovale in meta in tutte le partite, tranne che con l’Inghilterra.
La soddisfazione maggiore per l’estremo è ad ogni modo arrivata a livello di club, quando il suo Heriot, del quale era capitano, ha vinto il campionato scozzese.
Il 17 febbraio 1980, il giorno dopo la vittoria della Scozia sulla Francia per 22 a 14 nel Cinque Nazioni, il quotidiano sportivo francese L’Equipe ha descritto il gioco scozzese come “Le Triomphe de Baroque” e ha soprannominato Murrayfield “Irvinefield”. Andy, infatti, ha interpretato una gara perfetta, nella quale ha segnato 2 mete, 2 penalties e una trasformazione.
In primavera Irvine ha ricevuto per la terza volta la chiamata da parte dei Lions, diretti ancora in Sudafrica. I rossi, capitanati da Bill Beaumont, sono tornati in patria con 3 sconfitte ed una sola vittoria nei test match, aggiudicandosi però tutti i 14 incontri non ufficiali. Dal canto suo Irvine, che ha saltato la prima delle quattro sfide ufficiali (al suo posto ha giocato O’Donnell), ha segnato un record di 156 punti, con una meta nel quarto test, quello vinto dai Leoni 17 a 13 a Pretoria, e un piazzato nel secondo.
Il 19 dicembre 1981 Andy, da capitano, ha segnato 17 punti nella vittoria di Murrayfield contro l’Australia (24 a 15), mentre a marzo dell’anno seguente ha spinto la nazionale del cardo alla sua prima vittoria a Cardiff dopo 20 anni; un 34 a 18 in cui l’estremo ha trasformato le 4 mete e ha costretto il Galles alla prima sconfitta casalinga del Cinque Nazioni dopo 27 partite.
Nel mese di luglio dello stesso anno Andy, sempre in qualità di skipper, ha condotto la Scozia ad un’altra prima vittoria, questa volta nella terra dei canguri (12 a 7 a Brisbane), contribuendo con una trasformazione ed un calcio di punizione. Nella gara seguente del tour, disputata a Sidney il 10 luglio e persa 9 a 33, Irvine ha segnato tutti i punti per la sua squadra, infilando l’ovale in mezzo ai pali con 3 penalties. È stata però questa l’ultima sfida a livello internazionale dell’estremo di Edimburgo.
Con il cardo sul petto Andy è sceso in campo 51 volte, delle quali 15 come capitano.
Irvine è diventato presidente della Scottish Rugby Union nel 2005, incarico che ha tenuto sino al 2007. Purtroppo, proprio durante il suo mandato la franchigia dei Border Reivers ha cessato di operare nel rugby professionistico, a causa dei tagli dei finanziamenti attuati proprio dalla federazione scozzese. Questo ha causato non poche polemiche nel Border, in quanto è questa forse l’unica regione in Scozia dove il rugby è lo sport principale e come tale è da considerarsi un po’ la casa spirituale della palla ovale scozzese. Secondo Andy però, la chiusura del club è stata necessaria per il bene del movimento rugbistico del Paese.
Andy Irvine è oggi direttore della Fondazione Bill McLaren insieme a John Rutherford e appare spesso come ospite al programma radiofonico della BBC Radio Scotland Sportsound per commentare partite di rugby internazionale.
Oltre a questo l’ex nazionale trova il tempo di allenare il “suo” Heriot’s Rugby Club.
Nel 1999 questo giocatore leggendario è stato introdotto nell’International Rugby Hall of Fame e, nel 2002, nella Scottish Sports Hall of Fame.
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