Andrew Slack

L’anima dei Wallabies

Il centro australiano Andrew Slack ha realizzato 10 mete in 39 caps per la sua nazionale, tra il 1978 e il 1987, ed è stato un uomo chiave per l’ascesa dei Wallabies verso le vette del rugby mondiale, guidandoli alla conquista di una Bledisloe Cup, di un Grand Slam e di una semifinale di Coppa del Mondo.

I punti di forza di questo grande rugger sono stati l’acume tattico e la capacità di ottenere sempre il massimo dalla sua squadra. Queste qualità lo hanno reso un ottimo capitano, carica che Andrew ha avuto l’onore di ricevere nel 1984, mantenendola poi per 19 partite, 14 delle quali sono  state vinte.

 

Andrew Gerard Slack è nato il 24 settembre 1955 a Brisbane. Ha frequentato quindi il Villanova College, prima di iniziare a giocare in Rugby Union per i QLD Reds, alla fine degli anni 70.

Bisogna a questo punto ricordare che Slack ha stabilito un record, che ha resistito 20 anni, rappresentando Queensland 133 volte, prima di essere migliorato da Mark Connors nel 2006.

 

Il debutto con la maglia della nazionale australiana è arrivato a 22 anni, l’11 giugno 1978, nella sua città natale, una partita in cui i gialli hanno sconfitto il Galles 18 a 8, in una serie caratterizzata da molta violenza.

 

Un anno più tardi Andrew ha giocato in una delle più belle partite dell’Australia, una vittoria sulla Nuova Zelanda a Sydney per 12 a 6, per poi perdere le seguenti due stagioni internazionale.

 

Il giocatore è tornato in tempo per il tour nel Regno Unito, datato 1981/82, dove l’Australia ha perso tre gare su quattro (ha vinto solo contro l’Irlanda, 16 a 12), ma con Andrew in grado di registrare le sue prime due mete, rispettivamente contro il Galles e la Scozia.

 

Lo stesso anno l’Australia ha avuto un esito negativo nella difesa della Bledisloe Cup, perdendo la serie 2 a 1, nonostante abbia saputo trovare una certa credibilità ed un miglioramento nel gioco.

 

Il 1983, ha visto i Wallabies giocare e vincere 29 a 7 contro l’Italia a Rovigo, mentre l’anno successivo, Andrew Slack ha ricevuto la prima fascia di capitano quando, sulla scelta originale fatta dal coach Alan Jones, ovvero Mark Ella, è stato posto il veto da parte dei selezionatori.

La decisione si è rivelata essere buona e Andrew ha condotto subito i Wallabies ad un mitico Grande Slam, nel tour autunnale in Gran Bretagna.

I Wallabies sono stati ben accolti ovunque, tranne che nel Galles, dove si è verificato un battibecco fra Andrew e i tifosi del Llanelli, quando l’Australia ha giocato allo Stradey Park.

I canguri hanno risposto nel modo più efficace possibile, polverizzando il Galles 28 a 9 nel successivo test match.

Lo Slam è stato completato con la vittoria per 37 a 12 sulla Scozia, a Murrayfield, durante la quale Andrew ha confuso i critici, che andavano dicendo che egli non sapeva passare l’ovale, regalando una splendida palla lunga a David Campese, che segnava la sua seconda meta.

 

Nel 1985, Slack si è temporaneamente ritirato dal gioco internazionale, ma è tornato l’anno seguente per condurre l’Australia ad un risultato ancora migliore rispetto a quel Grande Slam: una serie vittoriosa contro la Nuova Zelanda in casa loro. 13 a 12 a Wellington e 22 a 9 ad Auckland.

 

Quello stesso anno l’Australia ha anche sconfitto la Francia a Sidney, per 27 a 14, con una prestazione che il centro australiano ha valutato essere ancora meglio delle vittorie sulla Nuova Zelanda del 1979 e di quella in Galles nel 1984.

 

Purtroppo, la carriera di Andrew Slack si è conclusa su una nota bassa, in quanto l’Australia è stata duramente punita dalla stessa Francia, durante la semifinale della Coppa del Mondo (34 a 24) e poi dal Galles nella finale di consolazione (22 a 21).

Questa è stata la sua ultima partecipazione internazionale con la maglia dei Wallabies.

 

Una volta in pensione dal rugby giocato, Andrew ha lavorato tre anni come selezionatore per la nazionale, per poi diventare un allenatore di successo.

 

Nel 2003 si è seduto sulla panchina dei Queensland Reds, carica che però ha tenuto una sola stagione, a causa dell’infruttuoso ottavo posto nel Super12.

 

Andrew è anche un apprezzato giornalista e scrittore. Ha dato alle stampe numerose pubblicazioni, fra le quali, nel 1995, la biografia di Michael Lynagh, intitolata "Noddy".

 

 

 

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