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[RUGBYLIST] R: Italia-Irlanda 10-63
Giovanni Ciraolo
ciraolo.g a reliefunion.com
Dom 12 Feb 2017 19:51:34 CET
Di solito con il passare delle ore certi giudizi del dopo match si stemperano e si guadagna in precisione. Buttare l’Italia improvvisamente fuori dal 6 Nazioni mi sembra in effetti difficile anche per le tue considerazioni che condivido. Grandi nazioni che non hanno una tradizione consolidata di rugby non possono aspirare al 6 Nazioni. Piccole nazioni che hanno ed hanno avuto un posto stabile ma non ancora di vertice nella graduatoria mondiale non mi sembra possano aspirare al Torneo. Fino a un certo punto, tuttavia: se oltre ad una Italia di cucchiaio di legno si dovesse registrare anche una deviazione standard record dei punteggi di match, allora si porrebbe il problema di uno spareggio annuale tra l’ultima del 6 Nazioni e la prima del dopo. Se si verificasse una deviazione standard altissima dei nostri risultati questo significherebbe che la nostra nazionale si sarebbe trovata completamente fuori partita in alcuni confronti chiave con gli avversari. Credo che la Scozia non sia mai stata in questa situazione nel senso che quando perdeva ripetutamente non era mai fuori combattimento. Io temo che oggi la nostra possibilità di invertire il business model del nostro rugby, come tu lo chiami, non sia molto ampia. Richiederebbe una volonta’ generale di tutto il sistema. Non abbiamo neanche una Juventus del rugby! Puntare sui club oggi non so cosa potrebbe dare. I club hanno avuto il loro momento di gloria ma hanno allevato poco e non mi sembra che abbiano sfruttato la fortuna. Credo che abbiano anche diversi debiti. I campi di rugby possono aumentare quant6o si vuole ma se il popolo italiano non si convince a giocare ad alto livello saranno preferiti nella polisportiva nazionale calcio, pallavolo, ciclismo, basket, sci ecc. Per cambiare il nostro modello di rugby occorre fare un confronto a tappeto con il resto del mondo che conta e non mi sembra sia mai stato fatto. Nel pre-2000 avevamo professionisti di alto livello che giocavano per passione e condividevano la cultura anglosassone di elite (ma anche quella francese) ed era quello un mondo diverso. Oggi abbiamo i Millennials e non è la stessa cosa. Vivono anche in UK ma con valori completamente diversi. Non sono professionisti indipendenti.
Le dichiarazioni di Favaro mi sembrano difficili da condividere. Secondo lui il duro sarebbe quello che non si limita alle sconfitte ma guarda sempre avanti … sì ma con il 6 Nazioni esiste una banca centrale dei valori rugbistici europei nella quale siamo entrati dopo poche prove non confermate (come accadde con l’euro) e nella quale la moneta di riferimento non la mettiamo noi. Noi siamo ancora degli azionisti esterni a questa moneta rugbistica esclusiva del 5 Nazioni che un tempo era ricercatissima e che forse ritornera’ ad esserlo.
g.ciraolo
Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di Luca Oliver
Inviato: domenica 12 febbraio 2017 14:36
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] Italia-Irlanda 10-63
Ciao Giovanni, un saluto a tutti.
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E' un problema di modello di business, argomento che tu conosci molto bene.
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Il business model del 6 Nazioni ha scelto di investire sull'Italia all'interno di una vision che ancora oggi punta all'allargamento del rugby oltre i confini del Tier I. L'investimento non ha raggiunto i risultati sperati, poichè l'Italia ha sfruttato solo parzialmente le enormi potenzialità di cui le veniva dato credito (52 milioni di abitanti, economia nel G8). Dando per scontato che il modello di business sia corretto, l'unica alternativa all'Italia a livello di risultati è la Georgia, che però è periferica nella geopolitica mondiale. Maggiore "appeal" socio-economico hanno sicuramente Romania, Russia, Germania e Spagna, ma al momento tecnicamente il confronto sembra impari. A meno che non sia sbagliata proprio la vision del rugby board e allora l'unica possibilità sarebbe tornare al 5 Nazioni. In sostanza non sembra esserci alternativa a questo 6 Nazioni e alla strada intrapresa. I britannici, però, sono noti per il loro pragmatismo e per avere ben chiare quali sono le priorità (leggi: ritorno degli investimenti). Mi immagino quindi che il loro pensiero sia che un'alternativa, se non c'è, vada creata. Qualche sorpresa in questo senso io me la aspetterei, se non a breve sicuramente a medio termine.
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Ma è questione di modello di business anche a livello nazionale. Il modello adottato attualmente è un sistema piramidale rovesciato in cui è il vertice ad alimentare la base, secondo lo schema nazionali-franchigie-accademie federali-club. L’unico modello realmente alternativo è lo schema opposto in cui è la base ad alimentare il vertice. Tradotto: spostiamo 12 mln € dalle franchigie e dalle accademie federali ai club e all’attività di base. Investiamo i soldi nell’aumentare il numero di campi dedicati al rugby e nel trasformare i campi attuali (anche quelli di Serie A/Eccellenza) in veri stadi. Rendiamo i pochi stadi degni di questo nome in vere e proprie “cattedrali†del rugby italiano. Sosteniamo e potenziamo le Accademie a livello di club, soprattutto i più importanti. Potenziamo il campionato di Eccellenza e lasciamo che i migliori giocatori vadano a frequentare le Università del rugby all’estero. Tutto chiaro ? Chiarissimo … Peccato che questo modello di business alternativo sia stato più volte presentato a altrettante volte bocciato durante le assise del rugby nazionale, che hanno premiato il modello istituzionale prima con Dondi e poi con Gavazzi (due volte !!!) nonostante scosse e scricchiolii fossero ben chiaramente udibili …
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Quindi ? Quindi forse hanno veramente ragione quelli che dicono: “Eh, tocca continuare a spingere … !!! Non c’è alternativa … !!!â€
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Scusate la lunghezza.
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Ciao.
Luca
11/02/2017 17:47, Giovanni Ciraolo ha scritto:
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Penso che un sogno così non si ripeterà più … cantava Modugno, in realtà il sogno si sta ripetendo più volte, ma è un incubo! Io credo che dopo match del genere si dovrebbe dimettere tutto lo staff federale e gran parte delle istanze tecniche del rugby italiano. Almeno, con Johnstone, eravamo del rugby-groviera ma sapevamo che le cose potevano cambiare, perché lui stava facendo un lavoro pazzesco nella periferia del nostro rugby. Adesso siamo tornati agli allenatori filosofi. Appena si passa da un contesto fisico strettissimo ad uno tattico avviene l’ecatombe. Penso che occorra fare qualcosa. Ci vorrebbe una assemblea generale di tutti i tesserati federali ed anche oltre, una specie di primaria generale del rugby italiano fatta su più giorni online con tanto di “cahiers de doléancesâ€. Così proprio non si può andare avanti. I francesi con Laporte, passato il disastro della coppa del mondo inglese con gli AB, stanno progettando una grande WRC in Giappone e vogliono ospitare la Coppa successiva in Francia. Noi cosa abbiamo di percorso fattibile? Inutile rifarci alla U20, pur meritoria, perché negli altri grandi paesi è proprio in quella fascia 20-22 anni che forgiano in modo finale dei giocatori fisicamente esplosivi e dei veri uomini di rugby. Soprattutto fanno prendere loro delle scelte definitive. Noi spesso temporeggiamo. E’ duro parlare di scelte definitive, ma è lo sport.    Â
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