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[RUGBYLIST] Italia-Irlanda 10-63

Luca Oliver lucaoliver63 a gmail.com
Dom 12 Feb 2017 14:35:32 CET


Ciao Giovanni, un saluto a tutti.

E' un problema di modello di business, argomento che tu conosci molto bene.

Il business model del 6 Nazioni ha scelto di investire sull'Italia 
all'interno di una vision che ancora oggi punta all'allargamento del 
rugby oltre i confini del Tier I.L'investimento non ha raggiunto i 
risultati sperati, poichè l'Italia ha sfruttato solo parzialmente le 
enormi potenzialità di cui le veniva dato credito (52 milioni di 
abitanti, economia nel G8). Dando per scontato che il modello di 
business sia corretto, l'unica alternativa all'Italia a livello di 
risultati è la Georgia, che però è periferica nella geopolitica 
mondiale. Maggiore "appeal" socio-economico hanno sicuramente Romania, 
Russia, Germania e Spagna, ma al momento tecnicamente il confronto 
sembra impari. A meno che non sia sbagliata proprio la vision del rugby 
board e allora l'unica possibilità sarebbe tornare al 5 Nazioni.In 
sostanza non sembra esserci alternativa a questo 6 Nazioni e alla strada 
intrapresa. I britannici, però, sono noti per il loro pragmatismo e per 
avere ben chiare quali sono le priorità (leggi: ritorno degli 
investimenti). Mi immagino quindi che il loro pensiero sia che 
un'alternativa, se non c'è, vada creata. Qualche sorpresa in questo 
senso io me la aspetterei, se non a breve sicuramente a medio termine.

Ma è questione di modello di business anche a livello nazionale. Il 
modello adottato attualmente è un sistema piramidale rovesciato in cui è 
il vertice ad alimentare la base, secondo lo schema 
nazionali-franchigie-accademie federali-club. L’unico modello realmente 
alternativo è lo schema opposto in cui è la base ad alimentare il 
vertice. Tradotto: spostiamo 12 mln € dalle franchigie e dalle accademie 
federali ai club e all’attività di base. Investiamo i soldi 
nell’aumentare il numero di campi dedicati al rugby e nel trasformare i 
campi attuali (anche quelli di Serie A/Eccellenza) in veri stadi. 
Rendiamo i pochi stadi degni di questo nome in vere e proprie 
“cattedrali” del rugby italiano. Sosteniamo e potenziamo le Accademie a 
livello di club, soprattutto i più importanti. Potenziamo il campionato 
di Eccellenza e lasciamo che i migliori giocatori vadano a frequentare 
le Università del rugby all’estero.  Tutto chiaro ? Chiarissimo … 
Peccato che questo modello di business alternativo sia stato più volte 
presentato a altrettante volte bocciato durante le assise del rugby 
nazionale, che hanno premiato il modello istituzionale prima con Dondi e 
poi con Gavazzi (due volte !!!) nonostante scosse e scricchiolii fossero 
ben chiaramente udibili …

Quindi ? Quindi forse hanno veramente ragione quelli che dicono: “Eh, 
tocca continuare a spingere … !!! Non c’è alternativa … !!!”

Scusate la lunghezza.

Ciao.

Luca

11/02/2017 17:47, Giovanni Ciraolo ha scritto:

> Gruppo Facebook della Rugbylist
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>
>
> Penso che un sogno così non si ripeterà più … cantava Modugno, in 
> realtà il sogno si sta ripetendo più volte, ma è un incubo! Io credo 
> che dopo match del genere si dovrebbe dimettere tutto lo staff 
> federale e gran parte delle istanze tecniche del rugby italiano. 
> Almeno, con Johnstone, eravamo del rugby-groviera ma sapevamo che le 
> cose potevano cambiare, perché lui stava facendo un lavoro pazzesco 
> nella periferia del nostro rugby. Adesso siamo tornati agli allenatori 
> filosofi. Appena si passa da un contesto fisico strettissimo ad uno 
> tattico avviene l’ecatombe. Penso che occorra fare qualcosa. Ci 
> vorrebbe una assemblea generale di tutti i tesserati federali ed anche 
> oltre, una specie di primaria generale del rugby italiano fatta su più 
> giorni online con tanto di “cahiers de doléances”. Così proprio non si 
> può andare avanti. I francesi con Laporte, passato il disastro della 
> coppa del mondo inglese con gli AB, stanno progettando una grande WRC 
> in Giappone e vogliono ospitare la Coppa successiva in Francia. Noi 
> cosa abbiamo di percorso fattibile? Inutile rifarci alla U20, pur 
> meritoria, perché negli altri grandi paesi è proprio in quella fascia 
> 20-22 anni che forgiano in modo finale dei giocatori fisicamente 
> esplosivi e dei veri uomini di rugby. Soprattutto fanno prendere loro 
> delle scelte definitive. Noi spesso temporeggiamo. E’ duro parlare di 
> scelte definitive, ma è lo sport.
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