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[RUGBYLIST] R: Re: R: la crisi della dirigenza sportiva
Luca Oliver
lucaoliver63 a gmail.com
Lun 11 Lug 2016 16:49:44 CEST
Sono perfettamente d'accordo ...
E' per questo che la critica all'istituzione scolastica, pur se fondata,
non ha nessuna attinenza con i risultati delle ns nazionali (dalla prima
squadra all'under 20, passando per la nazionale seven ...) o col livello
qualitativo delle Accademie ...
Ciao.
Luca
Il 11/07/2016 16:31, ilfalco7 ha scritto:
>
> Beh noi ne abbiamo avuti campioni di Francia o inghilterra per cui......
>
>
> Inviato dal mio dispositivo Samsung
>
>
> -------- Messaggio originale --------
> Da: Luca Oliver <lucaoliver63 a gmail.com>
> Data: 11/07/2016 16:13 (GMT+01:00)
> A: rugbylist a rugbylist.it
> Oggetto: Re: [RUGBYLIST] R: la crisi della dirigenza sportiva
>
> Resta da dire che il basket italiano resta un basket di talenti che
> falliscono l'ultimo obiettivo, ma prima di quello vincono una massa di
> partite, e perdono all'ultimo supplementare dell'ultima finale ...
>
> Ma l'osservazione era legata - non vorrei che te lo dimenticassi ... -
> alla scuola italiana che manca di formare adeguatamente sul piano
> fisico, quando noi abbiamo tre giocatori in NBA e due che vincono il
> campionato in squadre estere ...
>
> Ciao.
>
> Luca
>
>
> Il 11/07/2016 01:18, ilfalco7 ha scritto:
>> Mi ricordo quando qualcuno elogia il basket italico che era un
>> immagine vincente e creava giocatori x andare in Nba. Al contrario
>> delle strutture accademie e federali. Dopo questo risultato cosa
>> resta da dire?
>>
>>
>>
>> Inviato dal mio dispositivo Samsung
>>
>>
>> -------- Messaggio originale --------
>> Da: Giovanni Ciraolo <jxcira a tin.it>
>> Data: 10/07/2016 23:06 (GMT+01:00)
>> A: 'Rugbylist' <rugbylist a rugbylist.it>
>> Oggetto: [RUGBYLIST] la crisi della dirigenza sportiva
>>
>> La controprestazione del nostro basket che non va a Rio mi fa
>> pensare. Tra l’altro, il basket è tecnicamente parlando lo sport più
>> vicino al rugby. Il fatto che le nostre squadre nazionali perdano
>> terreno rispetto a nuovi paesi emergenti non è casuale. Questi paesi
>> hanno dirigenze sportive (anche di club) formate da persone che
>> possiamo definire simili ai nostri nonni del miracolo economico, i
>> quali vinsero un numero incredibile di medaglie a Roma nel 60.
>> Organizzammo allora una Olimpiade che era un modello di
>> realizzazione, oggi nella capitale sarebbe già complicato scavare e
>> riempire i buchi intorno al Foro Italico. Quali risorse c’erano
>> allora in una Italia che emergeva agli occhi del mondo? C’era
>> innanzitutto la speranza, cioè grandi aspettative verso il futuro
>> come avrebbe detto Dickens. C’era poi un gap di capitale umano che
>> progressivamente si annullava rispetto alle nazioni di testa. E c’era
>> la rassegnazione storica e sociale del nostro popolo che si andava
>> cancellando. Alcuni nipoti di quei nonni di allora non sembrano oggi
>> alla loro altezza. Forse in alcuni casi si compra una società di club
>> per fare uno, dieci, cento business plan in modo da avere uno, dieci,
>> cento finanziamenti da parte di banche a caccia disperata di clienti
>> in una economia a tasso zero dove tutto può nascere e talvolta può
>> non essere mai esistito. I budget ci sono, eccome, anche nei nostri
>> club storici dell’ovalia! Spesso non sono inferiori agli altri paesi.
>> Ma talvolta non ci sono i ritorni, causa l’ossessione della leva
>> finanziaria che produce un aumento di perdite.
>>
>> In questa economia dove molti progetti non riescono a vivere, c’è una
>> cosa interessante. Vedo che le nostre universitarie seven hanno
>> battuto le neozelandesi, ma ci sono stati altri eventi simili dello
>> stesso tipo di recente; ovviamente sarebbe ridicolo trarne
>> considerazioni generali, visto che tra l’altro nel caso specifico il
>> Giappone ci è davanti, ma è certo che lo sport femminile allargato al
>> resto del mondo di lingua italiana ha tanta fame di vincere e sembra
>> possedere un numero di ottano più elevato. Per avere grossi successi
>> sportivi ci vuole la combustione di tante risorse. I nostri nonni/e
>> le possedevano al cento per cento. Troppo grande era il ricordo della
>> guerra. I loro figli hanno avuto la birra a metà. I nipoti di oggi
>> talvolta hanno troppi business plan in mente, e non sanno focalizzare
>> completamente ciò che vogliono.
>>
>> g.ciraolo
>>
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