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[RUGBYLIST] R: Re: R: SECONDO VOI

Bruno Maggiore bmaggiore a gmail.com
Lun 9 Feb 2015 09:07:17 CET


JEPPO FOREVER !!!!!!!!

cmq mi pare che si gira sempre attorno alla stessa questione e i diversi
punti di vista stanno convergendo verso il punto focale del problema che
non è solo una questione sportiva e non solo una questione "di rugby".

Allo stesso tempo restano "chiacchiere" tra appassionati,

Quando chi di dovere sarà in grado di fare una sincera e profonda
riflessione?



Il giorno 8 febbraio 2015 18:52, ilfalco7 <ilfalco7 a libero.it> ha scritto:

> Pienamente d'accordo con jeppo e a quando un accademia x manager. In
> italia i manager professionisti si contano sulle dita di una mano e questo
> non è possibile.
>
>
> Inviato da Samsung Mobile.
>
>
> -------- Messaggio originale --------
> Da: Andrew
> Data:08/02/2015 15:05 (GMT+01:00)
> A: rugbylist a rugbylist.it
> Oggetto: Re: [RUGBYLIST] R: SECONDO VOI
>
>  Una discussione circa Accademie ecc. è molto valida, salvo che il
> concetto è Accademie per i giocatori. Perché non invece cominciare
> Accademie per Allenatori?
>
> La qualità del coaching a tutti i livelli è troppo vario, ed è spesso
> guidata da persone che non sono tecnicamente preparati o sono semplicemente
> ex giocatori che stanno riempiendo un vuoto. Un singolo aggiornamento una
> volta in due anni non è sufficiente per mantenere una qualifica di coaching.
>
> L'aggiornamento regolare e costante del personale tecnico deve essere una
> priorità, ma poi questo crea la domanda; chi deve consegnare
> l'aggiornamento? Per creare lo stile italiano i docenti dovrebbero essere
> italiano. Se no, allora è semplicemente copiando gli stili di altri paesi.
> La 'catena di comando' quindi deve iniziare al vertice, con docenti di
> livello internazionale allo stesso livello di quelli di altri paesi. Chi
> prepara i formatori?
>
> Purtroppo siamo ancora nel era 'risultati' soprattutto. Non conosco molti
> altri paesi in cui è possibile consultare il risultati di ‘campionato
> regionale’ Under 10!. I club cercano il giovane extrasuper-maturo per
> vincere le partite per loro.
>
> Riconosco che non ci sono punti di stile durante una partita di rugby, ma
> i meccanismi di alcuni momenti del gioco farà, se eseguita correttamente;
> un risultato tramite rugby di qualità.
>
> Allenatori di qualità sviluppati attraverso strutture Coach Academy, dove
> docenti insegnano qualità, dove che monitoraggio, supporto e assistenza per
> ogni allenatore tesserati è la risposta per me. Se no; è possibile avere
> tutte le accademie che si desidera; saranno ancora produrre giocatori
> mediocri.
>
> Jeppo
>
>  *From:* Luca Oliva <lucaoliver63 a gmail.com>
> *Sent:* Sunday, February 08, 2015 1:57 PM
> *To:* rugbylist a rugbylist.it
> *Subject:* Re: [RUGBYLIST] R: SECONDO VOI
>
> La scelta strategica che è stata fatta in questi anni è molto evidente.
> Si è scelto di "costruire" il vertice, e di lì a cascata tutto il resto.
> Si è partiti dalla squadra nazionale, cui è stato affidato prima un
> allenatore di grande professionalità arrivato dall'estero, poi uno staff
> altrettanto articolato e professionale.
> Poi ci è resi conto che il numero di atleti su cui lavorare era troppo
> limitato, e che era necessario allargare il bacino di atleti da cui
> attingere per costruire la squadra.
> Allora sono state costituite le franchigie, drenando il campionato
> nazionale, per avere una base allargata (60-70 atleti) da cui "pescare" per
> effettuare le convocazioni, atleti che fossero allenati a competere in
> manifestazioni di ritmo ed intensità superiori.
> Forse però due franchigie non bastano più, e qualcuno comincia a insinuare
> la necessità di una terza franchigia, per aumentare la base (ma forse
> bisognerebbe dire il "vertice") su cui lavorare.
> Qualcun altro comincia a porsi però un interrogativo: ma questi
> 100-atleti-100 su cui lavorare da dove arrivano ? dai club ? dalle
> accademie ? qual è il sistema a cui pensiamo ?
> Spingendo alle estreme conseguenze il paradigma finora impostato dovremmo
> pensare ad una serie di campionati giovanili, ma anche minori, totalmente
> gestiti dalla federazione, con l'unico scopo di allevare "in batteria" i
> futuri adepti della nazionale.
> Un rugby totalmente staccato dalla base, cioè ai club, cui forse verrebbe
> demandato l'organizzazione di tornei e competizioni nel più classico stile
> "rugby e salsicce". Un roots rugby, dunque, buono solo per allevare tifosi
> della nazionale, insomma gente da stadio e da audience televisiva.
> E' un pò questo che tutti noi ci sentiamo.
> Esiste un'alternativa ? Certo, è restituire centralità ai club, ridare
> loro risorse e fiducia nella capacità di "costruire" talenti in casa da
> affidare poi alla crescita nelle proprie accademie o in accademie di
> maggiore prestigio magari all'estero ("ogni club, un accademia", potrebbe
> essere lo slogan).
> Ritornare dunque ad un sistema che ha consentito comunque alla nazionale
> di sfornare da sempre "prestazioni onorevoli" contro le altre nazionali
> delle home unions e la Francia, anche prima che il confronto sistematico
> rendesse statisticamente più probabile questa eventualità e che ci ha
> consentito, in condizioni particolari, di avere una "generazione vincente",
> quella degli anni '90. Coloro infatti che citano gli sporadici successi
> della nostra nazionale e delle rappresentative giovanili negli ultimi anni
> non fanno altro che sottolineare il carattere episodico di tali risultati.
> Mai, e dico mai, negli ultimi 20 anni abbiamo avuto una generazione in
> grado di imporsi sui pari età delle altre nazioni europee, e dico
> soprattutto a livello giovanile dove non si dovrebbe ancora risentire del
> gap di preparazione con i campionati professionistici.
>
> Venendo al tuo quesito, Giandomenico, non mi sento di dire nè che siamo
> andati avanti nè che siamo andati indietro, semplicemente siamo rimasti al
> palo.
>
> E questo, lo ribadisco, a prescindere dal risultato della partita di ieri
> che, rivista oggi, evidenzia come alcune scelte diverse a livello di
> formazione avrebbero reso l'esito più incerto e la competizione meno
> frustrante. Ma parliamo sempre di "vertice", dunque, e lì sta l'errore.
>
> Ciao.
> Luca
>
> Il 08/02/2015 12:17, Gian Domenico Mazzocato ha scritto:
>
>
> *Non spacchiamo il capello.Facciamoci domande semplici.*
>
> <!--[if !supportLists]-->*1)     *<!--[endif]-->*Questa squadra ha una
> “idea” di gioco dentro? Ancora più in generale ha un’anima? È gruppo?*
>
> <!--[if !supportLists]-->*2)   *<!--[endif]-->*Ha un progetto?*
>
> <!--[if !supportLists]-->*3)    *<!--[endif]-->*In 15 anni siamo
> cresciuti o andati indietro?*
>
> <!--[if !supportLists]-->*4)   *<!--[endif]-->*Che cosa abbiamo alle
> spalle di questi? Il rugby delle accademie?*
>
>
>
> *Io vedo buio che di più non si può*
>
> *gian domenico m*
>
>
>
>
>
> *vieni a trovarmi nel mio sito*
> *http://www.giandomenicomazzocato.it/*
> <http://www.giandomenicomazzocato.it/>
> *i miei libri, le conferenze, *
> *i miei diari di viaggio,*
> *gli appuntamenti e tanto altro*
>
>
>
> *scrivimi*
> *giandoscriba a giandomenicomazzocato.it*
> <giandoscriba a giandomenicomazzocato.it>
> *------------------------------------------*
>
>
>
> *Da:* rugbylist-bounces a rugbylist.it [
> mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it <rugbylist-bounces a rugbylist.it>] *Per
> conto di *Luca Oliva
> *Inviato:* domenica 8 febbraio 2015 10.32
> *A:* rugbylist a rugbylist.it
> *Oggetto:* Re: [RUGBYLIST] SECONDO VOI
>
>
>
> Nello specifico della partita, abbiamo "sgomberato" i punti d'incontro per
> avere più difensori nello spazio, in questo modo abbiamo lasciato
> l'iniziativa all'Irlanda nel gioco aperto. Non avendo avuto una mischia
> preponderante e essendo stati surclassati in touche, questo praticamente ha
> voluto dire non avere palloni da giocare per tutta la partita.
>
> Questa è una scelta precisa dello staff tecnico che può essere cambiata
> già dalla prossima partita con l'Inghilterra: mettere uno o due
> grilli-talpa in più nei punti di break-down per contestare il possesso e
> recuperare palloni. Questo comporta naturalmente di "perdere" 1-2 uomini
> fuori, ed è una scelta che è già stata scartata dal ns staff per avere più
> efficacia difensiva. Staremo a vedere ...
>
>
>
> In generale, il ns rimane un movimento in grado di produrre alcuni buoni
> giocatori che giocano all'estero, ma non un quantitativo sufficiente per
> competere ad alto livello. In questo senso, le sconfitte più gravi non sono
> quelle della prima squadra, che possono essere "drogate" dal lavoro su un
> gruppo super-professionalizzato, ma quelle delle rappresentative giovanili.
> La sconfitta 40-13 della nazionale Under 20 nel pantano di Biella è molto
> più indicativa. È lì che meglio si apprezzano le differenze a livello di
> costruzione e di formazione dei giocatori.
>
>
>
> In sintesi, il livello del ns movimento attuale NON È da top ten mondiale.
> Dovremmo prima di tutto rendercene conto, e fare un bagno di umiltà. Dopo
> di che, forse, si può ripartire.
>
>
>
> Ciao.
>
> Luca Oliva
>
>
>
> Il domenica 8 febbraio 2015, Giovanni Sonego <giovanni a sonego.net> ha
> scritto:
>
> Giovanni Ciraolo ha scritto il 07/02/2015 alle 21:50:
>
> Chi potrebbe lavorare sul dettaglio a mio parere è l’ex-superiore di
> Brunel, cioè Bernard Laporte. Più si va avanti e più mi convinco che uno
> come lui potrebbe riorganizzare il nostro rugby.
>
>
> E' proprio qui che ti voglio. Un buon allenatore di nazionale può
> rinnovare il gioco, portare idee e far ottenere dei risultati alla
> nazionale, ma non può riorganizzare il nostro rugby. Io sono sempre piu'
> convinto che la nazionale sia rappresentativa del movimento rugbyistico di
> un determinato paese. Nazioni che hanno un rugby forte, producono nazionali
> forti. Nazioni che hanno un movimento debole, producono nazionali deboli.
> Il nostro movimento rugbyistico forte non è di sicuro, se comparato con
> quello delle nazionali al vertice mondiale. E infatti le nostre nazionali
> fanno cagare.
>
> Cercare l'allenatore risolutore di tutti i problemi, il mago che con un
> colpo di bacchetta e uno di culo fa vincere un gruppo di professionisti che
> giocano all'estero puo' contribuire a dare un po' di diffusione mediatica.
> E' proprio questo il principio su cui mi sembra storicamente ispirata la
> gestione della federazione. Cerchiamo di ottenere i risultati della
> nazionale e sull'onda dell'entusiasmo arriveranno un sacco di praticanti e
> costruiremo un movimento solido. Bella genialata. Sono 15 anni e i
> risultati sono quelli che sono. Sarebbe anche ora che qualcuno se ne
> rendesse conto e che si cominciasse a rivedere questo approccio
> fallimentare.
>
> (Ecco cosa intendevo affermare dicendo che anche Brunel è incolpevole)
>
> Ciao
> Giovanni Sonego
>
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