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[RUGBYLIST] R: R: Malagò e la scuola

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Sab 2 Ago 2014 23:25:34 CEST


Si, ottima citazione, ma il problema non sta tanto a mio avviso nel numero complessivo dei bambini “orientabili” al rugby, ma nella sua distribuzione asimmetrica sul territorio. Le zone dove si gioca a rugby da molto tempo avranno sempre dei bambini da educare. Le zone dove ancora non si gioca o si stenta saranno sempre difficili da approcciare per gli educatori anche se (faccio per dire) solo il 20 per cento (e non il 50 per cento) dei bambini andassero al calcio. In list mi sembra si sopravvaluti molto il calcio che versa in Italia in una crisi profondissima tra l’altro aggravata da una violenza folle e anomica praticamente inesistente nel quadro ambientale del rugby.

Perché sottovalutate il “non ne posso più” di molte famiglie italiane che non vogliono più andare in uno stadio di calcio pericoloso o rischiare sporchi affari di denaro che coinvolgono i figli dietro il campo di calcetto! 

Mi sembra di non poter trascurare oltre ai buoni educatori anche la passione di un giovane (che va incanalata). Il badminton è uno sport che non caratterizza certo l’Italia, ma pare sia giocato da oltre 100 mila persone. Evidentemente c’è una passione (poco visibile) di non poche persone per questo sport.

La scelta del rugby è difficile proprio perché si tratta di una vera scelta. Il calcio no, non richiede una scelta perché si può praticare naturalmente per strada e l’insegnamento di base è molto semplice. Molti campioni di calcio hanno giocato per la strada. Per fare un altro esempio Il baseball a Cuba è giocato sull’asfalto e sulla terra ovunque. Il rugby non si può giocare per strada, salvo in alcuni spot pubblicitari che non approvo, e non è inizialmente uno sport naturale ma lo diventa più degli altri se ci si appassiona al fare gruppo e al mettere energie in comune (quando invece l’uomo naturale sceglierebbe di primeggiare subito).  

Tuttavia i tesserati federugby al momento di entrare nel 6 Nazioni erano circa un terzo di quelli attuali secondo le statistiche ufficiali. Suppongo siano contestate, ma una base rugbistica tutto sommato evidentemente è sviluppabile pur troppo squilibrata geograficamente e manca secondo me di un forte centro tecnico nazionale che dia istruzioni più complete.     

 

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di ilfalco7
Inviato: sabato 2 agosto 2014 19.12
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] R: Malagò e la scuola

 

 

 

La citazione è maledettamente esatta. Mettici inoltre che diminuisce a dismisura la forbice tra nati italuani o figli di stranieri.

Per questo se lo stato italiano non decide di fare una riforma epocale per lo sport ma non solo il futuro sarà assai nero.

Inviato da Samsung Mobile.

 

-------- Messaggio originale --------

Da: luciano37 a libero.it 

Data:02/08/2014 18:52 (GMT+01:00) 

A: rugbylist a rugbylist.it 

Oggetto: [RUGBYLIST] Malagò e la scuola 

 

Cari amici di rugbylist,
ho letto e continuo a leggere con grande interesse il dibattito in List sul 
rugby e la scuola, che va avanti da parecchi giorni e desideravo mettere nel 
discorso il problema demografico, che - se non mi sono perso qualcosa - non mi 
pare sia stato mai citato. 
Assodato che tutti gli sport puntano sulla scuola, non è importante - è una 
domanda, non una critica - nella scelta e/o nello sviluppo di un progetto, 
anche il numero a disposizione dei potenziali educatori dei futuri rugbisti?.
Cito a memoria ma mi pare che, dati Istat, i nati in Italia (Paese a crescita 
zero) nel 2013 siano stati poco più di 510 mila, grosso modo metà maschi e metà 
femmine. 
Sempre nel dibattito scuola-sport (che non è, quindi, solo del rugby) ho 
letto poco tempo fa che il calcio, che ha 13 volte i tesserati del rugby, 
attirerebbe almeno il 50 per cento dei bambini orientati allo sport, seguito da 
volley, basket e nuoto. Se la stima è concreta, fatti - anche all'ingrosso - i 
dovuti conti e senza trascurare tutti gli altri sport non citati (arti 
marziali, tennis, ciclismo ecc.) il rugby avrebbe a disposizione forse 10-15 
mila bambini  all'anno, femminucce comprese, sui quali "operare". Ma proprio 
Malagò ha detto che in Italia circa il 40 per cento non fa nessuno sport. La 
cifra si riduce ulteriormente e il lavoro mi pare diventi veramente improbo per 
l'organizzazione del nostro rugby. Un bambino al rugby può equivalere alla 
scoperta di un tesoro? . 
Se la mia osservazione è proprio fuori tema, scusate l'intrusione
Luciano Ravagnani

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