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R: R: [RUGBYLIST] Mediani d'apertura italiani
VolpeFast
volpe_angelo a fastwebnet.it
Mar 26 Lug 2011 14:27:36 CEST
Non ho posizioni pregiudiziali sull’argomento, tuttavia qualche perplessità
ce l’ho. Siamo sicuri che non vi sia altra strada e soprattutto con questa
tempistica? È imponendo una regola di fatto troppo facilmente aggirabile che
si può risolvere il problema?
Parliamoci chiaro. E’ quasi scontato che ci sarà chi schiererà col n. 10 uno
specchietto per le allodole, ma è anche vero che un vero n. 10 “a norma”
potrebbe dover essere sostituito per scelta tecnica o per infortunio. E se
non ci sono i numeri per averne almeno uno per squadra, figuriamoci se ce ne
saranno anche di riserva in panchina. E allora che si fa? In mancanza di
piloni si fa la mischia non contest, se non ci sono aperture italiane si
perde a tavolino?
Secondo me fissare una norma del genere con una sola stagione di margine per
attrezzarsi porterà sicuramente una gran confusione dove ad approfittarne
saranno soprattutto i “furbi” a dispetto di chi nel vivaio investe e ci
crede.
Aggiungo che l’argomentazione a sostegno della decisione della Fir secondo
la quale la nuova regola andrà a colpire principalmente chi spende soldi per
aperture straniere lascia il tempo che trova. Che dire della nazionale che
per anni e anni ha sfruttato aperture straniere importate o naturalizzate
lasciando fuori i pochissimi italiani di ruolo? Se l’esempio deve arrivare
dall’alto allora stiamo freschi….
angelo
Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it]
Per conto di Daniele Resini
Inviato: martedì 26 luglio 2011 13:07
A: Rugbylist
Oggetto: Re: R: [RUGBYLIST] Mediani d'apertura italiani
Sono d'accordo con Giovanni, e con la Fir. Il vero rischio, semmai, è che
poi le regole vengano eluse. Ma non c'è altra strada. Gallesi e irlandesi
fanno debuttare dei bambini in Celtic. Vi ricordate North a Treviso con gli
Scarlets? Segnò due mete ma non aveva ancora la foto nel sito della sua
squadra. Un paio di mesi dopo debuttava con la Nazionale.
La maggior parte delle società spende cifre per stranieri di terza e quarta
scelta, mentre ad allenare under 12 e 14 ci sono dei volenterosi e
encomiabili (ma spesso improbabili) allenatori non professionali.
Così a 16, 17 anni i nostri ragazzi manco sanno passare la palla. Hai voglia
a fare accademie.
Ma, a quanto pare, basta sparare "sul quartier generale" per ripulirsi la
coscienza. In realtà, quasi mai le società programmano, poiché non hanno,
salvo rari casi, un management degno di questo nome.
Dovrebbero lavorare principalmente sui settori giovanili (ce ne sono che lo
fanno in modo egregio) e sulla comunicazione e il marketing (e qui andiamo
male quasi ovunque).
In realtà, quello che bisogna fare è aumentare la dialettica, e non lo
scontro, fra Federazione e Club (scambio che, fra l'altro, accade
quotidianamente, sia ai vertici - il Consiglio Federale è formato dalle
Società - che a livello locale con i Comitati che, a loro volta, vengono
eletti dalle Società).
Posso capire che qualche giornalista (ricordiamo loro che lavorano in
testate che, senza soldi pubblici, sarebbero morte e sepolte, come, magari,
il Club della loro città) spari sempre "sul quartier generale" degli altri.
Ma vale la pena di discuterne seriamente.
daniele resini
Il giorno 26/lug/11, alle ore 12:22, Giovanni Cardeti ha scritto:
Squadre e aziende di rugby in Italia -
http://www.coobiz.it/it/aziende/trova/1?q=rugby
__________________________________________
Per quello che possa valere, una volta tanto la Federazione mi trova
pienamente d'accordo.
Si può discutere del metodo, si può discutere delle scadenza temporali (ma
un anno di tempo nel nostro rugby non è poco), ma in assenza di
interlocutori che vogliano capire, l'obbligo è l'unica via percorribile.
E la difficoltà nel trovare 34 aperture è la dimostrazione di quello che
sono riuscite a fare in tutti i questi anni le nostre società al vertice,
cioè esclusivamente chiamare qualche straniero o oriundo che togliesse le
castagne dal fuoco nei ruoli chiave, senza pensare ad un minimo di
programmazione.
La regola sarà di difficile interpretazione, si presterà sicuramente alla
furbatina di qualcuno (per esempio affidare la maglia di n. 10 ad un
italiano che poi in campo sarà schierato a centro), ma almeno è un sasso
lanciato nello stagno, anzi nella palude del nostro rugby di vertice.
A questo si ricollega il discorso della Rugby Roma: una società con un
settore giovanile organizzato e di qualità come quello della squadra
Capitolina, aveva realmente bisogno di tutti gli stranieri o dei vari
professionisti che negli anni sono stati ingaggiati per allestire una
squadra di valore? Non era sufficiente credere nei propri ragazzi?
Un volta tanto la Federazione ha fatto la cosa giusta cioè applicare le
regole che ci sono.
Capisco che per la nostra beneamata FIR (...e per la stessa Rugby Roma....)
è una novità e questo lascia tutti perplessi.....
Semmai la cosa da augurare è che questo non sia un fuoco di paglia e nel
futuro le regole vengano sempre applicate (ma al riguardo sono purtoppo
molto dubbioso.... per le clientele più forti un escamotage si trova sempre
e soprattutto con la complicità di tutti.....).
Giovanni
--- Mar 26/7/11, VolpeFast <volpe_angelo a fastwebnet.it> ha scritto:
Da: VolpeFast <volpe_angelo a fastwebnet.it>
Oggetto: [RUGBYLIST] Mediani d'apertura italiani
A: "list" <rugbylist a rugbylist.it>
Data: Martedì 26 luglio 2011, 10:27
Squadre e aziende di rugby in Italia -
http://www.coobiz.it/it/aziende/trova/1?q=rugby
__________________________________________
Articolo del Resto del Carlino
IL CONSIGLIO FEDERALE VARA UNA NUOVA REGOLA DESTINATA A STRAVOLGERE
ECCELLENZA E SERIE A
Scoppia il caso dei mediani di apertura italiani obbligatori dal 2012
Una volta di più la Fir non ha considerato la programmazione dei club
ERA NELL'ARIA, ma in
molti hanno sperato fino
alia fine che alia ventilata
nuova regola riguardante i
n. 10 non venisse dato corso.
Nel consiglio federale
di Parma è stato stabilito,
come recita testualmente
il comunicato. «Il Consiglio
ha deliberato che dalia
stagione sportiva
2012/2013 nei campionati
di Eccellenza e di A potranno
essere schierati nel
ruolo di mediano d'apertura
solamente giocatori di
formazione italiana o eleggibili
per la squadra Nazionale
purché di età inferiore
ai 23 anni». Quindi a
partire dal 2012/13 dovranno
essere disponibili almeno
34 aperture di formazione
o eleggibili, numero
minimo per dare copertura
alle 10 formazioni
dell'Eccellenza ed alle 24
della A. Abbiamo provato
a stilare un elenco dei possibili
numeri 10, andando
a pescare anche in Serie B.
Arrivando a raschiare il
fondo del barile, siamo riusciti
a contarne 28: Favaretto,
Bocchino, Duca,
Fratini, Brussolo, Zullo,
Martinelli, Morisi, Falleri,
Chiiion, Squarcini, Anversa,
Ansaldi, Betto, Bruni,
Gargiullo, Dotta, Pasqualina
Gregnanin, Faiila,
Bellini, Michelini, Patelli,
Marcato, Ruffolo
Vannini, Bonavolontà,
Miglio, Hostié, Lorenzetti,
Veronese. A questi si
potrebbero anche aggiungere
i nomi dei vari Ambrosio,
Pez e Alejandro Canale,
che sono attualmente
in Argentina. Ma anche
così non ci sarà la possibilità
di mettere in campo
un'apertura per squadra.
Cosa aspettarsi? Di veder
entrare in campo formazioni
con giocatori fuori
ruolo? Oppure costringere
gli allenatori a partire
con un centro n. 10 e
l'apertura con il 12, per invertirli
poi dopo qualche
minuto dal fischio d'inizio?
Ancora una volta la
Fir ha cambiato le regole
non curandosi della possibile
programmazione delie
società. Diverse di loro
hanno già sottoscritto
biennali con alcuni giocatori,
dovendo rivedere gioco
forza i propri piani. Cosa
sarebbe accaduto se Bustos (RO)
fosse andato a Brescia
con un biennale? E' inaccettabile
che ogni anno
vengano cambiate le regole,
o spostate le categorie.
Ma è ancor più vergognoso
che le società accettino
supinamente che tutto accada,
senza la minima reazione.
Non sarebbe più costruttivo
programmare fin
da ora un futuro in simbiosi
tra Fir e la base, preparando
uno staff tecnico di
grosso spessore (non solo
rimescolando di volta in
volta i ruoli), da mettere a
disposizione di tutto il movimento
per far crescere i
giovani? Non certo con il
progetto Accademie che,
costo esorbitante a parte,
hanno saputo produrre
giocatori che spesso non
sono neppure capaci di
prendere correttamente
un up and under, pronti a
regalarci delusioni come
quelle del recente Mondiale
Under 20.
Umberto Nalio
-----Segue allegato-----
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