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[RUGBYLIST] Notizie del lunedi
Angelo Volpe a fast
volpe_angelo a fastwebnet.it
Lun 1 Feb 2010 17:45:46 CET
Franco oggi sembra latitare dal suo compito di pusher di articoli tratti dal Gazzettino e quindi supplisco io.
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Dal Gazzettino (ed. Treviso)
Lunedì 1 Febbraio 2010,
Benetton in Celtic
La palla a Dublino
Potrebbe essere questa la settimana della verità per l'entrata o la definitiva chiusura di ogni speranza per l'Italia di far parte della Celtic League nella prossima stagione.
Mercoledì a Dublino ci sarà una riunione dei più alti vertici europei e chissà che in quell'occasione qualcosa si muova. Restano dunque appese ad un filo molto sottile le speranze del Veneto, con il suo capofila Benetton e degli Aironi.
Dopo oltre un anno di trattative, verifiche e contro verifiche, tutto si è arenato per la mancata disponibilità della Fir al riguardo dell'apporto economico (3 milioni di euro) richiesto dal Board della Magners League, un indennizzo per le attuali 10 compagini che partecipano alla rassegna, le quali con l'ingresso delle italiane avrebbero dovuto affrontare 2 trasferte in Italia e gestire 4 gare in più.
E dopo il comunicato federale, nel quale si annunciava la rottura delle trattative, non si è fatta attendere la risposta da parte della stessa Magners League che ha di fatto confermato la rottura: "Il board della Celtic Rugby - si legge nel comunicato celtico - è deluso dal fatto che non sia stato possibile chiudere un accordo soddisfacente con la Federazione Italiana Rugby per portare due squadre italiane in Magners League dalla prossima stagione".
Una questione di soldi, quindi, con le tre federazioni celtiche - in primis una Scozia piena di debiti e che fa fatica a mantenere le sue due franchigie - che hanno chiesto all'Italia una tassa d'ingresso, a parere di Dondi molto elevata.
Eloquente, a tal proposito, la risposta di qualche giorno fa del gm del Viadana, Franco Tonni: "Se fossi stato nei panni del Presidente quei soldi li avrei spesi. Non solo l'Italia avrebbe potuto permetterseli, ma sarebbe stato uno dei migliori investimenti che avrebbe potuto fare. Noi siamo fra quelli che piangono alla decisione di non andare in Celtic, ma vorrei vedere le facce di quelli che ridono. Perchè il futuro che ci attende è nero come un temporale".
Parole giustissime. Questo è un contraccolpo che avrà infatti ripercussioni negative per tutto il movimento.
Una grossa amarezza ed è difficile pensare che dopo un anno di capillari richieste non sia stata chiarita la condizione economica sulla eventuale partecipazione alla rassegna celtica delle compagini italiane, tanto da far dubitare se questa Celtic League, richiesta ad alta voce dai vertici tecnici federali come soluzione di tutti i problemi del rugby italiano, fosse voluta o meno.
In casa Benetton bocche cucite, per il momento nessuna dichiarazione, nel frattempo nella sede biancoverde stanno arrivando massicce le dimostrazioni di sostegno delle società venete come successe lo scorso luglio quando la candidatura di Treviso per il Triveneto venne bocciata a favore, allora, dei Pretoriani di Roma.
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Dal Gazzettino (ed. Padova)
Gatto:«Petrarca,
non solo play off»
Lunedì 1 Febbraio 2010,
Finalmente è arrivata la prima vittoria esterna del Petrarca in questo Super 10. Superando per 35-8 a Parma il Gran, i bianconeri conquistano 5 punti e si portano in terza posizione, dietro Treviso e Viadana.
Tra i protagonisti, il tallonatore Nicola Gatto, 22 anni, autore di una meta, la quarta per lui in questo campionato. «Ma il merito è di tutto il pacchetto di mischia - precisa l'interessato - perchè abbiamo segnato a seguito di una rolling maul e il pallone lo avevo in mano io».
Gatto, a inizio stagione si sarebbe immaginato un Petrarca terzo dopo due giornate del girone di ritorno?
«Forse no, però ero sicuro che avremmo potuto disputare un buon campionato ed essere competitivi per i play off. Questo a dispetto di tanti che sostenevano che il Petrarca avrebbe dovuto giocare solo per la salvezza».
Tra l'altro si diceva che il punto debole sarebbe stata la prima linea, con titolari due giocatori troppo giovani come lei e Chistolini.
«È un motivo in più di soddisfazione. Stiamo dimostrando sul campo che sappiamo tenere botta, aiutati da Costa Repetto, Caporello e Gastaldi, che pur essendo più anziani di Chistolini e me, non hanno grande esperienza del Super 10».
Mercier sostiene che la forza di questo Petrarca sta nel grande cuore, nell'orgoglio.
«Sono pienamente d'accordo con Ludovic. In campo diamo sempre tutto, nessuno si tira mai indietro».
Lei nella scorsa stagione non ha praticamente mai giocato a causa di un grave infortunio. La forma è del tutto recuperata?
«Quasi, direi che sono al 90 per cento. Posso e voglio migliorare ancora. L'età, tra l'altro, è dalla mia parte».
L'obiettivo è di guadagnare un posto in nazionale?
«Certamente. In azzurro ho fatto tutta la trafila delle giovanili, e poi l'infortunio me lo sono procurato a un allenamento con la nazionale A. In qualche modo sono in credito».
Ora il Super 10 si ferma per lasciare spazio al Sei Nazioni e alla Coppa Italia. È un bene o un male?
«Difficile dirlo. Presumo con in Coppa Presutti darà spazio ai giovani e a quelli che hanno giocato di meno, ma dico anche che noi questa Coppa Italia faremo di tutto per vincerla. La sosta servirà per ritrovare energie mentali più che fisiche e per fare vedere al nostro allenatore, durante le gare di Coppa, se ci sono altri ragazzi che possono tornare utili alla causa principale».
Cioè al campionato.
«Certo. Adesso che siamo terzi e che abbiamo vinto in trasferta, è cresciuta la nostra consapevolezza. Vogliamo a tutti i costi arrivare ai play off. E non è detto che ci accontenteremo».
Cosa intende?
«Che bisogna sempre andare in campo per vincere. Se arriviamo alle semifinali, non saremo per nulla appagati».
(Alberto Zuccato)
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Dal Gazzettino (ed. nazionale)
Per un milione l'Italia
perse la Celtic League
Lunedì 1 Febbraio 2010,
Gli Aironi di Viadana non mollano. Il ds Franco Tonni dichiara pubblicamente che sono disposti a mettere loro una parte dei soldi che mancano per andare in Celtic League. Il Benetton Treviso ci crede ancora. Incassa la solidarietà di una fetta del Veneto (diverse le lettere di club giunte in sede) come quando in estate si è ribellato alla decisione della Fir favorevole ai Pretoriani Roma e sposta la "dead line" a mercoledì. Dopodichè, se le cose andranno male, potrebbe farsi sentire direttamente anche il patron Luciano, già molto duro in passato con la politica di sviluppo federale nel rugby.
L'affare Celtic, insomma, non è concluso. Perlomeno per le due parti interessate e il movimento ovale che sta loro dietro. Mentre per la Fir è già lettera morta. Perlomeno a sentire le dichiarazione a RaiNews 24 di Giancarlo Dondi, attratto ora dal modello di sviluppo delle franchigie del baseball. O ciò che filtra dagli ambienti federali, che proporrebbero di spalmare azzurri e giovani promettenti sotto contratto con la Fir tra i club del prossimo Super 8, 10 o 12 (non si è ancora deciso!).
Tra queste due posizioni antitetiche stride un'ipotesi. Clamorosa se vera. E se pensiamo che si parla di una federazione con 28 milioni annui di budget (la seconda più ricca dopo il calcio). Ovvero che i soldi da trovare per accontentare le richieste del Board della Celtic (fatte a seguito dell'indagine dell'advisor Deloitte, non di un capriccio) sarebbero poco più di un milione di euro da parte della Fir. Non tre come si dice. La differenza fra uno e tre sarebbe compensata dai diritti tv, che ora la Celtic starebbe trattando direttamente con Sky, dalla rinuncia agli introiti delle due franchigie italiane e da altre entrate. Possibile che per un milione di euro, quando Aironi e Benetton ne hanno garantiti 5,5 a testa di tasca propria, si butti a mare un progetto ritenuto solo un anno fa il migliore a breve termine per lo sviluppo del rugby italiano?
L'interrogativo sarà sciolto mercoledì alla riunione dell'Erc dove ci saranno i ballo, oltre ai calendari, i due milioni di euro che la Heineken Cup riversa ogni stagione sull'Italia. Si giocherà qui l'ultima partita dei paladini dell'Italia in Celtic League. (Ivan Malfatto)
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Mallett ha il pack
ma la svolta passa
per il gioco al piede
Lunedì 1 Febbraio 2010,
Valutata la realtà tattica e fatto l'inventario dei mezzi a disposizione, Mallett ha scelto un modello semplice in termini di costruzioni di gioco. Si è ispirato alla trilogia classica: conquista, difesa, gioco al piede. Dando per scontato che la mischia sia tornata quella di un tempo, che la touche abbia un rendimento normale e sperando che la difesa confermi i progressi mostrati contro le potenze dell'emisfero australe, il salto di qualità è atteso nei calci tattici. A cominciare da sabato a Dublino.
Con l'arrivo di Gower gli azzurri hanno trovato il regista che da tempo aspettavano. Con lui il gioco al piede ha assunto una collocazione pertinente nella lettura tattica. Ma è la qualità che per ora lascia a desiderare, ovviamente non solo per demeriti suoi. L'occupazione del campo è poco efficace. Molti avanzamenti sono modesti, con traiettorie corte o fuori misura. I palloni calciati lunghi diventano facilmente preda della copertura profonda anziché esche avvelenate cariche di pressione. Quanto al gioco al piede offensivo, è apparso finora prevedibile ed estraneo a principi di alternanza all'interno di una stessa sequenza. E sui calci a seguire il recupero della palla è statisticamente debole. Quasi completamente assenti poi gli assist: sia le diagonali a cercare l'ala, sia i calci corti come quello che portò in meta Mauro Bergamasco 3 anni fa contro il Galles. Eppure appartengono al repertorio di tutte le squadre per superare difese sempre più ermetiche.
Sicuramente c'è del lavoro da fare. Ho letto che Mirco Bergamasco si è sobbarcato centinaia di ore per affinare la precisione nei piazzati. Spero che anche Tebaldi, Gower, Marcato e McLean abbiano fatto lo stesso per i calci tattici. Però non è solo questione di precisione. Ci sono nell'Italia problemi di coordinamento tra il calciatore e la linea d'attacco. Affinché il calcio non sia un mero sbarazzarsi della palla ma diventi un gesto collettivo, i sostegni devono anticipare il movimento per andare in pressione. E dunque vanno tempestivamente informati della scelta di calciare, del tipo di calcio, della zona in cui sarà indirizzato, attraverso un adeguato sistema di comunicazione interno. Questo timing da quel che si è visto è altalenante. Inoltre ci sono incertezze di piazzamento e di organizzazione sul punto di caduta della palla per cercare di recuperarla: chi va a contenderla, chi sta ai lati per metterla al sicuro, chi segue. Servono ordine, automatismi, posizione.
Lo stesso gioco aereo sui calci abbisognerebbe di perfezionamento. Il pallone andrebbe catturato sempre con un balzo in avanzamento. Ma c'è chi arriva in ritardo, altri troppo presto così devono rallentare la corsa. I Wallabies sono maestri in questo gesto, forse mutuato dal football australiano. Noi non possiamo pretendere tanto. Ma almeno l'uso dei piedi nel Paese del calcio dovrebbe esserci più familiare. (Antonio Liviero)
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