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R: [RUGBYLIST] Ma si divertono?

Piero Filotico pierofilotico a alice.it
Mar 18 Set 2007 13:16:35 CEST


Bravo Giovanni! Hai perfettamente ragione e sono totalmente d’accordo. Solo
divertendosi, trovando nel lavoro ogni giorno e momento spunti gradevoli e
stimolanti

ci si potra’ appassionare di piu alla propria attivita’, migliorare, e anche
– fondamentale – far migliorare chi lavora con te.

Piero

 

  _____  

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it]
Per conto di Giovanni Sonego
Inviato: martedì 18 settembre 2007 11.18
A: rugbylist
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] Ma si divertono?

 

Il giorno 17/09/2007 Gerald ha scritto:
> Per dire il vero credevo fossimo

noi quelli che si devono divertire ... 



> paghiamo un biglietto per lo stadio (carissimo se sono gli

AllBlacks) o il 



> canone sky o la connessione internet per vedere uno spettacolo! Le

regole 



> ormai sono quelle del professionismo e del rapporto dare/avere ...

calendari 



> compresi.



> Cesare

Mamma mia! Messa giu' cosi', piu' che professionismo sportivo, sembra
prostituzione. E di bassa lega. Pago e quindi, chi se ne frega se non ti
diverti: ciuccia qua!

Mi spiace, ma non condivido. Se l'obiettivo di uno sport e' divertire gli
spettatori, beh, posso tranquillamente farne a meno. Per esempio il
wrestling (a parte che non capisco neppure cosa ci sia di divertente nel
wrestling) se non esistesse, non ne sentirei assolutamente la mancanza. O
anche la pallacanestro sui tappeti elastici, bella cagata... 

Non voglio dilungarmi in analisi di cui non sarei capace, ma credo che
l'obiettivo per cui sono stati sviluppati e regolamentati i giochi di tipo
sportivo sia per dare l'opportunita trarre soddisfazione durante la loro
pratica. L'istinto di competizione  regolamentato diverte di piu' proprio
perche' oltre alla prestanza fisica ci vuole astuzia, intelligenza, coesione
con i compagni, determinazione, preparazione, attitudine mentale, sviluppo
di automatismi.

Come corollario, l'esecuzione di una atto sportivo spesso e' appassionante
anche per chi osserva e, visto che una partita viene giocata da una 40ina di
persone e osservata da migliaia e migliaia, anche la cura degli aspetti
spettacolari ha il suo peso. Ma sono convinto che l'obiettivo primario sia
la gratificazione di chi li pratica e non la di chi guarda. Altrimenti
andiamo al circo...

Non condivido neanche l'impostazione: professionismo=dare/avere. Anche nella
professione ci puo' (anzi ci DEVE) essere una gratificazione non
esclusivamente economica. Il professionista e' gratificato non solo dal
soldo, ma dalla sua capacita' di "costruire" di "inventare", di metterci del
suo, di rendere unico il proprio lavoro. E questo passa anche attraverso la
dignita' di quanto si sta facendo. 

Insomma, si puo' essere professionisti anche divertendosi. E sono convinto
che un professionista che fa il suo lavoro divertendosi alla fine
realizzara' prodotti o servizi migliori. Anche nel rugby stellare.

Ciao
Giovanni Sonego

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