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[RUGBYLIST] Ma si divertono?
Giovanni Sonego
g.sonego a pianeta.it
Mar 18 Set 2007 11:18:00 CEST
Il giorno 17/09/2007 Gerald ha scritto:
> Per dire il vero credevo fossimo noi quelli che si devono divertire ...
> paghiamo un biglietto per lo stadio (carissimo se sono gli AllBlacks)
o il
> canone sky o la connessione internet per vedere uno spettacolo! Le regole
> ormai sono quelle del professionismo e del rapporto dare/avere ...
calendari
> compresi.
> Cesare
Mamma mia! Messa giu' cosi', piu' che professionismo sportivo, sembra
prostituzione. E di bassa lega. Pago e quindi, chi se ne frega se non ti
diverti: ciuccia qua!
Mi spiace, ma non condivido. Se l'obiettivo di uno sport e' divertire
gli spettatori, beh, posso tranquillamente farne a meno. Per esempio il
wrestling (a parte che non capisco neppure cosa ci sia di divertente nel
wrestling) se non esistesse, non ne sentirei assolutamente la mancanza.
O anche la pallacanestro sui tappeti elastici, bella cagata...
Non voglio dilungarmi in analisi di cui non sarei capace, ma credo che
l'obiettivo per cui sono stati sviluppati e regolamentati i giochi di
tipo sportivo sia per dare l'opportunita trarre soddisfazione durante la
loro pratica. L'istinto di competizione regolamentato diverte di piu'
proprio perche' oltre alla prestanza fisica ci vuole astuzia,
intelligenza, coesione con i compagni, determinazione, preparazione,
attitudine mentale, sviluppo di automatismi.
Come corollario, l'esecuzione di una atto sportivo spesso e'
appassionante anche per chi osserva e, visto che una partita viene
giocata da una 40ina di persone e osservata da migliaia e migliaia,
anche la cura degli aspetti spettacolari ha il suo peso. Ma sono
convinto che l'obiettivo primario sia la gratificazione di chi li
pratica e non la di chi guarda. Altrimenti andiamo al circo...
Non condivido neanche l'impostazione: professionismo=dare/avere. Anche
nella professione ci puo' (anzi ci DEVE) essere una gratificazione non
esclusivamente economica. Il professionista e' gratificato non solo dal
soldo, ma dalla sua capacita' di "costruire" di "inventare", di metterci
del suo, di rendere unico il proprio lavoro. E questo passa anche
attraverso la dignita' di quanto si sta facendo.
Insomma, si puo' essere professionisti anche divertendosi. E sono
convinto che un professionista che fa il suo lavoro divertendosi alla
fine realizzara' prodotti o servizi migliori. Anche nel rugby stellare.
Ciao
Giovanni Sonego
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