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[RUGBYLIST] Italia - Scozia
Giovanni Ciraolo
jxcira a tin.it
Lun 1 Ott 2007 21:45:46 CEST
Alessandro Troncon meritava di finire con un successo il suo irripetibile contributo alla maglia azzurra. Nella storia dei grandi giocatori, l'ultimo match degli uomini simbolo non e' sempre finito con una vittoria. Accadde per Edwards di uscire vittorioso, ma non per Rives. Pero', sabato, la posta era ben superiore ad un semplice test-match onorifico od ad un finale di 6 Nazioni.
Non si puo' non ringraziare Tronky dal profondo del cuore. Ho ancora impresso il suo sguardo in TV, un'ora prima del match, era lo sguardo di un uomo. L'uomo non e' una immagine ma una persona! Questa sconfitta brucia, e ci si puo' consolare in tanti modi...con lo spirito del rugby, con il terzo e con il quarto tempo, con le inefficienze della rete ferroviaria francese extra TGV, che anch'io ho sperimentato in data 1 settembre, con la fraternita' degli scozzesi, con i bikini che non si sono visti allo stadio, insomma rinfranchiamoci ma il bruciore rimane! L'Italia avrebbe dovuto giocare piu' liberamente, fin dall'inizio del mondiale. Il bello e' che adesso non e' affatto detto che questi scozzesi desistano. Diffidate dai blu! Anche l'Inghilterra di Wilkinson li affronto' a Murrayfield, per l'ultimo match di formalita' in un trionfante 6 Nazioni (credo fosse il 2002), e rimedio' una umiliazione nel fango.
Direi questo innazitutto: l'elitismo nel rugby non paga! Lo si vede con l'Argentina, che lavora da sempre sul movimento, non sulle elites, oppure con l'Australia, che ha sempre curato l'aspetto internazionale dei suoi players. Un movimento rugbistico non puo' essere coltivato in serra, vedi Irlanda e Galles, vedi anche la Francia professorale del match di apertura. Nel rugby si vince se si e' se stessi. In quest'ultimo match dell'Italia, Pierre Berbizier poteva fare meglio. I nostri tre quarti erano molto, molto piu' veloci degli avversari. Il nostro gioco doveva 'respirare'. Tuttavia, sul piano tecnico, dobbiamo davvero molto a questo francese schivo del sud-ovest centrale, nato in piena Garonna, terrestre pur tra fiumi maestosi, amante dei locali di marchio ed abituato alla convivialita' spirituale del pastis, insomma dobbiamo molto a questo francese che piu' francese di cosi' non si puo', che ha cercato di trapiantare lo spirito 'terrien' e solido della provincia transalpina da noi. In gran parte ci e' riuscito. Peccato davvero per il finale, ma cercheremo di avere Berbizier in ogni caso (come abbiamo avuto Villepreux) quale commentatore al prossimo mondiale, affiancandolo magari ad una Capizzi speriamo nel frattempo passata alla Rai!!
Adesso, comunque, serve un ambiente azzurro piu' omogeneo e determinato di quello attuale. Mallet potrebbe essere l'uomo adatto a crearlo.
Mi chiedo se Nick puntera' piu' sul convenzionale, cioe' sullo sviluppo di una sintesi sempre piu' accurata dei 'drills' tecnici di fondo, oppure sull'innovazione e la fantasia. Secondo me, fara' entrambe le cose. E lavorera' molto sulla squadra complessivamente, andando presumibilmente in giro per l'Italia.
L'Italia rugbistica infatti non e' simile ad Irlanda o Galles. Il nostro paese va conosciuto fino in fondo, nella sua terra piu' sperduta, nel rugby volontarista e quasi religioso di Benevento come in quello polisportivo e giornalistico di Messina, nell'intimita' cittadina e storica dell'Aquila come nelle domeniche della grassa e laboriosa provincia dei paesoni trevigiani, con i loro impianti sbalorditivi e multiformi, dove anche le ragazze giocano con i genitori in tribuna le loro finali di campionato, nei fieri pienoni del Tardini a Parma come nelle cariche scolastiche di Calvisano, nei canali esigenti del rodigino come nei contrasti impietosi del petrarchese, nei campi di mini-rugby di Ostia come nel verde di Frascati, dove rugbisti e rugbiste si innamorano, nei bar danzanti e nelle stanze disadorne di Tor di Quinto come nei recinti appassionati e festaioli dell'Unione capitolina, nei terreni semi-desertici e lunaparchisti dell'Eur romano come nelle palestre e nelle spiagge dei giovani amatori di Monopoli, nella danza goduriosa del beach-rugby come nei crocevia quasi futuristici del Viadana, nell'amicizia degli amatori milanesi e torinesi come nella tenacia delle unioni sportive fiorentine o nella passione studentesca genovese. Questa e' l'Italia del rugby, un paese di tanti paesi e di tanti uomini, spinti da non si sa bene che cosa, se non dalla non presunzione del non sapere nulla in anticipo e che va conosciuto fino in fondo. Mallet non e' nuovo all'atmosfera. Auguri a lui ed a noi tutti! Giovanni
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From: A Zibana
To: rugbylist a rugbylist.it
Cc: tronky09 a libero.it
Sent: Monday, October 01, 2007 10:49 AM
Subject: [RUGBYLIST] Italia - Scozia
Sabato abbiamo perso una occasione irrepetibile. La Scozia era certamente alla nostra portata ed una maggior sagacia nel gestire la disciplina ci avrebbe evitato la sconfitta. Ptterson é un calciatore dotatissimo e si doveva quindi evitare di dargli occasione di calciare.
E' poi assurdo che una squadra come la nostra perda rimesse laterali nell'area dei ventidue avversaria.
Sono più che certo che Orlandi avrà curato.l'accuratezza dei lanci in fase di allenamento e mi sorprende che una squadra che fa del pacchetto il suo punto di forza non abbia sfruttato a fondo questa possibilità.
Forse abbiamo trascurato troppo i trequarti . Non mi sembra di aver mai visto una palla raggiungere l'ala.
Scusatemi per questo intervento. Non ho mai avuto la presunzione di essre un tecnico ma ho sofferto moltissimo nel vedere svanire un sogno.
Contano i risultati ed una onorevol sconfitta si dimentica subito. Meglio, moltomeglio una vittoria giocando male.
I nostri comunque hanno dato quello che potevano, un abbraccio a Troncon che lascia il rugby giocato ma spero continui a dare il suo contributo alle sorti del nostro rugby.
Se verrà Mallet lo aspetta un compito gravoso ma Nick ha tutte le qualità per riuscire. Chi sarà con lui nei prossimi anni sappia che dovrà aspettarsio di versare lacrime e sangue per raggiunge certi obiettivi.
Chiudo nel ricordo di quanto ha fatto Tronky nei suoi anni di militanza azzurra. Lo ricordo al suo esordio a Parma nel 1994. Ha sempre dato tanto ed é stato un trainante esempio per i tanti compagni che si sono avvicendati con lui nel corso di 13 anni- Mi auguro che Coni e Federazione lo premino con un titolo onorifico che viene concsso agli atleti di successo. Tronky farà finta di non gradirlo ma so che lo apprezzerebbe.
Un abbraccio di cuore.
Antonio
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