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R: Reply: RI: [RUGBYLIST] Craig Green, addio all'Italia?
Melegari Riccardo
riccardo.melegari a arix.it
Mer 13 Dic 2006 16:30:51 CET
Francamente non riesco a capire perche' quando si parla di questi temi,
peraltro ampiamente dibattuti nei mesi scorsi, si debba andare a vedere a
casa degli altri cosa si fa e non si fa, tradotto: generalizzare senza
sapere. Ed oltretutto affermare che vi e' scarsa professionalita' nella
gestione manageriale delle squadre, di assenza di strategie di marketing e
comunicazione o di campagne promozionali, piano....... piano..............
Partiamo invece dai fondamentali.
Le squadre di Clubs italiane sono le uniche a competere a livello europeo
senza l'aiuto finanziario e strategico della propria Union ed oltretutto con
regolamenti completamente diversi. Morale: l'Albi a Viadana in Challenge
2006 schierava 11 stranieri ed il Clermont 6 o 7 (alla faccia di numeri
selezioni ed Accademie, stiamo parlando di clubs francesi attenzione) ed in
saccoccia qualcosa come 3 volte, l'Albi ben altro il Clermont, l'intero
budget del Viadana (preciso intero nel senso che il ns. budget e'
comprensivo dall'under 7 ai seniores passando per la serie C mentre il loro
e' riferito solo ai Senior). Lascia stare che poi abbiamo anche vinto,
perche' da sempre questa societa' trova stimoli esaltanti nei confronti con
i grandi perche' i tanti anni di serie C e B hanno forgiato questo sogno di
poter batterli giocando al 200% rischiando altri infortuni che si aggiungono
ai gia' numerosi, ed a Clermont sabato pagheremo senz'altro tributo; questa
e' la ns. natura, questo e' il ns. orgoglio.
Pertanto le tue considerazioni, pur cosi' generaliste ma in piccola parte
anche condivisibili, sono assimilabili alla conversazione di due poveri
negretti magri stecchiti che parlano di Torte alla frutta senza mai aver
visto un Arrosto semplice semplice!
O, un po' piu' comunemente la storia della Pagliuzza e della Trave.......di
evangelica memoria.
Craig "toni" Green da quale grande Campione prima e capace allenatore poi,
qual'e',
ha compreso che il Gap dei Clubs con l'Europa si sta allargando e Lui che
non e' un perdente tentera' qualche altra via all'estero.
Quello che i Clubs potevano fare l'hanno fatto, adesso aspettiamo qualche
iniziativa politica possibilmente anche finanziata per uscire da questa
empasse.
Scusate la lungaggine.
Riccardo Melegari
Arix spa
-----Messaggio originale-----
Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it]
Per conto di daniele resini
Inviato: mercoledì 13 dicembre 2006 12.03
A: gaetano.palmiotto a fastwebnet.it
Cc: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: Re: Reply: RI: [RUGBYLIST] Craig Green, addio all'Italia?
Vorrei spendere un paio di parole (non lo faccio spesso in list) sulla
questione coppe e risultati catastrofici.
Sabato ero a Parma e il divario, riserve o non riserve caro Gaetano,
era forse maggiore del punteggio finale (contro la quart'ultima della
premiership). D'altra parte, basta leggere le formazioni di squadre
come Wasps per renderci conto che il problema è quello della qualità
generale delle squadre dei club italiani. Green, da questo punto di
vista, dice solo mezza verità. Il Benetton, quando vinceva in Heineken,
in prima linea aveva gente come Moscardi, Properzi, Ribbens, aperture
come Franco Smith e mediani come un certo Richards e, comunque,
organici nettamente superiori a quelli attuali.
Diciamo che se ci sono pochi stranieri da mettere in campo e questi
sono anche le seconde o terze scelte, allora in Europa vai solo a
prendere batoste.
Se Benetton tira a risparmiare sui giocatori e su tutto il resto (foto
comprese), non è certamente colpa di Dondi.
Certo, la federazione sta lasciando marcire il campionato rimandando
scelte ormai decisive, come le selezioni, ma anche come una politica
autentica di crescita dei vivai, di selezione e trattamento
"professionale" dei giovani talenti, scegliendo semplicemente di
ignorare - e non coinvolgere - le Società.
Da un certo punto in poi, sponsor come Benetton, invece di fare il
salto di qualità che la sfida europea richiedeva, ha deciso di tagliare
i bilanci.
Altre società, come Calvisano e Viadana, non hanno strutturalmente le
forze e l'attrazione per gestire grandi budget.
Ma il problema sta ancora a monte.
Quale possibilità ha di attrarre denaro un mondo in cui la
professionalità è ancora sostanzialmente una sconosciuta. La
comunicazione, cuore della visibilità anche degli sponsor, oltre che
della qualità di questo sport, non appartiene a questo mondo. Né delle
società né della Fir.
Management zero. Campagne promozionali, zero. Stampa, zero, a meno che
non si tratti di giornalisti compiacenti.
Facciamo due più due: un mondo che rimane al palo del professionismo
moderno in tutti i settori, inevitabilmente non ottiene risultati.
I soldi non arrivano automaticamente se vinci, come il pubblico. Certo,
di gente allo stadio ne andrebbe un po' di più, ma a Parma, se non
c'erano gli inglesi in trasferta, a vedere i numeri di Carlos Spencer
ci sarebbero stati quattro gatti che non sarebbero certo raddoppiati se
il Parma avesse perso di dieci punti.
Daniele Resini
www.resini.it
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