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[RUGBYLIST] R: I: R: La morte ovale
Andrew
jeppo678 a virgilio.it
Ven 21 Dic 2018 14:02:06 CET
Ciao Marco;
Il commento segue una serata con alcuni dei nostri allenatori "Under" durante i quali discutevamo su come costruire il maul. Hanno citato il tecnico regionale e hanno citato il metodo promosso da lui.
Merry Christmas;
Jeppo
-----Messaggio originale-----
Da: Rugbylist <rugbylist-bounces a rugbylist.it> Per conto di tonotto--- via Rugbylist
Inviato: venerdì 21 dicembre 2018 13:56
A: rugbylist <rugbylist a rugbylist.it>
Oggetto: [RUGBYLIST] I: R: La morte ovale
Scusa jepson, quando parli di tecnico regionale, ti riferisci al vostro
di zona o ad una metodologia diffusa? Xchè ti assicuro che in
piemonte, la sicurezza (in tutte le fasi di gioco) è tenuta in forte
considerazione (sin nel tracciamento delle aree di lavoro). Inoltre
l'obbiettivo è la continuità diretta quindi, evitare l'impatto
frontale e soprattutto evitare la palla cuscinetti (contraria alla
continuità ed al rugby "palla libera").
Giá che scrivo dico la mia sulla sicurezza. Si puó lavorare sulle
regole, ma noi tecnici potremmo smettere di mandare il "bimbobomba" a
sbattere nela propaganda (nel breve sicurezza x gli altri, nel lungo
sicurezza x lui.
Spero di esser stato chiaro.
Buon natale a tutti
Inviato dal mio dispositivo Huawei
-------- Messaggio originale --------
Oggetto: [RUGBYLIST] R: La morte ovale
Da: Andrew via Rugbylist
A: rugbylist a rugbylist.it
CC:
Sono convinto che in Italia non si attribuisca sufficiente
importanza all'insegnamento di posizioni corporee sicure in
contatto. Se facciamo il confronto tra allenamento per il
sollevamento pesi e le aree di contatto del rugby, allora la
priorità per chiunque stia imparando a sollevare pesi è imparare e
usare il corretto posizionamento del corpo per sollevare in
sicurezza. Quando poi trasferiamo questo a contatto in rugby, per
certi aspetti stiamo sollevando pesi ma in orizzontale.
La filosofia in contatto promossa dal tecnico regionale è che il
giovane giocatore entri in contatto con la palla, combatta per
continuare ad avanzare, spesso troppo alto e con la palla come
cuscino di protezione. Quando poi rallenta, il supporto deve
organizzare qualcosa. Questo: per me; è la differenza tra dama e
scacchi. In una partita dama si reagisce semplicemente, nell'altra
si tenta di pianificare diverse mosse in avanti.
Al livello Under 14, la mischia simbolica non richiede posizioni
corporee efficienti in quanto passive.
All'improvviso, i giocatori di livello Under 16 devono
immediatamente imparare le posizioni efficaci del corpo in tempo per
la loro mischia contestata. Molto da imparare in un periodo molto
breve.
La mia soluzione sarebbe che gli allenatori devono completare un
modulo di "posizione del corpo in contatto" per ottenere il loro
tesserino. Il docente a sua volta deve essere qualificato per
condurre questo elemento. In R.F.U., come ufficiali addetti allo
sviluppo allenatori, siamo stati obbligati a frequentare un corso di
British Weightlifting Association e superare l'esame.
Trasferisci la biomeccanica appresa ai giocatori in tenera età .
Rendi la sicurezza in contatto la priorità .
Jeppo
-----Messaggio originale-----
Da: Rugbylist Per conto di anna maria via Rugbylist
Inviato: venerdì 21 dicembre 2018 12:28
A: tizianotaccola1--- via Rugbylist
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] La morte ovale
Credo che per evitare avvenimenti luttuosi come quelli citati da
Lorenzo Calamai, la risposta non possa essere che il rugby-touch
sino a l'under 17 compresa con la mischia no-contest per tutti e due
i generi.
r.r.
Il giovedì 20 dicembre 2018, 10:39:50 CET, tizianotaccola1--- via
Rugbylist ha scritto:
In seguito a diversi incidenti mortali avvenuti nel nostro mondo
copio
ed incollo un interessante articolo di
Lorenzo Calamai pubblicato su On Rugby.it
Francia: tre morti in sette mesi sui campi da rugby, occhi puntati
sulla palla ovale
Tre giovani stroncati da incidenti di gioco: il rugby è cambiato,
e
World Rugby deve agire subito
âMia moglie è incinta. Avremo un maschio, ma non penso che lo
spingerò a giocare a rugby quando crescerà â ha detto Nick
Abendanon,
estremo del Clermont, a LâEquipe.
Sono passate quattro mesi da quella dichiarazione: erano i tempi
immediatamente successivi alla morte di Louis Fajfrowski, 21 anni,
deceduto negli spogliatoi di Aurillac in una amichevole
pre-campionato
dopo essere stato colpito da un attacco di cuore causato da un
placcaggio. Quella di Fajfrowski era la seconda morte di un giovane
rugbista in Francia nel giro di poco tempo: in maggio Adrien
Descrulhes
era stato trovato senza vita nel suo letto, per unâemoraggia
cerebrale
riconducibile ad un colpo subito sul campo. Il diciassettenne era
stato
vittima di una concussion nella partita disputata il giorno
precedente.
Questo fine settimana, il rugby ha pianto la morte di Nicolas
Chauvin,
giovane promessa del rugby parigino stroncato da un attacco cardiaco
conseguente alla rottura di una vertebra cervicale in un placcaggio.
Si
tratta della terza vittima negli ultimi sette mesi, in Francia, per
conseguenze dovute al gioco della palla ovale.
Intanto, nel resto del mondo altre fatalità accadono: in Canada
Brodie
McCarthy, un ragazzo di diciotto anni, è morto a maggio in uno
scontro
di gioco mentre vestiva la maglia del suo college, in Sudafrica un
uomo
di 31 anni, Kyle Barnes, in tour con il suo club statunitense, è
deceduto dopo aver subito un colpo alla testa in uno scontro di
gioco.
E in Italia Rebecca Braglia [1]è morta a maggio per le conseguenze
di
un placcaggio.
Troppe le vittime per continuare a pensare che siano tutte dovute ad
incidenti, anche se Brett Gosper, il CEO di World Rugby, si è
affrettato a definirli così, intervenendo ad una trasmissione
televisiva francese per sottolineare la rarità statistica del
verificarsi di tali tragedie.
La federazione internazionale, dâaltronde, ci sta mettendo impegno:
sono innegabili le azioni di World Rugby per migliorare la
deterrenza
del gioco pericoloso attraverso sanzioni più pesanti, tutto il
lavoro
di prevenzione e riconoscimento della concussion, i programmi di
formazione sulla salute dei giocatori e anche la sperimentazione di
nuove regole sullâaltezza del placcaggio. Tutte azioni fatte per
incrementare la sicurezza di chi gioca a rugby, senza snaturare il
gioco.
Potrebbe però non essere abbastanza: è indicativo che tutte le
vittime di rugby che abbiamo ricordato arrivino da un contesto non
professionistico, ma intermedio. Il giocatore di rugby di alto
livello
oggi deve subire grandissimi impatti, ci sono rischi e pericoli, ma
si
tratta della figura meglio preparata fisicamente e tecnicamente per
affrontarli.
Se guardiamo ai tre casi francesi, invece, vediamo tre giovani alle
prese con un rugby dove ci sono tantissime differenze fisiche, con
un
alcune caratteristiche del gioco âdei grandiâ, tanti impatti
violenti
ripetuti, ma con una preparazione mediamente inferiore.
âPer come è strutturato adesso [in Francia], il rugby non è
adatto a
un ragazzino di 15 anniâ ha dichiarato Jean Chazal, neurochirurgo
che
fa parte dellâequipe medica del Clermont e che cerca di far sentire
la
propria voce nel mondo del rugby francese.
Secondo Chazal ci sono troppi rischi, i corpi dei ragazzi non sono
ancora definitivamente sviluppati, e forse il rugby giovanile
dovrebbe
dividere i giocatori per categorie di peso, come gli sport di
combattimento.
In Francia anche il ministro dello sport Roxana Maracineanu è
intervenuto sullâargomento, dopo la morte di Nicolas Chauvin,
facendo
pressioni sulla federazione francese per prendere dei provvedimenti
in
merito.
Eâ un dibattito triste e che nessuno ha il piacere di fare. Il
mondo
del rugby è da una parte spaventato, dallâaltra preoccupato di
non
perdere la faccia che ha faticosamente lavorato per costruirsi di
fronte al popolo di padri e madri che sono felici di mandare i
propri
figli a giocare. Eâ un dibattito necessario per garantire un futuro
a
questo sport che è cresciuto, sotto tutti i punti di vista, e
rischia
di andare fuori strada se le redini non saranno tenute ben salde.
Il gioco del rugby è cambiato: giocatori sempre più grandi
fisicamente, ritmi elevati, e un numero sempre crescente di impatti.
Il
tutto in un contesto in cui si gioca sempre di più, a tutti i
livelli.
Quando LâEquipe ha scritto che âil rugby uccideâ, non è stato
per un
attacco frontale, ma un grido dâallarme perché tutto il mondo
ovale
affronti con coraggio la questione, e passi allâazione per porre
rimedi. Non solo in Francia.
Lorenzo Calamai
References
1.
https://www.onrugby.it/2018/05/02/e-morta-rebecca-braglia-la-ragazza
-ricoverata-per-un-trauma-cranico-dopo-uno-scontro-di-gioco/
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