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[RUGBYLIST] R: La morte ovale

Andrew jeppo678 a virgilio.it
Ven 21 Dic 2018 13:22:43 CET


Sono convinto che in Italia non si attribuisca sufficiente importanza all'insegnamento di posizioni corporee sicure in contatto. Se facciamo il confronto tra allenamento per il sollevamento pesi e le aree di contatto del rugby, allora la priorità per chiunque stia imparando a sollevare pesi è imparare e usare il corretto posizionamento del corpo per sollevare in sicurezza. Quando poi trasferiamo questo a contatto in rugby, per certi aspetti stiamo sollevando pesi ma in orizzontale.
La filosofia in contatto promossa dal tecnico regionale è che il giovane giocatore entri in contatto con la palla, combatta per continuare ad avanzare, spesso troppo alto e con la palla come cuscino di protezione. Quando poi rallenta, il supporto deve organizzare qualcosa. Questo: per me; è la differenza tra dama e scacchi. In una partita dama si reagisce semplicemente, nell'altra si tenta di pianificare diverse mosse in avanti.
Al livello Under 14, la mischia simbolica non richiede posizioni corporee efficienti in quanto passive.
All'improvviso, i giocatori di livello Under 16 devono immediatamente imparare le posizioni efficaci del corpo in tempo per la loro mischia contestata. Molto da imparare in un periodo molto breve.
La mia soluzione sarebbe che gli allenatori devono completare un modulo di "posizione del corpo in contatto" per ottenere il loro tesserino. Il docente a sua volta deve essere qualificato per condurre questo elemento. In R.F.U., come ufficiali addetti allo sviluppo allenatori, siamo stati obbligati a frequentare un corso di British Weightlifting Association e superare l'esame.
Trasferisci la biomeccanica appresa ai giocatori in tenera età. Rendi la sicurezza in contatto la priorità.
Jeppo

-----Messaggio originale-----
Da: Rugbylist <rugbylist-bounces a rugbylist.it> Per conto di anna maria via Rugbylist
Inviato: venerdì 21 dicembre 2018 12:28
A: tizianotaccola1--- via Rugbylist <rugbylist a rugbylist.it>
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] La morte ovale

 Credo che per evitare avvenimenti luttuosi come quelli citati da Lorenzo Calamai, la risposta non possa essere che il rugby-touch sino a l'under 17 compresa con la mischia no-contest per tutti  e due i generi.
r.r. 
    Il giovedì 20 dicembre 2018, 10:39:50 CET, tizianotaccola1--- via Rugbylist <rugbylist a rugbylist.it> ha scritto:  
 
     In seguito a diversi incidenti mortali avvenuti nel nostro mondo copio
  ed incollo un interessante articolo di

  Lorenzo Calamai pubblicato su On Rugby.it

Francia: tre morti in sette mesi sui campi da rugby, occhi puntati sulla palla ovale

  Tre giovani stroncati da incidenti di gioco: il rugby è cambiato, e
  World Rugby deve agire subito

  âMia moglie è incinta. Avremo un maschio, ma non penso che lo
  spingerò a giocare a rugby quando crescerà â ha detto Nick Abendanon,
  estremo del Clermont, a LâEquipe.

  Sono passate quattro mesi da quella dichiarazione: erano i tempi
  immediatamente successivi alla morte di Louis Fajfrowski, 21 anni,
  deceduto negli spogliatoi di Aurillac in una amichevole pre-campionato
  dopo essere stato colpito da un attacco di cuore causato da un
  placcaggio. Quella di Fajfrowski era la seconda morte di un giovane
  rugbista in Francia nel giro di poco tempo: in maggio Adrien Descrulhes
  era stato trovato senza vita nel suo letto, per unâemoraggia cerebrale
  riconducibile ad un colpo subito sul campo. Il diciassettenne era stato
  vittima di una concussion nella partita disputata il giorno precedente.

  Questo fine settimana, il rugby ha pianto la morte di Nicolas Chauvin,
  giovane promessa del rugby parigino stroncato da un attacco cardiaco
  conseguente alla rottura di una vertebra cervicale in un placcaggio. Si
  tratta della terza vittima negli ultimi sette mesi, in Francia, per
  conseguenze dovute al gioco della palla ovale.

  Intanto, nel resto del mondo altre fatalità accadono: in Canada Brodie
  McCarthy, un ragazzo di diciotto anni, è morto a maggio in uno scontro
  di gioco mentre vestiva la maglia del suo college, in Sudafrica un uomo
  di 31 anni, Kyle Barnes, in tour con il suo club statunitense, è
  deceduto dopo aver subito un colpo alla testa in uno scontro di gioco.
  E in Italia Rebecca Braglia [1]è morta a maggio per le conseguenze di
  un placcaggio.

  Troppe le vittime per continuare a pensare che siano tutte dovute ad
  incidenti, anche se Brett Gosper, il CEO di World Rugby, si è
  affrettato a definirli così, intervenendo ad una trasmissione
  televisiva francese per sottolineare la rarità statistica del
  verificarsi di tali tragedie.

  La federazione internazionale, dâaltronde, ci sta mettendo impegno:
  sono innegabili le azioni di World Rugby per migliorare la deterrenza
  del gioco pericoloso attraverso sanzioni più pesanti, tutto il lavoro
  di prevenzione e riconoscimento della concussion, i programmi di
  formazione sulla salute dei giocatori e anche la sperimentazione di
  nuove regole sullâaltezza del placcaggio. Tutte azioni fatte per
  incrementare la sicurezza di chi gioca a rugby, senza snaturare il
  gioco.

  Potrebbe però non essere abbastanza: è indicativo che tutte le
  vittime di rugby che abbiamo ricordato arrivino da un contesto non
  professionistico, ma intermedio. Il giocatore di rugby di alto livello
  oggi deve subire grandissimi impatti, ci sono rischi e pericoli, ma si
  tratta della figura meglio preparata fisicamente e tecnicamente per
  affrontarli.

  Se guardiamo ai tre casi francesi, invece, vediamo tre giovani alle
  prese con un rugby dove ci sono tantissime differenze fisiche, con un
  alcune caratteristiche del gioco âdei grandiâ, tanti impatti violenti
  ripetuti, ma con una preparazione mediamente inferiore.

  âPer come è strutturato adesso [in Francia], il rugby non è adatto a
  un ragazzino di 15 anniâ ha dichiarato Jean Chazal, neurochirurgo che
  fa parte dellâequipe medica del Clermont e che cerca di far sentire la
  propria voce nel mondo del rugby francese.

  Secondo Chazal ci sono troppi rischi, i corpi dei ragazzi non sono
  ancora definitivamente sviluppati, e forse il rugby giovanile dovrebbe
  dividere i giocatori per categorie di peso, come gli sport di
  combattimento.

  In Francia anche il ministro dello sport Roxana Maracineanu è
  intervenuto sullâargomento, dopo la morte di Nicolas Chauvin, facendo
  pressioni sulla federazione francese per prendere dei provvedimenti in
  merito.

  Eâ un dibattito triste e che nessuno ha il piacere di fare. Il mondo
  del rugby è da una parte spaventato, dallâaltra preoccupato di non
  perdere la faccia che ha faticosamente lavorato per costruirsi di
  fronte al popolo di padri e madri che sono felici di mandare i propri
  figli a giocare. Eâ un dibattito necessario per garantire un futuro a
  questo sport che è cresciuto, sotto tutti i punti di vista, e rischia
  di andare fuori strada se le redini non saranno tenute ben salde.

  Il gioco del rugby è cambiato: giocatori sempre più grandi
  fisicamente, ritmi elevati, e un numero sempre crescente di impatti. Il
  tutto in un contesto in cui si gioca sempre di più, a tutti i livelli.
  Quando LâEquipe ha scritto che âil rugby uccideâ, non è stato per un
  attacco frontale, ma un grido dâallarme perché tutto il mondo ovale
  affronti con coraggio la questione, e passi allâazione per porre
  rimedi. Non solo in Francia.

  Lorenzo Calamai

References

  1. https://www.onrugby.it/2018/05/02/e-morta-rebecca-braglia-la-ragazza-ricoverata-per-un-trauma-cranico-dopo-uno-scontro-di-gioco/
  



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