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[RUGBYLIST] I: Re: R: R: Re: R: Re: L'ITALIA E' FINITA
totorugby
totorugby a yahoo.it
Mer 22 Mar 2017 13:52:48 CET
Il motivo è semplice: incompetenza.È più facile per il rugby emergere in piccola realtà dove è l'unico sport che in realtà più grandi dove il paragone con la migliore organizzazione di altre discipline mette in evidenza le enormi lacune del rugby.
Inviato da smartphone Samsung Galaxy.-------- Messaggio originale --------Da: Luca Oliver <lucaoliver63 a gmail.com> Data: 22/03/2017 10:23 (GMT+01:00) A: rugbylist a rugbylist.it Oggetto: Re: [RUGBYLIST] R: R: Re: R: Re: L'ITALIA E' FINITA
Buongiorno,
mi sono chiesto spesso
anch'io il perchè di questa
frammentazione del rugby italiano.
Direi che un elemento è sicuramente l'estrema litigiosità dell'ambiente. Più si va nel piccolo, più si litiga: inutile fare esempi,
sarebbero antipatici e poi comunque tutti
li conoscono, nella propria realtà locale e
a livello più ampio. Mi piacerebbe invece
emergessero, se ci sono, casi notevoli di
realtà che vanno in direzione opposta, aggregandosi spontaneamente
per crescere, invece di disgregarsi in
realtà sempre più piccole.
Poi c'è un
fatto che francamente
mi lascia perplesso: si parla spesso
della mancanza di un rugby "metropolitano", dell'assenza di
grossi club in città come Roma,
Milano, Torino, Bologna, Napoli, Palermo ecc. ecc.
E' vero,
ma è
semplicemente l'altra
faccia di una stessa
realtà:
perchè, ad es.,
Calvisano e non Brescia,
perchè Viadana e
non Mantova,
perchè Colorno e
non Parma,
perchè Mogliano
o San Donà e
non Venezia,
perchè
Capoterra e
non Cagliari,
perchè Alghero
e non Sassari,
perchè Jesi e
non Ancona,
ecc. ecc.
Si
dice spesso
che il rugby
italiano è
"provinciale",
senz'altro
vero, ma
speriamo che
non diventi
addirittura
"comunale" e
di qui, poi,
"frazionale"
... Ci
si dovrebbe interrogare
sul perchè i
club italiani
raggiungono
una certa
dimensione e
poi si
bloccano e si
dimostrano più
adatti a
delle realtà
provinciali,
appunto,
o addirittura
"comunali"
piuttosto che
non
metropolitane,
su cosa si può
fare per favorirne
la
crescita e
fare sì che
possano funzionare
come punto di
aggregazione
in realtà
sociali più
ampie, più dispersive,
cosa si può
fare per
facilitarne l'aumento
di dimensione
da un
punto di vista
organizzativo,
logistico, di
marketing e di
promozione.
Qualunque
riforma che
"cali
dall'alto" è
destinata
a fallire
se non
si creano le
condizioni
perchè i club
italiani
possano
crescere
spontaneamente,
dal vertice
alla base,
dall'Eccellenza
alla Serie C.
Ciao
a tutti.
Luca
Il
21/03/2017 18:31, Giovanni Ciraolo ha scritto:
Gruppo Facebook della Rugbylist
https://www.facebook.com/groups/44366421488/
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Pensiamo
sempre a ciò che non va
nel nostro rugby, ma
raramente analizziamo ciò che non è il nostro rugby. Non si può dire che qualcosa
va male se quel
qualcosa in realtà non esiste. Bisogna esistere anche per
andare male! In
Italia, le società sono fortemente polverizzate, sembra
quasi un regime di concorrenza
perfetta, anche se il loro numero rimane lontanissimo da
quello di altre
federazioni. Non mi riferisco solo alle discipline forti
come il calcio, la
pallavolo, la pallacanestro, ma anche all’atletica leggera,
al ciclismo, alle
arti marziali, alla danza sportiva, al motociclismo e
addirittura allo stesso
settore bocciofilo! Il nostro rugby, ancora
sottodimensionato come struttura
agonistica, diffonde tuttavia un numero di tecnici/operatori
superiore (se i
dati Coni di 2 anni fa risultano ancora validi) a quelli
della pesca sportiva! La
mia tesi sul rugby italiano si riassume nella frase: a noi
praticanti piace il
rugby, stiamo bene la sera e non abbiamo quindi voglia di
crescere! La paura di
crescere è il male che attanaglia il rugby italiano. Vige
qui il principio del
piccolo è bello e come in economia sono le nostre
piccole-medie imprese che
difenderebbero la competitività. Un principio assurdo,
questo, anche in
economia: sono le grandi imprese che hanno fatto il miracolo
economico italiano.
Le piccole e medie imprese sono state partorite dalle grandi
ed hanno creato poi
grandi risultati anche nello sport italiano ma derivati dal
grande ed in
espansione. Con piccole società ci si diverte, ma non si va
da nessuna parte
senza aggregazioni. Nel nostro rugby ci sono troppi addetti
e soprattutto troppi
tecnici che hanno sotto di sé un numero di persone
insufficienti per diffondere
cambiamenti rapidi. Il modello irlandese potrebbe allora
essere valido con le
sue aggregazioni forzate ma quello è un sistema di
concorrenza monopolistica su
pochissimi grandi club mentre il nostro rugby canta ancora
malinconicamente lo
sai che i papaveri son grandi grandi grandi …….
g.ciraolo
Da:
rugbylist-bounces a rugbylist.it
[mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per
conto di gima_g a libero.it
Inviato: martedì 21 marzo 2017 10:28
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] R: Re: R: Re: L'ITALIA E'
FINITA
allora torniamo a quello che scrissi qualche mese fa ma senza
alcun riscontro
in list: progetti, controprogetti, formule nuove dei
campionati e controformule
ma ......... nessun miglioramento mentre il super stipendio
viene versato ad
ogni fine mese !!!!!!
e lo scienziato che ha progettato tutti
questi capolavori è
ancora lì !!!!!!!!!!
ora finalmente qualcun altro sta
condividendo questa visione
del problema, speriamo di diventare tanti e poi a pedate nel
culo e fino a
scuola lo rispediamo
un abbraccio a tutti - che a 1
Giorgio
----Messaggio
originale----
Da: "Luca Oliver" <lucaoliver63 a gmail.com>
Data: 20/03/2017 10.30
A: <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: Re: [RUGBYLIST] R: Re: L'ITALIA E' FINITA
Io
sono perfettamente
d'accordo con te sul giudizio generale sul ns ambiente
e ti garantisco che è
così anche a basso livello, ma se bisogna trovare un
capro espiatorio, proprio
sui club dobbiamo andare ... ??? :-)
Se
permetti, rischia di
apparire strumentale ... Prima dei club, ci sono molte
altre cose da riformare
... Dopo si può sicuramente mettere mano ai club di
vertice e fare in modo che
lavorino - tutti - in sinergia con un progetto
condiviso, rispettoso della
storia, della tradizione e del lavoro quotidiano dei
club, che li valorizzi e
li metta nella condizione di dare il meglio - tutti,
dall'Eccellenza alla serie
C - e che sia DI CONSEGUENZA funzionale allo sviluppo
della Nazionale ...
Dopo
di che, vedrai che
sicuramente tutti remeranno nella stessa direzione ...
Se
i progetti vengono fatti
CONTRO i club - o contro "ALCUNI" club ed a favore di
ALTRI - questo
non succederà mai, e il movimento sarà sempre
SPACCATO ...
Ciao.
Luca
Il 20/03/2017 10:14, ilfalco7 ha
scritto:
Gruppo Facebook della Rugbylist
https://www.facebook.com/groups/44366421488/
__________________________________________
esattamente cio che ha detto O.C.
tutti abituati a dare
contro a parlare male l uno.dell altro. mai
qualcuno.che dicesse ok il progetto
é questo io non sono d acvordo.ma se x vincere c é
da dare una mano....cosa
posso fare io?
invece no tutti contro tutti. é
ognuno attaccato al proprio
meschino.tornaconto personale e picvolo
potere.......
questo siamo noi
Inviato
da
smartphone Samsung Galaxy.
--------
Messaggio originale
--------
Da:
Luca Oliver <lucaoliver63 a gmail.com>
Data:
20/03/17 09:26 (GMT+01:00)
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto:
Re: [RUGBYLIST] R: Re:
L'ITALIA E' FINITA
La
cosa che mi ha colpito delle dichiarazioni
post-partita di COS, ma spero che si
tratti di un errore di interpretazione (dovuto magari
alla scarsa conoscenza
dell’italiano di Conor) è che sia stata scaricata
la colpa della attuale
situazione italiana sui “clubâ€.
Ma
come, abbiamo Accademie che non producono talenti ma
giovani individualisti che
si credono arrivati, Centri di formazione sparsi nel
territorio con l’unico
scopo di erogare prebende in cambio di sostegno
elettorale, Franchigie mal
organizzate e poco finanziate con staff approssimativi
e scarsa
professionalità che vanno in giro per l’Europa a
prendere sberle … e
la colpa è dei “club†?
Anzi,
qualcuno ha già aggiunto, in uno dei post pubblicati
su un noto blog
rugbystico in questi questi giorni, ad “un clubâ€
ben specifico situato tra
l’Adige e il Po che non si adegua ai diktat federali
???
Bene,
abbiamo individuato l'origine dei nostri mali, è
Rovigo ...
Se
così fosse e la tenaglia dovesse stringersi su quel
poco che resta del
movimento di vertice dei club nazionali, avremmo
completato quella distruzione
del rugby italiano avviata nel 2011 con
l’istituzione delle franchigie …
Ciao
a tutti.
Oliver
Il 18/03/2017 20:28, ilfalco7 ha
scritto:
Gruppo Facebook della Rugbylist
https://www.facebook.com/groups/44366421488/
__________________________________________
no l italia non è finita.
ci vorra ancora un po ma
cresceremo ci sono dei segnali
profondi.
e dei giocatori se curati......
e vedrete cambiera molto adesso
Inviato
da
smartphone Samsung Galaxy.
--------
Messaggio originale
--------
Da:
Paolo Imperatori <p.imperatori a gmail.com>
Data:
18/03/17 19:05 (GMT+01:00)
A:
La mailing list del rugby
italiano <rugbylist a rugbylist.it>
Oggetto:
Re: [RUGBYLIST] L'ITALIA
E' FINITA
A nulla probabilmente. Ma
non sono un tecnico per dare
soluzioni.
Quello che penso da tempo è
che secondo me non è una
questione di chi possa sostituire l'Italia nel
Sei Nazioni. Non c'è qualcuno
di meglio. Entrasse, chessò, la Georgia,
sarebbe la stessa cosa se non peggio.
La questione semplicemente è se tornare al
Cinque Nazioni, e ricominciare da
capo. Punto.
Paolo
Il giorno 18 marzo 2017
16:36, paolo.valbusa a libero.it
<paolo.valbusa a libero.it>
ha scritto:
Gruppo Facebook della
Rugbylist
https://www.facebook.com/groups/44366421488/
__________________________________________
Ciao a tutti,
dopo aver visto
l'imbarazzante (eufemismo) prestazione
italiana contro la Scozia (l'ultima, ahimè,
di una lunga serie) mi faccio e vi
faccio una domanda: a cosa sono serviti anni
di Accademie, di raduni, di stage,
di allenamenti specifici, di mental coaching,
ecc., se poi non riusciamo a
piazzare un pallone in mezzo ai pali, a tenere
un pallone in mano, a fare un
semplice passaggio, all'uomo in sostegno, che
non sia troppo debole, troppo
forte, troppo alto, troppo basso, troppo
indietro o troppo avanti?
Paolo
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