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[RUGBYLIST] R: R: quarti di finale pallavolo
mingottimaurizio a alice.it
mingottimaurizio a alice.it
Lun 24 Apr 2017 06:17:48 CEST
"... il rugby non sia proprio uno sport che piace agli italiani. Richiede troppe cose per la nostra "joie de vivre"."
Scolpirei nella pietra queste parole di Luciano. Forse tenerle sempre presenti ci aiuterebbe a capire tante cose del rugby italiano
Maurizio
----Messaggio originale----
Da: luciano37 a libero.it
Data: 22-apr-2017 18.18
A: "La mailing list del rugby italiano"<rugbylist a rugbylist.it>
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Ciao Luca.
Sacrosante considerazioni le tue. Purtroppo, secondo me, parlare di modelli di sviluppo ora, è tardi. L'occasione si è persa tra la fine dei Settanta e la metà degli Ottanta. Forse non li ricordi quegli anni. Da quelle "isole" (Rovigo, Treviso, Padova, L'Aquila) si poteva partire.... Rileggendo ora il primo All Rugby e il successivo Mondo del Rugby, si ha l'impressione che ci fosse proprio della ciccia....
Comunque il tema è stimolante.
Per contribuire ti cito alcune cifre ricavate dall'annuario INA-Sport 1963, panoramica su tutti gli sport italiani sui dati CONI:
Calcio federazione fondata 1898, tesserati 155.477
Basket, federazione 1921, tesserati 22.479
Volley, federazione 1946, tesserati 5.100
Rugby, federazione 1928, tesserati 4.398
Baseball, federazione 1950, tesserati 1.900
Potrai trovare facilmente i tesserati attuali dei suddetti sport e fare le dovute comparazioni. Certo, anche il rugby è cresciuto; ora ci sono squadre in tutta Italia, ma la frenata c'è stata soprattutto nelle "isole" e lo sviluppo non ha toccato seriamente le città grandi o medie. E quante sono le società di serie C che sono più "terzotempiste" che da competizione seria.
Io resto sbalordito quando vedo Ruggero Rizzi fondare una squadra a Tortona, una bella cittadina. Ma sai dove giocano i Lions Tortona?. In un paesino che si chiama Alluvioni Cambiò (vedi su Google), perchè solo lì hanno trovato un campo da non rovinare ai calciatori..
Ora, che si giochi a rugby ad Alluvioni Cambiò è come se ci fosse una squadra a Pila di Porto Tolle, cioè una cosa "gallese, esaltante. Ma che passione vuoi far nascere in luoghi simili? se la nazionale non vince mai? se ll paesotto più vicino che fa l'Eccellenza è a 100 e passa chilometri? se gli allenamenti di sera si fanno a volte alla luce dei fari delle auto?
Mi viene più facile pensare che oltre all'occasione persa negli anni citati (tutta da dimsotrare, peraltro) il rugby non sia proprio uno sport che piace agli italiani. Richiede troppe cose per la nostra "joie de vivre".
Scusa del "casino".
Un abbraccio
Luciano
PS. Il volley fa 8 pagine di Gazzetta da quando sono cominciati i play off maschili e femminili. Lì ci sono sponsor che rispondono e "pagano" le pagine. Nei primi Anni 80 (presidente Invernici) il rugby aveva comprato 4 colonne settimanali al martedì sulla Gazzetta, seconda pagina. Le ho curate io per qualche mese, era un bel notiziario, poteva essere utile. Poi sono mancati i soldi, gli altri quotidiani sportivi hanno protestato in Fir e "oscurato" il poco di rugby che pubblicavano. Così tutto è finito.... Questa era (è) l'Italia del rugby.
ggio originale----
Da: "Luca Oliver" <lucaoliver63 a gmail.com>
Data: 21/04/2017 21.10
A: <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: [RUGBYLIST] quarti di finale pallavolo
A proposito di localismo,
nei quarti di finale del campionato italiano di pallavolo sono rappresentate:
Monza, Trento, Verona, Perugia, Vibo Valentia, Civitanova,
Modena e Piacenza.
Provincia sì, ma
non frazione.
La Gazzetta dello Sport oggi ha dedicato 8 (otto) pagine ai
playoffs del campionato italiano di pallavolo.
Questo mi ha fatto per l'ennesima volta riflettere sul modello di
sviluppo che abbiamo scelto: nazionale, franchigie, campionato di
eccellenza, serie A, B, C, ecc. e mi sono chiesto: che livello di
"passione" riesce a muovere un movimento di questo tipo ?
Pochissimo, giusto in occasione delle partite della Nazionale, e
anche qui in diminuzione. Franchigie ed eccellenza sono viste da
poche centinaia (solo in rari casi, migliaia) di appassionati. E'
il modello giusto ? Perchè non riusciamo a fare crescere la
passione rugbystica in aree geograficamente e numericamente
maggiori ? Perchè non riusciamo ad imporre un modello di
competizione che riesca a coinvolgere - sull'esempio della
pallavolo, ma anche del basket - zone comunque provinciali, ma più
ricche, del nsotro territorio ?
I progetti vanno giudicati sul lungo termine, in base ad un
rapport costi/benefici e non è detto che tutti i progetti - pur
validi in partenza - reggano la prova delle verifiche. Questo
modello ha avuto tutto il tempo necessario a dimostrare la propria
validità: è corretto insistere in questa direzione ? Sono ancora
possibili - e sufficienti ... - correzioni in corsa ? O è
necessaria un inversione di rotta, e l'elaborazione di un nuovo
modello di sviluppo ?
Credo sia questo che ci si dovrebbe chiedere là dove si valutano
le sorti future del nostro rugby.
Ciao a tutti.
Luca
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