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[RUGBYLIST] la crisi della dirigenza sportiva
Luca Oliver
lucaoliver63 a gmail.com
Lun 11 Lug 2016 18:21:14 CEST
Condivido molto della tua analisi, Giovanni.
Solo un'osservazione: nel basket la Croazia non è una nazione emergente.
Aza Petrovic, allenatore della Croazia che non ci ha consentito di
qualificarci per le Olimpiadi, è il fratello di un certo Drazen
Petrovic, uno dei migliori cestisti europei di tutti i tempi e tra i
primissimi europei ad imporsi in NBA, nei primi anni '90.
La Croazia ha conquistato l'argento alle Olimpiadi di Barcellona del
1992, proprio grazie a Drazen Petrovic, ma anche ad altri giocatori come
Toni Kukoc e Dino Rada, perdendo solo in finale contro il Dream Team
USA, prima squadra americana a schierare alle Olimpiadi i professionisti
dell'NBA.
Oggi la Croazia è guidata da Bojan Bogdanovic, che gioca in NBA con i
Brooklyn Nets, autore di 26 punti personali nella triste sfida di
sabatosera(84-78 per la Croazia dopo i tempi supplementari).
Ciao.
Luca
Il 10/07/2016 23:06, Giovanni Ciraolo ha scritto:
>
> La controprestazione del nostro basket che non va a Rio mi fa pensare.
> Tra l’altro, il basket è tecnicamente parlando lo sport più vicino al
> rugby. Il fatto che le nostre squadre nazionali perdano terreno
> rispetto a nuovi paesi emergenti non è casuale. Questi paesi hanno
> dirigenze sportive (anche di club) formate da persone che possiamo
> definire simili ai nostri nonni del miracolo economico, i quali
> vinsero un numero incredibile di medaglie a Roma nel 60. Organizzammo
> allora una Olimpiade che era un modello di realizzazione, oggi nella
> capitale sarebbe già complicato scavare e riempire i buchi intorno al
> Foro Italico. Quali risorse c’erano allora in una Italia che emergeva
> agli occhi del mondo? C’era innanzitutto la speranza, cioè grandi
> aspettative verso il futuro come avrebbe detto Dickens. C’era poi un
> gap di capitale umano che progressivamente si annullava rispetto alle
> nazioni di testa. E c’era la rassegnazione storica e sociale del
> nostro popolo che si andava cancellando. Alcuni nipoti di quei nonni
> di allora non sembrano oggi alla loro altezza. Forse in alcuni casi si
> compra una società di club per fare uno, dieci, cento business plan in
> modo da avere uno, dieci, cento finanziamenti da parte di banche a
> caccia disperata di clienti in una economia a tasso zero dove tutto
> può nascere e talvolta può non essere mai esistito. I budget ci sono,
> eccome, anche nei nostri club storici dell’ovalia! Spesso non sono
> inferiori agli altri paesi. Ma talvolta non ci sono i ritorni, causa
> l’ossessione della leva finanziaria che produce un aumento di perdite.
>
> In questa economia dove molti progetti non riescono a vivere, c’è una
> cosa interessante. Vedo che le nostre universitarie seven hanno
> battuto le neozelandesi, ma ci sono stati altri eventi simili dello
> stesso tipo di recente; ovviamente sarebbe ridicolo trarne
> considerazioni generali, visto che tra l’altro nel caso specifico il
> Giappone ci è davanti, ma è certo che lo sport femminile allargato al
> resto del mondo di lingua italiana ha tanta fame di vincere e sembra
> possedere un numero di ottano più elevato. Per avere grossi successi
> sportivi ci vuole la combustione di tante risorse. I nostri nonni/e le
> possedevano al cento per cento. Troppo grande era il ricordo della
> guerra. I loro figli hanno avuto la birra a metà. I nipoti di oggi
> talvolta hanno troppi business plan in mente, e non sanno focalizzare
> completamente ciò che vogliono.
>
> g.ciraolo
>
>
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