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[RUGBYLIST] R: R: Re: rugby situazionale: il pensiero di Villepreux!
Luca Oliva
lucaoliver63 a gmail.com
Lun 26 Ott 2015 16:34:00 CET
Ma infatti nessuno afferma che Villlepreux sia un sostenitore dei
no-skills.
Il 26/10/2015 16:23, Giovanni Ciraolo ha scritto:
>
> Non mi sembra esatto interpretare Villepreux come sostenitore del “no
> skills”! Per chi volesse approfondire sul web credo vi siano anche gli
> ultimi stage fatti in Italia se non sbaglio del 2011 ed in ambiente
> molto under. La critica di Villepreux negli ultimi anni si è rivolta
> soprattutto verso il modello australiano di rugby totale. Villepreux
> non accetta il gioco programmato, non accetta un modello tecnico che
> riduce enormemente la capacità discrezionale del giocatore.
> Prigioniero della sua storia personale? In effetti, chi è oggi colui
> che fa quel che Villepreux estremo eseguiva flirtando con le linee di
> campo e accelerando su corridoi impossibili? Forse in parte ha ragione
> lui, forse una porzione della testa del rugbista dopo il
> professionismo è stata veramente neutralizzata e addormentata. Ma
> perché? Per correre meno rischi! Pochissimi dirigenti nel rugby
> attuale vogliono correre rischi. La mancanza di rischio nel gioco, è
> questo che il francese contesta. Non per nulla Villepreux cita il
> rugby femminile come esempio tecnico da seguire perché nella sua
> intuizione originaria è ancora simile al rugby maschile
> ante-professionismo!
>
> Gli skills sono fondamentali (scusatemi, ma gli skills non sono stati
> sempre, per esempio, un punto forte dei centri d’oltralpe?) perché tra
> l’altro risolvono dei match che sembrano pendere da una parte che non
> è quella vera. Il match SA-NZD di sabato scorso è sembrato rientrare
> in questo caso. Troppo duri gli AB, troppi passaggi multipli per una
> grande ma dispendiosa difesa come quella dei Boks. Nel caso degli
> australiani prevale invece proprio il gioco che Villepreux critica.
>
> Siamo in un mondo pieno di low-cost e Villepreux romanticamente si
> chiede (n.b. il personaggio è di sinistra gauche gauche!): ma è questo
> il rugby che mi ha fatto innamorare? Ho praticato io un rugby
> low-cost? Aggiungo che le tesi dei tecnici francesi vanno sempre
> spogliate di qualche eccesso: che di solito è la troppa analisi. Una
> squadra è come un orologio, se guardi troppo agli ingranaggi, perdi il
> senso delle lancette.
>
> g.ciraolo
>
> *Da:*rugbylist-bounces a rugbylist.it
> [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] *Per conto di
> *paolo.valbusa a libero.it
> *Inviato:* domenica 25 ottobre 2015 15:09
> *A:* rugbylist a rugbylist.it
> *Oggetto:* [RUGBYLIST] R: Re: rugby situazionale: il pensiero di
> Villepreux!
>
>
> /*Ha pensa*//*to che "gioco situazionale" volesse *//*dire "no
> s*//*kills", *//*e in tal senso ha improntato t*//*utto il proprio
> cammino e la propria impostazione teorica, con i risultati, mi
> peremtto di dirlo, che sono sotto gli occhi di tutti ...*/
>
> Quoto Luca Oliva. Anzi "quotissimo".
>
> Cari saluti a tutti,
>
> Paolo Valbusa
>
> /Questo messaggio non impegna in alcun caso il mittente e contiene
> informazioni appartenenti allo stesso, che potrebbero///
> /essere di natura confidenziale e/o riservata, esclusivamente diretta
> al//destinatario sopra indicato.//Qualora Lei non sia il destinatario
> indicato, Le comunichiamo con la///
> /presente che sono severamente proibite la revisione, divulgazione,///
> /rivelazione, copia, ritrasmissione di questo messaggio nonché ogni
> azione///
> /correlata al contenuto dello stesso. *E' in qualsiasi caso vietata la
> divulgazione di questo messaggio, senza la previa autorizzazione del
> mittente, anche da parte del destinatario.*/
>
> /Se ha ricevuto questo messaggio per//errore, Voglia cortesemente
> eliminarlo dal suo archivio e darcene//comunicazione via e-mail. Grazie/
>
> ----Messaggio originale----
> Da: lucaoliver63 a gmail.com
> Data: 25/10/2015 12.08
> A: <rugbylist a rugbylist.it>
> Ogg: Re: [RUGBYLIST] rugby situazionale: il pensiero di Villepreux!
>
> Mi spiace rispondere solo ora, ma non riesco a farlo in "tempo reale".
> Il concetto di rugby situazionale è qualcosa che Villepreux aveva
> ben chiaro in testa, fin dal suo esordio alla guida della
> nazionale italiana (fine anni '70) e poi da coach di Treviso, come
> ben ricordato da Gian Domenico Mazzocato.
> Nessuno qui svuole sminuire i concetti di Villepreux, e me ne
> guarderei bene, non vedo che titoli avrei per farlo, nè
> sottovalutare l'importanza che questi concetti hanno avuto nello
> sviluppo del rugby italiano e non solo.
> Quasi tutti questi concetti sono stati interiorizzati dal rugby
> moderno, e basta guardare una qualsiasi partita di questo mondiale
> per rendersene conto.
> Però, si faccia una riflessione:
> - se è vero che un pilone deve partecipare al gioco aperto, non
> dovrà forse avere nel proprio patrimonio tecnico un minimo di
> quegli skills necessari a garantire un gioco di movimento, quali:
> linee di corsa, visione laterale, passaggio dx/sx, capacità di
> giocare 2 vs 1, ecc. senza arrivare a delineare skills di maggiore
> specializzazione, quali movimento in seconda linea dì'attacco, ecc. ?
> - se un trequarti centro deve entrare nei raggruppamenti, non
> dovrà forse avere una tecnica corretta di approccio al punto
> d'incontro (entrata dal gate, posizione delle spalle e del bacino,
> posizione di spinta, ecc.) ?
> - dire che oggi il rugby non è un gioco specializzato è una
> falsità, e basta sempre guardare un pò di rugby internazionale per
> rendersene conto: oggi tutti i ruoli del rugby sono ad "alta
> specializzazione", dal pilone all'estremo
> E quindi ?
> Probabilmente è solo questione di interpretazione. Qualcuno, non
> so chi, non mi interessa, ed è certamente difficile andare a
> ripercorrerne le tracce, ad un certo punto ha preso una strada
> traversa, ha sbagliato indicazione al bivio, e si è impantanato in
> una strada senza uscita, con un bella sequoia crollata al suolo a
> impedire il cammino ...
> Ha pensato che "gioco situazionale" volesse dire "no skills", e in
> tal senso ha improntato tutto il proprio cammino e la propria
> immpostazione teorica, con i risultati, mi peremtto di dirlo, che
> sono sotto gli occhi di tutti ...
> Se poi continuiamo a produrre "gym monkeys", come argutamente
> detto da Vittorio Munari in un intervento in un noto blog
> rugbystico italiano, anzichè giocatori di rugby, che cosa ci
> aspettiamo ?
> Il tempo per rettificare il tiro c'è sicuramente, basta rendersene
> conto e provvedere rapidamente ...
>
> Ciao a tutti.
> Luca Oliva
>
> Il 23/10/2015 16:29, Giovanni Ciraolo ha scritto:
>
> Il termine “rugby situazionale”, o per dirla linguisticamente
> più corretta “rugby di situazione”, è stata anche una
> elaborazione sviluppata da Pierre Villepreux; data l’influenza
> che questo rugbista ha esercitato sulla nostra scuola tecnica
> italiana, credo che il suo pensiero sull’argomento (scritto da
> ultimo nel 2007 in prossimità della coppa del mondo in
> Francia) sia interessante e lo cito qui di seguito:
>
> “Improvvisamente (n.d.r.: nei primi anni novanta) il rugby è
> cambiato. Cronologicamente, i primi frutti di queste
> innovazioni sono del 1995, durante la Coppa del Mondo in Sud
> Africa: gioco in movimento con sostituzioni di compiti tra
> avanti e 3/4. Mi ricordo che nel 1998, durante un allenamento
> a Narbonne con il quindici di Francia, abbiamo integrato con
> Jean-Claude Skrela questi giocatori distribuendo i
> cambiamenti. Di’ a un pilone di non incollarsi
> sistematicamente alla palla, ma anche di partecipare al gioco,
> e di’ anche agli estremi di raggiungere i raggruppamenti ….
> beh durante questa formazione i giocatori sono rimasti
> sorpresi. Ciò ha richiesto di modificare tutti i loro
> automatismi, le loro concezioni del gioco ed il loro ruolo.
> Tutti i sistemi offensivi e difensivi sono stati messi in
> discussione. Alcuni si chiedevano se fossero davvero fatti per
> questa nuova forma di rugby (n.d.r. : senza regole rigide e
> prefissate).
> Durante la fase di competizione, l'attuazione del nuovo rugby
> non si perfezionava per il francese come per gli altri. Si
> avanzava a tentoni prima di ottenere uno progresso
> significativo. Due disegni di gioco si sono andati delineando.
> Nella prima versione, i lanci del gioco sono programmati, il
> che rende le cose più facili. Questo approccio è stato quello
> degli australiani, che avevano in testa fino a tre tempi di
> gioco con ruoli definiti per ogni giocatore. La seconda
> concezione lascia invece al giocatore l’abilità di
> posizionarsi sul terreno di gioco e di adattarsi all’andamento
> del match: si può parlare in questo caso di “_intelligenza
> situazionale_” cioè di una lettura di gioco superiore a quella
> tradizionale, e che richiede più riflessione. E 'stata questa
> la nostra condotta tattica (n.d.r.: della nazionale francese).
> Ma non iniziò nel 1998 o 1999. Lo Stade Toulousain l’aveva già
> sperimentata in precedenza. Questo rugby ha comportato una
> forte difesa capace di recuperare palla ma poi … con la palla
> in mano occorre fare anche le scelte giuste!… (n.d.r.: è forse
> quello che i francesi non sanno più fare adesso!). In Francia,
> penso che siamo sempre stati avanti nello sviluppo di questa
> capacità (n.d.r.: mai sopravvalutarsi!), che gli anglosassoni
> chiamano "stile francese". Secondo me, è qui che sono avvenuti
> i principali cambiamenti. La semifinale Francia-Nuova Zelanda
> (WRC 1999) è stata aneddotica al riguardo”.
>
> g.ciraolo
>
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