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[RUGBYLIST] R: Re: rugby situazionale: il pensiero di Villepreux!
paolo.valbusa a libero.it
paolo.valbusa a libero.it
Dom 25 Ott 2015 15:09:28 CET
Ha pensato che "gioco situazionale" volesse dire "no skills", e in tal senso ha improntato tutto il proprio cammino e la propria impostazione teorica, con i risultati, mi peremtto di dirlo, che sono sotto gli occhi di tutti ...
Quoto Luca Oliva. Anzi "quotissimo".Cari saluti a tutti,Paolo Valbusa
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----Messaggio originale----
Da: lucaoliver63 a gmail.com
Data: 25/10/2015 12.08
A: <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: Re: [RUGBYLIST] rugby situazionale: il pensiero di Villepreux!
Mi spiace rispondere solo ora, ma non riesco a farlo in "tempo reale".
Il concetto di rugby
situazionale è qualcosa che Villepreux aveva ben chiaro in
testa, fin dal suo esordio
alla guida della nazionale italiana (fine anni '70) e
poi da coach di Treviso, come ben ricordato da Gian Domenico Mazzocato.
Nessuno qui svuole sminuire i concetti di Villepreux, e me ne
guarderei bene, non vedo che titoli avrei per farlo, nè sottovalutare
l'importanza che questi concetti hanno avuto nello sviluppo del rugby
italiano e non solo.
Quasi tutti questi concetti sono
stati interiorizzati dal rugby moderno, e basta guardare una qualsiasi partita di questo mondiale
per rendersene conto.
Però, si faccia una riflessione:
- se è vero che un pilone deve
partecipare al gioco aperto, non dovrà forse avere nel proprio
patrimonio tecnico un minimo di quegli skills
necessari a garantire un gioco di movimento, quali: linee di corsa,
visione laterale, passaggio dx/sx, capacità
di giocare 2 vs 1, ecc.
senza arrivare a delineare
skills di maggiore specializzazione, quali movimento in
seconda linea dì'attacco,
ecc. ?
- se un trequarti
centro deve entrare nei
raggruppamenti, non
dovrà forse avere una tecnica
corretta di approccio al punto
d'incontro (entrata dal gate,
posizione delle
spalle e del bacino, posizione di
spinta, ecc.)
?
- dire che oggi
il rugby non è
un gioco specializzato
è una falsità, e basta sempre
guardare un pò di rugby
internazionale per rendersene
conto: oggi tutti i ruoli del
rugby sono ad "alta
specializzazione", dal pilone
all'estremo
E quindi
?
Probabilmente
è solo questione
di interpretazione.
Qualcuno, non so
chi, non mi
interessa, ed è
certamente
difficile andare a
ripercorrerne le
tracce, ad
un certo punto ha
preso una strada
traversa, ha
sbagliato
indicazione al
bivio, e si è
impantanato
in una strada
senza uscita,
con un bella sequoia
crollata
al
suolo a impedire
il cammino ...
Ha
pensato
che
"gioco
situazionale"
volesse dire
"no skills",
e
in tal senso
ha improntato
tutto
il proprio
cammino e la
propria immpostazione
teorica,
con i
risultati, mi
peremtto di
dirlo, che
sono sotto gli
occhi di
tutti ...
Se
poi continuiamo
a produrre
"gym monkeys",
come
argutamente
detto da
Vittorio
Munari in
un intervento
in un noto blog
rugbystico
italiano, anzichè
giocatori di
rugby, che
cosa ci
aspettiamo ?
Il
tempo per
rettificare
il tiro c'è
sicuramente,
basta
rendersene
conto e
provvedere
rapidamente
...
Ciao
a tutti.
Luca
Oliva
Il 23/10/2015 16:29, Giovanni Ciraolo
ha scritto:
-->
Il
termine
“rugby situazionale”, o per dirla linguisticamente più
corretta “rugby
di situazione”, è stata anche una elaborazione sviluppata da
Pierre Villepreux;
data l’influenza che questo rugbista ha esercitato sulla
nostra scuola tecnica italiana,
credo che il suo pensiero sull’argomento (scritto da ultimo
nel 2007 in
prossimità della coppa del mondo in Francia) sia
interessante e lo cito qui di
seguito:
“Improvvisamente
(n.d.r.:
nei primi anni novanta) il rugby è cambiato.
Cronologicamente, i primi
frutti di queste innovazioni sono del 1995, durante la Coppa
del Mondo in Sud
Africa: gioco in movimento con sostituzioni di compiti tra
avanti e 3/4. Mi
ricordo che nel 1998, durante un allenamento a Narbonne con
il quindici di
Francia, abbiamo integrato con Jean-Claude Skrela questi
giocatori distribuendo
i cambiamenti. Di’ a un pilone di non incollarsi
sistematicamente alla palla,
ma anche di partecipare al gioco, e di’ anche agli estremi
di raggiungere i
raggruppamenti …. beh durante questa formazione i giocatori
sono rimasti
sorpresi. Ciò ha richiesto di modificare tutti i loro
automatismi, le loro
concezioni del gioco ed il loro ruolo. Tutti i sistemi
offensivi e difensivi
sono stati messi in discussione. Alcuni si chiedevano se
fossero davvero fatti
per questa nuova forma di rugby (n.d.r. : senza regole
rigide e prefissate).
Durante la fase di competizione, l'attuazione del nuovo
rugby non si perfezionava
per il francese come per gli altri. Si avanzava a tentoni
prima di ottenere uno
progresso significativo. Due disegni di gioco si sono andati
delineando. Nella
prima versione, i lanci del gioco sono programmati, il che
rende le cose più
facili. Questo approccio è stato quello degli australiani,
che avevano in testa
fino a tre tempi di gioco con ruoli definiti per ogni
giocatore. La seconda
concezione lascia invece al giocatore l’abilità di
posizionarsi sul terreno di
gioco e di adattarsi all’andamento del match: si può parlare
in questo caso di “intelligenza
situazionale” cioè di una lettura di gioco superiore a
quella tradizionale,
e che richiede più riflessione. E 'stata questa la nostra
condotta tattica (n.d.r.:
della nazionale francese). Ma non iniziò nel 1998 o 1999. Lo
Stade Toulousain l’aveva
già sperimentata in precedenza. Questo rugby ha comportato
una forte difesa capace
di recuperare palla ma poi … con la palla in mano occorre
fare anche le scelte
giuste!… (n.d.r.: è forse quello che i francesi non sanno
più fare adesso!). In
Francia, penso che siamo sempre stati avanti nello sviluppo
di questa capacità
(n.d.r.: mai sopravvalutarsi!), che gli anglosassoni
chiamano "stile
francese". Secondo me, è qui che sono avvenuti i principali
cambiamenti.
La semifinale Francia-Nuova Zelanda (WRC 1999) è stata
aneddotica al riguardo”.
g.ciraolo
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