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[RUGBYLIST] R: R: R: Re: R: SECONDO VOI
ilfalco7
ilfalco7 a libero.it
Lun 9 Feb 2015 10:27:26 CET
Anche tu marco hai ragione......
Ma forse alcune cose stanno cambiando. Lo spero xche cosi andiamo poco lintano
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<div>-------- Messaggio originale --------</div><div>Da: tonotto a libero.it </div><div>Data:09/02/2015 08:59 (GMT+01:00) </div><div>A: "R.L. LR." <rugbylist a rugbylist.it> </div><div>Oggetto: [RUGBYLIST] R: R: Re: R: SECONDO VOI </div><div>
</div>quello che mi spaventa è che non ci sono dei cervelli italici che pensano il rugby e lo promuovono. tutti si limitano atradurre dal francese all'italiano o dall'inglese all'italiano, e con quello poi si va a confrontarsi.
Forse l'ultimo e unico che ha prodotto qualcosa di suo concetto è doussy con i calci.
abbiamo un sacco di gente capace a stare dietro un pc e copiare ed incollare in bella forma. un accademia dei coach avrebbe come unico vantaggio uno scambio continuo (chissà che poi esca un momento "unico" e sia riconosciuto) ma un sacco di svantaggi. Gestione che quasi ti saprei già dire i nomi. frequentazione di soli professionisti (mentre il 90% dei coatch anche di serie A non è professionista).
ho provato nel mio piccolo ad approfittare della struttura fiamme ora. essa contiene un sacco di persone "esperte" dalla nazionale alle giovanili, allenatori, DT, Ds, preparatori atl. ho detto loro di incontrarsi x 3gg una volta l'anno. SEMBRA UNA COSA IMPOSSIBILE e siamo tutti fratelli, figurati organizzarlo da trieste a caltanisetta!!
saluti disgraziatamente ovali
RM
----Messaggio originale----
Da: ilfalco7 a libero.it
Data: 08/02/2015 18.52
A: <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: [RUGBYLIST] R: Re: R: SECONDO VOI
Pienamente d'accordo con jeppo e a quando un accademia x manager. In italia i manager professionisti si contano sulle dita di una mano e questo non è possibile.
Inviato da Samsung Mobile.
-------- Messaggio originale --------
Da: Andrew
Data:08/02/2015 15:05 (GMT+01:00)
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] R: SECONDO VOI
Una discussione circa Accademie ecc. è molto valida, salvo che il concetto è Accademie per i giocatori. Perché non invece cominciare Accademie per Allenatori?
La qualità del coaching a tutti i livelli è troppo vario, ed è spesso guidata da persone che non sono tecnicamente preparati o sono semplicemente ex giocatori che stanno riempiendo un vuoto. Un singolo aggiornamento una volta in due anni non è sufficiente per mantenere una qualifica di coaching.
L'aggiornamento regolare e costante del personale tecnico deve essere una priorità, ma poi questo crea la domanda; chi deve consegnare l'aggiornamento? Per creare lo stile italiano i docenti dovrebbero essere italiano. Se no, allora è semplicemente copiando gli stili di altri paesi. La 'catena di comando' quindi deve iniziare al vertice, con docenti di livello internazionale allo stesso livello di quelli di altri paesi. Chi prepara i formatori?
Purtroppo siamo ancora nel era 'risultati' soprattutto. Non conosco molti altri paesi in cui è possibile consultare il risultati di ‘campionato regionale’ Under 10!. I club cercano il giovane extrasuper-maturo per vincere le partite per loro.
Riconosco che non ci sono punti di stile durante una partita di rugby, ma i meccanismi di alcuni momenti del gioco farà, se eseguita correttamente; un risultato tramite rugby di qualità.
Allenatori di qualità sviluppati attraverso strutture Coach Academy, dove docenti insegnano qualità, dove che monitoraggio, supporto e assistenza per ogni allenatore tesserati è la risposta per me. Se no; è possibile avere tutte le accademie che si desidera; saranno ancora produrre giocatori mediocri.
Jeppo
From: Luca Oliva
Sent: Sunday, February 08, 2015 1:57 PM
To: rugbylist a rugbylist.it
Subject: Re: [RUGBYLIST] R: SECONDO VOI
La scelta strategica che è stata fatta in questi anni è molto evidente.
Si è scelto di "costruire" il vertice, e di lì a cascata tutto il resto.
Si è partiti dalla squadra nazionale, cui è stato affidato prima un allenatore di grande professionalità arrivato dall'estero, poi uno staff altrettanto articolato e professionale.
Poi ci è resi conto che il numero di atleti su cui lavorare era troppo limitato, e che era necessario allargare il bacino di atleti da cui attingere per costruire la squadra.
Allora sono state costituite le franchigie, drenando il campionato nazionale, per avere una base allargata (60-70 atleti) da cui "pescare" per effettuare le convocazioni, atleti che fossero allenati a competere in manifestazioni di ritmo ed intensità superiori.
Forse però due franchigie non bastano più, e qualcuno comincia a insinuare la necessità di una terza franchigia, per aumentare la base (ma forse bisognerebbe dire il "vertice") su cui lavorare.
Qualcun altro comincia a porsi però un interrogativo: ma questi 100-atleti-100 su cui lavorare da dove arrivano ? dai club ? dalle accademie ? qual è il sistema a cui pensiamo ?
Spingendo alle estreme conseguenze il paradigma finora impostato dovremmo pensare ad una serie di campionati giovanili, ma anche minori, totalmente gestiti dalla federazione, con l'unico scopo di allevare "in batteria" i futuri adepti della nazionale.
Un rugby totalmente staccato dalla base, cioè ai club, cui forse verrebbe demandato l'organizzazione di tornei e competizioni nel più classico stile "rugby e salsicce". Un roots rugby, dunque, buono solo per allevare tifosi della nazionale, insomma gente da stadio e da audience televisiva.
E' un pò questo che tutti noi ci sentiamo.
Esiste un'alternativa ? Certo, è restituire centralità ai club, ridare loro risorse e fiducia nella capacità di "costruire" talenti in casa da affidare poi alla crescita nelle proprie accademie o in accademie di maggiore prestigio magari all'estero ("ogni club, un accademia", potrebbe essere lo slogan).
Ritornare dunque ad un sistema che ha consentito comunque alla nazionale di sfornare da sempre "prestazioni onorevoli" contro le altre nazionali delle home unions e la Francia, anche prima che il confronto sistematico rendesse statisticamente più probabile questa eventualità e che ci ha consentito, in condizioni particolari, di avere una "generazione vincente", quella degli anni '90. Coloro infatti che citano gli sporadici successi della nostra nazionale e delle rappresentative giovanili negli ultimi anni non fanno altro che sottolineare il carattere episodico di tali risultati. Mai, e dico mai, negli ultimi 20 anni abbiamo avuto una generazione in grado di imporsi sui pari età delle altre nazioni europee, e dico soprattutto a livello giovanile dove non si dovrebbe ancora risentire del gap di preparazione con i campionati professionistici.
Venendo al tuo quesito, Giandomenico, non mi sento di dire nè che siamo andati avanti nè che siamo andati indietro, semplicemente siamo rimasti al palo.
E questo, lo ribadisco, a prescindere dal risultato della partita di ieri che, rivista oggi, evidenzia come alcune scelte diverse a livello di formazione avrebbero reso l'esito più incerto e la competizione meno frustrante. Ma parliamo sempre di "vertice", dunque, e lì sta l'errore.
Ciao.
Luca
Il 08/02/2015 12:17, Gian Domenico Mazzocato ha scritto:
Non spacchiamo il capello.
Facciamoci domande semplici.
<!--[if !supportLists]-->1) <!--[endif]-->Questa squadra ha una “idea” di gioco dentro? Ancora più in generale ha un’anima? È gruppo?
<!--[if !supportLists]-->2) <!--[endif]-->Ha un progetto?
<!--[if !supportLists]-->3) <!--[endif]-->In 15 anni siamo cresciuti o andati indietro?
<!--[if !supportLists]-->4) <!--[endif]-->Che cosa abbiamo alle spalle di questi? Il rugby delle accademie?
Io vedo buio che di più non si può
gian domenico m
vieni a trovarmi nel mio sito
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Inviato: domenica 8 febbraio 2015 10.32
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] SECONDO VOI
Nello specifico della partita, abbiamo "sgomberato" i punti d'incontro per avere più difensori nello spazio, in questo modo abbiamo lasciato l'iniziativa all'Irlanda nel gioco aperto. Non avendo avuto una mischia preponderante e essendo stati surclassati in touche, questo praticamente ha voluto dire non avere palloni da giocare per tutta la partita.
Questa è una scelta precisa dello staff tecnico che può essere cambiata già dalla prossima partita con l'Inghilterra: mettere uno o due grilli-talpa in più nei punti di break-down per contestare il possesso e recuperare palloni. Questo comporta naturalmente di "perdere" 1-2 uomini fuori, ed è una scelta che è già stata scartata dal ns staff per avere più efficacia difensiva. Staremo a vedere ...
In generale, il ns rimane un movimento in grado di produrre alcuni buoni giocatori che giocano all'estero, ma non un quantitativo sufficiente per competere ad alto livello. In questo senso, le sconfitte più gravi non sono quelle della prima squadra, che possono essere "drogate" dal lavoro su un gruppo super-professionalizzato, ma quelle delle rappresentative giovanili. La sconfitta 40-13 della nazionale Under 20 nel pantano di Biella è molto più indicativa. È lì che meglio si apprezzano le differenze a livello di costruzione e di formazione dei giocatori.
In sintesi, il livello del ns movimento attuale NON È da top ten mondiale. Dovremmo prima di tutto rendercene conto, e fare un bagno di umiltà. Dopo di che, forse, si può ripartire.
Ciao.
Luca Oliva
Il domenica 8 febbraio 2015, Giovanni Sonego <giovanni a sonego.net> ha scritto:
Giovanni Ciraolo ha scritto il 07/02/2015 alle 21:50:
Chi potrebbe lavorare sul dettaglio a mio parere è l’ex-superiore di Brunel, cioè Bernard Laporte. Più si va avanti e più mi convinco che uno come lui potrebbe riorganizzare il nostro rugby.
E' proprio qui che ti voglio. Un buon allenatore di nazionale può rinnovare il gioco, portare idee e far ottenere dei risultati alla nazionale, ma non può riorganizzare il nostro rugby. Io sono sempre piu' convinto che la nazionale sia rappresentativa del movimento rugbyistico di un determinato paese. Nazioni che hanno un rugby forte, producono nazionali forti. Nazioni che hanno un movimento debole, producono nazionali deboli. Il nostro movimento rugbyistico forte non è di sicuro, se comparato con quello delle nazionali al vertice mondiale. E infatti le nostre nazionali fanno cagare.
Cercare l'allenatore risolutore di tutti i problemi, il mago che con un colpo di bacchetta e uno di culo fa vincere un gruppo di professionisti che giocano all'estero puo' contribuire a dare un po' di diffusione mediatica. E' proprio questo il principio su cui mi sembra storicamente ispirata la gestione della federazione. Cerchiamo di ottenere i risultati della nazionale e sull'onda dell'entusiasmo arriveranno un sacco di praticanti e costruiremo un movimento solido. Bella genialata. Sono 15 anni e i risultati sono quelli che sono. Sarebbe anche ora che qualcuno se ne rendesse conto e che si cominciasse a rivedere questo approccio fallimentare.
(Ecco cosa intendevo affermare dicendo che anche Brunel è incolpevole)
Ciao
Giovanni Sonego
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