[RUGBYLIST] R: I: R: I: ricerca

Mer 5 Nov 2014 14:30:59 CET

Non so davvero se abbiamo buttato il bambino insieme all’acqua sporca ma … di acqua sporca ne vedo ancora parecchia!

Per seguirti non credo che abbiamo fatto i conti con il ventennio nelle sue espressioni anche sportive. Quindi, se mi permetti di dire, il “bambino” c’è ancora e, se mi consenti, questa creatura ha un nome preciso e si chiama: autarchia. A prescindere dagli esiti del fascismo e dalle sue talvolta grottesche messe in scena para-sportive con gli aeroplani spostati da una città ad un’altra (gioco a somma zero), è indubbio, credo, che la ricerca di una economia autosufficiente (quindi anche di uno sport autosufficiente) sia il distintivo n.1 di Mussolini (vedi anche monumenti al Foro Italico) che non ne ha mai voluto sapere di importare sapere dal resto del mondo. Insomma il classico: duce, tutto riluce!

In guerra dopo il ‘40 abbiamo solo preso disfatte salvo pochissimi episodi eroici (ma non vittoriosi) come El Alamein e Ambalagi. 

Questo nostro paese, anche nella sua massima dirigenza sportiva, ed in specie rugbistica, da sempre vive confuso tra 2 fuochi: quello di mantenere per default le tradizioni, cambiare a tentativi (management per campagne, per usare il linguaggio aziendalistico) ovvero naturalizzare giocatori per compensare inefficienze nella formazione; oppure, seconda opzione, far salpare la nave e navigare in  mare aperto dove, prima o poi, arriva il magico lasco quasi poppa e cioè giungono i successi non occasionali, quelli che si ama ricordare.

La mia opinione è che il precedente Presidente FIR tutto sommato pur con tutti i suoi difetti tentasse di importare in Italia la seconda opzione, quella di un sistema aperto. Sarà stato forse anche per il fatto di essersi  inserito nel mondo a negoziare un futuro internazionale per il nostro rugby. Adesso non riesco più a capire quale sia il futuro immaginato dalla FIR. Non riesco a capire dove stiamo andando. Eppure il tempo non può essere fermato, salvo contraddire Einstein!

g.c.        

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di Salvatore Messina
Inviato: mercoledì 5 novembre 2014 12:15
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] I: R: I: ricerca

Diciamo che dal 1948 in avanti nel nostro paese si è "buttato il bambino con l'acqua sporca".

Vale a dire che siccome nel ventennio i "treni arrivavano in orario" adesso devono arrivare in ritardo altrimenti sono treni fascisti e la maleducazione viene considerata come forma di ribellione al sistema conservatore ed illiberale....

D'altronde come si può far convivere un concetto come "rottura degli schemi" con il rispetto delle regole?

Il ragazzino che non segue la lezione è indisciplinato o l'insegnante non riesce a comunicare concetti interessanti?

Sopratutto... gli allenatori hanno le competenze necessarie per capire dove loro stessi stanno sbagliando?

Meglio: esiste una struttura in grado di valutare gli allenatori?

Ma, soprattutto, gli allenatori sono disposti ad accettare di mettersi in discussione?

Il mio modesto parere è che nel rugby, come in molte altre attività umane, la base di partenza sia questa. 

Purtroppo "non abbiamo tempo e da qualche parte si doveva iniziare"....

Salvatore Messina

Il Mercoledì 5 Novembre 2014 11:50, Giovanni Ciraolo <jxcira a tin.it> ha scritto:

Nessuno sport e nessuna attività è la più bella, vedi per il musicista sono più belli i suoni e per la suora di clausura il silenzio.

Ognuno nello sport trova quel che vuole trovare, e se lo vuole veramente trovare, senza fare sterili proclami.

Ma piuttosto.. perché non diciamo che noi italiani aldilà delle nostre cosiddette passioni non riusciamo quasi mai nella pratica sportiva ad essere disciplinati, attenti e continui verso il training ed il trainer di turno? Certo, abbiamo fantasia, ma vi sembra che il modo di giocare della nostra nazionale di rugby sia ispirato alla fantasia? Senza disciplina interiore la fantasia diventa solo confusione e si trasforma nel suo opposto; e soprattutto non fa crescere l’atleta.

Se il trainer di turno non è italiano, i nostri difetti di apprendimento crescono.

E’ sempre la stessa storia, nei corsi sportivi come negli allenamenti, ragazzi che interrompono l’insegnante, che ironizzano sui consigli appena dati, che ridono durante la lezione/seduta e che non ricordano cose ripetute e che in partita fanno confusione.

Non è facile essere allenatori in Italia. Ci sono però anche le eccezioni di nostri illustri connazionali, vedi la recente nomina al CERN, vedi leader di una squadra. Un paese di individui, il nostro, ma bisogna fare un salto di qualità molto forte, oltre l’estetica.

G.Ciraolo    

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di Salvatore Messina
Inviato: mercoledì 5 novembre 2014 09:04
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] I: ricerca

... e siamo ancora a fare i "promo" sul rugby....

Se la gente avesse voglia di giocarci non avrebbe bisogno dei "promo"...

Ma il rugby non era lo sport più bello, più corretto, pieno di valori... più "figo"????

Che la gente si prendeva a cazzotti per "riempire l'Olimpico".....

Immagine rimossa dal mittente. *=)) risata pazzaImmagine rimossa dal mittente. *=)) risata pazzaImmagine rimossa dal mittente. *=)) risata pazzaImmagine rimossa dal mittente. *=)) risata pazza

Salvatore Messina

Il Martedì 4 Novembre 2014 10:44, "tonotto a libero.it" <tonotto a libero.it> ha scritto:

sto cercando un promo bello sul rugby femminile. qualcuno sa indirizzarmi?
grazie
saluti ovali
RM

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