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[RUGBYLIST] I: I: R: I: Qual è il male dell'Italia?
Salvatore Messina
totorugby a yahoo.it
Lun 17 Mar 2014 15:58:50 CET
Per quanto riguarda l'Olimpico la mia critica non era rivolta al fatto che venisse riempito da "neofiti" ma che questi non si traducano in "praticanti" ma rimangano solo come "tifosi". I quali poco capiscono (fino ad un certo punto) del gioco in se e guardino più alla "atmosfera"... Un po' come un "incontro" di wrestling (o il romano colosseo)....
Aggiungiamoci anche che i praticanti ed appassionati stano sempre più snobbando la nazionale e dedichino il weekend al proprio club.
Infine... tutti sanno benissimo nome e cognome del principale responsabile ma pare sia innominabile...
Fossimo nel calcio sabato avremmo visto uno striscione che lo invitava ad andarsene.... Purtroppo, come già detto i tifosi dello stadio non sanno nemmeno com'è organizzato il campionato, figuriamoci gli uffici federali.
Essendo assodato (lo disse Coste, lo dice Brunel) che il gap italiano è dovuto alla mancanza di attività sportiva a livello scolastico, mi pare evidente che la PRIMA area di intervento è a livello dei ragazzi in età scolare (dai 6 ai 13 anni).
Posso anche avere un bel negozio di fiori in centro ma se non semino le piante che mi metto a vendere? Fiori finti....????
Salvatore Messina
Il Lunedì 17 Marzo 2014 15:21, Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it> ha scritto:
In linea generale ci sta ma attenzione che a livello internazionale l'esperienza è fondamentale.
Sempre per rimanere in ambito medico un chirurgo di 60 anni se ha vista buona e mani ferme non ha paragoni rispetto ad un quarantenne. Ovvio che ci sono i geni ma sono eccezioni.
In sintesi: il numero dei caps è fondamentale a condizione che sia supportato prima di tutto da affettiva capacità acquisita, secondo da fisico all'altezza. Il senatore che viene messo in campo (giocare è un altro discorso) solo perché è senatore (ed ha in corso tot contratti pubblicitari che portano soldini alla federazione ed alle sue tasche) non conta nulla (a parte l'impinguamento del borsello).
BOD non è sicuramente fresco come quando ha debuttato ma, sicuramente, è abbastanza in forma da tenere testa a Campagnaro e batterlo poi per abilità ed esperienza di gioco.
Salvatore Messina
Il Lunedì 17 Marzo 2014 14:28, Luigi Bocchino <giggibocchino a yahoo.it> ha scritto:
1) Aguero 1981-Vunipola 1991
2) Ghiraldini 1984-Hartley 1986
3) Cittadini 1982-Wilson 1985
4) Geldenhuys 1981-Launchbury 1991
5) Bortolami 1980-Lawes 1989
6) Furno 1989-Wood 1989
7) Barbieri 1984-Robshaw 1986
8) Parisse 1983-Morgan 1989
Età media mischia Italia: 31
Età media mischia Inghilterra: 26
Secondo me è questo il male dell'Italia. Hai voglia a dire l'esperienza, ma quando a parità di esperienza hai cinque anni di meno, la differenza in ottanta minuti la fai eccome...
________________________________
Da: ilfalco7 <ilfalco7 a libero.it>
A: "rugbylist a rugbylist.it" <rugbylist a rugbylist.it>
Inviato: Lunedì 17 Marzo 2014 13:22
Oggetto: [RUGBYLIST] R: I: Qual è il male dell'Italia?
Questa volta concordo in tutto. Ma.....
Personalmente se l olimpico si riempie di appassionati e non di rugbysti mi va bene lo stesso. Impareranno.
Ma dobbiamo cambiare l approccio mentale e culturale. Siamo convinti che per ottenere i risultati dobbiamo lavorare dall alto vedi franchigie. Sbagliato. Dobbiamo farlo dal basso e nemmeno dalle accademie ma dai bambini cercando di dare delle grandi basi motorie a coloro che poi andranno nelle accademie. Xche li dovrannno lavorare sulla tecnica e sulla comprensione del gioco e non sulla forza e sull atletismo xche oramai sarebbe tardi.
Inviato da Samsung Mobile.
-------- Messaggio originale --------
Da: Salvatore Messina
Data:17/03/2014 13:00 (GMT+01:00)
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] I: Qual è il male dell'Italia?
Io sinceramente non capisco tutta questa indignazione...
Non abbiamo mai giocato bene, non siamo mai stati all'altezza e, a parte l'anno scorso vincendo per un pelo con una Francia oscena (non è che quest'anno sia meglio) e una Irlanda rappezzata e da riformare, ci siamo sempre giocati il cucchiaio di legno.
Purtroppo siamo condizionati dalla mentalità della sconfitta con onore ma nel rugby, come nella vita, le sconfitte vanno sì accettate ma non giustificate. Se una squadre perde ha perso, punto e basta. Bisogna analizzare come mai e, partendo dalle cose positive (che ci sono sempre) correggere gli errori. Qualcuno si sognerebbe mai di dire che un chirurgo ha operato molto bene ma il paziente è morto perché non è stato abbastanza veloce a suturare l'arteria recisa?
Siamo andati avanti per anni a dire che la nostra forza era la mischia ma secondo me più per "dovere d'immagine" che altro. Oggi come oggi una mischia che ha un range d'azione di 4/5 metri dal punto di rilancio è una mischia inefficace.
Probabilmente se la smettessimo di fare pubblicità al rugby con immagini di giocatori grandi e grossi che si rotolano sul fango e cominciassimo a far capire ai ragazzini che per giocare a rugby e fare sport bisogna essere in forma ed allenati e saper correre, oltre che saper passare/prendere e calciare la palla, forse cominceremmo a capire qual'è la strada per essere competitivi e le idee di gioco di Brunel troverebbero maggior terreno fertile.
Infine, sarebbe anche ora, sopratutto in periodo di professionismo, che vengano convocati e messi sotto contratto con le squadre di PRO12 giocatori "in forma" e performanti. Per perdere con vecchie glorie tanto vale mettere un po' di pepe alle partite con i ragazzini ITALIANI.
Salvatore Messina
P.S. ALLENATORE: "Per fare andare la palla più lontano dovresti fare un passaggio a spin"
GIOCATORE: "Che cos'è il passaggio spin?"
A "Un passaggio avvitato"
G "Non capisco"
A "Vabbeh, vieni domani al campo che te lo faccio vedere"
G "Non posso, domani devo andare a Roma per vedere l'ITAGLIA"
Un esempio dello spettatore medio dell'Olimpico....
Il Sabato 15 Marzo 2014 22:38, Giovanni Ciraolo <jxcira a tin.it> ha scritto:
Premesso
il fatto che sconfitte del genere come oggi con l'Inghilterra ci sono sempre
state, e da parte di ogni squadra, vedi come nel caso della Scozia la
disfatta ha causato l'immediato licenziamento del selezionatore (tra
l'altro recepito malissimo dai giocatori), qual'è il male dell'Italia? E'
vero come scrive Federico che non abbiamo più certezze in avanti: penso che
Brunel abbia lavorato molto sulla psicologia di gioco, ma l'aspetto
tecnico-agonistico sia stato trascurato. Si veda anche la Francia. Da quello che
si è notato oggi, forse quello che manca al momento nel clan azzurro è
semplicemente il duro lavoro. I gallesi sono usciti male da Twickenham ma
si sono ripresi con un training durissimo. Sembra che attualmente nelle
istanze del rugby italiano si siano congelate le spinte al rafforzamento
dei clubs e dei giocatori. Manca un rafforzamento fisico ed economico del
nostro patrimonio di gioco. Senza fare analisi catastrofiche, talvolta veritiere
ma insufficienti, sarebbe bene capire il perché di questa fragilizzazione
delle forze in campo in Italia. Sembra che non ci sia più nei clubs ed in
nazionale chi affronta il confronto con i giocatori con un colloquio "franco e
sincero". E' tutta colpa di Gavazzi? Magari! Ho l'impressione che la "base
produttiva" del nostro rugby manchi anche di una nuova completa generazione di
trainers.
g.ciraolo
----- Original Message -----
>From: ortelius79 a inwind.it
>To: rugbylist a rugbylist.it
>Sent: Saturday, March 15, 2014 3:24 PM
>Subject: [RUGBYLIST] Qual è il male dell'Italia?
>
>
>Bene, meno male che questo torneo è finito. Era tanto non vedevo un'Italia così depressa e deprimente. Secondo alcuni è un problema fisico, secondo me è mentale. In questo torneo ho visto raramente una squadra unita, che gioca con fiducia. La Scozia sarà al nostro livello, ma con la Francia ha fatto una partita bellissima. Noi sembriamo spersi, senza capo né coda, con poca voglia. Abbiamo chiaramente dei veri problemi nei ruoli chiave, ma se cominciano a vacillare pure le certezze in mischia e in touche dove vogliamo andare? Lo spogliatorio è di nuovo spaccato, come ai tempi di Mallett? Abbiamo un capitano che non fa il capitano: perfetto per le conferenze stampa, inutile se non dannoso per trascinare e unire i compagni. Boh, la situazione è veramente deprimente, vorrei sapere che ne pensa Gavazzi al riguardo.
>Saluti da una Francia che non sta molto meglio
>Federico
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