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[RUGBYLIST] I: R: Nazionali

Salvatore Messina totorugby a yahoo.it
Mar 24 Giu 2014 10:35:56 CEST


Si vede che io sono una persona a cui è molto cara la libertà di espressione....

Non è che mi piaccia molto una formazione univoca che cada dall'alto. Uno dei maggiori problemi del nostro paese in ambito rugby è che non c'è scambio d'idee, anche in modo dialettico.
Ritengo che la cultura e la creatività (quindi la crescita) dipenda molto dalla molteplicità di idee e progetti e dal loro confronto. 

Secondo me la soluzione ottimale (forse l'unica) è quella di costituire dei Centri di Formazione all'interno non tanto di ogni società ma di ogni zona (40/50 km di estensione). Centri di formazione per tecnici che provengano dal territorio, che conoscano l'ambiente e le persone, che siano riconosciuti dalle famiglie e dagli insegnanti.
E' molto più facile operare all'interno di una comunità quando si proviene da quella comunità. Sopratutto in un paese come il nostro... Se poi si deve anche lavorare con i ragazzi, un tecnico educatore che viene da fuori non può conoscere le problematiche familiari del ragazzo.

Il sogno di molte società è quello di costruire la propria club house. Sono d'accordo, è quasi più importante di un impianto sportivo perché è il luogo di aggregazione ma non dev'essere solo il posto dove bere e mangiare e guardare (purtroppo) le partite della nazionale. Dovrebbe essere anche la sede dell'attività di formazione sia attraverso corsi interni (di base, di perfezionamento e di aggiornamento) sia attraverso lo scambio continuo di opinioni tecniche (magari proprio osservando una partita internazionale). Un luogo in cui i ragazzi, sentendo questi discorsi, capiscano le finalità tecniche ed i traguardi a cui devono mirare per la loro crescita sportiva. Risulterebbe poi estremamente facile trasportare questi concetti (ormai già assimilati) in attività pratica sul campo.

Non credo che a Tolosa o Leicester aspettino un tecnico federale per sapere come impostare una linea difensiva. Certamente il tecnico federale collabora strettamente con la scuola tecnica del club per raggiungere lo stesso obbiettivo di crescita a livello della nazionale e nazionale.

Un tecnico qualificato ed esperto vale molto di più di una macchina della mischia luccicante o di una spillatrice e se è difficile trovarne a sufficienza in Italia rivolgiamoci pure all'estero. Magari ad un tecnico neozelandese in pensione, dopo aver lavorato una vita nelle scuole a formare ragazzi, farebbero piacere 4/5 anni di "vacanza" in Italia...

Bisogna però cominciare le cose per bene. Le soluzioni improvvisate ed autodidatta, con la scusa che "piuttosto" è meglio che niente, non hanno futuro....
Formare un tifoso di rugby non è formare un giocatore di rugby!
 
Salvatore Messina


Il Martedì 24 Giugno 2014 9:55, Oliver63 <lucaoliver63 a gmail.com> ha scritto:
 


sì sì ma guarda sono d'accordo, noi quest'anno abbiamo avviato un progetto su 11 scuole primarie, min 6 lezioni per classe, max 10.
un progetto molto impegnativo che ha portato già risultati
    nell'immediato ma che certamente abbiamo intenzione di proseguire ed
    espandere l'anno prossimo, coinvolgendo un paio di scuole medie
    (secondarie di primo grado).
non è questione di "conquista" od "espansione" ma di instillare una
    mentalità in zone in cui il rugby non era mai stato portato, e
    finora i risultati sono stati estremamente soddisfacenti.
"Diffidenze" ce ne sono ancora, te lo garantisco, solo un istituto
    ha accettato di costituire l'ente scolastico, ma non ci sono
    problemi, noi siamo come la goccia che buca la roccia ... :-) 
gli investimenti sono i nostri, certo, ma altrettanto certamente un
    "aiutino" dalla federazione sarebbe ben gradito e penso che ad es.
    il comitato dovrebbe premiarci quest'anno per il lavoro svolto. 

io sono per i tecnici federali "itineranti" che vanno a fare
    formazione "personalizzata" nelle sedi dei club: almeno questo la
    federazione se lo potrebbe assumere come "onere" :-) 
si tratta di un piccolo sforzo, ma un grosso sollievo per il club
    che così non devono spostare varie "masse" di persone per fare corsi
    base e/o aggiornamenti.
in più sarebbe garantita una formazione più costante e continua 

bisogna cominciare così: politica dei "piccoli passi", piccoli
    aggiustamenti che possono portare grossi risultati ...

ciao.
luca 


Il 23/06/2014 18:36, Salvatore Messina ha scritto:

Diciamo che qua non si tratta della mia o della tua opinione, si tratta di logica.
Hai ragione ma.... Purtroppo, se si parla di promozione del rugby a livello scolastico, i dati sono peggiori. Se per allenare i ragazzi al pomeriggio servono allenatori part-time, per operare a scuola servono allenatori full-time. Andare a scuola per fare una dimostrazione di rugby serve a nulla. Bisogna stabilire un programma, concordarlo con la direzione didattica e poi applicarlo. Diciamo una media di 5/6 lezioni di un paio d'ore a classe. Su tre classi medie per 3 sezioni (di media) abbiamo un totale di 90 ore di lezione. Questo solo per un paesino di poche migliaia di abitanti. Immaginiamoci una cittadina con 4/5 scuole medie, con relative classi e sezioni. Il monte ore totali comincia ad arrivare a qualche mese di lavoro!!!! Da svolgere entro un periodo ben preciso (non posso iniziare con una scuola a settembre e finire con un'altra a giugno). Senza contare le elementari e, volendo, le superiori.... Non basta certo un tecnico federale. Ce ne
 vorrebbe uno per ogni progetto scolastico. Quindi allenatori, educatori scolastici, tecnici formatori federali, formatori di club.... Esiste un progetto simile: quello francese!  Con la piccola differenza che in Francia l'attività sportiva è a livello scolastico (gestita quindi dagli insegnanti/tecnici federali).... e pare pure che nemmeno i francesi se la stiano passando bene a livello di risultati della nazionale.... Il fatto è, signori, che nessuno ha voglia e tempo per mettere in piedi un progetto come quello di Andrew. Costa fatica e soldi e TANTA PROFESSIONALITA'  e competenza.
E torniamo alla base che piange miseria ma non si cerca un lavoro serio per campare....
Salvo eccezioni, fortunatamente non pochissime.
 
Salvatore Messina
Il Lunedì 23 Giugno 2014 17:02, Oliver63 <lucaoliver63 a gmail.com> ha scritto: Non discuto le tue cifre, forse per gli educatori è sufficiente un contributo più basso, non è detto che sia per tutte le categorie e in parte ovviamente deve essere sostenuto dalle società con le quote di iscrizione.
Parlo però di aiuto al reclutamento.
Qui secondo me la Federazione può fare tanto con tecnici specializzati (e pagati dalla FIR, ovviamente) mandati in giro per le società a fare formazione agli educatori e a fare essi stessi attività presso le scuole o altre situazioni in cui è possibile fare reclutamento (eventi, campi estivi, grest).
Non si tratta di numeri "finti", bensì di numeri "veri" da regalare al movimento: bambini/ragazzi che poi vengono con le famiglie al campo e si tesserano. 
Aumentando il numero di tesserati "veri" fai "massa critica", consenti di avere maggiore competizione nei momenti di confronto/crescita (concentramenti propaganda, campionati regionali) per avere poi campionati elite più selezionati. 
Da tutto questo ottieni più qualità.
E' una mia idea eh, per carità, può pure essere sbagliata, ma non credo sia molto lontana da quello che pensano in contesti più qualificati. Ciao.
Luca  Il 23/06/2014 12:57, Salvatore Messina ha scritto: Sarebbe bello ma.... Facciamo due conti. Quanti sono i club in Italia? 
Ipotizziamo circa 500 club. Le categorie giovanili sono 7 e ciascuna ha bisogno di un allenatore qualificato (laurea in Scienze Motorie più brevetto FIR almeno di 1° livello) stipendiati con almeno 500 euro al mese ciascuno. Fanno solo di tecnici giovanili 35.000,00 euro all'anno, che per TUTTE le società italiane ipotizzate vengono 17.500.000,00 euro. I soldi ci sarebbero anche... il problema è un altro conteggio: li abbiamo in Italia 3.500 tecnici laureati in S.M. con il brevetto di 1° livello in grado di campare con un'attività part-time di 500 euro al mese (o di avere un altro impiego mattutino da arrotondare con il rugby)? La risposta è: ASSOLUTAMENTE NO! Qui sta tutto il problema...  Cosa può fare allora la FIR se non raggruppare i ragazzi in un certo numero di centri gestiti dagli UNICI tecnici qualificati (o comunque con una certa esperienza e capacità comunicative/formative) disponibili?
Che è la strada appena intrapresa.
Il problema sono i 10 anni di deretani incipriati e stadi riempiti..... E' ovvio condividere l'allargamento della base ma teniamo presente che far crescere il rugby in Italia è come seminare. Prima di tutto serve il seme, poi dalle piantine che crescono bisogna tenere da parte altra semente selezionata e solo dopo anni di questo processo si può cominciare a macinare il grano per fare la farina. Oggi come oggi aumentare il numero dei tesserati è una pratica dispendiosa ed inutile. Serve innanzitutto individuare impianti e formare "formatori" che poi insegnino agli allenatori. Ma tecnici veri e non appassionati/dopolavoristi/buontemponi/con la panza....
Obbligando le società a fornire un servizio sportivo e non alcool al terzo tempo.
 
Salvatore Messina Il Lunedì 23 Giugno 2014 12:26, Oliver63 <lucaoliver63 a gmail.com> ha scritto: Condivido parecchie cose di quelle che ha scritto Salvatore.
Una cosa su tutte la voglio aggiungere, ed è mia personale: - si parla molto di processo di selezione: perfetto, sicuramente va migliorato, reso più efficiente, meno clientelare, sicuramente affidato in parte anche ai privati e non necessariamente gestito tutto dalla FiR, però se non si allarga la base un buon processo di selezione può portare a buoni risultati, ma non eccezionali
- solo se si allarga la base e si migliora il processo di selezione si ottengono risultati di eccellenza Il concetto di "allargare la base" vuol dire occuparsi del movimento dal punto di vista dei club, e non solo da quello dell'alto livello: se fossi il presidente federale, andrei dai club e chiederei loro: di cosa avete bisogno ? soldi, tecnici, formazione, strutture ? di tutto un pò ? E cercherei, nei limiti del possibile, di fornirglieli ... Qualcuno lo chiama "clientela", io lo chiamo "supporto allo sviluppo" ... Ciao.
Luca  Il 23/06/2014 11:41, Salvatore Messina ha scritto: Rispondo un po' a tutti... GIAPPONE
Pensare di battere il Giappone a casa sua con questi giocatori, con questo spirito, con queste indicazioni tecniche, in questo momento sportivo, considerando i progressi dei nipponici, i giocatori che stanno "formando", il peso politico, le aspettative di una nazione in vista della RWC del 2019, è pura incompetenza. BENETTON
Sono state dette un po' di inesattezze e qualche sciocchezza. Per quello che ne so io non avendo avuto la società le garanzie richieste per l'attività futura (PRO12 e Coppe) ha dovuto fare delle scelte strategiche basandosi solo sulle sue forze e sull'eventuale campionato italiano. Il che ha significato per Smith interrompere un rapporto per un ingaggio in S.A. con il conseguente esonero anticipato da parte della società vista la posizione in classifica (inutile spendere soldi e perdere tempo per un allenatore a fine ciclo che non avrebbe più influito, nemmeno volendo, sulla classifica di PRO12). Il campionato italiano di Eccellenza poi non avrebbe necessitato di profili internazionali ed i giocatori che potevano ancora spendersi all'estero era giusto lasciarli andare.
E qui mi domando cosa sia successo ad un giocatore come Zanni... NAZIONALE
Ormai anche i pali del campo hanno capito che, dietro questa armata Brancaleone di pensionati, giovani promesse anziane, allenatori d'antan, staff tecnici di amici/parenti/conoscenti (con tanta buona volontà ma ancora fermi alla 3a elementare del rugby), ci sono almeno 10 anni di vuoto tecnico e mentale. Si sono già da tempo tirati i rami in barca e ci si lascia trasportare dalla corrente. Senza un movimento di base che produca soldi e passione vera (oltre che buoni giocatori) l'Italia non potrà mai competere con le isolane, il Giappone, USA, Canada. La Scozia ed il Galles galleggiano in quanto appartenenti al Regno Unito. Il resto è ormai lontano anni luce in fase di accelerazione in iperspazio. E noi siamo con la bicicletta con la cartolina attaccata ai raggi per farla sembrare una moto. CULTURA
Ho la fortuna di condividere un po' dell'esperienza di uno dei migliori tecnici formatori italiani. Nel tentativo di migliorare il mio bagaglio ho cercato un po' di libri da studiare per l'estate. Ho fatto passare almeno una trentina di titoli e, a parte un vecchio libro sulla mischia chiusa (che già possiedo) ma ritornato d'attualità e qualche traduzione (su argomenti base), il resto è solo folklore. Bello, divertente, appassionante, un po' nostalgico ma che serve ad imparare a giocare a rugby come una barzelletta sui carabinieri ad arrestare un delinquente.
Poi naturalmente i "puristi" diranno che per giocare a rugby devi essere un rugbysta dentro. E' vero... ma molto di più saper centrare un bersaglio a 10 mt con la palla (sia da dx che da sx) e non discostarsi troppo dai 15 min sul test di Cooper...
Il fatto è che nel calcio, per quanti mister da poltrona ci siano, se uno non centra la porta lo capiscono tutti. Nel rugby vorrei sapere quanti tifosi sanno distinguere uno bravo da un mediocre (ma anche da un brocco). Ragazzi... in N.Z. hanno tirato le orecchie a McCaw per UN placcaggio sbagliato!!!!!!!!!!!!!
 
Salvatore Messina Il Sabato 21 Giugno 2014 13:22, ilfalco7 <ilfalco7 a libero.it> ha scritto: Inviato da Samsung Mobile. -------- Messaggio originale --------
Da: ilfalco7 
Data:21/06/2014  11:57  (GMT+01:00) 
A: Silvio 
Oggetto: R: [RUGBYLIST] Nazionali  Non è il modo di risolvere i problemi.
Pensate di avere una grande squadra x le mani e un manico sbagliato?  Inviato da Samsung Mobile.
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