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R: [RUGBYLIST] le donne ed il rugby
antoniomangano1962 a libero.it
antoniomangano1962 a libero.it
Sab 13 Apr 2013 12:34:56 CEST
nel mio club, l'under 14 è allenata da una donna e l'under 12 da un'altra ancora
----Messaggio originale----
Da: jxcira a tin.it
Data: 12/04/2013 22.55
A: <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: [RUGBYLIST] le donne ed il rugby
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La notizia che una donna in Turchia, si chiama Duygu, prenderà in carico come allenatrice la panchina del Galatasaray, una delle squadre più forti di quel paese, mi ha incuriosito. Sono andato a cercare paragoni nel rugby. Siamo abituati a vedere la palla ovale, con le sue durezze, come un affare di uomini. In Francia, però, ho trovato una allenatrice presso la scuola di rugby pirenaica del TPR (Tarbes Pyrenees Rugby). Ghislaine Chapelain, così si chiama questa sportiva, racconta con piacere come i figli l'abbiano trascinata verso il rugby. Molte persone, conoscendola, si chiedono se lei allena le ragazze, ma invece no, lei segue i maschi e qualcuno della vecchia guardia storce la bocca. Eppure Ghislaine, di professione giurista, non era destinata alla palla ovale. Aveva già una posizione nel campo dell'equitazione fin quando il suo figlioletto di 9 anni dichiarò il suo desiderio per il rugby. La prima reazione di Ghislaine è di implorare l'integrità delle orecchie del figlio! Ma poi lei stessa si dice sorpresa di scoprire i valori dell'ovale, coesione e solidarietà, ma anche una provenienza dei giocatori da ogni ambiente sociale. E' importante questo, talvolta si dice che il rugby è sport per i professionisti e la gente di alto livello. Ma è interessante come questa donna abbia valorizzato i suoi diplomi precedenti, innanzitutto quello di soccorritrice. Piano piano questa persona vede anche il secondo figlio scegliere la palla ovale. A questo punto Ghislaine si decide di passare anche il diploma di educatrice sportiva, un brevetto che abilita alla gestione e all'allenamento di una squadra. Così oggi Ghislaine insegna ai suoi ragazzi i passaggi, i placcaggi e le posizioni da tenere sul terreno di gioco. Ed pretende sempre un assoluto rispetto dell'avversario e dell'arbitro. Mi chiedo: ma non è che per caso il rispetto delle regole sia un fatto più femminile che non maschile? E forse anche la liberazione delle emozioni avviene più facilmente con una allenatrice, tra uomini si gioca a fare i duri. Infine, il buon funzionamento di una scuola di sport dipende da persone che non guardano dall'alto altre persone e che non si formalizzano nell'assolvere anche a compiti umili ed oscuri.
g.ciraolo
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