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[RUGBYLIST] una bella nazionale ed un paese quasi rugbistico

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Dom 18 Mar 2012 01:10:43 CET


La mia impressione, entrando nello stadio Olimpico, con un biglietto residuo federale a soli 10 euro (l'importo di un cinema!), è stata quella di un colpo d'occhio fantastico. Lo stadio da settanta-ottantamila persone sembrava una sola cosa, una cosa enorme forse mai vista per il rugby. Oltre all'urlo fortissimo dell'inno di Mameli (nel quale c'erano molti veneti, quindi forse anche gente della lega!), il primo momento di vera commozione l'ho provato in curva sud, quando gran parte del pubblico ha intonato "o surdato 'nnammurato": molti giovani, di provenienza soprattutto meridionale, hanno anticipato così il grande cuore del match. Accanto a me avevo dei dodici-tredicenni di entrambi i sessi, e mi ha veramente e profondamente impressionato il loro entusiasmo e la partecipazione tutt'altro che indisciplinata allo spettacolo: ovviamente, i responsabili di gruppo sono pronti ad intervenire, ma è sorprendente vedere questi giovanissimi che non sono più quelli di "io speriamo che me la cavo" ma sanno ben distinguere il bello dal brutto, il lecito dall'illecito. Lo spettacolo dello stadio è stato molro bello. Nella nostra nazionale si cominciano a vedere quelle concatenazioni proprie del vero rugby. Castrogiovanni, pur ferito dalla rottura di costola, ha rappresentato il nostro sforzo. La meta che abbiamo fatto è simile alle tante subite nel primo periodo di nostra partecipazione al 6 Nazioni, quando eravamo gli unici a dover applaudire gli avversari. Due scozzesi davanti a me sono balzati in piedi dopo la meta ed hanno applaudito. E' stato in alcuni momenti del vero rugby quello dispiegato dai nostri giocatori, sia per la velocità che per la disposizione tecnica. Soffochiamo, quando ci riusciamo, il gioco avversario. Credo che Jacques Brunel apporterà dei cambiamenti profondi nel nostro mondo ovale. Non so se i cambiamenti saranno totalmente positivi, ma sono certo che saranno profondi. Dai gallesi dobbiamo imparare l'onestà, dai francesi la tecnica, dagli inglesi la compattezza. La squadra progredisce sul piano della personalità ed adesso, però, occorre trasformare la struttura dei clubs, che devono assumere una connotazione europea e non più provinciale (anche in termini di budgets). Per crescere, il nostro rugby ha necessità di spazi completamente autonomi, finanziati da tutti gli appassionati: forse anche un vero stadio nazionale, con una piena integrazione tecnica, andrebbe costruito con il sistema del project financing.
g.ciraolo                   


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